Quando sorge la
luna…
Prologo
Ed eccola… Ginevra
Weasley.
Se ne sta lì,
immobile, adagiata su di un letto di nere lenzuola.
Il suo sguardo è
spento, vuoto.
I lunghi capelli
rossi le ricadono scompostamente sul volto scarno.
L’esile corpo,
avvolto in una veste, anch’essa nera, si distingue a fatica dal resto del
letto.
La pelle chiara
crea un singolare contrasto con il colore dominante nella stanza.
È distesa sul letto
e pensa che vorrebbe morire.
Pensa che sarebbe
giusto porre fine a quella farsa.
Sa fin troppo bene
che ciò che sta facendo non è vivere.
Sì, potrebbe
definirsi morta se non fosse per il fatto che respira.
Si chiede perché
non abbia il coraggio di uccidersi, di uccidere la squallida imitazione della
ragazza che aveva conosciuto tanto tempo prima.
La ragazza che
sorrideva sempre, che amava la vita, che sapeva trovare la forza di rialzarsi
dopo una caduta.
La ragazza che si
era convinta di odiare. Così come si era convinta di amare l’ideale che le aveva
impresso il suo segno indelebile sull’avambraccio destro.
L’ideale che
l’aveva aiutata a distruggere il suo cuore.
Pensa che non ama
nessuno tranne il buio…
Pensa che è buffo…
Un volta, in un’altra vita, l’odiava con tutta sé stessa.
Le impediva di vedere
i colori di casa sua, le trasmetteva un senso di malinconia.
Adesso, invece,
attende il suo arrivo con ansia. Di giorno, la luce, la costringe a soffrire,
sbattendole crudelmente in faccia la realtà di una vita che non vuole vivere,
ma che non ha la forza di abbandonare.
Così, attende
impaziente l’arrivo del suo cavaliere dal manto di velluto, sa che sarà
puntuale, che giungerà tutte le sere per ottenebrare ogni cosa con la sua
presenza, permettendole così di sognare un po’; di immaginare qualcuno a condividere
con lei lo spazio di quel letto freddo.
Sognare ad occhi
aperti, di sera, è l’unica cosa che si concede… Di notte gli incubi la
perseguitano, non riesce a placare il senso di colpa, mai…
Il rimorso di aver
abbandonato le persone che l’amavano, il rimpianto di essersi fatta guidare
dalla rabbia…
È per questo che ha
tolto tutti gli specchi presenti nella stanza.
Per non vedere in
faccia la persona che più odia , per paura di non riuscire a sostenere lo
sguardo di un’assassina nel corpo di una ragazzina innocente…
Si è chiesta spesso
come mai si sia introdotta nelle schiere di Voldemort.
La risposta che ha
trovato dentro sé non è valorosa o eroica, non è una delle tante scuse che i
suoi compagni si son dati.
È la verità, le
verità nella sua versione più cruda.
È diventata
un’assassina perché voleva dimostrare al mondo che non era debole, che aveva la
forza necessaria per decidere da sola per quale ideale combattere.
Se è pentita? Sì,
lo è… Non perché il braccio con cui tiene la bacchetta quando uccide ha un nero
tatuaggio…No…
È pentita perché si
è ritrovata sola. Sola ad affrontare la morte, la guerra, la vita…
Pensa che, se
avesse accettato di farsi scudo con teorie astratte sul bene ed il male, se
avesse nascosto febbrilmente gli scheletri nell’armadio, se avesse combattuto
per l’ordine, avrebbe avuto qualcuno a sostenerla, ad aiutarla.
La sua famiglia…
Volti sfuocati nella mente, sguardi di disprezzo corrosi dal tempo…
Sente una lacrima
sfuggire ai suoi occhi verdi ed andare ad inumidirle la guancia.
Si accorge che
altre, piccole, gocce luminose, hanno preso il suo esempio e adesso le vanno a
finire sulle labbra.
Assapora il gusto
di quelle perle, un sentore di salato si appropria della sua bocca.
Pensa che se
dovrebbe dare un sapore alla sua vita, sceglierebbe proprio quello…
La sua esistenza è
stata costellata da tanti momenti tristi, bagnati dalle lacrime, momenti di
disperazione grande come il mare.
Le torna in mente
una storia che qualcuno le ha raccontato tanto tempo prima…
Era la storia di
una donna che aspettò il marito partito per la guerra, no sapendo che era
morto.
La protagonista,
saliva su di una rupe ed osservava il mare, alla ricerca disperata di un suo
segno.
Pensa che anche lei
fa un po’ cos’…Aspetta…
Non sa ancora cosa,
ma è certa che è per quello che non riesce a trovare il coraggio di togliersi
la vita. Per il cago presentimento, speranza, che la vita abbia ancora qualcosa
in serbo per lei…
Non riesce a
ricordare come finisce la storia, ma spera che la donna sia riuscita a vedere
l’amato, prima di morire…
Per non morire nel
dubbio, per lasciare la vita sapendo cosa si abbandona…
Questi pensieri
confusi, la trasportano in un mondo a parte, la stanchezza comincia a farsi
sentire, le palpebre si chiudono sulla realtà è si spalancano in un altro mondo
fatto di incubi e sogni cullati dal ritmo regolare del suo respiro.
Salve a
tutti!^^
Finora mi sono
cimentata solo in one-shot, ma, in seguito alle esortazioni di alcune persone,
mi sono decisa a scrivere una long-fic…
Che dire, spero
che questo prologo vi abbia incuriosito un po’, e confido in un vostro commento
a questo ed ai prossimi capitoli!
Un bacione!^^