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Autore: Juls18    21/10/2010    1 recensioni
certe storie sono fatte per essere tramandate, altre per essere mitizzate, altre per servire da insegnamento, altre semplicemente dimenticate... altre storie invece, vengono fatte dimenticare ma non sempre è possibile cancellarle per l'eternità. basta un piccolo indizio, un filo sfuggito al buio dell'oblio per farne rivivere il ricordo e per riportarla alla luce. è questo che capita ad un gruppo di amici. attraverso sogni che non sono solo sogni, ricerche e indizi che a volte non sembrano portare a niente, questo gruppo scoprirà che certe storie ci appartengono più di altre e che a volte i sentimenti e le emozioni sono fatti per superare i secoli e per rivivere, in un ciclo continuo di amore, amicizia, rivalità, invidia e inganno. cosa sarà più forte? l'amore o l'invidia?
Nuova versione della storia. si chiama "I ricordi del tempo"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il Mistero del Ciondolo





Il mio cuore prese a battermi furiosamente. I nostri genitori annuirono, erano curiosi. A nessuno, nemmeno ai miei avevo detto della mia somiglianza con il ritratto, a parte i miei amici, nessuno sapeva. Osservai Josephine chinarsi verso un baule, aprirlo, e tirare fuori la tela. Appena la mostrò, mia madre lanciò un grido, mio padre rimase allibito, e anche gli altri rimasero pietrificati. Finché, con un filo di voce, mia madre disse

-Non ci posso credere-

poi fissando me disse solo

-Mimi-





Mia madre era talmente scioccata, che continuava a ripetere il mio nome come fosse una litania. Mio padre spostava lo sguardo da me al quadro, e così fecero anche gli altri. I soli che non accennarono a nessuna reazione furono i mie amici, come era ovvio, e la mamma di Matt, Fubuky. Anche Josephine mi guardava sorpresa. Io stringevo intensamente la mano di Matt. Era l'unico che mi potesse sostenere in quel momento. La prima a rompere il silenzio fu Josephine. Sempre osservandomi disse

-La somiglianza è impressionante! Sembra il tuo ritratto! Siete uguali. Mi stupisce non averlo notato prima-

io mi limitai ad abbassare lo sguardo. Il silenzio era opprimente, e credevo di impazzire. Per fortuna fui salvata dalla mia cara Joley, che con il suo intervento salvò la situazione

-E' vero, è uguale, e allora? Non sarà certo il primo caso di sosia nella storia del mondo!-

mi voltai verso la mia amica, cercando di esprimerle tutta la mia gratitudine. Mimai con le labbra la parola “grazie” a cui mi rispose con un sorriso e un silenzioso “prego”. Intanto Josephine, ripresasi dal momento di sbalordimento, riprese in mano la situazione.

-Bene, nonostante questa sorprendente somiglianza, continuiamo-

gli altri si limitarono ad annuire. Mia mamma aveva ripreso il suo aspetto naturale, e ora borbottava

-Certo, una coincidenza. Impressionante, vero, ma una coincidenza!-

e non faceva che ripeterlo con tutti. Josephine intanto continuava

-Allora, prima di lasciarci e concludere il giro, voglio mostrarvi un'ultima sala. Di solito è quella più apprezzata dalle signore, quindi signori, mettetevi il cuore in pace. Ora andremo ad ammirare una parte della collezione dei gioielli di famiglia, e dove potrete ammirare anche il ciondolo originale che si vede nel quadro che vi ho mostrato-

e mentre Josephine lasciava la stanza, seguita da tutte le signore eccitate per ciò che stavano per vedere, io mi ritrovai da sola con Matt, che ancora mi teneva per mano, e mio padre. Mi stava fissando, e lo vedevo preoccupato. Stava per dire qualcosa, ma prima che potesse dire una parola, la testa di mia madre sbucò dalla porta, richiamandoci.

-Non vorrete restare indietro e magari perdervi qua sotto, vero? Su, non voglio ritornare da questo viaggio e ritrovarmi vedova e senza figli. Che vita solitaria avrei dopo, non trovate?-

credo che a volte mia madre certe battute se le preparasse. Con un rassegnato sospiro, mio padre si avviò verso di lei, e presole la mano, disse

-Certo che non farei mai niente per renderti infelice cara!-

e mentre si avviavano, seguiti da me e Matt, non potevo non pensare che avevo dei genitori proprio assurdi. Ma, in fondo, molto in fondo, li adoravo.



Eravamo gli ultimi che dovevano entrare nella sala, io e Matt. Qualcosa mi bloccava, non volevo entrare. Avevo paura.

-Non dovresti, sai?-

mi disse Matt. Era come se mi avesse letto nel pensiero.

-Ma lì c'è il ciondolo!-

-Appunto, è solo un ciondolo-

-Ma, e se mi ricordo qualcosa e mi ritrovo a vedere il passato?-

-Non ti preoccupare Mimi. Ci sono io-

-Davvero?-

si limitò ad annuire. Senza lasciare la sua mano, mi avviai verso la porta, ma prima di entrare Matt aggiunse

-Vedi solo di non svenire. Sai, non sei proprio una piuma...-

mi fermai e mi voltai verso di lui, con uno sguardo allibito

-Stai insinuando che... sono grassa?-

Lo vidi sorridere, e mi ritrovai a farlo anche io.

-Ti odio-

-Come no! Entriamo-

e così ci dirigemmo nella sala, l'ombra di quel sorriso ancora sui nostri volti.



Era tutto così assolutamente... fantastico! Ori, argenti, gioielli, rubini, zaffiri, smeraldi, diamanti! Non avevo mai visto così tanti gioielli in vita mia! Io e le altre eravamo rapite. Ad ogni vetrina era un

-Oh... che bello... come ne vorrei uno uguale...-

e dietro di noi i ragazzi ci guardavano sconsolati, scuotendo la testa.

-Mi chiedo cosa ci troviate in tutto questo!-

si azzardò a dire Ken ad un tratto. Al che una sconvolta Joley si voltò verso di lui, e guardandolo come se fosse un alieno disse

-Stai scherzando vero? Non hai visto quante cose meravigliose?-

-Io preferisco un libro!-

-Un libro? Vuoi mettere un libro con questo! Guarda questa collana, quelli sono rubini, rubini veri! E gli orecchini abbinati? Li hai visti?-

-Si, e allora? Io continuo a preferire un libro-

-Se un uomo mi regalasse una cosa così... farei tutto ciò che vuole!-

fu la frase a chiusura di Joley. Io e Kary ci mettemmo a ridere. Invece Ken, sbalordendo tutti, per la verità, si girò verso di lei e le disse, con un tono arrabbiato

-E tu ti venderesti per questo? Un gioiello e poi fai tutto quello che vuoi? Non ti facevo così-

-Che c'è di male, scusa? Se un uomo regala una cosa così ad una donna è perché ci tiene a lei, no?-

-O la vuole solo portare a letto!-

Tutti fissammo Ken allibiti. Non era certo da lui dire cose simili, soprattutto con quel tono. Joley era talmente sconvolta, che non riusciva a dire niente. La situazione era talmente strana, che per una volta, adorai le entrate ad effetto di mia madre, e i suoi discorsi sempre fuori luogo

-Caro ragazzo, sai cosa ti dico? Se un uomo mi regalasse una collana come quella, con anche gli orecchini, può anche portarmi a letto e fare ciò che vuole. Ma alla fine io ho la collana, lui il rimpianto di non avermi più!-

-Mamma!!!-

urlai! Mia madre si mise a ridere, e alla fine anche io e gli altri e ci ritrovammo a ridere con lei. Attirammo l'attenzione di mio padre, che venendo verso do noi disse

-Che succede?-

-Oh niente tesoro! Una cosa tra me e i ragazzi. Ma andiamo a vedere quella vetrina, non l'ho ancora vista!-

e si trascinò via mio padre, per niente felice di vedere ancora gioielli.

Intanto Ken, ripresosi un poco, mi disse

-Tua madre è proprio incredibile!-

-Io direi imbarazzante!-

seguirono altre risate. Era bello stare con loro, con i miei amici.



Avevo visto quasi tutte le teche. Quando ad un tratto, mi fermai davanti ad una, e lo vidi. Era lì. Uno smeraldo, a forma di goccia, non molto grande a dire la verità. Era circondato da tanti piccoli diamanti, che incorniciavano la goccia rendendola ancora più luminosa. Una sottile catenella d'argento completava il tutto. Era bellissimo. Delicato, leggero, fine. Rimasi fissa a guardarlo. Non potevo non pensare che io, quel ciondolo, l'avevo già indossato. Potevo sentirlo contro la mia pelle, il suo peso, me lo sentivo addosso. Sentivo che stavo per scivolare nei miei sogni, e prima che il buoi mi venisse incontro, sentii che la mia mano veniva presa da qualcuno, e io sapevo chi.

-Matt...-

dissi, o meglio, sussurrai. Poi scivolai nel buoi.



(Era notte. Di tanto in tanto la luna veniva oscurata da nuvole nere, cariche di pioggia. Presto sarebbe arrivato un temporale. Il vento iniziava a levarsi, e io mi ritrovai a rabbrividire. Ero su un terrazzo, il terrazzo della mia camera da letto. Ero uscita perché non riuscivo a dormire quella notte. Ma si stava facendo freddo. Mi avvolsi lo scialle che portavo più stretto intorno alle mie spalle e mi voltai per rientrare dentro la mia camera. Fu in quel momento che sentì il nitrito di un cavallo e mi voltai. Doveva essere stato un rumore del vento pensai, dato che non riuscivo a vedere niente. Solo ombre. Rientrai nella mia stanza e chiusi la finestra. Il camino era accesso, e un piacevole tepore si impossessò dei miei arti. Eppure non ero tranquilla. Sentivo che non potevo andare a dormire, dovevo fare una cosa. Spinta da una forza più grande di me, mi misi addosso la mia vestaglia, sopra lo scialle e mi avvicinai alla porta della mia stanza. Senza fare rumore la aprii e mi avviai verso il corridoio centrale. Arrivata sulle scale mi diressi di sotto. Non volevo svegliare nessuno, non volevo insospettire i domestici facendomi trovare alzata nel cuore della notte. Arrivata fino in cucina, mi fermai davanti alla porta che dava sul retro della casa. Dopo qualche attimo di esitazione, uscì. Il vento si era alzato, i lembi della vestaglia mi si sollevavano. Ma io non avevo tempo per farci caso. Mi avviai decisa verso il giardino, e quando arrivai, andai dritta verso un punto preciso. Ero quasi arrivata al mio piccolo boschetto di rose selvatiche, quando vidi un cavallo venirmi incontro. Il rumore dei suoi zoccoli sul sentiero di ghiaia era tutto quello che si sentiva quella notte. Il cavallo arrivò a pochi passi da me, e si fermò. Era un bellissimo esemplare, di colore scuso. Solo dopo mi accorsi della presenza del cavaliere che stava sopra di lui. Un uomo, avvolto in un mantello, anch'esso scuro. Non lo vedevo in volto, in quel momento una nuvola aveva oscurato la luna. Vedevo solo la sua figura, ma non avevo paura, sentivo di conoscerlo, anzi, io lo conosco. Dovevo avere paura, la mia mente mi diceva di tornare indietro. Ero di notte fuori dalla mia casa, nel mio giardino, con uno sconosciuto. Ma sapevo che andava tutto bene.

-Siete coraggiosa miss. Non avete paura di me?-

-No-

-No?-

-So che non ho nulla da temere con voi-

-Dovreste invece-

L'uomo, intanto, era sceso da cavallo, e ora si trovava davanti a me. Sentivo il suo sguardo vagare su di me, e poi fermarsi sul mio viso. Lentamente una sua mano mi accarezzò la guancia. Chiusi gli occhi, per potere assaporare appieno quel momento così intimo. Poi la sua mano si spostò sui miei capelli. Erano sciolti, e il vento li stava agitando. Sentii la sua mano accarezzarli, e mentre faceva questo, si avvicinò ancora più a me. La sua voce mi arrivò come un sussurro

-Era da tanto che desideravo farlo-

-Non smettere-

fu tutto quello che riuscii a dire. Aprii gli occhi solo per vedere il suo sguardo puntato su di me. Lo vidi avvicinarsi a me, le sue labbra a poca distanza dalle mie. Ma prima che si toccassero, ricordai chi era, chi ero io, e cosa stavamo per fare. Mi staccai veloce da lui, come se mi fossi bruciata. E in effetti, sentivo bruciare dove la sua mano era passata.

-Non possiamo-

fu tutto quello che riuscii a dire.

-Lo so-

la sua frase mi trafisse il cuore. Era vero, non potevamo eppure lo volevo così tanto. Leggevo nei suoi occhi lo stesso desiderio mio.

-Perché sei qui?-

gli chiesi.

-E tu perché sei qui?-

mi rispose. La risposta era una sola, e sapevo che valeva per entrambi. Ma lo dovevo dire io, lo sentivo. Se non lo avessi fatto lui sarebbe andato via, e non lo avrei più riavuto. Se ne stava già andato quando risposi, quando trovai il coraggio di parlare

-Sono qui, perché è l'unico posto dove voglio essere-

e come se fosse stato il segnale che aspettava si voltò, si avvicinò a me e senza che potessi fare niente mi ritrovai tra le sue braccia, le sue labbra premute contro le mie. Non ero mai stata baciata, non ero mai stata così vicina ad un uomo, ma era solo lì che ora volevo stare.

Stava iniziando a piovere, delle gocce stavano cadendo su di noi, ma era come se non ce ne accorgessimo. Esistevamo solo noi in quel momento. Prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai a guidarlo verso il mio palazzo, su per le scale, nella mia stanza. Se doveva succedere, volevo che fosse con lui e solo con lui.

-Ne sei sicura?-

stavo tremando, e non solo perché ero bagnata dalla pioggia. I miei capelli gocciolavano, così come i suoi. Il fuoco nel camino si stava spegnendo, ma non avevo freddo. Mi avvicinai a lui, mi avvinghiai a lui, e lui ricambiò la mia stretta.

-Voglio che tu mi faccia sentire viva. Voglio sentire di essere amata. Voglio che tu mi ami adesso, perché è ora che deve accadere-

-Non si può poi tornare indietro, lo sai-

-Non mi importa!-

-Se accade, niente sarà più come prima-

-Non ho paura. Se tu sei al mio fianco...-

mi diede un bacio...

-Sarò per sempre al tuo fianco-

un altro bacio...

-Non permetterò a nessun altro di averti-

ancora un bacio...

-Io ti amo-

-E io amo te... -

lo guardai negli occhi, e vidi sparire ogni suo dubbio. Quello che sarebbe successo non era un errore, non poteva esserlo. Noi ci amiamo, come può questo essere sbagliato?



La mattina dopo, lui non c'era. Per un attimo ebbi l'impressione di essermi sognata tutto. Poi lo sentii. Sul cuscino, il suo profumo. Tra le lenzuola, il suo profumo. Su di me, il suo profumo. Era stato tutto vero. Il mio cuore batte all'impazzata. Poi, qualcosa sul tavolo vicino alla finestra attira la mia attenzione. Mi alzo, avvolta nel lenzuolo che sa di lui, di noi, di ciò che abbiamo fatto. Quando raggiungo il tavolo vedo un ciondolo, quel ciondolo. Lo smeraldo a forma di goccia... sento i miei occhi riempirsi di lacrime, ma sono lacrime di gioia. Lo sollevo, non è pesante. Sotto, un foglio, un messaggio. È scritto con una calligrafia che ormai conosco, precisa, elegante, raffinata, proprio come lui. Il messaggio è breve, ma dice tutto quello che voglio sapere “Sono dovuto andare via, ma vedendoti dormire tra le mie braccia, non ce l'ho fatta a svegliarti. Non sarà facile, lo sai, ma voglio che questo sia tuo. Nessun'altra può indossarlo, solo a te appartiene, nessuna potrà mai sottrartelo, come il mio cuore. Ti amo ora e per sempre...”

e io amo te, ora e per sempre. E so che sarà difficile, che nessuno accetterà quello che proviamo, ma non mi importa. Sono pronta, pronta a tutto pur di stare con lui. È la mia anima, è l'uomo che amo, e il ciondolo che ora indosso è la prova che niente ci può separare, perché io so cosa vuol dire e a chi apparteneva, come lo sa lui)





Riaprii lentamente gli occhi. Ero ancora davanti alla teca, il ciondolo davanti a me, separato da un vetro, un sottilissimo vetro. Dietro di me, Matt. La sua mano nella mia. Gli sorrisi, grata, e senza preavviso, mi voltai e lo baciai. So che lo spiazzai, di certo non si aspettava una reazione del genere. Rispose al mio bacio e quando mi lasciò, mi avvinghiai a lui. Sentii la sua mano tra i miei capelli, accarezzarmi lentamente la testa. Adoravo quando faceva così. Mi sentivo protetta, al sicuro. Un leggero colpo di tosse mi fece, a malincuore, staccare dal suo abbraccio per ritrovarmi davanti Fubuky.

-Scusate ragazzi, non volevo disturbare, ma Josephine ha detto che possiamo andare a vedere il giardino, e penso che a voi faccia piacere un po' di aria fresca dopo tutto questo tempo chiusi qui-

il suo sorriso era disarmante. Era esattamente come quello di Matt. Mi ritrovai a sorridere anche io

-Mi pare una splendida idea andare un po' fuori. Andiamo Matt?-

e stavo per incamminarmi con il mio ragazzo quando mio padre mi sbucò davanti all'improvviso, fermandoci. Mi guardava, e so che voleva dirmi qualcosa. Era da dopo che aveva visto il quadro che voleva parlarmi lo sapevo.

-Papà cosa c'è...-

ma prima che potessi continuare, Matt mi interruppe e, girandosi verso sua madre, disse

-Mamma, vuoi che ti accompagni in giardino?-

io lo guardai confusa, ma poi lanciò uno sguardo a mio padre, che impercettibilmente fece un cenno con la testa, come di... gratitudine?

Mente Matt e Fubuky si avviavano, io mi voltai verso mio padre.

-E' un bravo ragazzo, sai?-

rimasi un po' spiazzata. Mio padre stava facendo un complimento a Matt?

-Si, lo so-

-Bene...-

rimanemmo un attimo in silenzio. Perché ero così imbarazzata a parlare con il mio papà?

-Vieni Mimi, andiamo verso il giardino anche noi-

mi allungò la mano, e io la afferrai e ci incamminammo.

-Sai -disse ad un tratto- quando ho visto quel ritratto, mi è preso quasi un colpo. La mia bambina, in un quadro... poi ho capito-

-Cosa?-

-Tu Mimi, per quanto io possa combattere, non sei più una bambina. Sei cresciuta, che io lo voglia o no-

-Papà, senti, io...-

-Fammi finire. Sei cresciuta, ma sei ancora mia figlia. E Mimi, dovevi dircelo! Dovevi dirmelo che volevi venire qui per colpa di quel ritratto, lo dovevo sapere!-

-Papà!-

-Credi che sia stupido? Sapevo che eravamo qui per un motivo, hai insistito troppo per venirci in vacanza con i tuoi amici, e ora ho capito. Ma me lo dovevi dire. Io e te ci siamo detti tutto...-

-Papà, è più complicato di quello che sembra e..-

-No, non lo è tesoro. Anzi, ora ha tutto un senso-

-Cosa?-

-Non ti sei mai chiesta perché non abbiamo avuto molti problemi quando ci siamo trasferiti in America?-

-Papà... ma cosa c'entra questo ora?-

-Quando eri piccola, avevi pochi anni, quando avevi degli incubi tu... tu parlavi in inglese, Mimi-

-COSA???-

-Capitava che mi rispondessi persino in inglese, a volte, e avevi cinque anni Mimi!-

-Io.. io...-

non potevo crederci.

-Una volta, che eravamo da soli al parco, ti sei arrabbiata con me perché non ti chiamavo con il tuo nome, o almeno, non lo pronunciavo in modo corretto. Mi dicevi “papà non Mimi, ma...-

e poi un lampo. Il ricordo di me bambina, al parco, che dicevo “papà, non Mimi, ma...

-Mimì-

lo dicemmo contemporaneamente. Lo fissai, allibita

-Si. Volevi che lo pronunciassi così, alla francese, diceva tua madre. Lei credeva che fosse un vezzo, una piccola cosa da principessina. Ma poi, quando una sera ti chiesi perché volevi che ti chiamassi in quel modo, sai cosa mi hai detto?-

mi limitai a scuotere la testa.

-Hai detto “perché lui mi chiama così!” e io ti chiesi, “lui chi?” E tu mi rispondesti “Come lui chi, papà! Mathew!”-

-Mathew...-

-Non so chi fosse. Credevo che fosse un tuo amico immaginario. Tu sai chi sia?-

-No...Poi, cos'è successo?-

-Poi hai smesso, all'improvviso. E me ne ero quasi dimenticato fino a che non ho visto quel quadro, e ho capito-

-Allora aiutami a capire papà, perché io ho più pensieri e dubbi ora di prima-

stavo piangendo. Ero sconvolta. Fin da piccola io sapevo... ma come avevo potuto dimenticarmi? Mio padre mi abbracciò, e mentre eravamo così, mi disse ciò che credeva

-Mimi, tu sei legata a questo luogo, ormai l'ho capito. Questo non vuol dire che io lo approvi o che sia concorde con quello che tu vuoi scoprire. Mimi, io non credo in certe cose, lo sai. Ma ti dico, che qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu scopra, tu resterai sempre la mia Mimi, mia figlia, la mia bambina, mia e di nessun altro! Neanche di quel ragazzo, quel Matt, hai capito?-

-Papà!-

-No tesoro. Matt si potrà portare via la ragazza Mimi, anzi, la donna che ormai sei diventata, ma mai si potrà portare via la mia bambina, hai capito?-

-Si, papà. E tu resterai sempre il mio eroe preferito!-

-Su questo non c'erano dubbi tesoro!-

quel giorno io e mio papà non dicemmo niente di nuovo. Sapevamo entrambi quelle cose, ce lo dicevamo ogni giorno con i gesti, con gli sguardi. Ma dopo averlo detto, tutto divenne più reale. E mai come in quel momento pensai che lui fosse il mio eroe.





Raggiungemmo gli altri un po' di tempo dopo, una volta che mi ero risistemata. Riuscire a comprendere appieno quello che avevo scoperto in meno di un'ora, tra la mia visione e le cose dette da mio padre, non era una cosa facile. Soprattutto non vedevo l'ora di parlare con i miei amici. Speravo che almeno loro potessero aiutarmi a capirci qualcosa. Li trovai tutti seduti sotto un albero, a parlare. Cioè, parlare era quello che poteva sembrare dall'esterno, in realtà stavano praticamente torturando la povera Joley per non so bene cosa, cioè, Matt stava torturando Joley per non so bene cosa. Stava succedendo qualcosa, e avevo solo dei brutti presentimenti.

-Ragazzi, che succede?-

chiesi, nel tono più innocente che potevo rivolta a tutte, ma in realtà guardando fisso Matt.

-Chiedilo a lei-

fu la sua risposta, e detto questo si alzò e se ne andò.

-Matt?-

lo chiamai, ma non mi rispose.

-Joley che hai combinato?-

le urlai quasi addosso. La mia “povera” amica assunse tutti i colori esistenti del rosso, poi abbassò lo sguardo e biascicò qualcosa di assolutamente incomprensibile.

-Joley, che hai detto?-

ma lei scosse la testa energicamente. Poi, con le lacrime agli occhi, mi si buttò addosso dicendomi

-MI dispiace, mi dispiace, mi dispiace così tanto... ma io non pensavo, io non credevo... pensavo che fosse normale tra voi due, chi è che non da un soprannome ad una persone, e... Mimi mi dispiace!!!!-

e continuava così, a dire frasi per me senza senso. Così mi rivolsi agli altri, sperando in un supporto tecnico. A venirmi incontro fu Ken, che come al solito, razionale e preciso, per certi versi mi ricordava perfettamente Matt, mi spiegò l'accaduto.

-Mentre tu non c'eri, ma eri con...-

-Mio padre?-

-Tuo padre, noi stavamo chiacchierando sulla situazione, quando, ad un certo punto, a Joley le è venuto in mente una cosa che ti aveva sentito dire mentre dormivi e...-

a quel punto Joley riprese a piangere ancora più forte di prima, era inconsolabile. Intanto, Ken continuava nel suo discorso, come se niente fosse.

-Allora, ti ha sentito fare un nome mentre sognavi e...-

e si bloccò, rosso in volto. A quel punto rispuntò fuori Matt, da non so dove, e urlandomi addosso mi disse

-Ti ha sentito dire “Mathew anche io ti amo”-

sbiancai e iniziai a tremare. Ancora quel nome... non ci potevo credere.

-Non ci credo....-

fu tutto quello che dissi. Purtroppo, una persona troppo stupida arrivò a conclusioni affrettate, interpretando la mia frase, il mio tremore improvviso e il fatto che fossi sbiancata, come un segno di colpevolezza.

-Allora è vero!!!-

anche gli altri attorno a me mi guardavano allibiti.

-Mimi...-

fu tutto quello che Kary riuscì a dire, Tk mi guardava disgustato, Ken non disse niente, ma mi fissò allibito, Joley si era un po' ripresa e ora mi guardava con uno sguardo che voleva dire “sono una delle tue migliori amiche e non mi hai detto una cosa simile?” A quel punto mi sentii in dovere di spiegare. Mi alzai in piedi e mi misi davanti a Matt, per portelo guardare negli occhi e spiegargli bene le cose

-E' una cosa complicata...-

-Sono tutto orecchie!-

ancora non capivo perché fosse così arrabbiato.

-Ok, è un po' complicato, ma ci proverò. Allora quando ero piccola...-

-Allora lo conosci da tanto!-

-Mi fai finire?-

-Cosa dovrei lasciarti finire? Per sentire tutti i particolari? Mi chiedo perché hai portato me qui, mi sai che hai sbagliato persona-

-Matt, ma che dici? Ovvio che ho portato te, e lo sai benissimo il motivo-

-A questo punto non ne sono così certo-

-Matt!-

-Mimi-

-Non capisco perché sei così arrabbiato, sinceramente-

-Non lo... non lo capisci?-

-NO-

-COME FAI A NON CAPIRE?-

-Se ti dico che non ho capito è perché non ho capito sul serio!-

-Mimi, smetti di fare l'ingenua! Da quanto va avanti?-

-Avanti cosa?-

-La cosa con quel... Mathew-

-Oh, bé... più o meno, credo, da quando ero bambina...-

-COSA????-

urlarono contemporaneamente Matt e tutti gli altri.

-Si, lo so, è una cosa sconvolgente, ma volevo dirvelo adesso, certo, non così, però... Matt, ma dove vai?-

-Via-

-Questo lo vedo, ma perché? Non ho mica finito di dirti tutto...-

-Ah, non hai finito? Bé, io non lo voglio sentire. Fatti aiutare da lui per risolvere il mistero a questo punto...-

e se ne andò. Ero sconvolta, totalmente sconvolta. Ma perché si comportava così? Ma Matt non era il solo a comportarsi in modo strano, anche gli altri si stavano comportando in modo assurdo. Ma Tk mi spiazzò completamente

-Mimi, ma come hai potuto fargli questo? Come hai potuto?-

-Ma di cosa stai parlando?-

-Di questo Mathew... come hai potuto farlo a Matt?-

-Ma fare cosa?-

-Mimi ora smettila, tanto lo hai ammesso-

disse Kary. Ma erano tutti impazziti o ero finita in una realtà parallela? Fu Joley ad illuminarmi

-Avere due fidanzati contemporaneamente, Mimi mi meraviglio di te!-

fu in quel momento che compresi appieno quello che era successo. E non potei fare a meno di... scoppiare a ridere.

.E ora cos'hai da ridere?-

-Non avrete pensato che io...-

e continuando a ridere mi rialzai e corsi dietro a Matt. Dovevo risolvere questo terribile malinteso.

Lo trovai non molto lontano, appoggiato ad un albero, con gli occhi chiusi.

-Vattene via!-

fu quello che mi disse. Io invece, mi sedetti davanti a lui, ridacchiando ancora.

-Lo trovi divertente?-

-Molto!-

-Posso saperlo anche io cosa sia così divertente?-

-Che tu sia geloso!-

e continuavo a ridere.

-Geloso? Cosa dovrei fare quando scopro che la MIA ragazza è già fidanzata? Cavolo Mimi, almeno potevi dirmelo!-

-E come potevo se...-

-Per esempio non ricambiando il bacio che ci siamo dati la prima volta? O non facendo quello che hai fatto o...-

-Se mi fai finire. Come potevo dirtelo se nemmeno io lo sapevo?-

-Vuoi farmi credere che non sapevi di essere fidanzata? Mimi mi prendi per scemo o...-

-Ho scoperto oggi dell'esistenza di Mathew-

rimase un attimo spiazzato.

-Cosa?-

e così raccontai gli tutta la storia, e da quello che aveva detto Joley, interpretai che Mathew fosse il nome dell'uomo della mia visione, doveva essere lui.

Quando finii Matt mi guardava un po' tra il sorpreso e lo sconcerto. Ancora non si fidava appieno, credo.

-Quindi mi vuoi fare credere che tu non mi hai mai...-

-Tradito? No, mai!-

-Ok-

-La sai una cosa?-

-Cosa?-

-Sei geloso di un uomo vissuto trecento anni fa! È terribilmente... romantico!-

e mi buttai tra le sue braccia, ridendo. Lui, arrossì.

-Voglio vedere te se dico ti amo e il nome di una che non sei tu-

-Non ci provare mai!-

gli dissi seria!

-Ah Mimi, non sarai gelosa?-

Fu il mio turno di arrossire. Poi lo sentii ridacchiare e mi diede un bacio.

-Sarà meglio andare a raccontare tutto agli altri-

inizia a dire, quando tutti gli altri sbucarono da dietro l'albero, facendoci prendere un colpo

-Abbiamo sentito tutto-

-Non ci dovete dire niente!-

dissero in coro. Sempre i soliti, pronti ad origliare e a farsi i fatti miei e di Matt. L'unico era Ken che si limitò a dire

-Non è stata una idea mia, mi hanno costretto-

guadagnandosi una occhiataccia da parte di Joley. Io mi limitai a sorridere. Infondo li adoravo anche per quello, per essere così...

-Impiccioni!-

ma almeno non dovevo raccontare tutto di nuovo.



-Quindi ora sappiamo che Mimi, nel passato, viveva un'amore contrastato-

-O non ben visto-

-Poteva essere uno povero- azzardò a dire Kary, subito sostenuta da Joley

-Si, un uomo povero, che non poteva stare con te perché eri una nobile, una contessa. Ma poi voi avete comunque vissuto il vostro amore infischiandovene delle convenzioni sociali... che cosa romantica!-

e mentre Joley fantasticava su storie d'amore da film, Ken la riportò alla realtà

-E come spieghi il ciondolo? Non mi sembra il regalo di un povero, che dici?-

-Ken ha ragione, non sta in piedi- lo sostenne Matt.

-Ma era così romantico...-

si giustificò lei.

-Fa lo stesso Joley, almeno era una bella storia-

la rassicurai. Però avevano ragione, non poteva essere un povero. Ma allora, perché non potevamo stare insieme?

-Forse era già sposato...-

azzardò Kary.

-O lo eri tu- concluse Ken.

Fu come fare una doccia fredda. Un adulterio? Non poteva essere.

-NO!-

urlai con tutto il fiato che avevo. No, era una cosa troppo pura, quello che avevo sentito non poteva essere vero.

-No ragazzi, mi dispiace. Ma voi non avete sentito con che intensità... era vero amore. E poi quella che ho visto era la prima notte e io non...-

non finii la frase e arrossii.

-Vuoi farmi credere che tu hai visto la prima volta della te nel passato?-

mi chiese Joley. Io feci di si con il capo.

-E come è stato?-

-Bé... è stato...-

-Questo non interessa a nessuno!-

disse Matt. Mi voltai a guardarlo, era arrossito.

-Era la prima volta sua, non mia. Lo sai che io non...-

Mi bloccai prima di finire la frase.

-Lo so. Ma non voglio sentire comunque-

-Ok-

ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. Nessuno sapeva cosa dire o cosa fare. Così ci pensò Tk a sdrammatizzare, a modo suo, si intende

-Certo fratellone, che se me lo avessero detto non ci avrei mai creduto-

Tutti noi lo guardammo confusi. Io però avevo un brutto presentimento. Anzi... un orribile presentimento

-Sei geloso di uno morto trecento anni fa, e per di più la tua fidanzata ha già più esperienza di te... sei una continua sorpresa. Chi immaginava che fossi così... insicuro?-

facemmo fatica a trattenere le risate.

-TK!!! Corri se vuoi vivere-

-Aiuto!!!-

e ancora una volta mi ritrovai a vederli litigare. Per fortuna che si volevano bene, se no penso che Matt gli avrebbe fatto male veramente.



Dopo la piccola regressione infantile dei due fratelli Ishida, che si concluse ovviamente con la vittoria di Matt, o almeno è sempre quello che lui ha sostenuto, tornammo a parlare dell'argomento principale. Alla fine arrivammo a delle conclusioni, ed erano che la me del passato viveva una storia d'amore non considerata consona all'epoca, che il mio amato mi aveva regalato un ciondolo, quel ciondolo, e che, forse, si chiamava Mathew. Era tutto quello che avevamo, un nome e basta. Fino a che, a Kary non venne l'illuminazione

-Mathew Craword-Horner!-

-Cosa?-

-Non vi ricordate? Quando eravamo alla galleria dei ritratti. Josephine ci ha detto che il conte Craword-Horner aveva un fratello, di cui si erano perse le tracce, e di cui nessuno sapeva niente, e si chiamava...-

-Mathew-

conclusi io per lei. Si, aveva un senso. Era una cosa folle, ma aveva un senso.

-Ok, quindi se il tuo Mathew, è lo stesso che ha citato Josephine, ora abbiamo un indizio-

-E così sapremmo anche che il ciondolo che Mathew regalò quella notte a Mimi, lo stesso ciondolo del quadro...-

-Potrebbe essere un gioiello della famiglia Craword-Horner!-

-Su questo non possiamo esserne certi-

-Vero, ma comunque nella mia visione lei diceva, anzi pensava, al fatto che il ciondolo significasse qualcosa, sia per lei che per lui, qualcosa di importante-

-Tipo?-

-Non lo so, ma lo possiamo scoprire!-

-E come?-

scese il silenzio. Nessuno aveva un'idea di cosa potesse significare.

-Dai ragazzi, non buttiamoci giù. Intanto oggi abbiamo scoperto molte cose, e questo è importante-

disse Joley per tirarci su il morale. Eppure sentivo che c'era qualcosa che ancora non riuscivo a mettere a fuoco. Era lì, davanti a me, eppure non riuscivo a vederlo. Fu in quel momento che i nostri genitori ci vennero a chiamare. Il tempo delle visite era finito, dovevamo andare via. E poi si stava anche facendo ora di pranzo, e iniziavamo ad avere fame. Tutto quel pensare ci mise appetito. Fu così che mentre ci stavamo alzando, Joley se ne uscì con una frase che mi fece riflettere e permettere di vedere finalmente cosa avevo davanti agli occhi.

-Su principessa, non vorrai restare qui seduta sul prato. La sua carrozza, e anche la nostra ci aspetta, e poi magari, un bel pranzo nel vostro palazzo lo farei volentieri, che dite?-

gli altri si misero a sorridere, e anche io, fino a che non compresi.

-Joley, sei un genio!-

esclamai.

-Questo lo sapevo già!-

fu il suo commento. Le saltai addosso e l'abbracciai

-Ehi, ma che ti prende!-

-Joley, ci sei arrivata. Il palazzo!!!-

e inizia a saltellare, troppo contenta per esserci arrivata.

-Secondo me è completamente impazzita-

fu il commento di Tk. Al che mi fermai e, dopo avergli tirato un ceffone sulla testa, dissi a tutti

-Il palazzo, è lì la chiave!-

-Che palazzo?-

-Il palazzo proibito dei Craword-Horner-

-Cosa?-

-Ragazzi, pensateci. Tutto ci ha portato a quel Mathew Craword-Horner, e noi sappiamo dove è il suo palazzo! È lì il posto dove cercare, e sono sicura che ci porterà a scoprire la verità sul ciondolo-

-Può funzionare-

fu il commento di Joley. Gli altri sembravano meno convinti, più di tutti Matt, che, infatti, subito distrusse la mia teoria, o almeno, ci provò.

-Non ti sfugge un particolare importante?-

-Quale?-

-Fammi pensare... ah si. Il fatto che il palazzo sia abbandonato da trecento anni e che sia chiuso, e che solo un erede di questo Mathew può accedervi o una roba simile?-

-Bé, non vedo dove sia il problema-

-Vediamo se mi riesco a spiegare meglio Mimi. Quella è una proprietà privata, non puoi prenotare una visita o cose così. Non puoi andarci, perché... ho già detto che è una proprietà privata!-

-Allora vuol dire che entrerò senza permesso-

fu la mia risposta.

-Cosa?-

-Matt, è troppo importante. Sono sicura che quel palazzo nasconda la verità, e che il ciondolo ne sia la chiave. E la chiave mi sta portando lì, e lì devo andare-

-E sentiamo, come vorresti fare ad entrare?-

-A questo non ho ancora pensato-

-Non ci ha ancora pensato, certo. Io suggerirei di scavalcare il muro e entrare dal giardino-

-Sei un genio! Si può fare!!!-

Matt mi guardò sconvolto.

-Mimi, stavo scherzando. Non puoi entrare scavalcando il muro-

-Però sarebbe emozionante-

fu il commento di Joley.

-Non mi importa Matt, io so che ci devo andare-

-E ci andremo, ma entrando dalla porta principale. E con questo è chiuso il discorso-

era impossibile ragionare con lui quando ci si metteva.

-Ma...-

inizia a dire, interrotta però da Ken che mi disse

-Matt ha ragione Mimi. Non possiamo entrare come ladri, non si può fare. L'unico modo è trovare un modo legale per potervi accedere. Ora ci dobbiamo concentrare sul ciondolo, a lui la precedenza-

mi limitai a sospirare rassegnata. Per ora niente avventure strampalate. Peccato.

-E poi potremmo prima andare nel tuo palazzo Mimi-

fu l'uscita di Tk. Mi voltai verso di lui e gli chiesi

-E dimmi, come faccio a trovarlo? Cerco il nome nell'elenco telefonico?-

-Spiritosa. No, è semplice. Se il tuo Mathew ti chiamava Mimì, basterà vedere in quale palazzo qui attorno nella prima metà del settecento abitava una donna che si chiamava così, o che il suo nome possa essere abbreviato in Mimì. Semplice, no?-

e per la prima volta sentii fare un complimento da Matt a suo fratello

-Allora è vero che ogni tanto sei intelligente!-

-Certo!-

Tk aveva ragione.

-Ma dove la cerchiamo?-

-Parrocchie-

fu l'intervento di Kary. Tutti ci voltammo verso di lei, un po' sorpresi.

-Si, nelle parrocchie, nei registri dei battezzati o in quello dei matrimoni. Lì ci dovrebbe essere scritto. Lo so perché in un libro che ho letto i protagonisti cercavano informazioni nelle parrocchie e...-

-Fantastica idea Kary-

-Certo, dovremmo solo cercare una...-

-Non credo esistano molte parrocchie nella zona... sarà piuttosto facile-

-Che titola avevi Mimi nel passato?-

mi chiese Tk. Rimasi un po' sorpresa. Effettivamente non ci avevo mai pensato. E poi mi venne in mente la conversazione con Joley avuta nella galleria, e lei mi aveva chiamato

-Contessa-

-Come fai a saperlo?-

mi chiese Joley.

-Me lo hai detto tu!-

-Cosa?-

-E' vero Joley, lo hai detto questa mattina nella galleria dei ritratti!-

affermò Kary.

-Ma di cosa state parlando! Cosa avrei detto?-

e dopo averle spiegato un po' sbrigativamente quello che era successo disse

-Io sono stata posseduta dalla vecchia me e voi non mi dite niente? Ma che amiche siete!!!-

-Scusa Joley, ma siamo state prese da altro-

-Già, scusa Joley-

-Io... vuol dire che questo palazzo era mio? E che mio marito era un conte? Quindi quei gioielli che ho visto, forse molti li ho portati... che bello! E avevo una nipotina, che era figlia di mio figlio e tua nipote Mimi!!! Quindi noi siamo stati imparenti??? Che bello!!!-

Sempre la solita Joley. Se non ci fosse stata, l'avremmo dovuta inventare!









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Salve a tutti!!! Eccomi ritornata con un nuovo capitolo. Lo so, sono in un ritardo spaventoso, come sempre del resto! Ma tra studiare per gli esami, la mia facoltà che è stata l'unica a non rimandare l'inizio dei corsi, e tutto il resto, non ho avuto un momento libero per sedermi davanti al computer in santa pace a scrivere alle mia storia. E non volevo tirare via il capitolo, non ora che la storia entra nel vivo dell'azione.

Che dire, spero vi sia piaciuto, che non abbia deluso le aspettative, e che la storia vi continui a piacere. Grazie a tutti quelli che si fermano anche solo cinque minuti a leggere questo capitolo, vi porto nel cuore, a tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e le favorite!!! grazie mille, siete adorabili^^



e ora passo alle recensioni

Didda94: grazie mille per i complimenti! Anche io adoro i momenti romantici tra i due piccioncini, e spero di non averti deluso con questo capitolo!!! Grazie per il sostegno, quello è importante per una scrittrice, si fa per dire, come me. Un bacione Juls

Selhin: mia cara, lo so che non hai recensito, ma mi sento in dovere di scriverti lo stesso! Tranquilla se non hai trovato il tempo per scrivere, sentiti libera di farlo quando vuoi^^ spero che tu possa trovare almeno il tempo di leggere questo capitoletto, che soprattutto ti piaccia, e non vedo l'ora di leggere la tua, spero che tu la aggiorni presto! Un bacio grande grande Juls





A questo punto vi lascio, al prossimo capitolo, baci dalla vostra Juls18

  
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