QUALCOSA DI NUOVO
By HPlover
Harry
correva per i corridoi a perdifiato, incurante degli studenti contro cui andava
a sbattere di tanto in tanto. Teneva la testa bassa e gli occhi fissi al
pavimento, e la velocità faceva sì che nessuno potesse notare
le lacrime
che sgorgavano suo malgrado dai bellissimi occhi verdi. Era stato uno sciocco,
si disse, a dire quelle cose così, ad alta voce, senza preoccuparsi
di
chi l’avrebbe potuto sentire. E ora era tutto perduto.
Harry
aveva cominciato il sesto anno con l’umore ancora a terra per la
scomparsa di Sirius. Non aveva voglia di riprendere le lezioni né di
rivedere i suoi compagni di scuola. Si era trascinato dietro le sue cose
seguendo i suoi migliori amici Ron e Hermione con una faccia da funerale
infinita, ben determinato a mantenerla il più a lungo possibile, eppure
non avevano ancora raggiunto il castello che già dovette rinunciare.
Draco Malfoy, infatti, lo attendeva con i suoi scagnozzi per insultarlo come al
solito. Normalmente ne sarebbe nata una lite furibonda, ma invece di rispondergli
per le rime Harry…rimase a fissarlo incantato. Non poteva credere ai
suoi
occhi, perché durante quelle vacanze Draco era cambiato molto. Si era
fatto crescere i capelli, che ora portava sciolti lunghi fino alle spalle,
ed
era diventato ancora più alto, superandolo di qualche centimetro Harry.
Non appena lo vide il Grifondoro sentì le gambe diventargli molli e
il
sangue correre al viso, facendolo arrossire violentemente. Non riuscì
; a
dire che un paio di sillabe balbettate, dando così altre motivazioni
a
Draco per prenderlo in giro.
Nelle
settimane seguenti la prima impressione di Harry si rafforzò: Draco
era
diventato davvero bello. Era un pensiero un po’ insensato, visto che
fino
all’anno prima lo odiava…o no? Passò molti giorni a
interrogarsi su questo punto, ma non poté dirsi altro che, in
un’estate, quello che era sempre stato il ragazzo che più gli
dava
sui nervi di tutta la scuola era diventato colui che più attirava la
sua
attenzione. Non riusciva a smettere di osservarlo durante le lezioni, mentre
era intento a prendere appunti e si leccava di tanto in tanto le labbra per
la
concentrazione; mentre erano nel salone principale per i pasti, che, Harry
notò per la prima volta, il Serpeverde consumava con i suoi compagni
ridendo
e scherzando proprio come facevano lui e i suoi amici; durante gli allenamenti
di Quidditch, quando dava sfoggio del suo fisico atletico irrobustito e
modellato dall’età. Harry si ritrovò piano piano a sbavare
letteralmente sull’immagine di Draco Malfoy ogni qual volta il biondi
no
non era intento a insultarlo, attività che ancora svolgeva e con
rinnovata frequenza, visto che sembrava avere il dono di essere sempre dove
si
trovava lui. Il Grifondoro aveva una gran paura che qualcuno si accorgesse
della
sua nuova “ossessione” e gli facesse delle domande imbarazzanti.
Cosa avrebbe risposto? La cosa più importante era che non se ne
accorgesse il diretto interessato: se c’era una cosa di cui Harry era
certo era che mai Draco Malfoy avrebbe corrisposto un sentimento simile al
suo.
Così
passarono i primi tre mesi di scuola, fino alla metà di dicembre. Quello
fu il momento in cui la forza di volontà di Harry cedette. Negli ultimi
giorni la sua “passione” per Draco era cresciuta in maniera
esponenziale, dandogli parecchi problemi a livello intellettivo e anche
motorio! Continuava a sorridere come uno scemo, a urtare le cose facendole
cadere rovinosamente a terra soprattutto nei momenti di maggior silenzio,
scoppiava a ridere da solo mentre avrebbe dovuto studiare o seguire una lezione
e viceversa veniva colpito da incredibili attacchi di depressione che lo
portavano a chiudersi tra le quattro tendine del suo letto a baldacchino e
starsene lì a piangere finchè non si fosse stancato a
sufficienza. Tutto questo, inutile a dirsi, finì per attirare
l’attenzione di coloro che più erano vicini a Harry: Ron e
Hermione. Dopo una lunga gara a morra cinese, i due Grifondoro avevano deciso
che sarebbe stata la ragazza dai capelli ricci a chiedere spiegazioni
all’amico.
Così
avvicinò Harry in sala comune una sera, mentre questi se ne stava solo
soletto vicino al caminetto a fissare il fuoco con un’espressione turbata
sul volto. Si sedette di fianco a lui e gli chiese “C’è
qualcosa che non va, Harry?”
Per poco
il moro non trasalì. Non si era neanche accorto della presenza
dell’amica. Scosse la testa piano, sforzandosi di sorridere, e
mormorò “No, va tutto bene. Perché?”
Hermione
lo guardò severa.
“A
chi credi di darla a bere? Non sono nata ieri, riconosco ancora un ragazzo
che soffre
di pene d’amore!”
“Ssshhhh!”
le intimò Harry mettendole una mano davanti alla bocca e guardandosi
intorno per controllare che nessuno avesse sentito. “Ma sei
pazza?!” continuò dopo un attimo in un sussurro. “Non mi
sembra proprio il caso di parlare di cose simili qui in sala comune. Ci
potrebbe sentire qualcuno.”
“Allora
ho indovinato!” esclamò la ragazza sorridendo soddisfatta.
“Chi è? Chi è?”
“Non
è come pensi, Hermione,” sospirò Harry. Poi la
guardò di sottecchi. “È una questione un po’
delicata… Una cosa che non potrei dire neanche a Ron…”
“Ma
io sono la tua migliore amica! Ti prometto che se non vuoi non dirò
una
parola a Ron. Non ti fa bene tenerti tutto dentro, però! Dai, sfogati,
dimmi tutto e magari troveremo insieme anche un modo per aiutarti.”
“Non
mi puoi aiutare, sono solo un…tipo strano, tutto qui.”
Hermione
lo guardò perplessa.
“Oh,
non guardarmi così, mi sembra di essere sotto processo!”
esclamò Harry, senza tuttavia parlare sul serio perché già
un mezzo sorrisino gli increspava le labbra. “Ok, te ne parlerò,
ma non qui e non ora. Facciamo…domani pomeriggio alle due
all’albero in riva al laghetto.”
“Ok!”
disse felice Hermione e piantandogli un bacetto sulla guancia lo lasciò
a riflettere da solo ancora un po’.
Harry si
sentiva le orecchie bollenti. Era stato scoperto e ora avrebbe dovuto
raccontare tutto a Hermione. Chissà lei come avrebbe reagito.
Però, si disse mentre scivolava sotto le coperte, poco più tardi,
era una ragazza intelligente e comprensiva e di certo non l’avrebbe
giudicato per quel sentimento anomalo. Anzi, probabilmente gli sarebbe stata
vicino. E lui aveva tanto bisogno di un’amica sincera in quel momento.
Il giorno
seguente Harry arrivò all’appuntamento che Hermione era già
lì ad attenderlo. Quando lo vide arrivare la ragazza chiuse con un tonfo
il librone che stava leggendo e gli sorrise.
“Allora,
Harry,” lo salutò allegra, “cos’hai di tanto segreto
da confidarmi?”
Harry
prese tempo alitandosi sulle mani e chiedendosi che mai gli fosse venuto in
mente di dare appuntamente all’amica fuori al gelo nel bel mezzo di
dicembre.
“Ehm…
Non è facile… Come dire…”
“Vediamo,
ieri ti ho chiesto di chi ti sei innamorato e tu non mi hai risposto né
sì né no. Allora, ci ho azzeccato o no?”
“Diciamo
di sì,” mormorò imbarazzato Harry.
“Ah,
ma è stupendo!” esclamò Hermione battendo le mani dalla
gioia. “E lei chi è?”
Harry
tacque per un attimo.
“Ehm…
Vedi, Hermione, il problema è proprio questo. Lei…non è
una
lei.”
“Oh!
Vuoi dire che…”
“È
un lui,” concluse Harry fissando i propri piedi.
“Ma
non c’è proprio niente di cui vergognarsi, Harry, non siamo
più nel medioevo quando queste cose andavano nascoste. Se tu ti senti
bene così e per te questa persona è speciale…”
“Sì,
tanto,” ammise il moro annuendo e sorridendo timidamente.
“Quanto
sei dolce…” mormorò la ragazza, prendendolo sottobraccio
e
stringendolo a sé. “E dimmi, lui lo sa già?”
“No!”
esclamò Harry con uno sguardo terrorizzato.
“Come
no?! E cosa aspetti a dirglielo?”
“Non
posso dirglielo!” spiegò il Grifondoro. Poi la sua espressione
si
fece un po’ triste. “Non mi vorrebbe mai.”
“Come
fai a dirlo, scusa, se non ci provi a neanche a parlargli? Parti troppo
prevenuto, come sempre. Non tutto deve andare sempre male.”
“Lo
conosco bene, Hermione. È da quando sono in questa scuola che non fa
ccio
altro che incontrarmi con lui e penso di conoscerlo come le mie tasche. Non
gli
piaccio, non gli sto neanche simpatico e se gli confidassi ciò che p
rovo
per lui mi riderebbe in faccia e andrebbe a dirlo a tutti.”
“Ma
è terribile! Non puoi dire sul serio. Chi è, lo conosco per forza
se è di questa scuola. È Seamus?”
“No,”
mormorò Harry, timoroso di rivelarle il nome.
“Allora
Justin?” provò ancora la ragazza.
“No.”
“Ernie?”
“Hermione!”
“Sto
andando a tentativi, che ne so!”
“È…è
Draco,” sussurrò Harry.
“Draco
Malfoy?” ripetè incredula Hermione.
“Sì…”
rispose piano piano Harry. “Sapevo che non mi avresti capito,
ma…”
“Vuoi
stare zitto un attimo? È vero, è un po’ strano da parte
tua, soprattutto visto che vi insultate giorno e notte…”
“Vorrai
dire visto che lui mi insulta giorno e notte! Ultimamente non ho più
la
forza di rispondergli.”
Hermione
lo osservò preoccupata.
“Ti
sei proprio andato a cercare un osso duro,” commentò.
“Non
me lo ricordare. Guarda, non so neanch’io come ho fatto ad innamorarmi di
lui. Fino a quest’estate lo odiavo! Poi quest’anno
all’improvviso l’ho visto e…puff! È come se avessi
avuto un’illuminazione.”
“Sai,
ha più senso di quanto non credi. L’amore e l’odio sono
due
sentimenti molto potenti, che spesso sono legati. Non sarebbe la prima volta
che nasce un grande amore da un grande odio.”
“Non
succederà mai, Hermione…” sospirò Harry.
“E
perché no?”
“Ma
mi hai ascoltato?! Ti ho appena detto che mi sono innamorato di Draco Malfoy!
Malfoy!! Quello che ti chiama Mezzosangue e che mi chiama Sfregiato e che mi ha
odiato dal primo giorno di scuola! Cosa posso fare? Pensi che possa andare
da
lui e dirgli – Senti Draco, ti dovrei parlare. Sai, mi sono innamorato
perdutamente di te e la mia vita non avrà più un senso se tu
non
ne farai parte – ?”
Hermione
stava per rispondergli ma uno scricchiolio e poi il rumore di un ramo che si
spezza la bloccarono con la bocca aperta. Entrambi si voltarono e con orrore
videro nientemeno che il suddetto Draco Malfoy appoggiato di malagrazia
sull’albero alle loro spalle, il viso sorpreso e più pallido del
solito. Harry si sentì svenire mentre il biondo si ricompose facendo
due
passi avanti e mostrandosi completamente.
“Potter…”
disse con un tono di voce molto basso.
“Oh
no!” esclamò Harry in preda al panico. “Da… Da quanto
tempo sei lì?”
“Potter…”
ripetè il Serpeverde, “non dicevi mica sul serio un secondo fa,
vero?”
A Harry
in un attimo sembrò che un peso insostenibile lo attirasse a terra d
al
collo, che una cascata di acqua ghiacciata scendesse lungo la sua schiena e
che
il cuore gli esplodesse nel petto. Draco l’aveva sentito…e lo stava
rifiutando. Non che si fosse aspettato una reazione diversa, ma così,
senza preparazione, senza essersi premunito… Sarebbe diventato lo
zimbello della scuola in poche ore, ma quel che era peggio Draco non gli
avrebbe mai più rivolto la parola, non l’avrebbe più
neppure avvicinato. Per il Grifondoro quella fu la goccia che fece traboccare
il vaso. Senza neanche rendersene conto si mise a correre più veloce
che
poté verso la scuola e una volta rientrato prese a salire le scale
disperatamente, cercando un luogo dove nascondersi e starsene solo.
Così
torniamo alla corsa senza meta dell’inizio. I suoi passi che risuonavano
nei corridoi erano l’unica cosa che riuscisse a sentire a parte il
martellare del suo cuore nel petto, che ancora non cessava di battere. Nulla
aveva più senso, tutto era perduto, giocato, finito. Non aveva
più speranza di essere felice, dopo che quell’ultima luce nel
buio
si era spenta. Come aveva potuto credere che Draco potesse ricambiarlo?
Sì, perché Harry si rese conto in quel momento che in un angolino
della sua mente ci aveva creduto davvero, o almeno sperato con tutte le sue
forze. Pur avendo il respiro corto non riusciva a trattenere le lacrime, che
scorrevano copiose sul suo bel volto cadendo sull’uniforme. Nella folle
ricerca di un posto dove disperarsi in pace i suoi piedi lo condussero verso la
guferia, ma non abbastanza accortamente. Infatti a pochi gradini dal culmine
della torre inciampò nell’orlo della divisa e cadde rovinosamente.
Lanciò un urletto di dolore e sorpresa, registrando la forte botta al
fianco, ma quando fece per rialzarsi non trovò le forze per farlo e
invece si appallottolò su se stesso singhiozzando forte e incontrollatamente.
Un tocco
leggero lo riscosse dalla sua disperazione. Una mano forte ma delicata gli
stava sfiorando la spalla, come in una carezza. Harry alzò controvoglia
lo sguardo, pulendosi il volto dalle lacrime con il palmo della mano per darsi
un contegno, e si ritrovò davanti a pochi centimetri…Draco. I
capelli biondi che gli ricadevano un po’ scomposti davanti agli occhi
per
la posizione chinata, il petto che si alzava e abbassava velocemente come se
fosse affannato per una lunga corsa e i brillanti occhi grigi che lo fissavano…preoccupati,
forse tristi. Completamente diversi dal solito, comunque, con una luce che
Harry non aveva mai visto e non sapeva interpretare. Il moro fece un respiro
profondo, trattenendo un nuovo attacco di lacrime, e lo guardò interrogativamente.
“Ti…
Ti sei fatto male?” domandò Draco.
“Che…
Che ci fai qui?” gli chiese Harry con voce rotta.
“Io…
Uh… Scusa…per prima… Non sapeva cosa dire… Non
intendevo…” biascicò ansante il Serpeverde.
“Mi
hai inseguito fin qui per divertirti a prendermi in giro?”
“No!”
esclamò Draco, scuotendo veementemente la testa. “Non… Tel’ho detto, non intendevo risponderti in quel modo prima, ma ero stato
colto di sorpresa e… Non sapevo che dire.”
Harry lo
fissò perplesso. Che stava cercando di dirgli Draco?
“Era…da
tanto tempo che cercavo di trovare le parole e il coraggio per avvicinarmi
a te
e parlarti, sai?” continuò il biondo, le cui guance già
arrossate dalla corsa si tinsero ancora un po’ di rosa. “Ma non
è tanto facile…”
“Che
stai cercando di dirmi?” chiese il Grifondoro, per le cui orecchie quel
discorso appariva stranamente piacevole.
“Anche
per me…è lo stesso. Anch’io mi sento così. Solo che
ormai sono anni che…mi tengo dentro tutto questo e… Non avrei mai
pensato che tu potessi accettare, tantomeno ricambiare…”
“Non
ti capisco,” mormorò Harry, il quale non credeva più a
ciò che udiva.
“Io…
Tu mi piaci, Harry. Sono già due anni quasi, dai tempi del Torneo
Tremaghi, che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, e avrei voluto
parlartene, ma non ne avevo il coraggio, così ho continuato a
comportarmi come sempre…da stronzo…per non farti notare
niente… Pur di starti vicino…”
Harry ricominciò inconsciamente a piangere, stavolta però
silenziosamente. Draco gli sfiorò una guancia con le dita, fermando
il
corso di una lacrima e rivolgendogli un sorrisino triste.
“Che…
Che ci facevi lì, oggi pomeriggio?”
“Nelle
ultime settimane non ce la facevo più a starti lontano… Stavo
impazzendo, così ho cominciato a seguirti. Scusa, non avrei voluto
origliare i tuoi discorsi privati, ma sembrava qualcosa di serio e importante,
e così…” Il biondo si interruppe chiaramente molto
imbarazzato, abbassando lo sguardo sulle proprie mani.
Harry
continuò a fissarlo per un attimo con la bocca mezza aperta e gli occhi
rossi e speranzosi, poi gli prese una mano tra le proprie e sussurrò
“Ti amo, Draco.”
Il
Serpeverde alzò nuovamente lo sguardo e lo fissò negli occhi
verde smeraldo del compagno che tanto amava.
“Anch’io,
Harry. Ti amo davvero,” sussurrò. Poi si chinò in avanti e
dolcemente posò le proprie labbra su quelle del giovane Grifondoro.
Harry
sospirò sentendo quel contatto delicato e morbido, chiudendo gli occhi e
abbandonandosi alle emozioni. Si sentì sciogliere e la testa che gli
girava mentre le sue labbra imparavano a conoscere quelle del ragazzo che tanto
amava e che tanto aveva sognato di baciare. Fu un bacio casto ma pieno di
promesse e sentimento. Quando si staccarono Harry tornò a fissare il
volto ora disteso e sorridente del proprio compagno.
“Allora…
Questo momento lo posso considerare come l’inizio di…qualcosa di
nuovo, tra noi?” chiese incerto.
“Non
aspettavo altro,” mormorò con un nuovo sorriso Draco, chinandosi
ancora una volta a baciare il suo ragazzo.
Wow, che
emozione! Non so cosa dire, è la prima fic che scrivo, ditemi che ne pensate
(e se
volete che vada avanti!).
Un
bacione a tutti coloro che hanno letto fin qui!
HPlover