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‘Da un’immagine’
Autore: LittleSmiley
Personaggi principali:
James.
Genere:
Sentimentale,
drammatico.
Rating:
Verde-Giallo
Avvertimenti:
La storia è abbastanza drammatica
nell’incipit, l’ira e la
vendetta ne sono la dimostrazione; tutto volge poi a lieto fine.
Introduzione:
È forse vero che le famiglie sono fatte di
persone con
legami di sangue? Io non ne sarei tanto sicura!
Note dell'autore:
(non obbligatoria) Sono presenti passaggi
repentini voluti, dall’imperfetto della
periodicità dell’azione al passato remoto delle
situazioni temporanee.
Elementi scelti:
Stile
semplice, toni medi, frasi prevalentemente
paratattiche.
•.Family.
•
a volte
sono difficili da spiegare.
Ci
uniscono anche quando sembra che
i
legami si debbano spezzare.
Certi
legami sfidano le distanze,
il
tempo e la logica.
Perché
ci sono legami che
semplicemente
sono destinati...
Ad
essere.
(Grey’s
Anatomy)
•
-Angela, ti
prego, fermati!-
I suoi
urli squarciavano la silenziosa tempesta, che pian piano stava
avvolgendo la
città. Le nubi si erano tinte di scuro nel cielo screziato.
-Angela,
ti prego, non fare pazzie!- La voce del ragazzo le perforava i timpani:
lo
stava rinnegando, ne era consapevole.
Ma come
poteva ? Come poteva rimanere con lui… nonostante tutto ?
-Angela-
la chiamò ancora, afferrandole il braccio.
Era
notte oramai, una notte tanto buia quanto mai lo era stata; il freddo
era quasi
insostenibile nella
caotica New York,
dove l’inverno ghiacciava anche i cuori.
-Lasciami.-
gli ordinò, gelida. Sentì le lacrime pungerle gli
occhi “No, non ora!”, pensò.
Accarezzò
l’enorme pancione di cui era dotata: il piccolo si stava
agitando.
-Angela,
so che non puoi accettarmi, ma non negare a nostro figlio di un padre,
te ne
prego!- continuò lui. Era così innamorato! Quello
che stava accadendo non era
che un brutto sogno. Le sue iridi non avrebbero dovuto essere rossi,
non
avrebbe dovuto faticare così a starle vicino, non avrebbe
dovuto provare voglia
del suo sangue… No! Tutto era per lui incredibilmente
ingiusto e sbagliato.
Sin da
piccolo aveva sempre saputo cosa l’avrebbe atteso: il lavoro
sicuro di suo
padre, una moglie accanto e ...figli. Oh si! Desiderava tanti bambini,
vederli
sgambettare in giro per casa sarebbe stato stupendo. Ed Angela era
tutto ciò
che lui aveva sempre voluto: era bellissima, possedeva un carattere
paziente e
gentile; i capelli dorati e lo sguardo seducente.
Dopo appena sei mesi di conoscenza si erano
sposati, così! Semplicemente per amore. Lei era rimasta
subito incinta del loro
primogenito e senza problemi erano arrivati al nono mese. La data della
nascita
era stata fissata per il giorno di Natale; i due giovani genitori non
desideravano nient’altro di migliore come regalo!
Ma poco
prima dell’evento, James era stato costretto ad andare una
settimana a Seattle
per lavoro. “Poco problematico”, aveva pensato:
sarebbe tornato appena in
tempo!
Ma una
sera, uscito tardi da una conferenza, una donna lo aveva attirato a
sé con
l’inganno e.. tutto era cambiato.
L’umano
che fino a poco prima faceva parte di lui, era stato trasformato.
Tuttavia,
l’amore folle per Angela era rimasto immutato. Dopo essersi
ripreso ed essersi
reso conto di quello che era diventato, era tornato a casa, aveva
chiamato sua
moglie e le aveva dato appuntamento al caffè di Park Avenue:
era spaventato di
quello che lei avrebbe detto, ma le mancava troppo.
In
perfetto orario come sempre, lei si
era presentata, immersa nella sua pelliccia, bianca quanto la neve ed
il ventre
ripieno. La baciò con entusiasmo, le accarezzò il
pancione e la fece sedere.
Con
sincerità, le raccontò ciò che era
capitato: aveva avuto ragione a temere la
sua reazione. Angela scappò ancor prima che lui terminasse
la frase.
-Angie,
amore, ti prego.- Le chiese, con la stessa cortesia con cui
l’aveva sempre
trattata. Lei era combattuta, ma non poteva
stare con un…
un… un mostro!
James
alleggerì la presa sulla sua mano e lei ne
approfittò per scappare. Lui
cominciò a rincorrerla umanamente, come aveva fatto sino a
quel momento, ma fu
troppo tardi.
Angela
stava attraversando la strada quando…
Riaprì
gli occhi: non riusciva mai arrivare con la mente alla parte
successiva, era
sempre troppo doloroso per lui. Restare a guardare. Restare a guardare
mentre
tutti i suoi sogni gli si frantumavano davanti agli occhi.
Mentre
perdeva Angela e il suo bambino.
Spesso
si domandava il motivo di tutte le sue sventure. Si chiedeva per quale
motivo,
il Dio celeste lo aveva destinato ad un tale destino. Consegnandogli,
per di
più, quello che gli altri vampiri chiamavano “dono”, ma che per lui non era
altro che una rovina.
Possedeva
il potere del cacciatore; a New York riusciva sempre ad fiutare gli
affari
migliori, ora, nel mezzo della foresta, riusciva a fiutare le sue prede.
Dopo la
morte della sua innamorata, aveva perso la sua umanità:
riusciva ad uccidere
come se niente fosse grazie anche all’aiuto della sua nuova
compagna immortale.
Era
l’opposto della sua Angela: spietata, crudele e veloce.
Tuttavia
lei lo aveva accettato. Era una vampira, proprio come lo era diventato
lui.
Aveva i capelli rossi, rossi quasi quanto gli occhi.
Non
l’amava, ma le voleva bene; era la migliore amica che potesse
desiderare. Non
faceva domande a cui lui non voleva e non riusciva
a rispondere.
Era
molto più dinamica di lui, ma il suo richiamo al sangue era
meno potente di
quello di James. Victoria era consapevole del fatto che il suo partner
non la
ricambiava.
-Mi
ami?- gli chiese un giorno, titubante.
Lui
rimase in silenzio, guardando nel vuoto; non sapeva se avesse realmente
udito
la domanda, ma nel dubbio non la ripropose. Infine, lui rispose.
-“Non
avessi mai visto il sole, avrei sopportato l'ombra, ma la luce ha
aggiunto al
mio deserto, una desolazione inaudita.”- disse semplicemente.
Alzò
gli occhi al cielo, mentre i raggi della luna illuminavano i suoi
capelli color
grano.
-Ecco,
questa è la soluzione a tutti i tuoi quesiti. Avevo tutto,
ora non ho più
niente. Ti amo, ma solo
perché non
c’è più nessuno di coloro che amavo.-
concluse, stendendosi nell’erba.
A
Victoria bastò. Aveva sempre vissuto
nell’illusione di trovare un vero e
proprio fidanzato. Ora che l’aveva rintracciato, non doveva
temere che alcuno
glielo portasse via. Gli avrebbe fatto compagnia,sempre e comunque,
fino a
quando non sarebbe stato lui a scacciarla.
Erano
passati due anni da quel giorno, e
James cominciava a vedere più luce nel suo cammino,
nonostante lui fosse una
creatura della notte.
Apprezzava
Vic ogni giorno di più: la sua temerarietà, la
sua caparbietà… Avevano per lui
uno strano fascino. Certamente non la desiderava quanto aveva sognato
Angela,
ma il suo cuore, fermo da tempo, gli diceva che in qualche modo, poteva
esserci
ancora speranza per lui. Non tutto era perduto.
Ogni
tanto si ritrovava a chiedersi di che sesso sarebbe stato suo figlio,
se fosse
nato.
Nelle
biblioteche che visitava, ogni tanto sfogliava cataloghi di nomi per
trovarne
uno che si addicesse al bambino che si trovava nella sua testa. Ma non
era mai
riuscito a scoprirne uno che gli si addicesse. Suo
figlio era troppo bello, troppo dolce, troppo perfetto per
un nome
qualsiasi.
Il
resto del tempo lo trascorreva a cacciare, a correre e a far
l’amore con
Victoria.
Dopo
tanto tempo di astinenza, non era più riuscito a trattenersi
e l’aveva
posseduta, in una radura.
Per la
prima volta da allora, era riuscito a sentirsi vivo come non lo era mai
stato!
Lei lo
faceva stare bene. Bene davvero.
Era
forse amore quello? Il suo cuore poteva dargli dunque
un’altra possibilità?
In uno
di questi momenti euforici, lui le fece la fatidica domanda.
-Vic,
se tu potessi averne, vorresti dei figli?-
La
ragazza ci rimase di sasso. James che chiedeva questo?
Il suo James le chiedeva questo?
In un
attimo comprese che non lo aveva mai davvero conosciuto.
Rispose
di non saperlo perché non le era mai stata data la
possibilità. Aveva appena
diciotto anni e prima di allora aveva sempre e solo pensato ai suoi
studi.
Lui
annuì e poi si rivestì: probabilmente non era la
risposta giusta da dare.
-E tu?-
gli domandò, ad un certo punto.
Rimase
pietrificato. Bum! Domanda
sbagliata.
-Si…
ci
penso ancora a volte.-
Si
alzò
e si allontanò da lei, come spesso accadeva dopo una notte
di fuoco. Victoria
non ne conosceva la causa, ma lo accettava.
Quella
notte, sotto l’immensità della luna piena si
udì un grido agghiacciante.
James
ne fu colto talmente alla sprovvista che il suo puma gli
sfuggì via: non era da
lui distrarsi così! Tra una bestemmia e l’altra,
giunse, senza volerlo, al
luogo dove era stata commessa l’aggressione. Una donna era
stesa per terra,
priva di sensi, prona. Senza volerlo si avvicinò, come
richiamato…
La
voltò e vide una signora anziana che teneva stretta a
sé un fagotto. La prese
in braccio e la sistemò in un mucchio di foglie, in modo che
la proteggessero
dal freddo della notte. Rimase lì, vegliandola.
La
mattina successiva, la donna cominciò a riprendere i sensi.
Non appena lo vide
strinse ancor di più il fagottino a sé e quello
iniziò a piangere. James capì
immediatamente che nelle fasce si trovava un bambino.
-Stammi
lontano bestia!- strillò la vecchia balia, indietreggiando.
Lui
sghignazzò, così.
-Perché
ridi?- domandò la donna senza capire.
-Perché
ho passato tutta la notte accanto a te. Se avessi voluto
ucciderti,l’avrei già
fatto,no?- rispose, lasciandola stupefatta.
-Oh.-
disse,-Non c’avevo pensato-
Detto
questo si risedette nel giaciglio di foglie, canticchiando e cullando
la
creatura che teneva appresso.
-Mmm..
dunque non hai più paura?- chiese il vampiro, perplesso: ora
era lui che non
capiva il comportamento della donna.
-No,
direi di no. Sei James vero? Se sei James non devo temere di nulla.-
affermò,
badando solo al bambino.
-Come
fai a sapere il mio nome?- disse, mentre si sedeva anche lui sul
pagliericcio.
-Bhe,
Angela mi ha parlato tanto di te! Diceva che eri il miglior vampiro che
si
potesse desiderare.- rispose.
James
rimase impietrito. Angela?
Si
alzò
immediatamente. –Chi sei tu?-
Lei lo
guardò.- Sono Viola, la zia di tua moglie, o meglio.. lo
ero.-
-La zia
di Angela? E perché cerchi me? Io non appartengo
più al mondo di cui facevo
parte. Non tornerò, se è questo che vuoi
domandarmi.- affermò, chiedendosi
davvero come, una donna così gracile, fosse riuscita a
trovarlo nel mezzo della
foresta della penisola Olimpica.
-Oh, lo
so, non sono venuta per questo. Ma hai capito subito, stavo cercando te
quando
questa notte qualcosa mi ha aggredito.- rispose la donna, tornando
seria.
-Perché
mi cercavi?-
-Perché
ho qualcosa che ti appartiene.- disse, sollevandosi e togliendo le
fasce alla
piccola bimba che teneva in braccio.
-Lei?-sussurrò
il ragazzo, senza capire
perché gliela mostrasse.
-Ricordi
che, un anno fa, quando tua moglie ebbe un incidente, aspettava un
bambino?-
James
rimase attonito.
-Lei
è
tua figlia.- concluse, porgendogliela.
Come se
non potesse più comandare le sue mani, la prese,
stringendola.
Aveva i
capelli di un dolce colore dorato che riprendevano i suoi; gli occhi
verdi,
come quelli della madre e un visino tenero, infantile che rappresentava
il
frutto del loro amore.
-Come
si chiama?- bisbigliò soltanto, mentre la sua mente vagava,
cercando di trovare
un senso a tutto quello che gli stava capitando.
-Non ha
un nome, ho pensato che spettasse a te darglielo, non appena ti avessi
trovato.- rispose Viola, sorridendo.
James
ci pensò un po’ su, ammirando la sua bellissima
bambina.
Sua figlia.
Che
felicità era per lui pensare di essere padre!
Dopo
tutto quel tempo, dopo tutto ciò che aveva sofferto,
finalmente lo era
diventato.
-Zoe-
mormorò, senza riuscire a staccarle
gli occhi di dosso.
-Zoe?
Che bel nome!-
-Significa
vita. Perché lei, nonostante tutto, mi ha donato la vita.-
disse,
commuovendosi: se avesse potuto piangere, l’avrebbe fatto!
-Oh che
meraviglia! Vi assomigliate molto..- disse la donna, intenerendosi.
-Si.
L’ho aspettata così tanto! Sapevo che
c’era.. Pensavo fosse morta con Angela,
ma in qualche modo sentivo che c’era ancora qualche cosa che
mi legava a questo
mondo.- affermò, senza distogliere gli occhi dalla sua
piccola creatura.
La
frase successiva di Viola però, lo fece rimanere interdetto.
-Quanto
mi dispiace allora!-
-Perché?-
domandò lui, distogliendo gli occhi da Zoe. La donna ora
aveva uno sguardo
maligno.
Rise,-
Perché non la vedrai ancora a lungo!-
Avvicinò
le dita agli occhi e tolse le lenti che nascondeva due occhi color
cremisi.
-Sei un
vampiro!- esclamò James.
-Già.
Mi sono fatta trasformare solo per poterti dare la caccia. È
un anno che ti
cerco. Non rimarrai impunito per la morte della mia adorata nipote. Per
non
aver dato a questa bimba una madre!-
Quella
docile signora, che solo fino a poco prima sembrava la più
buona del mondo,
divenne scellerata. Il cielo divenne scuro e cominciarono a cadere
delle gocce
enormi d’acqua piovana.
James
iniziò a correre, impetuoso com’era sempre stato.
Sua figlia stretta al petto,
gli teneva la manina.
-Calma
amore, ora c’è papà a proteggerti.- la
rassicurò.
La
pioggia si trasformò presto in un temporale furioso, con
fulmini e tuoni.
Zoe
piangeva forte e James, seminando Viola, sapeva che prima o poi, li
avrebbe
raggiunti.
Le
felci bagnate gli rigavano il volto.
Durante
la corsa, si chiese come mai il fato gli giocasse tanti scherzi. Fino a
due
anni prima aveva avuto tutto ciò che di meglio potesse
desiderare e poi tutto
era precipitato.
Ed ora,
che finalmente aveva ritrovato la felicità con sua figlia,
gliela volevano
strappare di nuovo. Ma questa volta, avrebbe lottato.
Angela
era morta e ormai non poteva più intervenire.
Ma Zoe
no. Zoe era abbracciata a lui in quel momento e di sicuro non
l’avrebbe
lasciata mai più.
D’un
tratto, Viola gli
si parò di fronte, bloccandogli
il passaggio.
-Oh,
che bello. Erano anni che non mi facevo una bella corsetta sotto la
pioggia!-
disse, ghignando. –Ora, dammi la bambina e facciamola finita.
La piccola non
deve vedere mentre suo padre, l’assassino di sua madre, muore
per merito della
zia!-
Era
crudele, spietata e senza coscienza.
Ma
doveva affrontarla.
-Viola,
non ho ucciso Angela. È lei che ha ucciso me. Non voleva che
mi avvicinassi più
a lei a causa di quello che ero diventato!- gridò lui, nella
speranza di farla
rinsavire.
-Bugiardo!
Angela era innamorata di te e tu l’hai ingannata!-
-No,
Viola, no. Chi ti ha detto questo?-
-Angela.
Me l’ha detto Angela sul punto di morte. Mi ha chiesto di
prendermi cura di sua
figlia perché il padre era diventato un mostro. Un essere
che non sapeva amare.
Io le risposi che tu l’amavi, e lei disse che tu
l’avevi tradita!- strillò,
mentre la pioggia la copriva di acqua purificatrice.
-Ti ha
mentito. Per lei ero un mostro, ma solo a causa di quello che ero
diventato: un
vampiro. Non mi aveva accettato e solo ora mi accorgo, che non mi aveva
mai
amato.- disse, mestamente.
-Ora
basta! James Seymour, pagherai per ciò che hai fatto.-
Detto
questo, Viola lo assalì. Stava per saltargli addosso quando
successe il
miracolo: dalle fionde degli alberi qualcuno
l’aggredì, facendola cadere e
rotolare.
Victoria
saltò giù con tutto il suo splendore, guardandolo.
-Ehi
tesoro, c’era una battaglia e non mi hai invitato?- sorrise
dolcemente.
Fu uno
dei momenti più lieti dell’intera vita di James:
l’attimo in cui il suo vero
amore gli si era finalmente mostrato. Dopo aver posato la piccola su un
giaciglio di rami, l’affiancò, la baciò
e si misero in posizione d’attacco.
La
donna si rialzò lentamente e decise di fermarsi. Nonostante
la sua natura di
vampira, era stata molto credente; la rossa, dunque, le appariva come
la
personificazione del demonio e quindi da distruggere. La vendetta, per
lei, non
era che un compito assegnatoli da Dio, anche se erroneamente.
-James!
Hai una nuova protettrice quindi? Non sei capace di difenderti da
solo?- lo
sfidò, di nuovo. Lui
ringhiò.
Possibile
che lo detestasse a tal punto da non voler arrendersi?
Zoe era
sua figlia! Non l’avrebbe mai abbandonata se avesse saputo
della sua esistenza.
Aveva sempre rimpianto di non aver tentato di salvare sua moglie, ma
solo ora
si rendeva conto di non aver voluto farlo.
-Si
James, tu scappasti quel giorno!
Lei
morì, consapevole di ciò che avevi fatto. La
bambina fu salvata appena in
tempo. Ma tu non c’eri. Non ci sei mai stato per lei!-
gridò Viola, come se
avesse udito i suoi pensieri.
-Sarei
venuto a prenderla se qualcuno mi avesse detto che era nata!-
Quella
parole la caricarono ancora di più d’odio,
costringendola ad attaccare. Lo
spinse a terra e cominciò così una danza senza
tempo, senz’anima né mente.
Victoria
non sapeva che fare: il suo adorato era in pericolo ed avrebbe dovuto
intervenire. Ma qualcosa la fermava; sapeva in realtà che
quella non era la sua battaglia.
James
guardò la vecchia negli occhi e ne rimase scioccato. Vide la
vendetta che
Angela bramava. -Angie, ti prego, aspetta!- gridò , conscio
che lei potesse sentirlo.
“No.
Tu
devi pagare per la mia morte!” rispose la voce, vellutata
come quella della
ragazza che un tempo aveva amato.
-No
Angie, io non ti ho ucciso. Desideravo solo che tu mi accettassi!-
Silenzio
e poi…
“Bugiardoo!”
La zia
ricominciò a lottare, questa volta però, James
comprese che poteva fare solo
una cosa per salvarsi: farla finita del tutto.
Proprio
in quel momento, Victoria stritolò la donna e lui
poté, finalmente, dire addio
alla sua vecchia, vita umana.
La fece
a pezzi e ne bruciò i resti: fu come uccidere la stessa
essenza di Angela,
doloroso ma necessario. Il passato non lo avrebbe tormentato
più nel futuro.
Vic lo
abbracciò e lui ricambiò. Aveva capito una cosa
importante da tutta quella
storia: Victoria era stata l’unica ad averlo sempre
accettato. Umano e vampiro.
Colse
la piccola Zoe e si accorse che non era più figlia sua e di
Angela, ma qualcosa
di più. Il frutto dell’amore tra James e Victoria.
Perché
la famiglia, la vera famiglia, non
è
rappresentata da legami di sangue, ma dall’affetto che uno
nutre per l’altro.
La sua
nuova compagna prese in braccio la bambina,
con gli occhi colmi di emozione.
-Ma..Ma-
disse la bimba vedendola.
La ragazza
la strinse ancora di più a sé.
E
insieme, si avviarono verso una nuova avventura, chiamata vita.
The End.