C’è un tempo.
Il caldo sole d’agosto, raggi chiari e forti
che riscaldano le acque azzurre di un mare di un apparente purezza intoccabile.
Le nuvole di un autunno inoltrato, grigio
colore che si scontrava con le foglie sprizzanti di una vecchia energia estiva.
I lunghi pomeriggi piovosi, di quelli passati
a baciarsi nascosti da un vermiglio ombrello, testimoni di cotanto amore solo
le piccole gocce trasparenti e quel minuscolo spiraglio di luce, che fa
capolino da dietro le nuvole scure.
Il vento che ulula furioso, scuotendo i
capelli di quella bella ragazza acqua e sapone. La gonna le si alza
leggermente, ma tu, ragazzo in età adolescenziale, fissi il suo viso travolto
dall’imbarazzo, senza fissare quello che non ti è concesso perché sai di non
averne il diritto.
Poi ci sono quelle notti, si, quelle
investite di bianco. Quelle in cui il mondo ti sembra più bello, in cui ti
sembra di star ritornando bambino. E la guardi per la prima volta, la neve,
mentre scende candida, parziale in ogni fiocco ghiacciato. E la tocchi, la
senti ghiacciata contro la tua pelle accaldata. Un bambino la assaggia anche,
arricciando il piccolo naso quando sente il sapore strano fatto d’inverno
invadergli la bocca. Dentro casa ci sono
i suoi genitori. Il papà legge il giornale, la mamma cucina amorevolmente e poi
lo chiama per evitargli di prendersi un malanno. Dopo cena fissano insieme la
neve cadere attraverso la grande finestra del salotto. Il piccolo si addormenta
e i due genitori rimangono soli, a ricordare con malinconia, ma soprattutto con
felicità, vecchi momenti passati a scherzare, quando erano ragazzi, quando
erano solo dei bambini. Puri, come lo sembra la neve.
Ancora quel bambino, ma questa volta il tempo
non lo consola, non gli fornisce bei ricordi infantili, ma solo strani sogni,
fatti di paura e di angoscia. Il temporale è temuto da molti, anche i grandi a
volte si spaventano sentendo il rombo assordante dei tuoni. C’è, però, a chi
piace guardare fuori dalla finestra mentre il cielo esprime la sua ira. Non gli
importa di bagnarsi, rimane fuori, guarda il nero di una notte colma di
terrore. Gli sembra di sentire il tremore degli impauriti e si fa forza di
quella paura, ingordo di quella potenza che solo la natura sa trasmettere.
Ammira estasiato la pioggia cadere a picco, ghiacciata più del solito, fitta
come mai gli sembra sia stata. Osserva il cielo, sembra calmo, intoccabile. Poi
eccolo che viene spezzato anche lui, la potenza di un fulmine lo separa per
qualche secondo. Acceca colui che osa vedere, ma che non si preoccupa di questo
e continua a guardare, non con gli occhi, ormai troppo corrotti, ma con la
mente. Ogni immagine viene impressa in essa e quando tutto finisce e la
tranquillità torna serena, i cuori impauriti trovano la forza di rialzarsi, lui
torna in casa e aspetta una nuova tempesta, delle nuove emozioni.
C’è un tempo statico, uno di quelli che non
viene mai apprezzato. Quando non piove, non ci sono fulmini, il vento è
bloccato e soffia solo in altura, il sole non brilla e niente sembra più
normale.
C’è un tempo che non ha definizione, ma che
viene amato, non da molti, forse nemmeno da pochi, ma da almeno una persona al
mondo si. E’ un tempo pieno di niente, vuoto di qualcosa, un tempo che non è
tempo, ma che è tale, pur non essendolo. Non viene mai spiegato, come da quasi
nessuno è apprezzato. Però esiste. C’è, e di questo ne siamo certi. E’, come è
quella farfalla che volava su quel prato in primavera. E’, come è il suono che
producono i tasti di questa mia tastiera mentre scrivo. E’, come sei tu, perché
tu leggi e quindi esisti.
Lungo giro di parole per spiegare che c’è un
tempo in cui nulla è come dovrebbe essere, ma è perfetto, nell’imperfezione di
quegli attimi di oblio.
C’è un tempo che dura un attimo, e ce n’è uno
che dura una vita.
C’è quel tempo dove tutto è strano.
C’è quel tempo che infonde una sensazione
diversa.
C’è un tempo in cui ti piacerebbe rimanere
solo nel letto, o magari anche in compagnia. Alcuni con il proprio gatto, cane
o coniglio che sia. Altri con il compagno che vogliono affianco per l’intera
durata della loro vita, senza pensare a nulla se non se stessi e basta.
C’è un tempo che tutti dicono di disprezzare,
ma che quando arriva da tutti si fa amare.
C’è quella stanchezza piacevole che ti si
radica fin dentro le ossa, che ti fa calmare e che ti fa sbadigliare, che poi
ti fa pregare che non finisca più, ignorante fino all’ultimo, perché niente è senza fine. E quando poi tutto
finisce ti ritrovi a stare male, mentre quel dolce torpore di una giornata
fatta solo di grigiore, ti abbandona e ti lascia inerme, con quella brutta
sensazione del gelo sotto la pelle.
Tutti tornano alla vita di prima e le domande
sono sempre le stesse, mai viene chiesto quale tempo si preferisce. Se mai
verrà domandato da qualcuno, le risposte saranno sempre le stesse: nuvole,
sole, vento o pioggia, mentre, il grigiore di un pomeriggio tranquillo, sempre
da esse verrà escluso, lasciato marcire in un vecchio cassetto, senza
consolazioni, a rimpiangere il suo vecchio letto, fatto di indifferenza, ma
almeno di una singola presenza.
C’è un tempo, ce ne sono molti.
Ognuno faccia la sua scelta,
ognuno
apra il suo cassetto.
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Salve!
Allora, questa è
certamente la prima non sense che pubblico. Nella sezione originale non mi
vedrà mai nessuno, perché difficilmente la frequento, ma volevo provare questa
nuova esperienza e, parlando con una mia amica, mi è passata di mente questa
“cosa”.
Beh, spero possa
piacere almeno un po’.
Grazie Ila-chan per aiutarmi sempre.
Per me è importante il tuo parere e poi è grazie alle nostre strane
conversazioni se mi vengono in mente tutte quelle idee bizzarre!