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Autore: Nihal    20/10/2010    4 recensioni
“Ha-hai davvero detto a Kiba che il suo… ehm… coso ha la stessa espansione del suo cervello?”
Hinata si portò le mani davanti alla bocca leggermente sconvolta. Non pensava che sua sorella fosse capace di certe volgarità.
D’accordo, forse un po’ lo credeva, però era sempre sconvolgente sentire quelle cose uscire dalla sua bocca.
“Sì.” Rispose lei calma, bevendo il suo tè con noncuranza.
“E che il suo c-cervello è più o meno equivalente ad un arachide di medie dimensioni?” Riportò lei, ricordando le esatte parole di Hanabi.
“Sì.” Affermò ancora lei, posando la tazza e alzandosi.
“Ha-Hanabi, lui si vendicherà.” La redarguì lei.
Beninteso, Kiba non era proprio quel tipo di persona che avrebbe fatto del male a qualcuno in alcun modo, ma Hinata era sicura che avrebbe trovato un espediente qualsiasi per infastidire la sorella.
“Sopravvivrò.”

[Seconda classificata a parimerito all'Hanabi Contest indetto da ValeHina e giudicato da Mokochan]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Kiba Inuzuka | Coppie: Kiba/Hanabi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Tanto va l'Inuzuka alla Hyuuga che ci lascia il cagnolino'
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Autore (se il nick differisce da quello di EFP, comunicarlo qui): Nihal
Titolo: Poliziotti invadenti
Personaggi e Pairing: Hanabi Hyuuga, Kiba Inuzuka – KibaHanabi
Genere: Commedia
Rating: Verde
Avvertimenti: Au, One Shot
Introduzione: “Ha-hai davvero detto a Kiba che il suo… ehm… coso ha la stessa espansione del suo cervello?”
Hinata si portò le mani davanti alla bocca leggermente sconvolta. Non pensava che sua sorella fosse capace di certe volgarità.
D’accordo, forse un po’ lo credeva, però era sempre sconvolgente sentire quelle cose uscire dalla sua bocca.
“Sì.” Rispose lei calma, bevendo il suo tè con noncuranza.
“E che il suo c-cervello è più o meno equivalente ad un arachide di medie dimensioni?” Riportò lei, ricordando le esatte parole di Hanabi.
“Sì.” Affermò ancora lei, posando la tazza e alzandosi.
“Ha-Hanabi, lui si vendicherà.” La redarguì lei.
Beninteso, Kiba non era proprio quel tipo di persona che avrebbe fatto del male a qualcuno in alcun modo, ma Hinata era sicura che avrebbe trovato un espediente qualsiasi per infastidire la sorella.
“Sopravvivrò.”
Note dell'Autore: Beh, che dire? Mi è venuta una mezza idea fulminante – forse si era notato quando mi sono iscritta al contest con mooolto anticipo!xD – ed ecco qui la mia arma di distruzione di massa!^^
È da un po’ che non partecipavo a dei contest, quindi ritieniti molto sfortunata, visto che ho scelto proprio il tuo per ricominciare!_-_
E, ehm... spero che dopo che l’avrai letta non me la tirerai dietro!^^’
Ah, non mi pare ci fosse scritto, ma in ogni caso ti segnalo che la storia l’ho fatta betare!^^





Poliziotti invadenti



“Ha-hai davvero detto a Kiba che il suo… ehm… coso ha la stessa espansione del suo cervello?”
Hinata si portò le mani davanti alla bocca leggermente sconvolta. Non pensava che sua sorella fosse capace di certe volgarità.
D’accordo, forse un po’ lo credeva, però era sempre sconvolgente sentire quelle cose uscire dalla sua bocca.
“Sì.” Rispose lei calma, bevendo il suo tè con noncuranza.
“E che il suo c-cervello è più o meno equivalente ad un arachide di medie dimensioni?” Riportò lei, ricordando le esatte parole di Hanabi.
“Sì.” Affermò ancora lei, posando la tazza e alzandosi.
“Ha-Hanabi, lui si vendicherà.” La redarguì lei.
Beninteso, Kiba non era proprio quel tipo di persona che avrebbe fatto del male a qualcuno in alcun modo, ma Hinata era sicura che avrebbe trovato un espediente qualsiasi per infastidire la sorella. “Sopravvivrò.”

***



Hanabi Hyuuga si ripeteva spesso che se era riuscita a sopportare tutti quegli anni suo padre, allora sarebbe riuscita a sopportare tutti gli uomini che le sarebbero capitati durante la sua vita. Questo prima di avere, alla veneranda età di ventuno anni, la sfortuna di conoscere un tale Kiba Inuzuka che aveva avuto l’infelice idea di proclamarsi sua seccatura personale. Il suo scopo era probabilmente quello di irritarla a morte e, anche se non voleva ammetterlo, ci stava riuscendo davvero benissimo.
Hanabi non era di certo nota per la sua pazienza e questo lo sapeva bene il randagio, come lei stessa lo aveva soprannominato. La prima volta che lo aveva visto lui aveva tentato di avvicinarla con un ‘ehi, bellezza, vuoi giocare con me?
Il cocktail che vegetava sul tavolino da circa dieci minuti gli era misteriosamente volato in testa. Dal secondo incontro in poi aveva iniziato a stuzzicarla tutte le volte che aveva la sfortuna di vederlo e lei, ovviamente, in ogni occasione gli aveva risposto per le rime. Peccato che lui non si stancasse: era arrivato al punto di imbastire una falsa irruzione in casa sua soltanto per infastidirla.
Quando un intero squadrone si era presentato alle sette di domenica mattina, davanti alla porta, munito di cani e distintivi alla ricerca di una partita di droga che secondo un’informazione più o meno attendibile sarebbe dovuta arrivare a casa sua, non si era più trattenuta dalla rabbia e dopo aver imprecato contro tutti i presenti – cani e vicini inopportuni compresi – si era diretta da Kiba e lo aveva minacciato in modo molto esplicito. La denuncia per ‘offese a pubblici ufficiali’ che ne era pervenuta, messa prontamente a tacere da Kiba che aveva provocato quel disastro, non le aveva impedito di continuare ad insultare il suddetto randagio ad oltranza.
I clacson che suonavano irritati la fecero ritornare alla realtà, così si decise a lasciare quel semaforo che ormai era diventato rosso, verde, rosso e di nuovo verde almeno un paio di volte.
Non era possibile: persino quando era lontano riusciva ad irritarla.
Premette sull’acceleratore con foga: sicuramente non sarebbe arrivata tardi al lavoro soltanto per colpa sua. Forse le urla che le lanciavano i pedoni ogni volta che era in procinto di farli diventare un tutt’uno con l’asfalto non erano di buon auspicio, però quel giorno doveva arrivare ad un orario dignitoso. Il suo capo, la dolce Ino Yamanaka, era stato chiaro: un altro ritardo e le dimezzava lo stipendio.
Per questo non appena trovò un posticino libero tra due auto parcheggiate proprio di fronte al suo ufficio non esitò a posizionarsi lì, con tanto di manovre non consentite.
Riuscì persino a non trovare le chiavi per chiudere la macchina, salvo ricordare che erano le stesse con cui la metteva in moto e che in quel momento si trovavano esattamente nascoste nel suo palmo sinistro.
“Ehi, Hyuuga!”
No. Lui no, per favore.
Mise le chiavi nella borsa con molta foga e, invocando tutti i Kami affinché le venissero in aiuto per farle evitare una strage pubblica, si voltò lentamente verso quella che evidentemente per quella mattina sarebbe stata la fonte del suo ritardo.
Oh beh, si disse, Ino c’è abituata.
“Che occhi di ghiaccio, bellezza.”
La voce di Kiba Inuzuka le penetrò i timpani che, poverini, non poterono proprio evitarla. Il randagio sorrise sornione allo sguardo irritato della Hyuuga. Doveva trovare dannatamente divertente impedirle di andare al lavoro mentre lui faceva finta di compiere il suo.
“Cosa vuoi Inuzuka?” Si informò lei, fissando i suoi occhi perlacei in quelli di lui.
“Ma come? Si parla così ad un pubblico ufficiale?” La rimproverò lui fingendosi indignato.
Pubblico ufficiale. Sinceramente Hanabi faticava a credere che fosse davvero un poliziotto.
Eppure il distintivo c’era e, tanto per non vantarsi con le donne, glielo aveva mostrato all’incirca un centinaio di volte arrotondando per difetto. Polizia cinofila per di più. Ecco spiegata l’irruzione con i cani antidroga e l’essere peloso e pulcioso che si portava sempre dietro e che in quel momento… stava urinando sulla ruota posteriore della sua auto?
“Inuzuka, togli quell’essere di lì!”
Kiba fece un gesto annoiato verso Akamaru, che si allontanò dalla sua auto. Per forza, ormai aveva svuotato tutta la vescica, cos’altro poteva farci vicino alla sua ruota?
“Akamaru allontanati, se la macchina è come colei che la guida potrebbe avviarsi da sola e investirti.”
Hanabi chiuse gli occhi e contò mentalmente fino a dieci, per tentare di calmarsi. Il randagio aveva proprio scelto la persona sbagliata con cui scherzare.
Si guardò intorno: se non ci fossero stati testimoni, lo avrebbe sicuramente pestato. Peccato per l’anziana signora seduta ad un tavolino al bar dell’angolo, che stava guardando sconvolta la scena.
Forse si aspettava che Kiba l’arrestasse. No,sicuramente si aspettava che Kiba l’arrestasse.
“Inuzuka, dimmi cosa vuoi e poi sparisci. C’è qualcuno qui che lavora per davvero.”
Kiba diede uno sguardo intorno a lui all’evidente ricerca di qualcosa che sembrò non trovare.
Probabilmente cercava un’accusa plausibile.
“Sei in divieto di sosta.” La rimproverò, puntandole un dito accusatore contro.
Akamaru abbaiò convinto.
“Non è vero.” Ribatté lei, indicando la mancanza di cartelli che evidenziassero la sua infrazione.
“Sei parcheggiata fuori dalle strisce.” Tentò allora lui.
“Ti stai arrampicando sugli specchi.”
“Non vedi che la ruota è fuori di un millimetro?”
Kiba si abbassò per indicare l’orripilante infrazione commessa da Hanabi, che aveva osato parcheggiare la sua macchina in quell’indecente posizione.
Hanabi fu fortemente tentata dal tirargli un calcio nel sedere e farlo finire di faccia a terra.
L’abbaiare frenetico di Akamaru, che sembrava aver compreso appieno le intenzioni della ragazza, la fece bloccare con la gamba destra alzata.
Prese mentalmente nota di comprare prima una museruola per il cane e dopo una per il padrone.
“Cosa stavi facendo?” Chiese Kiba con fare inquisitorio, alzandosi e notando il piede di Hanabi che si trovava esattamente a due millimetri dalla postazione del suo sedere.
“Mi sgranchivo.” Rispose lei vaga.
“Sai, dovrei quasi farti una multa…” Buttò lui lì, con un sorrisetto canino a increspargli le labbra. Da quando in qua faceva multe? Lui non era quello che si vantava sempre di catturare famosi spacciatori ricercati in tutto il mondo?
“Scusa?”
“Ho detto sai, dovrei quasi farti una multa.” Ripeté lui lentamente, scandendo le parole come se lei fosse sorda.
“Sai, dovrei quasi mandarti a quel paese.” Sibilò inviperita.
Chi si credeva di essere per andare lì a dispensare multe assolutamente fasulle? Una voce dentro di lei le disse: così impari a provocarlo.
L’altra voce mandò la prima a quel paese insieme all’Inuzuka.
La terza – e ultima, sperò – si domandò se stesse impazzendo.
“Potrei quasi denunciarti. Non si risponde così ad un poliziotto. Sei proprio una cattiva ragazza Hanabi.”
Hanabi prese un respiro per calmarsi. Poi ne prese un altro. Infine un altro ancora. Dal momento che proprio non riusciva a farsi passare l’impulso di prenderlo a pugni si disse che lui aveva la facoltà di arrestarla e di passare una nottata in cella non se ne parlava proprio.
“Non puoi farmi una multa perché la macchina è un po’ fuori dal parcheggio, Inuzuka.” Affermò quindi, razionale.
“Sì che posso. E posso anche multarti per eccesso di velocità, manovre schifose e tentato omicidio di innocenti pedoni.”
Kiba sorrise superiore. Con delle accuse del genere, come poteva anche solo pensare di contestare quella che si prospettava essere una salatissima multa? Meno male che erano partiti solo da un millimetro di gomma fuori dalle strisce.
Ma che faceva, la spiava?
“E io posso denunciarti per stalking, poliziotto perverso.”
“E io per danni morali. Io non sono perverso.”
Hanabi lo guardò scocciata. Lui la stava seguendo e osava definirsi non perverso?
Maledisse – di nuovo – mentalmente il giorno in cui lo aveva incontrato e si ripromise che Hana gliel’avrebbe pagata cara. Dopotutto era stata lei a presentarglielo. Chissà perché, credeva che loro sarebbero andati d’amore e d’accordo.
Tanto voi due siete stronzi uguali.
Erano state le esatte parole di quella scema di un’Inuzuka. In realtà voleva solo un po’ di privacy con il suo fidanzato e quindi per liberarsi di suo fratello li aveva gentilmente incitati ad uscire e a discutere di ciò che più li aggradava.
Alla fine dell’incontro Kiba ne era uscito contuso e Hanabi adirata a morte con qualsiasi cosa avesse l’ardire di respirare, ma a Hana quello era importato poco.
“Hai ragione. Sei troppo stupido per essere perverso.” Rincarò lei, osservandolo come se fosse qualcosa di estremamente fastidioso e irritante. Effettivamente era un po’ tutti e due per Hanabi.
“Non hai proprio rispetto per le autorità. Dovrei insegnartela io.”Ammiccò lui, tirando fuori un paio di manette da chissà dove.
“Stammi lontano.” Borbottò lei, gelida.
“E se ti arrestassi e poi giocassimo al poliziotto solerte e alla criminale molto ma molto cattiva?” Chiese lui lanciandole uno sguardo di intesa.
Porco.
“Solo se il tuo cane partecipa attivamente.” Ribatté lei sarcastica.
Akamaru si rifugiò dietro le gambe del suo padrone, evidentemente spaventato dall’espressione che era comparsa in volto alla Hyuuga.
Doveva essere proprio scarso come cane poliziotto, constatò Hanabi. Un po’ come il padrone, si disse distrattamente.
“Per la cronaca queste si chiamano proposte oscene. Potrei denunciarti, Inuzuka.”
Kiba si fermò un attimo per riflettere sulla risposta. Iniziava ad essere fermamente convinto che non l’avrebbe spuntata con Hanabi. Insomma, quella forse era la decima volta che la fermava con qualche pretesto e alla fine per lui finiva sempre dolorosamente.
“Che ne dici quindi di metterci una pietra sopra?” Chiese lui, conciliante.
Hanabi spalancò gli occhi, stupita. Kiba non le aveva mai chiesto di metterci una pietra sopra: al massimo era lei che casualmente avrebbe potuto lasciar cadere qualche masso particolarmente pesante sui piedi dell’Inuzuka, ma che lui le chiedesse una tregua non si era mai sentito.
“In che senso?” Domandò quindi circospetta.
Kiba le sorrise.
“Tu mi fai un piccolo favore e io ti lascio andare a lavorare.”
Ah, ecco. Se lo sentiva che c’era qualcosa sotto. Hanabi Hyuuga non si faceva prendere in giro così facilmente da un randagio qualunque.
Incrociò le braccia al petto stizzita, aspettando la proposta. Se voleva proporle una serata a tre, lui, lei e il cane, si ripromise che gli avrebbe spaccato la faccia senza senso di colpa alcuno.
“Mi concedi un bacio?” Tentò lui, avvicinandoci minacciosamente.
Lei arretrò di colpo, iniziando a cercare nella borsa qualche oggetto contundente.
“Neanche morta: puzzi di cane. Fatti un bagno e poi ne riparliamo.”
“Allora un appuntamento.” Azzardò sorridendo.
Sorrise anche Hanabi, cosa che rincuorò Kiba. Che avesse deciso di accettare?
Si avvicinò un po’ di più al poliziotto, fino ad arrivare a qualche centimetro dal suo orecchio destro. “Te lo puoi scordare, Inuzuka.”
Il sorriso di Kiba si allargò ulteriormente.
“Ci avrei scommesso, sei proprio stronza.”
E così dicendo mise una mano in tasca e ne estrasse un pezzo di carta e una penna. Poi si appoggiò sul cofano della macchina di Hanabi e iniziò a scribacchiare qualcosa, ignorando le proteste della suddetta per, testuali parole, aver osato toccare la sua adorata macchina.
De gustibus, si disse Kiba, facendo ben attenzione a non esporre a parole ciò che pensava dell’adorata macchina di Hanabi.
“Chiamami caso mai avessi bisogno di un poliziotto solerte. O se vuoi giocare, vedi tu…” Concluse, infilando con uno scatto il bigliettino nella sua borsa. Hanabi alzò gli occhi al cielo con espressione irritata. Possibile che quell’Inuzuka non potesse trovarsi qualcosa di meglio da fare? Ad esempio aiutare le donne anziane ad attraversare la strada o cose del genere. Dopotutto c’era la vecchietta all’angolo che continuava ad occhieggiarli arcigna. Forse voleva davvero attraversare.
“Adesso posso andare al lavoro?” Si informò.
“Prego.” Concesse lui magnanimo, un altro ghigno che stava a significare che era sicuro che lei lo avrebbe chiamato, prima o poi.
“E tu renditi utile alla società: arresta i criminali invece di importunare giovani ragazze.” Continuò, ormai diretta nell’edificio in cui avrebbe trovato una Ino molto innervosita pronta a farle una predica che lei non aveva alcuna voglia di ascoltare.
“E chi ha importunato una ragazza, scusa?” Ghignò lui, allontanandosi a sua volta. Un giorno o l’altro quell’Inuzuka sarebbe finito male, se lo sentiva. Sì, se lo sentiva, perché sarebbe stata proprio lei a eliminarlo dalla faccia della Terra.

***



“I poliziotti di oggigiorno… tutti scansafatiche.” Borbottò stizzita l’anziana signora all’angolo, osservando il giovane ragazzo gongolare mentre guardava la ragazza di prima andare via.


Fine!


Questa storia si è classificata seconda a parimerito all’Hanabi Contest indetto da ValeHina e giudicato da Mokochan!^^
Oddio, non me lo aspettavo, sono sconvolta!**
E in più ho anche vinto due premi! *cade per terra dalla sedia*
Continuo a supportare la teoria secondo la quale la giudice era in un grave stato di ubriachezza nel momento in cui leggeva la mia storia!u___ù
Sono soddisfatta della classificazione (e come non esserlo!**) e spero che la storia vi piaccia!^^

Allego qui il giudizio e i bellissimi banner di Shurei!**




Grammatica: 8,5/10
Stile: 8/10
Trama: 9/10
Originalità: 8/10
IC personaggi: 9,5/10
Caratterizzazione di Hanabi: 9/10
Giudizio personale: 9,5/10

Totale: 61,5/70

Giudizio (scritto): Dal punto di vista della grammatica, devo sottolineare che non ci sono errori (l‘hai fatta betare, quindi è ovvio che sia così), tuttavia alcune parole da te scelte rallentano la lettura, e così alcune virgole.
E’ tutto vagamente rallentato, tuttavia a suo modo scorre ancora bene e mi piace. Per quel pizzico di ironia, di freschezza, che si presenta in ogni riga.
Continui a sorprendermi, Nihal!
La storia si presenta da subito simpatica, non puoi non ridere dinanzi alla continua rabbia di Hanabi, che si ritrova sempre tallonata da Kiba, il poliziotto più arrogante, maleducato e scorretto che ci sia in circolazione.
Insomma, fa l’animale e questo ad Hanabi proprio non piace. Povera cara!
La trama si presenta quindi interessante, stuzzica e soddisfa il lettore, non c’è che dire. Proprio questo, a suo modo, renda la storia originale e interessante.
Kiba si presenta IC, è strafottente al punto giusto e non si smentisce mai, tanto che ogni cosa che dice ti spinge a ridere, ti sorprende, ti fa scuotere il capo e pensare ‘E’ sempre il solito!’. Questo Inuzuka non delude affatto.
Lo stesso si può dire di Hanabi, caratterizzata dall’arroganza e la freddezza che la rendono una perfetta Hyuuga, ma così diversa dal resto della famiglia per il suo continuo irritarsi, il suo continuo alzare gli occhi al cielo, i suoi sorrisi appena nascosti - in fondo a lei Kiba piace da morire, solo lo trova un bastardo. Un bastardo appiccicoso e arrogante (e odia il suo cane xD).
Passiamo a ciò che penso della storia. Mi è piaciuta da impazzire. E’ allegra come poche, ogni cosa ti porta a sorridere, e quando la storia finisce ne vuoi ancora. Insomma, io voglio il seguito, eh! u__u Perché la storia è molto bella. Ti sei data da fare e si vede, quindi ti faccio i miei complimenti, bella^^
  
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