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Autore: Little Shinedown    18/10/2010    4 recensioni
"Io ti ho dato fiducia Rachel ma tu non hai potuto ripagarmi perchè non ne avevi neanche tu in te stessa"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The meeting

 

Lo sguardo fisso sulla strada, gli occhi ridotti a due fessure per la rabbia che provava e un foglietto in mano. Avrebbe potuto uccidere qualcuno quel pomeriggio. Forse non era il tipo di persona che potesse davvero farlo ma la tentazione era forte, molto forte. Come era venuto in mente a sua madre di iscriverla ad un corso di pallavolo? Non era già un tipo abbastanza chiuso? Aveva bisogno di qualcosa che glielo facesse ricordare?

“Ti aiuterà a fare nuove amicizie” le aveva detto sua madre, tutta raggiante, non appena era rincasata da scuola.

Non poteva crederci; sua madre aveva deciso per lei un' altra volta, l'ennesima.

“Apprezzo il tuo gesto, mamma, ma non era richiesto” aveva ribattuto Rachel, inspirando profondamente per evitare di risponderle male. Sapeva quanto sua madre fosse sensibile al suo carattere complicato e quanto poco bastasse per mandarla in crisi. Il divorzio era stato traumatico per tutti ma sua madre era quella che ci aveva rimesso di più.

Non c'era stato verso di farle cambiare idea e per evitare una scenata di urli, singhiozzi isterici e discorsi vari sulla sua ingratitudine, Rachel aveva deciso di andare alla prima lezione di quel maledetto corso senza, però, promettere nulla alla madre.

Ora con il borsone sulla spalla e lo sguardo furente si avviava verso la palestra a passo svelto. Attraversò la strada senza guardare, scatenando l'ira degli automobilisti che, costretti a frenare improvvisamente per evitare di tirarla sotto, la riempirono di insulti e colpi di clacson ma Rachel era troppo presa dai suoi pensieri omicidi e dalla musica assordante proveniente dal suo Ipod, per accorgersi del resto del mondo, che come al solito non perdeva occasione di prendersela con lei.

La scuola che ospitava la palestra era situata in fondo ad una stradina, piuttosto nascosta e poco illuminata, costernata da lattine vuote e mozziconi di sigarette.

“Se non mi stuprano qui, non mi stupreranno da nessun altra parte” pensò, varcando il cancello.

All'interno un uomo sulla sessantina, il custode, probabilmente, la squadrò da dietro una vecchia scrivania di legno.

“Tu saresti?” le chiese con tono non proprio gentile.

“Rachel, Rachel O' Connor” rispose lei, porgendogli il foglietto di iscrizione.

L'uomo lo prese e lo esaminò come fosse l'arma di un delitto o forse, semplicemente non vedeva bene da vicino...

“Primo spogliatoio a sinistra” disse, infine, indicandogli una porta.

Rachel seguì l'indicazione dell'uomo e con la mano tremante afferrò la maniglia, pronta ad entrare. Poteva ascoltare le voci delle ragazze che si stavano cambiando e pensò a che faccia avrebbero fatto quando l'avrebbero vista. Immaginava già le loro facce sorprese e i risolini che ne avrebbero conseguito. Il maledetto tarlo dell'insicurezza la stava distruggendo. Guardò la sua mano che teneva la maniglia senza però muoversi, si volse, cercando con lo sguardo il guardiano che però le dava le spalle impegnato a scrivere chissà che cosa. Girò la testa verso destra: c'era una porta di sicurezza, avrebbe potuto scappare da lì.

Ma perché avrebbe dovuto scappare?

“Stupida! Tira fuori le palle ed entra!” si disse così tante volte fino a farsi venire le lacrime agli occhi.

Spinse con forza la maniglia verso il basso producendo un lieve scricchiolio. La porta si aprì lasciando intravedere un gruppetto di ragazze indaffarate tra magliette, cinture e reggiseni troppo spessi. Non appena sentirono la porta aprirsi si voltarono spaventate coprendosi con quello che avevano in mano.

“Scusate!” esclamò Rachel, richiudendosi, velocemente, la porta alle spalle.

Le ragazze si rilassarono in un sospiro di sollievo.

“Pensavamo fosse quel maniaco del vecchio Bob!” disse una, con una lunga chioma bionda e con un reggiseno troppo grande perché potesse riempirlo del tutto.

“Tu devi essere nuova!” esclamò un'altra che le si era materializzata intorno.

“S-si sono Rachel” si presentò la ragazza.

“Ciao Rachel” le risposero le altre in coro per poi scoppiare a ridere, dopo una ad una si presentarono.

Rachel non riuscì a ricordarsi tutti i loro nomi ma rimase piacevolmente sorpresa dal fatto che non l'avessero scannata seduta stante.

“Sbrigati Rachel!” esclamò la bionda che le si era presentata come Sammy “a Richard non piace aspettare!”

“Chi sarebbe Richard?” chiese lei, sfilandosi il maglioncino.

“É il nostro allenatore!” le rispose una guardandola con luccicanti occhi neri. Doveva essere Kat, quella.

“É simpatico, ti divertirai!” le fece eco un'altra, che ricordava si chiamasse Frances.

“Beh, simpatico è un parolone... diciamo che ha un umorismo particolare” intervenne, allora, una spilungona con degli spessi occhiali che le conferivano un' aria da grande intellettuale.

“Umorismo particolare o no, io mi scompiscio sempre quando racconta di quando giocava in federazione!” disse Frances, facendo strani gesti.

“Che ci troverai di simpatico in uno che racconta sempre le stesse cose!”

“Quanto sei noiosa Mel! Se continui così non scoperai più a vita eh!” la provocò Frances.

“Ma vaff..”

“RAGAZZE! Entro stasera se è possibile!” urlò una voce al di là della porta.

“STIAMO ARRIVANDO!” gli urlò di rimando Sammy.

“Sarà meglio!” le rispose la voce.

“Quello che hai appena sentito sbraitare è Richard!” le annunciò Mel con un sorriso. 

  
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