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Autore: whateverhappened    21/10/2010    10 recensioni
«Mi copri lo schermo! - fu la risposta allo sguardo attonito del marito – Forse adesso riusciranno a sposarsi, sai? È la quinta volta che cercano di celebrare il matrimonio, ma c'è sempre qualcosa che interferisce. Oh, Ted, è così triste che due persone che si amano non possano sposarsi!» il pianto era ormai finito, tuttavia qualche lacrima scappò ancora dagli occhi grigi della ragazza. Ted strabuzzò gli occhi: era possibile che sua moglie, Andromeda Black Tonks, stesse piangendo per un film? Non riusciva a capacitarsene, eppure le differenti espressioni che si alternavano sul viso di lei allo scorrere delle scene non lasciavano troppo spazio a dubbi. Scosse la testa, ridacchiando fra sé, dunque era vero che la gravidanza influiva pesantemente sull'umore e sulla sensibilità della futura mamma!
«Sono sicuro che alla fine riusciranno a sposarsi, vedrai» “come noi”, avrebbe voluto aggiungere, ma si limitò a passarle un braccio attorno alle spalle. Anche loro avevano combattuto per poter vivere il loro amore, molto più che i protagonisti di quel film da poche sterline, e sembrava quasi paradossale che Andromeda non se ne rendesse conto.

Prima classificata al contest 'Pairing a sorpresa' indetto da Gieljema su Efp Forum.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Baby Shoes








In quella domenica pomeriggio dalla piacevole frescura primaverile erano molte le coppie di fidanzati o sposi che passeggiavano amorevolmente per le vie di quel tranquillo quartiere di Londra. Ragazzi che si tenevano per mano e si trascinavano a vicenda, persino qualcuno che ubbidiva ai desideri del proprio cane piuttosto che a quelli del consorte. La giovane donna sospirò, avrebbe tanto voluto far parte di quelle persone, aveva persino in mente qualche negozio da visitare, ma si era ormai messa l'anima in pace: la sua controparte maschile, quel giorno, non l'avrebbe portata da nessuna parte. All'ennesimo colpo di martello proveniente dalla stanza accanto si alzò, camminando con lentezza verso la fonte dei rumori. Raggiunse in fretta la sua meta, fermandosi sull'uscio e scuotendo la testa alla vista di suo marito sdraiato per terra sommerso da pezzi di legno.

«Sei sicuro di essere in grado di costruirla?» chiese scettica, quasi come fosse una domanda retorica. Non che dubitasse del compagno, ma in quanto a manualità non era mai stato una cima.
«Ma certo, Dromeda, ho giurato che avrei costruito io la stanza del bambino e così farò» rispose lui con fermezza, mitigando il tono deciso con un sorriso.
Andromeda scosse nuovamente il capo, a volte Ted si mostrava talmente determinato nelle sue decisioni da farle pensare che fosse lui il Serpeverde della famiglia. Quello era uno di quei casi: era passata poco più di una settimana da quando lei gli aveva annunciato di essere in dolce attesa e da quel momento Ted non aveva fatto altro che piantare chiodi su chiodi, convinto più che mai a dar vita alla cameretta del loro figlio. Peccato che il giovane Tonks non fosse un falegname nel mondo dei maghi, anzi, i risultati da lui ottenuti fino a quel momento non ricordavano affatto una culla.

«Forse potresti aiutarti con la magia - propose con un sorriso incoraggiante – Solo un pochino» aggiunse poi, notando lo sguardo decisamente non concorde del marito.

«Te l'ho già spiegato: fu mio padre a costruire la stanza sia a me che a mia sorella, io voglio fare lo stesso» rispose lui, riprendendo in mano il martello abbandonato sul pavimento.

«Ma lui era un carpentiere, tesoro. Tu sei un impiegato al Ministero della Magia, non è proprio la stessa cosa».

«Come sei diffidente nei confronti di tuo marito! - Ted si alzò e raggiunse la moglie – Vedrai, ti stupirò».

«Oh, lo stai già facendo, non preoccuparti! - rivolse uno sguardo ai pezzi di legno dalle forme più impensabili accumulate sul pavimento – Ma d'altra parte non posso certo aspettarmi chissà cosa da un Tassorosso».

«Scappate, signore e signori! Fuggite finché siete in tempo! La temibile Andromeda Black è tornata!» ridacchiò Ted, abbracciando con amore la moglie, che lo seguì subito nelle risate. Da quando erano insieme i due amavano stuzzicarsi sulle rispettive Case di appartenenza, sottolineandone i difetti o lanciando frecciate sulle reputazioni che esse si erano guadagnate. Qualsiasi scusa era buona per dipingere Andromeda come la strega cattiva della situazione e Ted come il principe buono e leale che combatteva contro di lei, sfide che spesso si concludevano con baci appassionati e senza un vero vincitore. Quella volta non vi fu nemmeno una reale battaglia, Andromeda stava talmente bene fra le braccia del marito che vi si accoccolò meglio senza pensare a come rispondergli.

«Come credi che verrà?» domandò in un sussurro, facendo scorrere lo sguardo sulle pareti bianche. Ted sorrise, non visto, e la prese per mano.

«Qui – accompagnò la moglie nell'angolo opposto alla porta – Metteremo la culla, che sarà di legno».

«Quella cosa?» Andromeda fece un cenno verso il punto dove aveva trovato Ted.

«Esattamente, verrà magnificamente. E qui, vicino alla finestra, metteremo una grandissima sedia a dondolo. Invece qui...»

«Ted?» chiamò la ragazza, rafforzando la presa sulla mano che stringeva. Lui non rispose, limitandosi a sorriderle apertamente.

«Ancora non ci credo – continuò lei, prendendo l'espressione di lui come incoraggiamento – Non mi sembra vero che diventeremo genitori».

«Sarai una mamma fantastica. Ne sono sicuro» con tocco delicato le accarezzò la guancia e Andromeda percepì quel classico vuoto allo stomaco che si sentiva ogni volta che Ted la guardava negli occhi.

«E le pareti?» disse dopo qualche istante, deviando il discorso. Osservò con la coda dell'occhio l'espressione pensierosa del marito, sorridendo appena quando lo vide illuminarsi.

«Rosa pallido!» il tono usato da Ted pareva non dar scampo ad obiezioni, ma Andromeda si voltò verso di lui con un sopracciglio alzato.

«Rosa?»

«Rosa, sì – ribadì lui, mentre il sorriso si congelava lentamente sul suo volto – Perché, non ti piace?»
«È... rosa» mugugnò lei, storcendo il naso.

«Dromeda, capisco l'odio viscerale che hai verso il rosa, ma qui non si tratta della tua di stanza» Ted sorrise compiaciuto, convinto della sua argomentazione, ma in quello stesso istante Andromeda spalancò gli occhi.

«Appunto! - esclamò, mentre un ghigno si appropriava delle sue labbra – Non sai se sarà una femmina, non puoi dipingere di rosa la stanza di un maschietto!» Ted scosse la testa, sconfitto: quella volta non poteva dar torto alla moglie in alcun modo. Le sorrise con affetto, osservando una palese espressione di vittoria nascere sul suo volto.

Quando, la sera seguente, Ted tornò a casa dal lavoro non poteva credere che quella seduta sul divano fosse la stessa Andromeda che il giorno precedente aveva esultato per le pareti di una stanza. Sotto una coperta di cotone e con in mano un piatto colmo di biscotti, la ragazza stava piangendo di fronte al televisore. Ted le si avvicinò rapidamente, preoccupato per la situazione della moglie, che rare volte aveva visto versare delle lacrime.

«È così... così triste!» disse fra un singhiozzo e l'altro. Senza dire una parola Ted l'abbracciò, ma lei lo spinse via.

«Mi copri lo schermo! - fu la risposta allo sguardo attonito del marito – Forse adesso riusciranno a sposarsi, sai? È la quinta volta che cercano di celebrare il matrimonio, ma c'è sempre qualcosa che interferisce. Oh, Ted, è così triste che due persone che si amano non possano sposarsi!» il pianto era ormai finito, tuttavia qualche lacrima scappò ancora dagli occhi grigi della ragazza. Ted strabuzzò gli occhi: era possibile che sua moglie, Andromeda Black Tonks, stesse piangendo per un film? Non riusciva a capacitarsene, eppure le differenti espressioni che si alternavano sul viso di lei allo scorrere delle scene non lasciavano troppo spazio a dubbi. Scosse la testa, ridacchiando fra sé, dunque era vero che la gravidanza influiva pesantemente sull'umore e sulla sensibilità della futura mamma!

«Sono sicuro che alla fine riusciranno a sposarsi, vedrai» “come noi”, avrebbe voluto aggiungere, ma si limitò a passarle un braccio attorno alle spalle. Anche loro avevano combattuto per poter vivere il loro amore, molto più che i protagonisti di quel film da poche sterline, e sembrava quasi paradossale che Andromeda non se ne rendesse conto. Ma forse era giusto così: in quel momento erano insieme, e così sarebbe stato per tutta la vita, ormai tutto era al suo posto. Sarebbero stati una famiglia, loro ed il bambino, senza bisogno di altro. Osservò Andromeda sorridere apertamente al momento della scena madre del film, il tanto agognato matrimonio, e battere le mani entusiasta alla scritta “fine”. Quasi non sembrava lei, eppure Ted non ricordava di averla mai amata di più.

«È bellissimo quando l'amore trionfa!» disse allegramente lei, spegnendo il televisore ed accomodandosi meglio sul divano, osservando il marito dritto negli occhi.

«Bentornato, signor Tonks. Scusa se non ti ho salutato prima, ma era una situazione tragica!»

«Non importa – sorrise lui, sincero – Mi sei mancata, signora Tonks» la baciò a fior di labbra, un saluto che i due portavano avanti ogni sera da quando erano sposati. Era un rito, un gesto che entrambi adoravano.

«Com'è andata al lavoro?»

«Mmh, il solito, qualche frullatore affatturato e un tostapane parlante – rispose alzando le spalle – Però ti ho portato un regalo!»

«Un regalo? Ma non è il mio compleanno - un'espressione angosciata si dipinse sul bel volto della ragazza – Mi sono dimenticata il nostro anniversario?» Ted rise della sua espressione, guadagnandosi così uno sguardo assassino.

«No, no. Non ho certo bisogno di un'occasione per viziare mia moglie!»

«Quand'è così...» gli occhi di Andromeda si accesero di curiosità mentre Ted le porgeva il pacchetto. Lei lo scartò con lentezza, come faceva sempre, e rimase per qualche istante senza parole. Osservava il dono con un leggero sorriso e solo dopo un minuto alzò lo sguardo ad incrociare quello di Ted.

«Le sue prime scarpine. Sono stupende» sussurrò, mentre gli occhi divenivano di nuovo lucidi. Ted le prese una mano e la portò sul ventre, ancora piatto, di lei.

«Devo incominciare a viziare anche lui... o lei» sorrise apertamente. Andromeda lo baciò delicatamente, senza dire nulla: non c'era bisogno di altro, in quei gesti vi erano tutte le parole del mondo. Rimasero sul divano in silenzio per diversi minuti, le mani intrecciate sulla pancia di Andromeda e il solo desiderio di rimanere così per sempre.

«Però mi devi spiegare una cosa» disse Andromeda ad un tratto, facendo sussultare Ted per la sorpresa.

«E quando mai non hai nessuna domanda!» ridacchiò poi, guadagnandosi un leggero pugnetto sul braccio.

«Seriamente, Ted, chi ti ha consigliato questo colore?» guardò scettica le scarpine, che con il loro verde limone risaltavano nettamente sul bianco del divano. Era una tonalità decisamente insolita per delle calzature, per di più per un neonato. Inaspettatamente Ted sorrise, una punta di mistero nel suo sguardo.

«Mi aspettavo questa domanda – lei alzò un sopracciglio, pensando che fosse più che lecita – In realtà ho due diverse spiegazioni»

«Addirittura?» lo interruppe lei, sempre con un sopracciglio alzato ma con un sorriso ironico a coprirle le labbra.

«Ebbene sì, so ancora sorprenderti! - le diede corda lui – La prima riguarda il piccolo o la piccola: tu stessa mi hai detto che non possiamo dipingere le pareti di rosa perché non sappiamo se sarà femmina, ricordi? Il verde limone va bene in entrambi i casi!»

«So che questa notizia potrebbe sconvolgerti, Ted, ma esiste il bianco. O il beige!» Andromeda ridacchiò, allungando la mano ad accarezzare la nuca del marito, scoperta dalla corta capigliatura.

«Sono colori comuni, Dromeda! Non vorrai dei colori scontati per le scarpe di nostro figlio?» ribatté lui, richiamando in qualche modo le parole che lei aveva usato il giorno prima.

«In effetti, questa te la concedo. L'altra motivazione?» Ted sorrise ancor prima di parlare, palesemente orgoglioso di quello che stava per dire.

«Diciamo che l'altra motivazione è più per la mamma: il verde limone ti descrive - lei lo guardò dubbiosa, ma non ribatté – Il verde è il tuo colore preferito, e la cosa, se permetti, è di una banalità sconcertante! Una Serpeverde che ama il verde, che stranezza!»

«D'altra parte io avrei preso le scarpette bianche!» ridacchiò lei, senza ribattere seriamente.

«E il limone, il limone sei decisamente tu – fece una pausa, come per incrementare la curiosità – Al primo assaggio aspro, talmente acido da far strizzare gli occhi, ma sempre più buono man mano che lo mangi. E sa dare sapore anche alla pietanza più insignificante. Tu hai dato sapore alla mia vita, Andromeda, nonostante le litigate iniziali».

«Credo che questo colore sia magnifico. E credo che se sarà una bambina rimarrà sola per tutta la vita: con un padre così chissà che aspettative avrà!» cercò di scherzare Andromeda, mentre nuove lacrime solcavano le sue guance. Ted si sporse verso di lei, baciandola là dove il suo viso era bagnato, percependo il tipico sapore salato tanto in contrasto con il discorso appena fatto.

«Non si piange, signorina Black, dov'è finito il tuo orgoglio?» le disse poi, mentre il suo sorriso ne faceva nascere uno altrettanto ampio sul volto della moglie.

Tutto era perfetto, proprio come aveva pensato mentre guardavano la fine del film. Tutto era come doveva andare: loro due, il loro bambino in arrivo e tanto amore da donargli. Un amore consolidatosi nel tempo, che aveva dato scandalo e per cui avevano lottato. Nella serenità di quel momento, sia Ted che Andromeda pensarono che tutte quelle difficoltà non fossero altro che delle prove per potersi guadagnare una felicità come quella.


*



Quella domenica pomeriggio il cielo era talmente rannuvolato da lasciar presagire una pioggia abbondante. Le poche persone che passavano di fronte alla villetta lo facevano con una certa fretta, sicuramente desiderosi di tornare a casa il prima possibile e senza bagnarsi da capo a piedi. Con un gesto secco la donna chiuse le tende, rendendo così ancora più buia la stanza in cui si trovava. Si avviò con passo lento verso il divano ingiallito dal tempo, dove si sedette con molta stanchezza. Il suo sguardo corse immediatamente al tavolino di fronte, su cui si trovavano un paio di scarpine vecchie più di vent'anni, il cui colore acceso risaltava nella cupezza del locale. Andromeda le prese in mano con un certo timore, facendo scorrere il dito sulle cuciture e sui piccoli ricami. Un sorriso leggero comparve sul suo volto ma senza arrivare agli occhi, che invece erano lo specchio dell'immenso dolore che gravava su quella donna rimasta vedova a nemmeno cinquant'anni. Ricordava benissimo il giorno in cui Ted le aveva regalato quelle scarpette, ricordava ogni singola parola del suo discorso e ricordava la felicità immensa di quegli istanti. Quando, quel pomeriggio, Ninfadora le aveva ritrovate in un baule tutto le era tornato alla mente e non era riuscita a seppellire quelle scene in un angolo della sua memoria. Le faceva male ricordare quegli attimi felici, che a loro volta davano vita ad altri momenti, come una reazione a catena una volta iniziata non poteva fermarsi. Quel giorno aveva pensato a Ted in ogni istante, senza sosta, riscoprendo nella sua memoria aneddoti a cui non pensava da anni. Quasi trent'anni di vita insieme avevano dato vita ad una storia che valeva davvero la pena di essere raccontata, e forse un giorno l'avrebbe fatto, magari a quel nipotino che Ninfadora portava in grembo. Avrebbe potuto scrivere un libro su quegli aneddoti, lei e Ted vivevano quasi in simbiosi. Si erano messi insieme quando lei non aveva ancora sedici anni e da allora non si erano più lasciati, erano sempre rimasti insieme. Fino a quel momento in cui lui aveva dovuto scappare, cercando di salvarsi, cercando di salvare la sua famiglia. “Tu sei al sicuro, sei una Black”, le aveva detto, “ci vedremo quando tutto sarà finito”.

Una lacrima corse prepotente sulla guancia di Andromeda e, prima ancora che lei se ne rendesse conto, il suo sguardo era già appannato. Osservò la foto sul tavolino, ritraeva lei e Ted al matrimonio di Ninfadora, l'ultima foto insieme. Era fuggito pochissimo tempo dopo, facendole quella promessa che non avrebbe mantenuto, l'unica nella sua vita.

Erano sempre stati insieme, ma alla fine lui era stato solo. Con degli sconosciuti divenuti amici per necessità, in fuga da persone che da lui avevano solo da imparare. Senza di lei, la compagna di tutta la sua vita, nell'ultimo viaggio. “Si muore soli”, le avevano sempre detto, ma mai si era resa conto di quanto quella frase fosse veritiera. Una lacrima cadde sul vetro della cornice, proprio sul volto del marito, e il Ted della fotografia fece una smorfia. Andromeda sorrise fra sé, forse Ted era rimasto solo nell'istante in cui era morto ma non lo era mai stato in precedenza, né mai più sarebbe stato così: lei, sua moglie, la signora Tonks, avrebbe continuato ad amarlo finché la morte non avesse preso anche lei. Sarebbero stati sempre insieme, fino alla fine dei tempi, perché così si erano promessi.





















Questa storia si è classificata prima al contest "Pairing a sorpresa: io la coppia, voi la storia!" indetto da Gieljema su Efp Forum, vincendo anche il Premio Grammatica. La mia coppia era, appunto, la Ted/Andromeda che io tanto amo... mi è andata bene! Il mio pacchetto era costituito dal verde limone come colore, da scarpette per bambino come immagine e dal titolo "Si muore soli". Qui sotto il giudizio della giudicia!

1° CLASSIFICATA
WHATEVERHAPPENED - BABY SHOES

Originalità: 10/10
Grammatica e forma: 9,5/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Attinenza al tema: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Eventuali punti bonus: 17/19
Totale: 66,5/69

Comincio facendoti i complimenti per questa bellissima fanfiction, in cui hai dimostrato molta fantasia e cura per i dettagli.
Lo stile narrativo è scorrevole e toccante, con un’ottima punteggiatura e un lessico semplice e ricercato al tempo stesso; dialoghi e narrazione si alternano in modo chiaro senza confondere il lettore.
L’unico errore che ho trovato è di distrazione: ma c'è sempre qualcosa interferisce (ma c’è sempre qualcosa che interferisce). Per il resto è perfetta, quindi assegno a te il Premio Grammatica.
Ted ed Andromeda compaiono nella saga solo un paio di volte, quindi della loro personalità si sa molto poco. Nonostante questo, hai delineato il loro carattere con molta cura e sensibilità, ottenendo un ottimo risultato: Ted è un uomo di buon cuore, in apparenza allegro e anche un po’ scanzonato, ma estremamente profondo; Andromeda riflette a tratti l’educazione rigida che ha ricevuto, ma lascia trasparire anche paure e speranze. Questa è l’impressione che ho avuto di loro.
Tutti e tre gli elementi del pacchetto sono usati con molta abilità e sono fondamentali per la trama, incastrati l’uno con l’altro come i tasselli di un puzzle. Hai diviso la storia in due parti, la prima ambientata nel passato, la seconda nel presente: la prima parte costituisce già da sola un bellissimo squarcio di vita quotidiana, dalla trama creativa e interessante, e vi compaiono il Colore e l’Immagine, fusi insieme nelle scarpine verdi; nella seconda parte si scopre che si tratta di un ricordo evocato in Andromeda dalla morte di Ted, e qui sviluppi in modo chiaro ma toccante il significato del Titolo (diverso da quello della fanfiction), “Si muore soli”.
Non c’è altro da dire, se non che ho amato questa storia sin dalla prima lettura.


Questa storia è per la Ila, perché è da agosto che ne sente parlare e ormai credo che non ne potesse più <3
   
 
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