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Autore: Inc    19/10/2010    2 recensioni
Sarò la principessa dei suoi incubi, anche quando diverrà un viscido morto. E sul suo volto marmoreo crebbe lieto e appagato un sorriso beffardo nei confronti della sua vittima.
Aveva deciso di uccidere, ma non di bere. Non voleva che nel suo corpo ci fossero tracce di persone tanto vili e meschine.
Aveva già ucciso tutti coloro che avevano partecipato allo stupro di gruppo e che l'avevano lasciata lì, mezza morta e sanguinante, credendola morta. Adesso lei aveva il coltello dalla parte del manico, ne sarebbe uscita vittoriosa.
Dietro la maschera di Rosalie?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Quella storia doveva finire in grande stile, come d’altronde tutto quello che faceva Rosalie Hale.
 
I suoi lunghi capelli biondi e setosi lambivano i formosi fianchi, ancor più evidenziati da quel vestito. Quello che avrebbe voluto indossare quando si sarebbe legata per sempre con il suo assassino.
 
Era sfarzoso, come i suoi modi da protagonista e i suoi inutili fronzoli che la caratterizzavano, bianco, anzi bianchissimo, come la sua virtù prima di essere massacrata da quello sciocco imprevisto, come lo definiva lei.
Il vero amore per lei non era la base per un felice matrimonio.
Bastava soltanto un uomo avvenente e di bell'aspetto, che avesse più di mille sterline di rendita, e disposto a divenire padre di una mandria di ragazzini amabili e amorevolmente agiati. La convenienza l'aveva spinta a diventare la futura moglie del suo principe azzurro.


Adesso più che mai era consapevole del suo errore.

L'abito da sposa le scendeva a pennello, come una seconda pelle, stretto in vita, con una scollatura vistosa e per certi versi impertinente. Il merletto, finemente ricamato, concludeva la manica lunga e leggermente larga. Lo strascico era deliziosamente lungo, da vera principessa qual'era, ed immancabile era il velo, delicato ed eccentrico al punto giusto. Questo era legato ai capelli liberi da ogni fermaglio,  da piccoli brillantini finemente intagliati e disposti a fiore lungo la coroncina che sosteneva il velo. 
Le scarpe richiamavano i brillantini, bianche anch'esse. 

Avrei un fruttuoso futuro da ladra. Disse tra sé e sé compiaciuta e realmente fiera di se stessa.

Finalmente la bella Rose avrà la sua vendetta. Sorrise consapevole e soddisfatta. 

Non aveva tralasciato nulla, nemmeno l'inutile. Aveva persino rubato un fascio di fiori degno di una contessa che si apprestava a camminare sull'altare, nel giorno più felice della sua vita. Erano piccole rose bianche, le stesse che piantava da bambina insieme al suo papà, legate da un piccolo fazzoletto ricamato con le sue iniziali: RH.
 
Sarò la principessa dei suoi incubi, anche quando diverrà un viscido morto. E sul suo volto marmoreo crebbe lieto e appagato un sorriso beffardo nei confronti della sua vittima.

Aveva deciso di uccidere, ma non di bere. Non voleva che nel suo corpo ci fossero tracce di persone tanto vili e meschine. 
Aveva già ucciso tutti coloro che avevano partecipato allo stupro di gruppo e che l'avevano lasciata lì, mezza morta e sanguinante, credendola morta. Adesso lei aveva il coltello dalla parte del manico, ne sarebbe uscita vittoriosa.
Si era macchiata dell'omicidio dei quattro rispettabilissimi nobili che l'avevano umiliata nel più profondo dell'animo, uccidendoli uno ad uno, con morti lente e dolorose, e lasciandosi per ultimo colui che aveva permesso tutto questo: Royce King.
Si era anche fatta beffa di lui, vestendosi come una sposa, facendolo morire consapevole di ciò che aveva fatto. 
Mai la vendetta fu così squisita.

Conosceva la casa sontuosa dove domiciliava segregato e terrorizzato il povero agnellino, quasi come le sue tasche.
L'aveva studiata nei minimi particolari, sentendosi importante e sapendo che dopo poco sarebbe stato tutto suo. 
Sarebbe stata la padrona.

Spalancò con veemenza le barricate di ferro, noncurante del rumore odioso che sprigionarono. Era come plastilina, riusciva a deformare tutto con il suo tocco, anche quello più leggero. E così avrebbe fatto con il suo collo fragile.
Riusciva già a sentire il piccolo trac che flebile sarebbe arrivato al suo udito formidabile. Solo dopo avrebbe potuto vivere la sua nuova vita da vampira. Non sapeva perfettamente dopo cosa sarebbe successo, ma adesso non importava.

Nella sua mente risuonava perfettamente solenne l'inno nuziale, e le rigogliose piante e fiori che indisturbati partecipavano a quel teatrino, davano un senso di maestoso mistero alla situazione.
A passo lento, quasi per gustarsi pian piano ogni istante, con le pieghe del vestito che fluttuavano tra le sottili gambe, si avviò al portone di legno intagliato. Prima di rompere la serratura fece un grazioso inchino e salutò la folla immaginaria e tutti i parenti che l'assistevano. 

« A noi due, Royce King. » disse con voce roca, pronta all'assalto.

Dopo essersi trovata nel salotto di Royce, aumentò il passo, alzandosi il vestito che la impacciava. Sempre con grazia invidiabile salì una ad una le scale, per arrivare alla stanza dello strazio. Adesso nei suoi occhi era percepibile solo voglia di placare la sua vendetta e tutto l'odio che provava verso quell'uomo-bestia. 

Ops, ci sarà qualche vittima in più!  Non aveva badato ad fatto che Royce si sarebbe protetto con delle guardie, dei soldati, poiché sapeva che stava per arrivare il suo turno. 

Scaltra come una gazzella e graziosa come un cerbiatto eliminò anche quell'ultimo inconveniente, spezzando il collo di entrambi e lasciandoli accasciati uno sull'altro senza vita, in un angolino del lungo corridoio. Non si resero nemmeno conto di quello che era successo.

Adesso gli occhi rossi di Rose puntarono assetati e brillanti come la coroncina che portava nei capelli la porta dove si era rintanato il povero topo. Il serpente doveva attaccare. La legge del più forte, questa era la natura.
Lui aveva vinto la battaglia ma lei stava per vincere la guerra.

Spedita si avviò verso la porta. La guardò assorta finché non sorrise appagata. Voleva farlo prima morire di paura, e poi farlo morire e basta. Senza altri mezzi, con un calciò, fece spalancare la porta.

Fece un grosso respiro alzando un sopracciglio sottile e biondo.

Dov'è quel vigliacco? Pensò franca con se stessa.

Il silenzio regnava sovrano, si sentiva soltanto il rumore arrogante del tacchetto delle sue scarpe che pian piano scovarono un uomo dietro un letto a baldacchino, rannicchiato e tremolante.

« Lo sapevo che me l'avresti fatta pagare, mia dolce Rose. » disse sfrontato nei suoi confronti.

Oh vile di un uomo! Pensò indignata e furibonda.

« Finalmente potrai pagarla. - e rise senza essere fine, quasi sguaiatamente. - Porco di un uomo. » concluse schifata.

Lui si alzò, sapeva quello che sarebbe successo, ma non si arrese « Perché non puoi perdonarmi? Ero ubriaco, e sai che mi hanno costretto! Fallo in nome della nostra promessa di matrimonio. » alla fine la sua voce si indebolì, fino a diventare un sussurrò appena percepibile per orecchie umane.

La ragazza, appena diciotto anni, andò su tutte le furie, imbestialita lo prese per la gola e lo lanciò contro il muro della parete opposta. 

« Così vile. » disse avvicinandosi sensuale e adirata.

Si avvicinò lentamente al corpo di quella bestia e gli sferzò un calcio potente e ricco d'ira e di odio.

« Così subdolo. » disse accompagnandolo da un'altro calcio. 

Lui si limitò ad ansimare e a lamentarsi.

« Morirai come una bestia. Come un cane. - esclamò ad alta voce. - Nessuno ti verrà a salvare. Ti lascerò moribondo come hai fatto tu con me. Morirai solo e consapevole e soffrirai, tanto. » e diabolicamente rise. Rise di gusto, pregustando il tutto.

« Io ti amavo! » disse all'improvviso con voce lamentosa. 

« Per tua sfortuna, io no! » e lo guardò, quasi con pena. Rise di nuovo, ancora più divertita.

« Bando alle ciance. Adesso non giocherò più. - disse canterellando nuovamente l'inno nuziale. - Addio, Mr. King. » e lo salutò con la mano, sempre sorridendo.

Si avvicino questa volta impaziente, voleva agire. Voleva uccidere. 

Lo prese per i capelli e lo alzò bruscamente da terra. 

Addio, Mr. King!

Lo scaraventò con tutto l'odio, con tutta la sua forza con la faccia a terra. 'Morte e sangue. Morte e sangue!' erano i suoi pensieri, adesso.
La regina nera aveva agito come una mantide de religiosa che dopo essersi accoppiata, uccide, divorando, il suo compagno. La natura aveva voluto ciò, e lei l'aveva assecondata in tutto e per tutto.

Si sfregò le mani, guardandolo adesso soddisfatta: sarebbe morto da solo, come un cane. Gli lanciò il suo mazzolino di rose, aggiungendo questo piccolo tocco di classe.

Sposerai la morte.

Si avviò con passo eccitato e con la soddisfazione che scorreva veloce nelle sue vene e arrivava al suo cuore fermo e freddo verso l'uscio. Le parve di sentire un battito accelerato. No, era soltanto il cuore di Royce che pulsava frenetico, e che si apprestava a lasciarlo spento e privo di vita. Solo.

Non degnò nemmeno di uno sguardo i corpi lugubri delle sue vittime.
Era appagata e contenta.
Lungo il corridoi l'accompagnò di nuovo l'inno nuziale.














*Angolo autrice*

Salve gente!
Ho sempre pensato che il personaggio di Rosalie sia uno dei più profondi di tutta la saga.
Dietro la sua maschera, c'era un passata dolente, doloroso e cattivo nei suoi confronti.
Ho cercato di immedesimarmi, e forse anche io avrei fatto la stessa cosa.
Spero che apprezziate lasciandomi il vostro parere.
L.






















   
 
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