Mi
ami? Allora sposami!
(Seconda
parte)
«Perciò sarò diversa. Perché adesso, dal
punto di vista fisico, non c’è niente che desideri più di te. Più del cibo,
dell’acqua o dell’aria. Dal punto di vista intellettuale l‘ordine è leggermente
più sensato. Ma dal punto di vista fisico…»
Mi baciò la mano, appoggiata sulla sua
guancia. Il fatto che mi desiderasse sopra ogni cosa, aveva esaltato il ragazzo
diciassettenne presente in me, innamorato follemente della sua donna, e che
come lei voleva unirsi in un unico corpo. L’insicurezza stava prendendo
possesso di me e lei lo notava.
«Bella, potrei ucciderti»
Cercavo ancora una volta di farla tornare
su i suoi passi, perché io stavo per cedere lentamente.
«Non credo che ci riusciresti»
Davvero? Non ne sarei stato capace? Tolsi
la mano dal suo volto e staccai una rosa nera del nostro letto e la chiusi
nella mia mano. Una leggera pressione e la rosa fu solo polvere. Osservavo il
suo volto in cerca di un ripensamento, ma nulla.
«Non dico che non saresti in grado di
farmi del male… tanto che non credo ci riusciresti mai»
Scuotevo la testa, mentre lei parlava. Non
sarei stato in grado di fermare la mia forza.
«Potrebbe non andare come dici tu, Bella»
Sarebbe andata come pensavo io, punto.
«Potrebbe, certo. Ma nessuno di noi due sa
come andrà davvero»
Voleva che rischiassimo la sua vita? Che
io mettessi alla prova il mio mostro, senza contare la mia forza?
«Esatto. Credi che potrei mai correre un
rischio del genere?»
Ci fissammo negli occhi, cercando la resa
dell’altro senza trovarla.
«Ti prego… è tutto ciò che desidero. Per
favore»
Chiuse gli occhi e attese me. Volevo
esaudire ogni sua più piccola richiesta, ogni suo desiderio, e ciò mi fece
seriamente vacillare. Quando li riaprì, notò di certo la mia indecisione e
rincarò la dose, assecondando anche la mia pretesa.
«Per favore… non mi devi promettere nulla.
Se non va nel modo migliore, insomma, non ci sarà problema. Almeno… proviamoci.
E poi ti concederò quel che vuoi… ti sposerò. Ti lascerò pagare le mie tasse
universitarie e non protesterò per gli agganci con cui mi farai entrare a
Dartmouth. Potrai anche comprarmi una macchina veloce, se ciò ti renderà
felice! Ma… per favore»
Era questo il punto: stava rendendo felice
me. Lei voleva ciò che io temevo di più e bramavo allo stesso tempo. La strinsi
tra le mie braccia e mi avvicinai al suo orecchio.
«È insopportabile. Con tutto ciò che avrei
potuto darti… tu mi chiedi proprio questo. Hai idea di quanto mi costi dover
respingere una richiesta come la tua?»
Avrei voluto regalarle anche questa
esperienza, ma non potevo. Odiavo ancor di più la diversità tra le nostre
specie. Volevo, ora più che mai, essere umano per poterla amare come meritava.
«E allora non respingermi»
Decisi di non rispondere, la frustrazione
che provavo non aveva limiti.
«Ti prego…»
Ancora una preghiera, la sua, che mi fece
capitolare.
«Bella…» dissi, scuotendo la testa e facendo
scorrere le labbra sul suo collo, odiandomi, odiando il mostro che limitava il
mio amore per lei.
Mi voltai per osservarla e in quel momento
prese in mano la situazione, per una volta al posto mio. Mi baciò, ma non era
un semplice sfioramento, era un divorarsi delle nostre labbra. Presi il suo
volto tra le mani e l’assecondai, desiderando anch’io di più. Continuavo a
baciarla senza sosta, ma dovevo permetterle di respirare, così mi spostai sul
suo collo. Le permisi di slacciare la mia camicia, che senza difficoltà volò
via in un angolo della stanza. Le sue mani percorrevano il mio petto, il suo
calore era piacevole, simile al fuoco, un tocco a cui non avrei mai rinunciato
in quel momento. Ritornai alle sue labbra, baciandola e facendole capire che
anch’io la desideravo come non avevo mai desiderato nessuna donna nella mia
esistenza. Con un braccio le stringevo la vita, non permettendole molti
movimenti, ma riuscì a raggiungere i bottoni della sua camicetta, ma a quel
punto le bloccai le mani e le portai sopra la sua testa. Ero riuscito a fermare
lei e me, ero più forte di quanto pensassi.
«Bella, vuoi smettere per favore di provare
a toglierti i vestiti?» le chiesi con una domanda retorica.
Se cominciava a togliersi i suoi, era la
mia fine.
«Vuoi farlo tu?»
Credeva che volessi farlo io; l’avrei
fatto molto volentieri, ma non oggi, non ora.
«Non stanotte» le risposi dolce, e
continuai questa lenta ma gentile tortura sul suo collo.
La stavo venerando.
«Edward, non…»
No, non ti stavo rifiutando un’altra
volta.
«Non ti sto dicendo di no… ti sto dicendo
“non stanotte”»
Non avrei permesso ancora che pensasse di
essere stata rifiutata, e soprattutto chi mi garantiva che mi avrebbe sposato?
«Dammi almeno una ragione per cui stanotte
non va bene e un’altra sì» mi chiese lei con fiato corto.
«Non sono nato ieri» le risposi sorridendo
e poi continuai.
«Tra noi due, chi credi sia più riluttante
a dare all’altro ciò che vuole? Mi hai promesso che ti trasformerai soltanto
dopo che ci saremo sposati ma, se io cedo stanotte, chi mi garantisce che non
andrai da Carlisle domattina? È ovvio, o sono molto meno restio di te a darti
quel che vuoi. Perciò… prima tocca a te»
Ero soddisfatto di me stesso, finalmente
avrei fatto leva sull’argomento giusto per convincerla ad accettare.
«Prima ti devo sposare?» mi domandò
incredula.
«Questo è il patto… prendere o lasciare.
Ricordi la storia dei compromessi?»
Ammisi con me stesso che era scorretto agire
così, aveva l’aria di un ricatto, ma lasciavo a lei la possibilità di
rifiutare, perciò…
La strinsi tra le braccia e tornai a
baciarla in un modo decisamente poco carino.
«Credo che sia proprio una cattiva idea»
Stava cedendo finalmente. Sarebbe
diventata mia moglie!
«Non mi sorprende che la pensi così… sei
proprio testarda» le dissi ridendo spensierato e felice.
«Com’è possibile? Stanotte pensavo di
prendermi ciò che mi spetta – per una volta – e invece, tutto a un tratto…»
Finii io la frase per lei.
«Sei fidanzata»
Suonava bene, molto più che bene: era
perfetto. Io ero fidanzato con Bella, non riuscivo ancora a crederci.
«Ehi! Per favore, non pronunciare nemmeno
quella parola»
Non sopportava proprio il matrimonio, né
il fidanzamento.
«Ora sei tu a rimangiarti la promessa?» le
domandai, spostandomi per poterla osservare.
Io riuscivo a stento a trattenere una
risata, infatti mi lanciò un’occhiata di fuoco.
«Te la vuoi rimangiare?» le domandai
ancora una volta.
Stavolta temevo proprio di aver esagerato
e decidesse di non accettare, mi avrebbe ferito profondamente anche se aveva
accettato in un modo alquanto bizzarro.
«Uffa! No. Certo che no. Sei contento
adesso?»
Sapere che sarebbe diventata mia
ufficialmente?
Le sorrisi in modo a dir poco
sconvolgente.
«Molto più del solito»
La sentii protestare.
«Proprio non sei contenta?»
Io lo ero, tantissimo! La baciai di nuovo
come prima, con ardore.
«Un po’… ma non del fatto che ci sposiamo»
Be’, dovevo accontentarmi purtroppo. La
baciai ancora, felice come non mai nonostante la sua riluttanza.
«Non ti sembra che tutto vada al
contrario? Secondo la tradizione, tu dovresti sostenere la mia posizione, e io
la tua…» le dissi ridendo, eravamo una coppia strana.
«C’è poco di tradizionale in noi» anche
lei la pensava come me.
«È vero»
Continuai a baciarla senza fermarmi un
attimo, perché la felicità era troppa da incamerare e volevo che sentisse la
mia euforia, volevo che la contagiasse.
«Senti, Edward… ti ho detto che ti avrei
sposato, e lo farò. Lo prometto. Lo giuro. Sono disposta anche a firmare un contratto
con il sangue, se vuoi»
Ora faceva anche battute sul suo sangue,
la mia droga?
«Non è affatto divertente» sussurrai, e
continuai a baciare ogni lembo di pelle scoperta.
«Quel che sto cercando di dirti è
semplice: non ho intenzione di imbrogliare. Mi conosci bene. Perciò non c’è
motivo di aspettare. Siamo soli: quand’è che succederà di nuovo? E abbiamo a
disposizione questo letto grande e comodo…»
Non gliela avrei data vinta.
«Non stanotte»
Avevo più di un motivo per aspettare.
«Non ti fidi di me?»
Che domande! Io avevo fiducia cieca in
lei.
«Certo che mi fido» le risposi.
Lei, con la mano che stavo baciando, mi
alzò il viso, costringendomi a smettere quella piacevole tortura.
«Allora dov’è il problema? Sai benissimo
che alla fine vincerai tu. Alla fine vinci sempre tu»
Era vero, io vincevo sempre, ma solo
perché lei voleva che fossero gli altri felici.
«Perché scommetto sia a favore che contro»
le dissi, consapevole di aver detto troppo.
Non ero sicuro che sarebbe rimasta seria,
sapendolo.
«C’è dell’altro»
Ecco, mi aveva scoperto. Non risposi.
«Stai forse pensando di rimangiarti la
promessa?»
Pensava davvero che avrei rinunciato?
Sarebbe diventata mia, di certo non avrei mollato per qualsiasi motivo.
«No… te lo giuro, ci proveremo. Dopo che
ci saremo sposati»
Lei scoppiò a ridere in maniera malinconica,
ma non aveva capito forse.
«Mi fai sentire come il cattivo in un
melodramma: sto qui ad arricciarmi i baffi e penso a come rubare la virtù di
una povera ragazza»
Aveva fatto centro. Anche stavolta non
risposi e cominciai di nuovo a baciarle il collo.
«È così, non è vero? Stai cercando di
proteggere la tua virtù!»
Si coprì la bocca per non ridermi in
faccia, peccato che non era la mia virtù quella che mi preoccupava.
«No, sciocca… è la tua virtù che vorrei
proteggere. E tu mi rendi tutto tremendamente difficile» le dissi, per poi
premere le labbra sulla sua spalla.
«Che idea ridicola…»
Per te, che vivevi in quest’epoca lo era.
Ma per me era importante.
«Voglio chiederti una cosa… ne abbiamo già
parlato, ma ascoltami. Quante persone in questa stanza hanno un’anima, la
possibilità di andare in paradiso, o qualsiasi cosa ci sia dopo la morte?» le
domandai, conscio che avrebbe incluso anche me nel conteggio.
«Due»
Infatti, lo sapevo.
«Va bene. Forse è vero. Ora, non tutti la
condividono, ma l’opinione comune è che debbano rispettare le regole»
Forse ero troppo all’antica, ma io
appartenevo a un tempo in cui le regole erano tutto.
«Non ti bastano quelle dei vampiri? Vuoi
preoccuparti anche delle regole umane?»
Sì, esattamente.
«Male non fa… non si sa mai»
Mi strinsi nelle spalle. Lei, di rimando,
mi lanciò un’occhiata torrida.
«Dunque, può darsi che per la mia anima
sia troppo tardi, anche se dovessi aver ragione tu» continuai, incurante delle
sue occhiate.
«Niente affatto» mi rispose furiosa, ma
cercai di farla ragionare.
«“Non uccidere” è una regola condivisa
dalle fedi più importanti. E io ho ucciso un sacco di persone, Bella»
Volevo che capisse che in fondo rimanevo
sempre un assassino.
«Tutte cattive»
Che importava se si trattava di persone
cattive o buone. Erano sempre umani.
«Forse conta, o forse no. Tu non hai
ucciso nessuno…»
Farò in modo che non accada in futuro!
«Che tu sappia…»
Divertente, Bella!
«E farò del mio meglio per tenerti lontana
da ogni tentazione»
Era una promessa!
«Va bene. Ma non sono gli omicidi l’argomento
della discussione»
Sì, ma…
«Il principio è lo stesso… con l’unica
differenza che in questo ambio sono senza macchia, proprio come te. Mi concedi
di rispettare almeno una regola?»
Sapeva che avrei fatto leva su un mio
desiderio, lei mi avrebbe assecondato, perciò avrei adottato questa
tattica.
«È l’unica?»
Sì, per me.
«Ho rubato, ho mentito, ho desiderato cose
non mie… mi resta soltanto la mia virtù»
Le sorrisi, come piaceva a lei.
«Io mento in continuazione»
Ma nessuno ti crede!
«Certo, ma lo fai così male, che in realtà
non conta. Non ci crede nessuno»
Quante volte Charlie faceva finta di
nulla?
«Spero davvero che ti sbagli altrimenti
tra poco Charlie farà irruzione armato»
Ingenua, tuo padre preferiva voltarsi
dall’altra parte.
«Charlie fa finta di bersi le tue storie.
Piuttosto che affrontare le cose da vicino preferisce mentire a se stesso» le
dissi sorridendo.
Conosceva davvero poco suo padre.
«E cos’avresti desiderato? Tu puoi avere
tutto»
Già, tutto. Avevo persino avuto te e non
lo meritavo.
«Ho desiderato te», non ebbi la forza di
sorridere ancora.
«Non ne avevo il diritto, ma ho allungato
la mano e ti ho presa ugualmente. E ora, guarda cosa sei diventata! Stai cercando
di sedurre un vampiro». Scossi la testa con fare teatrale.
«Non è peccato desiderare ciò che è già
tuo, lo sai. E poi, pensavo che fossi preoccupato per la mia virtù»
Già, mia. Lei si considerava mia. Grazie, amore mio.
«Lo sono. Se per me è troppo tardi… Be’,
andrei all’inferno, e dico sul serio, pur di impedire che ci finisca tu»
Lei sarebbe andata in paradiso a qualsiasi
costo.
«Non puoi lasciarmi andare in un posto in
cui tu non ci sarai… per me quello è l’inferno. Comunque, c’è una soluzione
anche a questo: che ne dici di diventare immortali?»
Ora ci scherzava pure, ma ero più concentrato
sulla frase precedente. Per lei il vero inferno era il posto in cui io non ero
presente al suo fianco.
Ti amo, Bella.
«Sì, sembra davvero facile. Perché non ci
ho pensato prima?» chiesi in tono ironico.
Lei arrabbiata disse: «Insomma, questo è
quanto. Non andremo a letto insieme fino a che non saremo sposati»
Sì, proprio così!
«Tecnicamente, i vampiri non hanno bisogno
né di dormire né di letti»
Va bene, come battuta era simile a quelle
di Emmett, ma era divertente.
«Molto maturo Edward, davvero»
Abbastanza…
«Comunque, eccezion fatta per questo
dettaglio, sì, hai ragione». Glielo dovevo.
«Secondo me c’è un altro motivo»
Possibile che riusciva sempre a scoprirmi?
«Un altro?» le domandai.
«Tu sai che questo accelererà i tempi»
In effetti, lo avevo pensato.
«C’è una sola cosa che vorrei accelerare,
il resto può attendere in eterno… ma è vero, i tuoi ormoni impazienti sono il
mio migliore alleato in questa battaglia»
Lo avevo ammesso e non mi pentivo di
nulla. Volevo sposarla al più presto, il resto era futile.
«Non riesco a credere di esserci cascata.
Se penso a Charlie… e a Renée! Cosa penserà Angela? O Jessica? Uffa. Sento già
i pettegolezzi»
Erano così importanti per lei le opinioni
altrui, soprattutto di persone che poi non avrebbe più visto? Avremmo trovato
rimedio.
«Non c’è bisogno di fare le cose in pompa
magna. Non voglio grandi celebrazioni. Non dovrai dirlo a nessuno, né fare
alcun cambiamento. Andremo a Las Vegas… potrai indossare i tuoi vecchi jeans,
andremo in una di quelle cappelle in cui basta aprire il finestrino, senza
nemmeno scendere dall’auto. Voglio soltanto rendere ufficiale il nostro legame:
voglio che tu appartenga a me e a nessun altro»
Soprattutto avrei mandato un chiaro
messaggio a una persona in particolare, Jacob.
«La cosa non potrà essere più ufficiale di
quanto lo è adesso»
Si sbagliava, un anello al dito era
qualcosa di tangibile, un contratto d’amore. Jacob forse avrebbe capito in
maniera definitiva il concetto di donna altrui. Lei era mia e con
il matrimonio volevo mandare un messaggio forte e chiaro a tutto il genere
maschile che popolava la terra, non solo Forks!
«Ne riparleremo» le dissi, sorridendo compiaciuto
delle mie fantasie, e continuai.
«Suppongo che in questo momento non ti
vada di ricevere un anello»
Se lo avesse indossato, mi avrebbe reso
felice come non mai. Era la prova che il nostro amore era vero e non solo un
bellissimo sogno in cui stavo al momento. Era una verità assoluta.
«La tua supposizione è corretta»
La sua faccia era uno spettacolo divertente,
ma mi aveva un po’ deluso; ero bravo a nascondermi dietro una parvenza di
tranquillità, in fondo aveva acconsentito, doveva bastarmi. Scoppiai a ridere,
ma prima o poi sarebbe successo, non poteva scappare per sempre!
«Fantastico. Ma te lo metterò al dito
presto» le dissi, sicuro.
Lei mi lanciò un’occhiataccia, non felice
della mia uscita.
«Parli come se l’avessi in tasca»
Ehm… sì, era proprio così!
«Proprio così… sono pronto ad approfittare
del tuo primo momento di distrazione»
Avevo promesso che non avrei agito in
maniera leale mentre parlavo con Jacob, e neanche lui l’aveva fatto. Perché io
dovevo agire in maniera consona e senza sotterfugi?
«Sei incredibile»
L’amore rendeva folli, lo sapevi?
«Vuoi vederlo?» le domandai, sperando in
una risposta positiva.
Anche se non lo avrebbe indossato, lo
avrebbe visto. Il mio pegno d’amore per lei, la promessa che le facevo per
l’eternità con quell’oggetto.
«No!»
Quella parola formata da due lettere fu in
grado di ferirmi. Non voleva vederlo, allora che senso aveva la promessa che mi
aveva fatto poco prima? Sicuramente dal mio volto non traspariva l’entusiasmo
di prima, perciò decise di ritrattare la sua ultima affermazione.
«A meno che non desideri davvero
mostrarmelo»
Ora non lo avrei preso per nessun motivo.
L’avrebbe visto per non ferire me, mentre io volevo che lo vedesse perché lo
voleva lei.
«Non c’è problema… posso aspettare»
Mi strinsi nelle spalle. Provavo dolore,
ma non volevo che lo notasse. Lei sospirò, decisa a non arrendersi.
«Fammi vedere quel maledetto anello,
Edward»
Adesso era pure maledetto l’anello? No,
non te l’avrei data vinta.
«No» dissi, scuotendo la testa.
Ora ero offeso, oltraggiato nei miei
sentimenti per lei. Perché mi feriva così?
«Per favore»
Poggiò una sua mano sulla mia guancia
gelida, accarezzandola. Aveva capito che con questa sua voce supplichevole, le
sue carezze, avrebbe sempre ottenuto tutto da me. La guardai male.
«Sei la creatura più pericolosa che abbia
mai incontrato»
Non solo era in grado di ferirmi
profondamente con semplici parole, ma mi teneva in pugno. Ogni suo gesto era in
grado di condizionarmi, ero in sua balìa, poteva fare di me ciò che voleva, io
glielo avrei permesso. Mi alzai e recuperai la scatolina di velluto nera dal
mio comodino e tornai a posizionarmi nel letto vicino a lei. Le poggiai la
scatolina sul ginocchio sinistro.
«Avanti allora, aprila» le dissi, in modo
scortese.
Doveva capire che anch’io avevo dei
sentimenti, non poteva sempre pensare alle sue paure. Anch’io le avevo, era il
suo rifiuto la mia paura e la mia sofferenza. Cominciò a sfiorarla con le dita,
ma senza aprirla; era indecisa.
«Hai speso un sacco di soldi, vero? Menti
pure, se l’hai fatto»
Non avrei dovuto mentire stavolta, ma
doveva abituarsi ai regali, perché gliene avrei fatti tanti altri,
indipendentemente dal costo. Lei meritava tutto!
«Non ho speso nulla… è solo un altro
riciclaggio. È l’anello di fidanzamento di mia madre»
Mia madre, Elisabeth, sarebbe stata
orgogliosa della mia scelta, della donna che era al mio fianco in questo
momento. La donna che era riuscita a vedere oltre il mostro che ero.
«Ah»
Di certo non si aspettava che le dessi
proprio quello, ma ci tenevo, e ci teneva anche mia madre che la mia sposa
avrebbe avuto quell’anello.
«Immagino che sia un po’ fuori moda…
all’antica, come me. Ti posso far avere qualcosa di più moderno. Ti andrebbe
qualcosa di Tiffany?»
Ti prego, accetta questo. Non ferirmi di nuovo.
«Mi piacciono le cose fuori moda»
Grazie, amore mio.
Finalmente si decise ad aprire il coperchio e lo osservò con intensità. Lo
stava studiando nei minimi particolari e ciò mi inquietò; non le piaceva.
«Che carino»
Era un modo per non offendermi?
«Ti piace?»
Volevo che dicesse la verità, anche se
avrebbe fatto male.
«È bellisimo… perché non dovrebbe
piacermi?»
Alzò le spalle con disinteresse. Stava
mentendo, faceva così quando una cosa le piaceva più del lecito. Ero
estremamente felice di questa scoperta e ridacchiai.
«Guarda se ti va bene»
Lei strinse la mano sinistra in un pugno.
La sua reticenza mi stava esasperando.
«Bella… non te lo salderò al dito. Vorrei
solo che te lo provassi per vedere se la misura è giusta. Dopo te lo puoi
togliere»
Con mio sommo dispiacere.
«Bene»
Fece per sfilarlo dalla scatola, ma io fui
più veloce e lo inserii nel suo dito. Sollevai la mano per osservarlo meglio.
Non seppi definire i sentimenti che provai in quel momento: felicità, orgoglio,
soddisfazione… era un miscuglio aggrovigliato, difficile da sciogliere. Usai la
sua stessa tattica, ma in maniera grossolana; indifferenza.
«Misura perfetta. Non c’è male… mi risparmia
un viaggio dall’orefice»
La mia voce non volle collaborare. Era
tremante lievemente, ma dai miei occhi traspariva una felicità acuta.
«Ti piace, non è vero?» mi domandò con
voce sospettosa.
Aveva capito che la mia era una maschera,
ma non mollai.
«Certo. Ti sta davvero bene»
Mi voltai a guardarla e lì capii che non
ero più in grado di fingere. I miei occhi, il mio viso e il sorriso enorme che
avevo, parlavano per me; non ero mai stato così felice come ora. Agii d’istinto
e la baciai con entusiasmo. Sulle sue labbra, sussurrai con emozione:
«Sì, mi piace. E non sai quanto»
Lei rise, con il fiato ansante per il bacio
infuocato.
«Ci credo» mi disse.
In quell’istante, un’idea mi balenò nella
mente.
Volevo qualcosa di formale e romantico,
come piaceva a me. Un gesto intimo che si tramandava da sempre.
«Ti dispiace se faccio una cosa?»
La strinsi un istante nel mio abbraccio
soffocante.
«Tutto ciò che vuoi»
Adesso era lei ad essere caduta nel
tranello, non poteva più tirarsi indietro!
Mi allontanai da lei, giusto un po’, e lei
capì le mie intenzioni.
«Questo no, però»
Invece sì! La presi per mano e la feci
alzare in piedi.
«Invece voglio farlo come si deve. Per
favore, per favore, ricordati che mi hai già detto di sì, e non
rovinare tutto»
Doveva essere il momento più bello delle
nostre vite, quello in cui dichiaravamo all’altro di voler vivere insieme per
sempre.
«On, no» esclamò, ma non demorsi e m’inginocchiai.
«Sii gentile» le dissi, sperando che non
scappasse via in preda all’imbarazzo.
Si limitò a respirare profondamente e
aprii la bocca.
«Isabella Swan? Prometto di amarti per sempre,
ogni singolo giorno per l’eternità. Mi vuoi sposare?»
Ora tocca a te. Ti sto donando me stesso, il mio
cuore. Puoi distruggermi o rendermi l’uomo più felice della Terra. Spetta a te
decretare il mio destino.
Seguirono secondi, minuti o ore, non lo
sapevo più, ma finalmente lei parlò.
«Sì»
Un sussurro a me chiaro e limpido. La mia
unica ragione di vita aveva scelto me.
«Grazie»
Non avrei mai dimenticato questa notte, la
migliore della mia esistenza.