Come il Sole
e la Pioggia...
Capitolo 2- Il nuovo Generale
Johnny Storm, la “Torcia Umana”
Baxter Building, New York.
«Johnny, il tuo atteggiamento è piuttosto ridicolo» commentò
Susan, con
un tono di voce molto più severo del solito.
Non vedevo perché mia sorella dovesse comportarsi così… Che
c’era di
male in fondo a volere un po’ di notorietà? Era forse un
crimine? Io non la
pensavo affatto così.
E poi, guardiamo in faccia la realtà: eravamo i Fantastici
Quattro! Non un
semplice gruppo di vip, noi eravamo dei supereroi di fama
mondiale!
Tutti ci amavano… o, per meglio dire, amavano me.
«Sarebbe carino che almeno ti degnassi di rispondermi quando
ti parlo» concluse
mia sorella, che doveva aver parlato per circa mezz’ora
anche se io avevo
solo sentito l’ultima frase.
«Sai, Susie, non capisco perché ti scaldi tanto. Te lo dico
in modo che tu lo
possa capire bene: siamo VIP, “very important people”! È
normale che le
nostre facce siano in bella mostra sulle prime pagine di
tutte le riviste, è normale
che i giornalisti ci vengano dietro in questo modo. Devi
fartene una ragione» le
risposi con leggerezza, mettendomi comodo sul divano e
incrociando le braccia
dietro la schiena.
«Forse sarà normale per te, Johnny, ma non per noi
miseri mortali che
pretendiamo un po’ di privacy» rispose
Reed al posto suo.
L’uomo elastico cinse dolcemente la vita della sua novella
sposa, mentre mi
fulminava con uno sguardo che voleva significare “non
innervosirla
ulteriormente”… ed io con un sospiro stanco mi alzai per
avviarmi verso camera
mia.
«Okay okay, ho capito. Mi sembra inutile a questo
punto chiedervi di firmare un
contratto con una multinazionale per diventare il suo
sponsor…» dissi, mentre
camminavo lungo il corridoio illuminato alzando la voce per
farmi sentire.
«E poi» feci per concludere «di privacy ne avete anche
abbastanza qui in casa,
non vi pare?» dissi mentre chiudevo la porta
dietro di me e sentivo l’ultimo
grugnito sconsolato di mia sorella.
La mia camera era assolutamente divina.
Divina, era davvero l’unica parola che il mio cervello era
in grado di pensare
appena aprivo la porta.
Davvero, non mancava niente: il grande letto con le coperte
maculate sopra,
l’enorme plasma che mi attendeva per dedicarmi ai più
emozionanti videogiochi
mai inventati, uno stereo all’avanguardia con un impianto
sonoro degno del
più lussuoso cinema del mondo… e candele.
Forse sembrava un po’ strano in quell’ambiente, ma le
candele erano ciò che
dava all’atmosfera quel “non so che” di familiare, esotico
e caloroso che
riusciva a rendere quella stanza davvero mia.
«Fiamma…» sussurrai tra me, per dare ai miei poteri quello
slancio usuale che
riusciva ad infiammarmi. Stavolta però concentrai le
scintille sul palmo delle mie
mani, per lanciarle poi verso ogni candela nella stanza,
che si accese di colori
rosati, verdi, blu e gialli, mandando una luce soffusa su
ogni oggetto nella
stanza e illuminando tutto di un intenso arancione dorato.
Beh, non era certo da me essere così romantico, mi dissi.
Ma forse quel Johnny Storm che tutti conoscevano non era
solo “innamorato
di sé ai limiti del narcisismo”, come una volta qualcuno mi
aveva descritto.
Qualcuno… beh, in realtà quel qualcuno era una persona che
conoscevo bene,
un certo Capitano
dell’Esercito.
Mi gettai sul letto, con la testa tra i morbidi cuscini
mentre ripensavo a lei, con
un innocente
sorriso sulle labbra. Frankie mi era piaciuta dal primo momento.
Forse perché era così diversa da tutte le altre ragazze che
avevo conosciuto
da quando era diventato una star. Anzi, forse da quelle che
avevo conosciuto
in tutta una vita.
Il suo sguardo era serio, dedito al lavoro… e non aveva mai
mostrato un evidente
interesse verso di me, anche se a volte con impertinenza
avevo cercato di attirare
la sua attenzione.
Certo, per il matrimonio di Reed e Sue ero riuscito ad invitarla e ad averla con me,
ma… non eravamo mai andati oltre.
Ed io stesso mi sentivo in una strana situazione quando ero
con lei, come se non
riuscissi ad essere naturale.
Adesso poi, avevamo perso completamente i contatti. La
missione contro Silver
Surfer si era conclusa ed io non l’avevo più rivista da
allora… chissà cosa stava facendo.
Capitano Francis Raye.
Ghiacciaio Russell, Groenlandia. Base dell’
Esercito Americano.
Mi avviai con sicurezza per i corridoi, scortata come al solito da qualche soldato
giusto per non camminare in solitudine.
Con mia estrema sorpresa non trovai nessuno a sorvegliare le varie camere e
ambienti della Base, e ciò significava che si erano già tutti radunati nella sala
principale dove sarebbe stato, fra soli dieci minuti, eletto il nuovo generale.
Chissà chi sarebbe stato…
Avvertendo il mio quesito nel viso, un tenente si azzardò a dire «Capitano Raye,
non sarà lei il nostro nuovo generale…?»
«No tenente Marshall, ho rifiutato l’offerta categoricamente. Non voglio essere
la sostituta del grande Generale Hager» risposi, chiudendo definitivamente la
discussione e volgendo per un attimo la mente al ricordo del mio vecchio superiore.
Pur essendoci un rapporto prettamente professionale tra di noi, avevo sviluppato
una sorta di sentimento affettivo verso Hager… ed ero rimasta abbastanza turbata
dalla sua morte improvvisa.
Non avrei mai perdonato Victor Von Doom per ciò che gli aveva fatto.
Mentre ero immersa nei miei pensieri, arrivammo finalmente alla sala principale e,
dopo che il sistema computerizzato ebbe riconosciuto le mie impronte digitali,
riuscii ad entrare ed accomodarmi in prima fila.
La sala non era completamente silenziosa come al solito… sembrava che i soldati
fossero in fermento: non era mai capitata una cosa del genere, i nostri uomini
erano sempre stati diligenti ed attenti alle regole. Ma forse era normale che la
situazione creasse un po’ di scalpore, d’altronde la morte del generale non era
stata di certo una delle più frequenti.
Carbonizzato, totalmente carbonizzato.
Ebbi un brivido e di conseguenza mi ritrovai a scuotere la testa, per cancellare
quelle terribili immagini dalla mente. Il tenente Marshall, che si era accomodato
accanto a me, mi lanciò un’occhiata incuriosita.
«Tutto bene, Capitano…?» chiese, sinceramente preoccupato.
Quasi mi stupii di tutte le attenzioni che il tenente mi riservava. Era raro che tra
di noi ci fossero legami, ma mi sentii sollevata dalla presenza di Marshall in quel
momento.
«Si… si, la ringrazio Tenente. Sono solo leggermente turbata da tutto questo» mi
lasciai sfuggire, dimenticando per un attimo di stare confidando una mia sensazione
ad un mio sottoposto.
Lui inclinò leggermente la testa, quasi a darmi un’occhiata più attenta, poi un leggero
sorriso educato apparve sulle sue labbra mentre mi rassicurava «La scomparsa del
Generale è stata uno shock per tutti noi… immagino che per lei che era così
vicina a lui dev’essere stato ancora più sconcertante.»
Ricambiai il sorriso con naturalezza, mentre riuscivo di nuovo a rilassarmi. Confidare
le mie preoccupazioni a qualcuno mi aveva finalmente tranquillizzato.
Intanto, il lunghissimo discorso del soldato
che tentava di richiamare l’attenzione
finì, presentando finalmente il nostro nuovo
Generale.
«… ed ecco qui il nostro nuovo
superiore, il Generale Starr» concluse, mostrandoci
una donna alta e sottile.
I suoi capelli neri e lucidi
erano stretti in uno chignon come i miei e i suoi occhi
erano di una particolare
gradazione di grigio-azzurro che le conferiva uno sguardo
severo.
Non ero solita giudicare le
persone dal proprio aspetto ma tutto in quella giovane
donna mi portava a pensare
“serpe”.
Davvero, aveva un aspetto…
velenoso. Non mi piaceva proprio.
Comunque non potevo di certo
contestare la scelta dei nostri superiori, magari
si sarebbe rivelata anche un buon
capo.
Mentre facevo tutte queste
supposizioni lei si avvicinò al microfono e cominciò a
parlare.
«Il mio nome è Daphne Starr e sono
il vostro nuovo Generale. È stata davvero
una sorpresa per me sapere di essere
stata scelta per questo ruolo, ma farò
del mio meglio per confermare le
aspettative… » il suo discorso si protrasse per
circa quindici minuti ma non
ascoltai con attenzione, visto che ero distratta dai
commenti incuriositi di vari
soldati.
Ero anche quasi pronta ad
andarmene quando un’ultima frase del Generale mi
fece voltare di nuovo verso di
lei.
«Mi piacerebbe dare una svolta
decisiva all’esercito, creando un nuovo gruppo
di speciali soldati dotati di
conoscenze e capacità particolarmente sviluppate. Per
fare questo ho chiesto la
collaborazione di una persona» disse con fierezza, poi
si voltò per chiamare qualcuno
accanto a sé.
Il mio cuore ebbe un sussulto
quando la figura uscii dall’ombra rivelandosi e creando
un coro di bisbigli in tutto il
pubblico presente.
«Diamo il benvenuto al mio collaboratore più fidato, Victor Von Doom!»
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Finalmente ho avuto tempo di aggiornare,
scusate l’attesa ^^’’
Ringrazio debby95 per la sua recensione e per
avermi aggiunta tra le seguite ^_^
A presto :D