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Autore: Valery_Ivanov    18/10/2010    1 recensioni
Hakkai si svegliò con un malditesta colossale e il braccio destro che bruciava da morire. Si guardò intorno, la vista ancora annebbiata, cercando di capire dove si trovava. Era in una piccola stanza accogliente e pulita, con delicate tendine verdi alla finestra. La porta era chiusa, ma da fuori sentiva provenire alcune voci, fra cui…
«Piuttosto che indossare quella roba preferisco andare in giro nudo!!!»
Sanzo.
«Te lo lascerei anche fare se non facesse questo dannato freddo!! Cosa vuoi, una bella polmonite?»
Una… ragazza?
«Voglio che i miei vestiti siano pronti!!»
«Beh, mi spiace ma qui non siamo nel tuo tempio dove sono tutti ai tuoi ordini! Per cui ficcati questi abiti e non scocciarmi!»
«Come ti…»
«Veloce!»
Ci fu il rumore di una porta sbattuta e poi passi che si allontanavano.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Capitolo 2 -

 

Era ormai scesa la sera e Sanzo ancora non si faceva vedere. Goku si affacciò alla finestra sconsolato. «Forse dovremmo andare a cercarlo… magari gli è successo qualcosa!»

«Ma cosa vuoi che gli succeda, stupida scimmia! Starà vagando come un idiota perché il suo stupido orgoglio non gli permette di ammettere di essersi sbagliato!»

«Ma perché??» si lamentò Goku, beccandosi un pugno in testa.

«Perché è uno stupido bonzo corrotto, ecco perché!!»

«Smettetela, mi sta venendo mal di testa» li interruppe Joruri, scendendo le scale. «Il vostro amico – Hakkai, giusto? – sta reagendo bene all’impacco. Domattina dovrebbe svegliarsi senza problemi»

Gojyo tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi cadere su una sedia. «Ah, adesso ci vorrebbe proprio un buon bicchiere di sakè!» esclamò, portandosi le mani dietro la testa.

«Spiacente, non ne ho» ribatté la demone, passandogli accanto e dandogli un buffetto leggero sul capo. «Sono sicura che riuscirai a sopravvivere»

Goku nel frattempo era rimasto a guardare il buio fuori dalla finestra, sperando di individuare la figura di Sanzo. Joruri gli mise le mani davanti agli occhi, trascinandolo indietro. «Guarda che il tuo amico non arriverà. E’ troppo testardo. Domattina potrete andarlo a cercare, sono sicura che una notte all’aperto può fargli solo che bene»

«Ma-ma lui non sa cucinare!!» esclamò Goku, divincolandosi per liberarsi dalla presa della demone. Lei lo lasciò andare. «Starà morendo di fame!!» continuò il ragazzo, voltandosi verso di lei e guardandola con i suoi occhioni dorati.

«Beh, vorrà dire che domattina sarà molto affamato e io dovrò svegliarmi presto per preparargli un’ampia colazione. Per cui me ne vado a dormire» rispose Joruri, incamminandosi verso le scale. «E dovreste farlo anche voi. Vi ho preparato due stanze su, ci sono i vostri nomi sulla porta così non potete sbagliarvi. Notte»

«Ah… grazie!!» esclamò Goku, sorpreso. Gojyo si limitò ad un cenno del capo, osservandola sparire al piano di sopra. Era gentile, a modo suo.

 

La mattina dopo Gojyo si risvegliò incredibilmente riposato, con qualche raggio di sole che filtrava dalla finestra chiusa. Si trascinò fuori dalle coperte e uscì dalla stanza con uno sbadiglio, dirigendosi al bagno. Dopo essersi rinfrescato tornò in stanza per vestirsi e aprì le ante della finestra, rimanendo paralizzato davanti allo spettacolo che gli si presentò. Fuori, proprio sotto alla sua stanza, c’era una scena incredibile: Sanzo era in piedi appoggiato ad uno dei primi alberi della foresta e fumava con la testa ostinatamente girata verso destra. Qualche metro davanti a lui c’era Joruri con un piatto di cibo fumante in mano che evidentemente stava cercando di usare come esca per farlo entrare in casa. Gojyo rimase a fissare allibito la scena, ancor più sconcertato quando Sanzo si lasciò convincere e seguì la demone dentro casa, chiudendosi dietro la porta. Il mezzo demone si grattò la testa, incredulo, e finì di vestirsi con lentezza. Dopo qualche minuto uscì nuovamente dalla stanza e si diresse alle scale, scendendole con calma. In cucina Sanzo stava finendo la sua colazione, mentre Joruri preparava il vassoio da portare ad Hakkai. Sul tavolo era già apparecchiato per altre due persone e della scimmia non c’era l’ombra. Evidentemente dormiva ancora.

Gojyo si sedette con nonchalance e incrociò le braccia dietro alla testa.

«Ma guarda chi abbiamo qui!» commentò allegro, beccandosi subito un’occhiataccia del monaco. «Vedo che sei riuscita ad avvicinare un piccolo animale selvatico, Joruri»

«Buongiorno, Gojyo» rispose lei con naturalezza, servendogli un piatto pieno di cibo. «Già, e adesso il piccolo animale selvatico verrà con me di sopra a cambiarsi, visto che stanotte ha piovuto e non voglio un terzo malato per casa»

Gojyo soffocò una risata nel bacon, mentre Sanzo si alzava rigidamente e imboccava le scale senza aspettare la demone. «Trattalo bene, non voglio risse!» ordinò lei al mezzo demone prima di seguire il monaco al piano di sopra. Gojyo fece segno di cucirsi la bocca e tornò allegramente al suo pasto. Quella Joruri iniziava a piacergli parecchio! Catturare così Sanzo non era cosa da tutti. Ed era sicuro che Hakkai si sarebbe svegliato di lì a poco, con le ottime cure che…

…e non voglio un terzo malato per casa.

Un momento.

«Buongiorno Gojyo!!! Waaaaaaaaaaaa, guarda che splendida colazione ci ha lasciato Joruri!!! Non trovi che sia stupenda, eh??»

Se Hakkai era il primo, e Sanzo rischiava di diventare il terzo… chi era il secondo malato??

 

Hakkai si svegliò con un malditesta colossale e il braccio destro che bruciava da morire. Si guardò intorno, la vista ancora annebbiata, cercando di capire dove si trovava. Era in una piccola stanza accogliente e pulita, con delicate tendine verdi alla finestra. La porta era chiusa, ma da fuori sentiva provenire alcune voci, fra cui…

«Piuttosto che indossare quella roba preferisco andare in giro nudo!!!»

Sanzo.

«Te lo lascerei anche fare se non facesse questo dannato freddo!! Cosa vuoi, una bella polmonite?»

Una… ragazza?

«Voglio che i miei vestiti siano pronti!!»

«Beh, mi spiace ma qui non siamo nel tuo tempio dove sono tutti ai tuoi ordini! Per cui ficcati questi abiti e non scocciarmi!»

«Come ti…»

«Veloce!»

Ci fu il rumore di una porta sbattuta e poi passi che si allontanavano. Hakkai si portò una mano alla testa, cercando di ricordare. Ricordava la battaglia, la fuga di Hakuryù, la loro corsa, poi un dolore crescente al braccio e… buio. Si alzò a mezzobusto, facendo cadere la pezza che aveva sulla fronte. Ma certo, la ferita! Portò lo sguardo ancora annebbiato sul braccio destro e lo vide ricoperto da uno strano impacco. Lo sfiorò appena con la punta delle dita e in quel momento sentì nuovamente dei passi che si avvicinavano. Stancamente si lasciò ricadere sul letto, mentre la porta della sua stanza si apriva dolcemente.

«Oh… ti sei svegliato. Bravo ragazzo» commentò la voce femminile di prima, accompagnata dal rumore di qualcosa che veniva posato su una superficie – un tavolino, magari – poi un peso sul letto, alla sua sinistra. «Ehi, ma ti sei alzato!» esclamò la voce con rimprovero, mentre due mani gentili gli risistemavano la pezza sulla fronte. «E’ meglio se eviti. Non sprecare le tue poche forze in questo modo»

Hakkai rimase in silenzio mentre la sconosciuta gli cambiava l’impacco, cercando di aprire gli occhi per vederla – ma era come se le palpebre gli fossero state incollate.

«Mmm, stai molto meglio» osservò lei, spalmando con attenzione il nuovo impasto. «Adesso ti darò una tisana che ti farà recuperare un po’ di forze, così riuscirai a mangiare qualcosa. Stare a stomaco vuoto non ti fa bene»

Hakkai cercò di annuire, ma sembrava che il suo corpo fosse improvvisamente paralizzato. Voleva chiedere di Sanzo, degli altri e di Hakuryù, ma la sua lingua era appiccicata al palato e non voleva saperne di funzionare.

«E’ normale se ti senti appesantito e immobilizzato, non preoccuparti» disse lei, come se gli avesse letto nel pensiero. «Il fatto che tu ti sia svegliato significa che sei pressoché fuori pericolo, quindi non agitarti. Adesso dobbiamo solo riuscire a farti bere l’infuso»

Il demone sentì quelle mani sottili sollevargli la schiena, sistemando il cuscino in modo da farlo stare sollevato. Poi una tazza calda gli venne appoggiata alle labbra, che lui riuscì a dischiudere appena. Sembrò sufficiente, perché la ragazza riuscì a fargli bere il brodo, anche se molto lentamente; a poco a poco il liquido raggiunse ogni parte del suo corpo, risvegliandolo. Finalmente, dopo minuti interminabili, Hakkai riuscì ad aprire gli occhi per vedere la sua salvatrice. Aveva l’espressione concentrata e si mordeva appena il labbro inferiore, quasi inconsciamente; i capelli erano una morbida cascata di boccoli scompigliati del colore delle castagne, il naso leggermente all’insù che gli conferiva un’aria autoritaria e una ruga fra le sopracciglia che ricordava terribilmente quella di Sanzo. Ma tutto questo svaniva di fronte ai suoi occhi: cangianti come il mare, azzurri, blu, verdi e viola contemporaneamente, ribelli e grandi e terribilmente ammalianti. Hakkai rimase a fissarla senza parole mentre lo costringeva a finire l’infuso. Solo dopo notò le orecchie a punta, i canini sviluppati, i segni sul collo e dietro l’orecchio.

Una demone.

«Bene, adesso credo che riuscirai a mangiare qualcosa» commentò lei alzandosi e posando poco dopo un vassoio carico di cibo a cavalcioni del suo corpo. Hakkai si lasciò imboccare docilmente.

 

«Hakkai, Hakkai, sei sveglio!!!!» esclamò Goku saltando letteralmente sul suo letto, riafferrato prontamente da Sanzo che lo costrinse a sedersi sulla sedia lasciata da Joruri.

«Ciao ragazzi» mormorò con un sorriso il giovane, mettendosi seduto.

«Ehi, sai che ci hai fatto prendere un bello spavento?» commentò Gojyo sedendosi sul letto.

«Scusatemi»

«Tsk. Sbrigati a rimetterti, piuttosto, così potremo lasciare questo inferno» ribatté Sanzo, scocciato. Hakkai guidò lo sguardo su di lui e soffocò una risata. Il monaco indossava dei pantaloni neri estremamente attillati e una maglietta a mezze maniche blu con un giglio bianco disegnato sul fianco, anche quella piuttosto aderente.

«Cos’era quello?» domandò il monaco minaccioso, alla mezza risata di Hakkai.

«Niente, niente… è che questo nuovo look ti dona parecchio, Sanzo»

Gojyo e Goku scoppiarono a ridere, mentre il monaco tirava fuori la shureju e la puntava minacciosamente sul letto, digrignando i denti.

«Io vi…»

«Non vorrai sparare ad un malato?» chiese innocentemente Hakkai, con il suo sorriso.

«Assolutamente sì» ribatté gelido Sanzo. Fortunatamente per Hakkai Gojyo scelse proprio quel momento per dire: «E non l’hai visto in versione animaletto selvatico!! Era così tenero…»

Inutile dire che il proiettile sfiorò di un millimetro l’orecchio del mezzo demone.

«Ehi, ma sei impazzito??? Avresti potuto uccidermi!!!»

«Peccato che non ci sia riuscito»

«Adesso ti faccio vedere io, stupido bon…»

«Ehi, ragazzi»

I quattro si voltarono verso la porta contemporaneamente, osservando il volto di Joruri che spuntava dallo stipite. «Beh, ecco…» la demone si fece avanti titubante e uno stridio allegro salutò il gruppetto di viaggiatori. Joruri gettò un’occhiata perplessa alla creatura adagiata sulla sua spalla. «Dice di conoscervi»

«Hakuryù!!!!!!!!»

 

Quel pomeriggio il draghetto rimase tutto il tempo nella stanza di Hakkai, entrambi felicissimi di essersi ritrovati. Joruri, dopo lo sconcerto iniziale, sembrava essersi leggermente intristita nel sapere che Hakuryù viaggiava con loro ed era scesa a preparare la cena in silenzio. Gojyo l’aveva raggiunta poco dopo, sedendosi stravaccato come al solito e accendendosi una sigaretta. Aveva aperto la bocca per iniziare una conversazione quando la demone si era voltata di scatto, le mani sui fianchi e gli occhi ridotti a due fessure.

«Gojyo, non ti avevo forse detto che in questa cucina non si fuma?? Fila fuori!!!»

«Su, ammettilo che quando fumo mi trovi estremamente affascinante…»

Il mezzo demone fu costretto a darsela a gambe inseguito da uno scopettone, decidendo – per amore del proprio orgoglio ferito – che non aveva più la benchè minima intenzione di consolare la ragazza. Pochi minuti dopo, comunque, in cucina entrò Sanzo.

«E’ tanto difficile lasciarmi cucinare in pace?» sbottò Joruri alzando gli occhi al cielo.

«Anch’io sono qui per cercare un po’ di pace, quei due idioti stavano quasi per farmi scoppiare la testa. Non sono assolutamente interessato a parlare con te, di questo puoi esserne certa» ribattè il monaco con voce fredda, sedendosi e afferrando il giornale dal tavolo, dove prima l’aveva lasciato. Joruri lo osservò con la coda dell’occhio, indecisa se scusarsi o no per l’antipatia di poco prima; alla fine decise che le scuse, con il bonzo, erano fiato sprecato, e tornò ad occuparsi della cena.

«Ti piace particolarmente quella sedia?» chiese dopo un po’, non riuscendo a trattenersi. Sanzo sollevò appena uno sguardo freddamente interrogativo. «Beh, nulla, è solo che è tutto il giorno che ti siedi sempre allo stesso posto» spiegò lei facendo spallucce, come se la cosa non la interessasse particolarmente. Sanzo non rispose, tornando a leggere. Ci furono altri minuti di silenzio e la demone aveva ormai accantonato quella curiosità, quando la voce fredda del monaco la sorprese.

«E’ il posto più vicino al camino. Qui non si sente il freddo»

Joruri si voltò, sorpresa. Sanzo non aveva alzato gli occhi dal giornale e lei per un attimò pensò di essersi immaginata quelle parole. Ma poi il monaco continuò, sempre senza guardarla.

«Adesso tocca a te. Come fai ad essere così veloce?»

La demone sorrise compiaciuta, tagliuzzando distrattamente le verdure. Stava quasi intrattenendo una conversazione civile con il monaco burbero, un vero e proprio miracolo. «Non è un’abilità particolare o qualcosa del genere. Puro e semplice allenamento. Ho sempre dovuto compiere il tragitto da qui al villaggio a piedi e qualche anno fa ho iniziato a farlo di corsa per allenare le gambe. All’inizio è stata dura, ma dopo un po’ di tempo sono arrivati i risultati e adesso sono orgogliosa di poter dire di non aver mai conosciuto nessuno in grado di battermi»

La sua risposta fu seguita da un lungo silenzio e la demone temette che l’altro se ne fosse andato; ma Sanzo era ancora lì, occupato a leggere il giornale. Probabilmente non aveva sentito una singola parola.

«Parli troppo» osservò lui dopo qualche attimo, spiazzandola nuovamente.

«Ehi, ma allora mi hai ascoltata!»

«Sarebbe piuttosto stupido porre una domanda per poi non ascoltarne la risposta, non credi?»

Joruri sentì un’improvvisa voglia di ridere, ma si trattenne; Sanzo l’avrebbe interpretata male.

«Ti senti sola?» chiese lui a bruciapelo, lasciandola totalmente interdetta. La demone si voltò, concentrandosi sulla cottura della carne.

«Assolutamente no. Sono abituata a questa vita. Che razza di domanda è?»

Sanzo alzò gli occhi per incrociare il suo sguardo, ma lei lo sfuggì.

Bugia.

  
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