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Autore: chaplin    18/10/2010    4 recensioni
“Ah, ovvio che mi mancano i bei tempi.”
1960. Una ragazza decide di scappare di casa insieme a tre amici verso la Germania, alla ricerca del valore della liberta' dai vincoli della famiglia e dell'adolescenza appena raggiunta. L'incontro con un giovane batterista cambiera' in parte la sua vita. In una notte del 1962, il bassista dei Beatles, James Paul McCartney, si sveglia da un incubo.
Il nuovo episodio - sebbene completamente indipendente dal precedente - della serie "Rubber Soul." del "The Beatles... Again."
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Quasi tutti, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Rubber Soul.'
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Continuavo a guardarmi allo specchio con uno stuzzicadenti tra le labbra e il pettinino nelle dita.
Il bagno ormai mi sembrava troppo piccolo, piu' stretto e claustrofobico rispetto a qualche anno prima, quando ci passavo ore e ore a sistemare e risistemare il ciuffo. Il ciuffo, quello che avevo quando cercavo di fare il tedd-boy. Erano bei tempi, quelli... Chiusi gli occhi e lasciai cadere la testa all'indietro.
Odorai l'aria rarefatta di quel bagno; non tutto era cambiato: l'odore sgradevole di borotalco era persistente, notai.
Quella sera, Ringo aveva un appuntamento. “Buon per lui”, pensai. Forse era tutta invidia, ma... Insomma, lui aveva un appuntamento... Io no. Le cose stavano cosi', per quanto possa sembrare assurdo – diciamocelo, io sono molto piu' bello di lui! Con questi pensieri in testa, uscii e scesi le scale che portavano al pianterreno della casa.
“Vado fuori, papa'!” dissi, prima di varcare l'uscita. Mi sentii subito come un figlio adolescente in procinto di fare qualcosa alle spalle dei propri genitori, giusto per l'eccitazione nel compiere quell'atto. Non potevo dire che non fosse del tutto vera, quella cosa.
Papa' rimase per un po' davanti all'ingresso, osservandomi mentre mi addentravo nel buio della sera liverpooliana; gli lanciai una piccola occhiata prima di sistemarmi il colletto della giacca, per ripararmi dal freddo, e me ne andai.
Era una sera ventosa, il buio e il grigiume annunciavano il solito maltempo inglese. Inglese, gia'. Quella era una serata piu' inglese del solito, e tutto puzzava di umido e erbetta fresca – odore proveniente da chissa' dove, vista la mancanza di verde in citta'. Scossi la testa e continuai a camminare.
John mi stava gia' aspettando, seduto sul marciapiede, con una bottiglia di birra tra le mani. Aveva un'aria affaticata, e le occhiaie sotto i suoi occhi erano piu' scure del solito, cosa che avevo notato anche quella mattina. A poca distanza da lui, due piccioncini stavano pomiciando, avvinghiati a vicenda, poggiati sul palo del lampione.
Salutai John cercando di ignorare – invano – la bella coppietta, alzando la mano destra verso di lui. L'occhio continuava a scivolare sui due tizi, una bella bionda dai capelli cotonati e un ragazzo alto con la brillantina, senza che me ne accorgessi.
Avrai anche tu la tua baby, stasera. Basta aspettare, furono le parole dell'Elvis cattivo nella mia testa, ma Puffetta faceva in modo di coprire le sue parole con altri discorsi a vanvera e vari “Lalalaaaa!”.
Quanto avrei voluto zittirli, una volta ogni tanto! Mi stava venendo il mal di testa a forza di sentire le loro vocine!
Intanto mi ero seduto accanto a John, tanto per fargli compagnia nella sua Commedia del Barbone, che fa figo.
“E George? Viene?” gli chiesi. “A me aveva detto di no, quando mi ha riferito tutto..”
“Ovvio che non viene. Oggi e' il giorno-biscottaro in casa Harrison.” fu la sua passiva risposta.
“Ah.” commentai.
Lennon bevve un lungo sorso dalla sua bottiglia e si asciugo' le labbra con il manico del cappotto. Mi passo' la bottiglia con un sorrisone ebete sulle labbra sottili, e io la presi e ne bevvi un piccolo sorsino senza fare domande. Mai fare domande a Lennon: si dilunga. Era Coca Cola diluita con qualche altro alcolico, messa rozzamente in una bottiglia di birra bionda che eravamo soliti a bere nei locali che ci capitava di frequentare per le bevute.
“In che ristorante, allora?” domandai ancora, dopo avergli ripassato il suo miscuglio magico e aver lanciato un'altra occhiataccia ai due fidanzatini – non si erano ancora stancati di baciarsi, quei due!
“Conosci Charles Rutle? Il coglione piu' alto della zona, sai no? Ceneranno al suo fast-food. Non so se lo sai, ma la biondina, lei dovresti ricordartela, ci lavora come.. cameriera? Lavapiatti? Il nano bastardo non mi ha dato altri dettagli.” Sghignazzo'.
“Quanto romanticismo..” e feci una smorfia.
“Io personalmente lo trovo la cosa piu' romantica di cui abbia mai sentito parlare! Mangi gratis grazie alla bionda, no?” disse John, esibendo il ghigno ebete per una seconda volta. Alzai gli occhi al cielo ma dovetti trattenere una risata.
“Beh.. Allora andiamo!” esclamai, alzandomi subito in piedi.
“Certo! Non voglio perdermi per nessuna ragione al mondo il nostro Ritch che cerca di corteggiare una ragazza!”
Cosi' dicendo, corremmo assieme in direzione del fast-food, poco lontano dalla zona in cui ci trovavamo. Ero abituato agli scatti di John, a volte anche di George, quindi non dissi nulla e stetti in silenzio, mentre le luci dietro la vetrina del fast-food si avvicinavano sempre di piu' al nostro campo visuale.
Appena vicini, ci nascondemmo dietro alla cassetta per la posta – quella rossa e cilindrica – per non farci vedere e per controllare dove Ringo e la biondina avevano deciso di sedersi. Avvicinandoci un po' riuscimmo a intravedere da dietro i capelli di Ringo, e il suo viso, rivolto verso Meghan, che era seduta di fronte a lui. Stavano su un tavolo alla parte opposta all'ingresso del ristorante, attaccati all'angolo alla destra della sala.
“Li vedi?” mi chiese John, a denti stretti, appiccicato alla mia schiena.
“Si', si'!” risposi. “Appena qualcuno si decide a entrare nel ristorante, noi usciamo da qua dietro e ci introduciamo nel ristorante con loro. Facile, penso!” Sorrisi verso John, aspettando una sua possibile risposta.
Lui aggrotto' la fronte, non tanto convinto, ma alla fine fece spallucce e annui'. “Affare fatto, Mac! Ora entriamo in azione!”
“Ora?!” esclamai, sorpreso. In pochi secondi, mi ritrovai seduto su un tavolo pericolosamente vicino a quello di Ringo e Meghan, mentre i due clienti che – a mia e loro insaputa – avevamo usato come palo ci guardavano male.
Ringo e la sua ragazza non sembravano nemmeno essersi accorti della nostra presenza.
“Visto Macca? Bastava buttarsi, altro che tutte quelle seghe mentali che ti sei fatto!” John sghignazzo', per poi incupirsi e borbottare “Perfettino..” pensando che io non potessi sentirlo.
“Ehi! Elaboravo un piano, io!” ribattei, forse a voce un po' troppo alta. John si affretto' a zittirmi.
“Ma che piano e piano.. Dai, ora stai zitto che devo sentire.”
Non so come, ma finii col passare la serata a spiare Ringo e la sua nuova amichetta, accompagnato da un John tutto entusiasta a cui mancava solo il pop-corn e una bibita per godersi il tutto in tutto compfort.
La prima cosa che riuscimmo a sentire – parlavano a bassa voce, come se anche loro temessero di farsi scoprire da qualcuno – fu un timido: “Buono quel cheeseburger?” seguito da un altro imbarazzantissimo “Ha un'aria gustosa..”
“Si',” fu la risposta della bionda, che alzo' per un secondo gli occhi su Ringo e li abbasso' di nuovo sul panino. Sul panino, nemmeno un'ombra d'un morso.
“Incenerito in un colpo, povero Ringhino!” disse John a bassa voce, divertito.
“Shhh!” gli feci io, stavolta, col dito davanti alle labbra.
Quel “Shhh!” era comunque inutile, visto che non c'era molto da ascoltare – e loro erano come dentro ad un guscio, come in un altro mondo distante da quello in cui ci trovavamo; mi sentivo come se li stessimo spiando da dietro uno specchio, e loro non ci potevano ne' sentire ne' vedere.
I due se ne stavano in silenzio, zitti, a momenti sembrava che non stessero nemmeno respirando. Il silenzio sembrava non voler piu' finire, e passarono altri dieci minuti a vuoto. John sbadiglio', io bevvi un sorso dalla sua bevanda di Cola e alcolici.
“Allora,” fiato' improvvisamente Ringo – sia io sia John sussultammo e raddrizzammo le orecchie – per riprendere la parola. “Erm, insomma, hai sempre lavorato qui?” chiese, per poi pentirsene – lo notai dal modo in cui si morse il labbro.
“Si'.” fu l'ennesima risposta dell'altra, che non lo guardava nemmeno. Giocherellava con la cannuccia della bibita, ma non la sfiorava nemmeno una volta con le labbra. Stava zitta, rispondeva brevemente alle domande e la faceva finita.
“Quindi, coff, quindi sei stata ad Amburgo.. Se non sbaglio.” Altra morsa al labbro, osservai.
“Esatto. Te l'ho detto mezz'ora fa'.” C'era un velo di accidia nel tono della ragazza, e sicuramente non doveva essere tanto felice di rispondere a quelle domande. Ringo non ci sapeva proprio fare con le ragazze, eh? Io avrei fatto di meglio!
“Hai ragione, hai ragione, scusa!” disse immediatamente Ringo, ridendo, in un tentativo di alleviare la tensione. “Ah, dimenticavo.. Alla fine, hai incontrato tuo padre?”
L'occhiataccia che si becco' a quella domanda, mi fece rabbrividire. E fece rabbrividire soprattutto lui, che fu il poveretto a beccarsela. C'era qualcosa di profondamente
arrabbiato negli occhi della ragazza, e riuscii a capirlo nonostante fosse messa di profilo rispetto a noi.
Sembrava che quella domanda fosse destinata ad altri dieci minuti di silenzio, ma la risposta non tardo' ad arrivare.
Io e John, ovviamente, eravamo tutt'orecchi.
“L'ho visto casualmente in un ristorante di Amburgo. Mangiava cibo poco costoso, da solo. Era lo stesso uomo della foto che mi aveva affidato la signora Poetry, ma lui negava la sua identita' e diceva di non avere nessuna figlia. Alla fine pero' sono riuscita a fargli ammettere tutto, ma non l'ho piu' rivisto.” disse, piano.
“M-mi dispiace, Maggie..” mormoro' Ringo, “Ma non hai provato a..”
“Cercarlo? No.. No, cazzo, no. Non l'ho piu' rivisto, okay?” Cosi' dicendo, digrigno' i denti. Poi aggiunse, sfinita, “Ora basta.”
“V-va bene..” disse Ringo, osservando la sua compagna, intristito.
Allora, ancora non conoscevo tutta la storia, quindi mi limitai ad aspettare che quel secondo silenzio imbarazzante si interrompesse ancora – magari grazie a Ringo, chi lo sa. John seguiva attentamente tutto e, stranamente, senza fare altri futili commenti. Sul viso aveva il solito sguardo concentrato.
Il silenzio venne stavolta interrotto da lei, che dopo aver lanciato una rapida occhiata all'orologio attaccato al muro, si alzo' dal tavolo, distruggendo di conseguenza la barriera che li aveva avvolti per tutto quel tempo.
“Si e' fatto tardi.” disse, e fece per andarsene, senza nemmeno salutare.
“Aspetta!” urlo' Ringo, alzandosi per inseguirla.
Di gia'?, pensai io. Eravamo appena arrivati, anche se era probabile che ci fossimo persi gran parte della cena.
“Bah.. E' meglio se me ne vado anch'io. Non e' che ci fosse molto da vedere..” disse John, tornando alla sua iniziale aria stanca e svogliata. “Tienili d'occhio tu, quei due. Io torno a casa.”
Sbuffai. “Grazie per il sostegno, Lennon.”
“Prego!” esclamo' lui, beffardo, ed entro' nelle cucine con nonchalance per uscire dal retro.
Bene, io dovevo ancora seguire i due piccioncini. Uffa.
Ringo si era precipitato a seguire la sua amata, continuando a supplicarla di aspettarlo, ma l'altra lo ignorava.
Sbadigliai, mi grattai il sedere e mi alzai dal tavolo. Non volevo continuare con quella pagliacciata, e ormai i due piccioncini erano fuori dal ristorante. Non mi restava altro da fare se non andarmene, e sarebbe stata ora! I miei capelli necessitavano di una pettinata!
Sotto lo sguardo vuoto di quel gigante di Charles Rutle, che mi fissava da dietro la cassa con la fronte aggrottata e la bocca storta, spinsi la porta d'ingresso per uscire dal ristorante quando una voce che ben conoscevo mi chiamo' da non so dove. “Eccoti, finalmente!”
Mi voltai e la vidi.
Layla, ancora lei, seduta sul marciapiede nello stesso esatto modo in cui barboneggiava John, e un sorrisetto furbo sul viso. Aveva un bicchierino fumante di plastica in mano ed era vestita come al solito: giacca e pantaloni in pelle, interamente di nero, i capelli scuri e mossi che le carezzavano le spalle.
Mi venne istintivo sorridere, era quasi un sollievo vedere il suo viso, nonostante la conoscessi da davvero poco tempo.
“Ciao,
amico di letto!” mi disse, dirigendosi subito verso di me e saltando letteralmente tra le mie braccia.
“C-ciao..” risposi al suo saluto con poca sicurezza rispetto al modo in cui mi comportavo con altre ragazze come lei. Ma lei, gia' dall'abbigliamento, riusciva a mettermi un po' in soggezione. Non riuscivo a capirla, non ancora...
“Dai, vieni, che dobbiamo farci una bella chiacchierata!” mi disse, trascinandomi dentro il ristorante. E fui dentro,
di nuovo.

 

Aaaah! Furbacchione!! Ti piace la figa, eh??”
Rischiai di soffocarmi con l'hamburger, e lei scoppio' a ridere. Tossii un paio di volte e bevvi un po' di Sprite, tutto rosso.
Layla aveva un modo molto particolare di atteggiarsi con me; aveva gia' preso molta confidenza, si esprimeva in termini che non avevo mai sentito utilizzare da altre ragazze che conoscevo e rideva davvero
molto. E quando dico molto, sono esageratamente riduttivo..
“Allora? Stai meglio, adesso?” mi chiese. “Non mi morire qui, eh! Magari poi nasce una leggenda, della serie.. Non so,” e qua assunse una voce che avrebbe dovuto essere inquietante: “
Paaaauuuuul is deeeeaaad!!” e rise ancora.
Alzai un sopracciglio, mentre lei proseguiva con le sue orribili profezie – orribili, perche' non sapeva di tutte le teorie che si sarebbero sollevate ben sette anni dopo, e nemmeno io lo sapevo.
“Paul McCartney (ti chiami cosi', vero?) e' morto in una ventosa sera del settembre 1962 in un bar, soffocato da un hamburger del fast-food di Charles Rutle! I suoi compagni di band.. Ah dimenticavo di dirti che ti ho anche visto esibirti! Sei forte! Comunque, i suoi compagni di band, sconvolti dalla sua tragica morte, decisero di disseminare indizi nelle loro canzoni e di sostituire Paul con un sosia identico in tutto e per tutto a lui..” disse, tutto in un fiato. Poi, all'improvviso, dopo un lungo secondo di silenzio.. “BUH!”
Okay, lo ammetto: urlai. “AH!” sbuffai. “Divertente! … bah.”
“Ovvio che e' divertente!” disse Layla, con un occhiolino. “E comunque, mi devi presentare il tuo gruppo. Sembrano simpatici!”
“Dici che te li devo presentare?” chiesi, poco sicuro.
“Certamente! Anche se non ho visto bene i loro visi, sono riuscita a notare solo te.. E a te.. UN ATTIMO, IO TI HO GIA' VISTO!”
Layla si alzo' improvvisamente, puntanto il dito indice contro il mio naso. Quella ragazza continuava a stupirmi...
“... io no.” dissi, piano.
“IO SI'! In Amburgo.. Vero?!” e socchiuse gli occhi, maliziosa.
Rabbrividii, di nuovo. Amburgo? Come faceva a sapere che ero stato ad Amburgo?
“Lo prendo per un si', eh!” disse Layla. “Dai, ora ho poco tempo, la prossima volta ti spiego tutto!”
Layla lascio' delle banconote sul tavolo e fece per voltare i tacchi, quando io la fermai.
“Aspetta..
Quando ci rivediamo?
Era una domanda sincera. Volevo davvero rivederla; sentivo che non era solo una “amica di letto”, come lei aveva definito me. E poi mi dava fastidio, quell'appellativo. “Amico di letto”, ma che e'?
“Non preoccuparti! Hai il mio numero, poi so io come ritrovarti!” e fece un altro occhiolino, scomparendo all'uscita.

 

Uscendo dal ristorante, scossi la testa. Sempre a me i pazzoidi, vero?

 

 

 


 

See Emily Play
HO AGGIORNATO! ED ERA ORA! xD
Aggiornamento alla cazzo di cane, non e' un gran capitolo, e chiedo perdono. >.<
Qua' sotto ho messo anche un'immagine di Layla, che nella mia mente (malata) e' interpretata dall'attrice Alexandra Maria Lara – nota: ha recitato su Control come l'amante di Ian Curtis. Mi ispira molto il suo viso, la trovo una bella ragazza. :D Praticamente l'idea di creare Layla e' quasi partito da quando ho guardato alcune sue immagini!


Ah, e prometto che recuperero' presto le fic! >_< E ora, alle recensioni! Grazie mille, davvero. *w*

Zazar90: Con UN MESE di ritardo, grazie mille! <3 Layla torna anche qua, e sara' un personaggio abbastanza costante! Stara' attaccata alle costole di Paul per un po', insomma. u.u Diciamo che e' una specie di groupie.. Ma si vedra' meglio piu' in avanti! ;D George ubriaco fa tenerezza pure a me. *_* Grazie ancora! :D

Ariadne_Bigsby: Uahah, i “gusti” di Paul fanno sghignazzare anche a me. xDD Layla, come ho detto a Zaz, sara' un personaggio abbastanza costante e fara' compagnia al buon Paulie (esatto, la nostra vittima preferita. :3) per un po', ma.. si vedra'! ^^ Davvero ti piace come descrivo le cosacce che fa John? YAP! Mi diverto troppo a descriverle! XD Grazie ancora! :D

Beth_: Oh, una nuova lettrice! :D Sei davvero troppo, troppo gentile. Grazie, grazie mille. Sono contenta che questa storia ti piaccia. <3

teleri: Tranquilla! ^^ Comunque.. lo so. Povero, povero Georgie. D: Layla e' un personaggio che verra' poi approfondito ulteriormente, a partire gia' da questo capitolo. ;) Grazie ancora! ^^

Grazie anche a tutti quelli che leggono. *_*
Ora scappo! Bye!
HARE KRISHNA. *scappa via*

  
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