Quella
storia doveva finire in grande stile, come d’altronde
tutto quello che faceva Rosalie Hale.
I
suoi lunghi
capelli biondi e setosi lambivano i formosi fianchi, ancor
più evidenziati
da quel vestito. Quello che
avrebbe voluto indossare quando si
sarebbe legata per sempre con il suo assassino.
Era
sfarzoso, come
i suoi modi da protagonista e i suoi inutili fronzoli che la
caratterizzavano,
bianco, anzi bianchissimo, come la sua virtù prima di essere
massacrata da
quello sciocco imprevisto, come lo definiva
lei.
Il
vero amore per
lei non era la base per un felice matrimonio.
Bastava soltanto un uomo
avvenente e di
bell'aspetto, che avesse più di mille sterline di rendita, e
disposto a
divenire padre di una mandria di ragazzini amabili e amorevolmente
agiati. La
convenienza l'aveva spinta a diventare la futura moglie del suo principe
azzurro.
Adesso
più che mai
era consapevole del suo errore.
L'abito
da sposa le
scendeva a pennello, come una seconda pelle, stretto in vita, con una
scollatura vistosa e per certi versi impertinente. Il merletto,
finemente
ricamato, concludeva la manica lunga e leggermente larga. Lo strascico
era
deliziosamente lungo, da vera principessa qual'era, ed immancabile era
il velo,
delicato ed eccentrico al punto giusto. Questo era legato ai capelli
liberi da
ogni fermaglio, da piccoli brillantini finemente intagliati e
disposti a
fiore lungo la coroncina che sosteneva il velo.
Le
scarpe
richiamavano i brillantini, bianche anch'esse.
Avrei
un
fruttuoso futuro da ladra. Disse
tra sé e sé compiaciuta e realmente fiera di se
stessa.
Finalmente
la
bella Rose avrà la sua vendetta. Sorrise
consapevole e soddisfatta.
Non
aveva
tralasciato nulla, nemmeno l'inutile. Aveva persino rubato un fascio di
fiori
degno di una contessa che si apprestava a camminare sull'altare, nel
giorno più
felice della sua vita. Erano piccole rose bianche, le stesse che
piantava da
bambina insieme al suo papà, legate da un piccolo fazzoletto
ricamato con le
sue iniziali: RH.
Sarò
la
principessa dei suoi incubi, anche quando diverrà un viscido
morto. E
sul suo volto marmoreo crebbe lieto e appagato
un sorriso beffardo nei confronti della sua vittima.
Aveva
deciso di
uccidere, ma non di bere. Non voleva che
nel suo corpo ci fossero tracce
di persone tanto vili e meschine.
Aveva
già ucciso
tutti coloro che avevano partecipato allo stupro di gruppo e che
l'avevano
lasciata lì, mezza morta e sanguinante, credendola morta.
Adesso lei aveva il
coltello dalla parte del manico, ne sarebbe uscita vittoriosa.
Si
era macchiata
dell'omicidio dei quattro rispettabilissimi nobili che l'avevano
umiliata nel
più profondo dell'animo, uccidendoli uno ad uno, con morti
lente e dolorose, e
lasciandosi per ultimo colui che aveva permesso tutto questo: Royce
King.
Si
era anche fatta
beffa di lui, vestendosi come una sposa, facendolo morire consapevole
di ciò
che aveva fatto.
Mai
la vendetta fu
così squisita.
Conosceva
la casa
sontuosa dove domiciliava segregato e terrorizzato il povero
agnellino,
quasi come le sue tasche.
L'aveva
studiata
nei minimi particolari, sentendosi importante e sapendo che dopo poco
sarebbe
stato tutto suo.
Sarebbe
stata
la padrona.
Spalancò
con
veemenza le barricate di ferro, noncurante del rumore odioso che
sprigionarono.
Era come plastilina, riusciva a deformare tutto con il suo tocco, anche
quello
più leggero. E così avrebbe fatto con il suo collo
fragile.
Riusciva
già a
sentire il piccolo trac che
flebile sarebbe
arrivato al suo udito formidabile. Solo dopo avrebbe potuto vivere la
sua nuova vita da
vampira. Non sapeva
perfettamente dopo cosa sarebbe successo, ma adesso non importava.
Nella sua mente risuonava
perfettamente solenne
l'inno nuziale, e le rigogliose piante e fiori che indisturbati
partecipavano a
quel teatrino, davano un senso di maestoso mistero alla situazione.
A passo lento, quasi per
gustarsi pian piano ogni
istante, con le pieghe del vestito che fluttuavano tra le sottili
gambe, si
avviò al portone di legno intagliato. Prima di rompere la
serratura fece un
grazioso inchino e salutò la folla immaginaria e tutti i
parenti che
l'assistevano.
« A noi
due, Royce
King. »
disse con
voce roca, pronta all'assalto.
Dopo essersi trovata nel
salotto di Royce,
aumentò il passo, alzandosi il vestito che la
impacciava. Sempre con grazia invidiabile salì una ad una le
scale, per
arrivare alla stanza
dello strazio.
Adesso nei suoi occhi era percepibile solo voglia di placare la sua
vendetta e tutto l'odio che provava verso quell'uomo-bestia.
Ops, ci
sarà qualche vittima in più! Non
aveva badato ad fatto che Royce si sarebbe protetto con delle
guardie, dei
soldati, poiché sapeva che stava per arrivare il suo
turno.
Scaltra come una gazzella e
graziosa come un
cerbiatto eliminò anche quell'ultimo inconveniente,
spezzando il collo di
entrambi e lasciandoli accasciati uno sull'altro senza vita, in un
angolino del
lungo corridoio. Non si resero nemmeno conto di quello che era successo.
Adesso gli occhi rossi di
Rose puntarono assetati
e brillanti come la coroncina che portava nei capelli la porta dove si
era
rintanato il povero topo. Il serpente doveva attaccare. La legge del
più forte,
questa era la natura.
Lui aveva vinto la
battaglia ma lei stava per
vincere la guerra.
Spedita si avviò
verso la porta. La guardò assorta
finché non sorrise appagata. Voleva farlo prima morire di
paura, e poi farlo
morire e basta. Senza altri mezzi, con un calciò, fece
spalancare la porta.
Fece un grosso respiro
alzando un sopracciglio
sottile e biondo.
Dov'è
quel vigliacco? Pensò
franca con se stessa.
Il silenzio regnava
sovrano, si sentiva soltanto
il rumore arrogante del tacchetto delle sue scarpe che pian piano
scovarono un
uomo dietro un letto a baldacchino, rannicchiato e tremolante.
« Lo sapevo che
me l'avresti fatta pagare, mia dolce
Rose. »
disse sfrontato nei suoi confronti.
Oh vile di un uomo! Pensò
indignata e furibonda.
« Finalmente
potrai pagarla. - e
rise senza essere fine, quasi sguaiatamente. -
Porco di un uomo. »
concluse schifata.
Lui si alzò,
sapeva quello che sarebbe successo,
ma non si arrese « Perché non puoi
perdonarmi? Ero ubriaco, e sai che mi
hanno costretto! Fallo in nome della nostra promessa di matrimonio. »
alla
fine la sua voce si indebolì, fino a diventare un
sussurrò appena percepibile
per orecchie umane.
La ragazza, appena diciotto
anni, andò su tutte le
furie, imbestialita lo prese per la gola e lo lanciò contro
il muro della
parete opposta.
« Così vile. »
disse avvicinandosi sensuale e adirata.
Si avvicinò
lentamente al corpo di quella bestia e
gli sferzò un calcio potente e ricco d'ira e di odio.
« Così
subdolo. »
disse accompagnandolo da un'altro calcio.
Lui si limitò ad
ansimare e a lamentarsi.
« Morirai come
una bestia. Come un cane. - esclamò
ad alta voce. - Nessuno ti verrà a
salvare. Ti lascerò moribondo come hai fatto tu con me.
Morirai solo e
consapevole e soffrirai, tanto. »
e diabolicamente rise. Rise di
gusto, pregustando il tutto.
« Io ti amavo! »
disse all'improvviso con voce lamentosa.
« Per tua
sfortuna, io no! »
e lo
guardò, quasi con pena. Rise di nuovo, ancora più
divertita.
« Bando alle
ciance. Adesso non giocherò più. -
disse canterellando nuovamente l'inno nuziale. - Addio, Mr.
King. »
e lo salutò con la mano, sempre sorridendo.
Si avvicino questa volta
impaziente, voleva agire.
Voleva uccidere.
Lo prese per i capelli e lo
alzò bruscamente da
terra.
Addio, Mr. King!
Lo scaraventò
con tutto l'odio, con tutta la sua
forza con la faccia a terra. 'Morte e sangue. Morte e sangue!' erano i
suoi
pensieri, adesso.
La regina nera aveva agito
come una mantide de
religiosa che dopo essersi accoppiata, uccide, divorando, il suo
compagno. La
natura aveva voluto ciò, e lei l'aveva assecondata in tutto
e per tutto.
Si sfregò le
mani, guardandolo adesso soddisfatta:
sarebbe morto da solo, come un cane. Gli lanciò il suo
mazzolino di rose,
aggiungendo questo piccolo tocco di classe.
Sposerai la morte.
Si avviò con
passo eccitato e con la soddisfazione
che scorreva veloce nelle sue vene e arrivava al suo cuore fermo e
freddo verso
l'uscio. Le parve di sentire un battito accelerato. No, era soltanto il
cuore
di Royce che pulsava frenetico, e che si apprestava a lasciarlo spento
e privo
di vita. Solo.
Non degnò
nemmeno di uno sguardo i corpi lugubri
delle sue vittime.
Era appagata e contenta.
Lungo il corridoi
l'accompagnò di nuovo l'inno
nuziale.
*Angolo
autrice*
Salve gente!
Ho sempre pensato che il
personaggio di Rosalie
sia uno dei più profondi di tutta la saga.
Dietro la sua maschera,
c'era un passata dolente,
doloroso e cattivo nei suoi confronti.
Ho
cercato
di immedesimarmi, e forse anche io avrei fatto la stessa cosa.
Spero che apprezziate
lasciandomi il vostro
parere.
L.