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Autore: Enio    20/10/2010    3 recensioni
“La verità si è fatta mito e leggenda. Ciò che creammo viene frainteso.
Sta in guardia contro la croce: saranno molti i tuoi nemici.
Messaggio recapitato. Ora lasceremo questo mondo. Tutti noi.
Non possiamo fare di più. Il resto è in mano tua Desmond. “
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Desmond Miles , Lucy Stillman
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Memoriae Acceptae
( Ricordi Ricevuti )




Avevo passato un’intera notte a rimuginare su tutta la faccenda. Conclusione del discorso? Mi dispiace deludervi, ma non riuscii a dare alcuna conclusione a niente. Niente aveva un senso. Assolutamente niente.
Ci doveva essere sicuramente di più. Ma quel più era in qualche assurdo modo, celato ai nostri occhi.
Sapevo che dovevamo muoverci in fretta, se il monito di Minerva e gli altri “dei” erano veritieri. Non ne valeva la pena rischiare. Non per l’umanità. Per me invece, era tutta un’altra storia.
Avrei preferito farla finita. Si, esatto, il 21 del Dicembre dell’anno 2012. La morte è qualcosa che ci accomuna, ma quella data, avrebbe fatto di noi, una massa omogenea da sterminare, o umanamente parlando, ci avrebbe accomunato maggiormente più di quanto ci immagineremmo. Avrei finalmente realizzato il mio sogno. Sentite un’po che buffo. Si può mai realizzare il proprio sogno con la morte?
Non ho mai avuto una vita normale. Fin da ragazzino, crebbi con una mentalità che presto feci finta di dimenticare. Feci finta di immedesimarmi in una vita normale. Ma il mio passato era ancora dentro di me, a logorarmi l’anima. Un peso costante che solo la morte sarebbe riuscita ad alleggerire.
Avrete sicuramente capito, che non sono un tipo molto ottimista. No. Siamo fottuti. Ma, per qualche assurdo motivo, in una remota parte di me, so che posso fermare tutto questo. Le parole di Minerva sono uno stimolo. Il resto è in mano mia e degli altri assassini.
Dobbiamo solo scoprire cosa si cela dietro a tutto questo. Facile a dirsi.
L’unico modo per scoprire altro.. sarebbe stato continuare con la vita di Ezio, che avrebbe potuto contenere qualche altra novità, o qualche contatto con Minerva.


< Desmond, Desmond svegliati! > Squillante la voce di Rebecca che mi fece svegliare di soprassalto. Quando aprii gli occhi notai che ero l’unico a terra ancora assopito, nel mentre i raggi del sole entravano violentemente dentro il furgone illuminando d’un giallo intenso, con sfumature arancioni.
Provai una calda emozione. Vidi qualcosa che mi era stata negata.
Non osservavo l’alba da tempo. In un modo o nell’altro, avevo avuto modo di essere rinchiuso, dal nemico e non. Pensandoci, pochissime furono le volte in cui attenzioni veramente un’alba o un tramonto. Una sensazione di immenso mi si allargò dentro di me. Di forza. Audacia. Fu un groviglio intenso di emozioni positive e misteriose che non seppi nemmeno spiegare a me stesso.
Ebbe un effetto positivo in me, qualcosa dentro di me si era mosso, iniziai a capire allora che non dovevo buttare nulla al vento. Dovevo scoprire la verità. Dovevo salvare l’umanità intera da una prossima catastrofe. Ed ero io a farlo. Un’occasione per dare un senso a tutto ciò, per dare un valore alla mia vita.
Non era un modo per rendermi qualcuno agli occhi della gente. Era un modo per rendermi qualcuno dinnanzi ai miei occhi, alla mia mente, e alla mia anima.

< Che ora è? > Chiesi con voce assopita.
< Desmond sbrigati. Stanno arrivando dei soccorsi.
Dobbiamo andarcene. Non c’è tempo da perdere. > Mi interruppe Lucy, velocemente mentre mi tirò la felpa che avevo usato per coprirla e ripararla dal freddo. Era di nuovo in forma. In viso aveva dei cerotti che le coprivano la parte destra della fronte ove prima v’era una lunga ferita.
Fui molto più sollevato quando potei finalmente constatare che lei, ma anche Shaun si erano, diciamo, ripresi per le condizioni in cui si trovavano il giorno precedente.

< Hanno detto che si trovano in zona, dovrebbe essere una questione di minuti e siamo fuori da qui. >
Rebecca ci avvisò dopo che il suo palmare aveva vibrato. Era riuscita in qualche assurdo modo che solo lei sa, a far prendere il cellulare.
La sua previsione si rivelò esatta poiché arrivò un altro furgone a salvarci. Penso di iniziare ad odiare i furgoni. Questo si fermò a pochi metri di distanza dal nostro, anzi, da quello che rimaneva del nostro furgone.
Da lì, scesero tre uomini, fisicamente atletici tanto da farmi sentire debole e minuto quanto una ragazzina. A prima vista non avevano armi con loro, ma mi stavo certamente sbagliando conoscendo il modo di pensare di un assassino.
< Lucy, non abbiamo ricevuto altro se non la vostra posizione. Ci sono feriti? State tutti bene? > Il primo uomo che parlò era il più alto dando l’impressione d’avere maggiore autorità su tutti gli altri presenti. Aveva una cicatrice che gli percorreva in veritcale il lato sinistro del volto dai tratti adulti.
< Lucy, grazie al cielo! > Dal furgone sbucò una donna che accorse da Lucy velocemente bloccandola in un affettuoso abbraccio.
< Ellen! > Sentii Lucy contraccambiare in un grande abbraccio la felicità della ragazza.
< Shaun..! Rebecca! State bene? > S’aggiunse la voce di un secondo uomo, che sembrava esser il più giovane fra tutti, più o meno la mia età. Capelli biondo cenere e due occhi verde-azzurro lo caratterizzavano e lo differenziavano dall’aspetto mediterraneo degli altri due.
< Abbiamo ricevuto i vostri avvisi solo tre ore fa. Ora è meglio che torniamo. Potrebbero tornare, anche se ne dubito, penso abbiano già tutto quello che gli serve purtroppo. Forza! Salite su, ci penseremo noi a raccogliere tutte quelle scatole. > Ci indicò il furgone, facendoci accomodare dentro, dove per mia fortuna trovai un divanetto su cui velocemente mi appostai.

Il viaggio fu abbastanza comodo anche se, i dolori del giorno precedente si erano fatti sentire sin dalla mattinata.
Dalle finestre del furgone, potevo vedere una campagna verdissima, e a qualche chilometro di distanza, per quello che poteva permettere la mia vista, vidi un profilo alto e grigio di una città. Enormi grattacieli predominavano su palazzi di medio altezza.
Avvicinandoci sempre di più, potei scorgere grandi vetrate, ove all’interno v’era del verde. Sembrava quasi, una città del futuro. L’aspetto delle città stava cambiando. Sarebbero solo stati vani progressi.
Il furgone si bloccò di colpo, quando uscii dal furgone, la luce del sole mi abbagliò, l’altezza dei grattacieli mi davano un senso assurdo di vertigine alla semplice vista. Evidentemente mi ero bloccato nei miei pensieri per non percepire il nostro arrivo.
Vidi poi delle “mura” di fili elettrici circondare all’inverosimile, tutti i grattacieli. La città non era poi così grande, la grandezza era quella di un paesino. Mi sentii nulla in confronto alla bellezza straordinaria di quel luogo. E solitamente non ci si aspetta una tale modernità da un paesino.
La mia attenzione fu subito catturata dallo stemma degli assassini inciso in una lastra di alluminio che s’innalzava al centro di uno spiazzo, ove tutt’intorno si estendeva il verde grandi orti. Qua e la alcune persone coi camici, erano raggruppate, chi a parlare, chi occupato in un via vai, chi curava gli orti con strane attrezzature, ma la cosa che più mi colpì, era lo strano senso di familiarità che il palazzo , seppur basso, mi dava. Era un blocco bianco rettangolare che s’alzava approssimatamente di tre piani, era di per se innalzato in una grande scalinata che si estendeva fino ad una grande piazza. Per le ampie strade che sboccavano in piazza, c’era molta gente, ma non era di quella che s’incontrava usualmente per strada, non c’erano famigliole felici, ne bambini gioiosi, ne fidanzatini innamorati.
Ma quel palazzo, quello che seppur basso, spiccava tra tutti. Ad un tratto mi ricordai di Monteriggioni, ricordai di Ezio, del suo masterato a Monteriggioni, con i suoi assassini più fidati. Iniziavo a provare un senso di ammirazione per il mio avo, e in me, dimorava una forte voglia di eguagliarlo, no.. di superarlo. Il covo dove ci rifugiammo dopo la fuga dall’Abstergo si trovava a Isola D’Arbia, non distava poi molto da Monteriggioni.
< Desmond, eccoci qua a.. > Pronunciò Ellen, con fare serio. Mi incitò a guardarmi intorno. < Monteriggioni, Palazzo Auditore > Proruppi io, guardandomi intorno ancor più meravigliato poiché gli unici ricordi che ho del paese erano quelli condivisi col mio avo, erano semplici illusioni, potei riconoscerla però, nella distribuzione dei palazzi, la piazza, la fontana centrale, le scalinate. Il mio era il ricordo di una Monteriggioni rinascimentale, ma quella, quella che si parava dinnanzi i miei occhi era una Monteriggioni.. splendida, di un presente quale è il 2012. < Dio com’è cambiata, è.. è un’altra. E le mura? Non esistono più ..>
< Le mura sono state distrutte coll’attacco dei Borgia nel 1499, ancora più aggravate con un secondo attacco nel 1502, che le rase completamente al suolo, come puoi vedere >
< Grazie per le delucidazioni Shaun, adesso non c’è tempo di pensare alla storia, andiamo, procederemo velocemente perché non sappiamo come si evolverà la faccenda con i templari. Possiamo sperare per il meglio, ma ora andiamo. > Incitò quello che mi fu presentato come Ufficiale Jane Victor, che lanciò un’occhiata agli altri due, Alan McOwen e Roberto De Luca.

Ci dirigemmo all’interno del palazzo Auditore, del qualche non rimaneva molto, se non la cripta sotterranea in cui ci dirigemmo.
Sinceramente la sensazione che provai a vedere Monteriggioni, ma quel luogo specialmente, era strana, poiché era la prima volta che potevo veramente toccarne le mura, le fondamenta che la costituivano.
Li dentro niente era diverso. Le statue dei sei assassini che imponenti circondavano la stanza circolare. La statua di Altair era malinconicamente vuota, senza la leggendaria armatura, andata anch’ella distrutta. Le pareti erano ricoperte di piante rampicanti che davano un’atmosfera di abbandono del luogo. L’interno era occupato da una serie di animus, tutti collegati ad un grande computer.

< Questo posto.. >
< Questa è la Cripta degli Assassini, e da lì, potrai vedere la Cripta Auditore. > Fece l’Ufficiale con tono meno autoritario di quanto prima si era dimostrato. Lo guardai per un momento spaesato, poi vidi la porticina che mi indicò Jane che conduceva ai sotterranei di Monteriggioni, fino alla Cripta. Sentii un’attrazione particolare, sentii il dovere di visitarla, di rendere i giusti onori ai miei antenati.
< Desmond, lo so che intenzioni hai, però adesso, sai.. dovremmo.. > La voce di Lucy mi bloccò e mi fece sospirare.
< Hai ragione Lucy. Ok, ragazzi, incominciamo. Dov’è l’animus? > Feci il mio solito sorrisetto sarcastico aspettando che tutti iniziassero a lavorare, ma quello che ci fu dopo, fu solo un imbarazzante silenzio che mi portò a guardare tutti uno per uno, mi trattenni a stento dal ridere per la situazione strana venutasi a creare. < Ahemm, ragazzi?! Che.. che stiamo aspettiando?! >
< Ecco, vedi, non useremo l’animus. O almeno non farai solo quello, sarà la minima parte. >
< Vedi Desmond , quello che ti vuole dire Lucy, è che l’animus stava iniziando a consumare la tua memoria. Dobbiamo fare molta cautela, ed è per questo che tu da oggi intraprenderai un durissimo allenamento con me, Alan e Roberto. >
< Ah.. Ok, non vedo l’ora di incominciare. Ma, in che senso, stava consumando la mia memoria? >
< Mi pare che Rebecca te ne abbia accennato qualcosa, mi ha inoltre riferito che hai avuto una serie di problemi con delle visioni mentre eravate ad Isola D’Arbia, ed è per questo che Rebecca rimedierà al più presto di potenziare l’Animus affinchè tu possa usarlo maggiormente. Ok, mi pare di aver discusso anche troppo. > L’Ufficiale fece una pausa, poi riprese. < Su ragazzi, a lavoro, Shaun, ho del lavoro per te, è tutto scritto nella cartellina che c’è su quella scrivania, Lucy, tu invece dovrai fare il resoconto giornaliero su Desmond e sui suoi miglioramenti. Dobbiamo far crescere un assassino. > Mi guardò con un’aria sorniona, poi mi fece cenno di seguirlò e così feci.

Quando ci ritrovammo fuori mi condusse in un campo, largo e ampio dove potei trovare molti attrezzi ginnici. Il campo era occupato da alcuni uomini che correvano, chi faceva i pesi, chi usava le attrezzature.
< Bene Desmond, questo sarà il tuo campo di addestramento, qui coltiviamo i nostri migliori Assassini. Questa è la Sede dell’Ordine degli Assassini. Tutti gli Assassini d’Italia e nel mondo sono collegati con noi attraverso reti segrete. Qui si allenano quelli che riteniamo più vicini a noi, di cui noi ci possiamo fidare maggiormente. Presto conoscerai il Gran Maestro degli Assassini, ma in questo periodo, come tutti del resto, è affacendato e da poco spazio a dialoghi futili.. > Victor rimuginò un attimo nel silenzio poi continuò. < Uhm, dunque, incominciamo, fammi vedere cosa sai fare. Fa il giro del campo in 20 secondi. >
< Ccccosa?! 20 secondi, è impossibile! >
< Provaci, Roberto, fa vedere un po a Desmond la velocità che un assassino deve tenere.>
< Certo > E fu allora che Roberto mi lanciò un sorrisetto di sfida che fece sì che in me nascesse un senso di innoqua competizione.

Lo vidi scattare veloce come un ghepardo, agile come una gazzella, potente come un’aquila. E in meno di 20 era già arrivato.
< Vedi? Tutto è possibile. Ricorda e ora prova. >
Annuii, mi recai sulla pista tracciata e dopo che sistemò il cronometro partii. L’ingombro dei jeans mi rendeva scomodo e meno agile di quanto già fossi, ovviamente non ai livelli di Roberto.

Corsi, corsi, corsi. Più veloce che potei. Mi liberai in aria, diedi sfogo all’aquila ch’era in me.
Sentivo il vento scagliarsi prepotente contro il mio viso.
Sentivo il dolore crescente ai polpacci.
Non sentivo il tempo scorrere con me, ma contro di me.
Come se l’andare contro a tutto quel vento mi facesse sentire chi fossi, chi ci fu prima di me,
quale sangue scorre dentro di me.


Devo aprire le ali della mia stirpe,
e volare,
sempre più in alto,
affinchè tutti possano vedere,
come gli Assassini non siano caduti,
siamo qui,
combattiamo,
lottiamo al costo del nostro sangue.



~ Angolo Autrice:

Beh, finalmente ho postato questo terzo capitolo tanto faticato,
dico faticato perchè non ho potuto scriverlo velocemente per via della scuola.
Ringrazio chi ha letto silenziosamente questi due capitoletti. :)
Non so quando posterò un quarto capitolo, so solo che la cosa andrà molto lentamente, il che dispiace anche a me.
Su richiesta di CartacciaBianca xD eccovi la traduzione dei titoli:
Perditae Aedes : Templi perduti
Perturbatio: Confusione
Memoriae Acceptae: Ricordi ricevuti


Waaaaaa!! Dimenticavo queste bellissime immagini! :)
1) http://i51.tinypic.com/2mhx4yh.jpg
2) http://i54.tinypic.com/288por6.jpg

Dunque, tutte e due le immagini illustrano il laboratorio all'interno della cripta dell'armatura. Diciamo che ho preso spunto da li per descriverne l'interno. Ovviamente vediamo un Desmond più maturo, così come tutti gli altri, maggiormente maturi di quanto erano prima. Vi spiego, vi racconterò passo passo il cambiamento interno di ognuno di loro, che ovviamente sarà al passo con gli eventi. Inoltre l'idea di una città del futuro, di questa città-laboratorio, sperò non sia un'po, come dire, scontata o banale.
Per quanto riguarda l'intreccio della storia, ho in mente di fare un miscuglio di eventi, una miscela di leggende e miti. Comunque non vi voglio rovinare la sorpresa, perciò questa piccola modifica basta per oggi.
   
 
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