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Autore: Fiamma Drakon    21/10/2010    4 recensioni
Gli shinigami sono la razza prescelta per proteggere il mondo dalla furia devastatrice dei demoni. Per questo vengono anche chiamati Demon Hunters.
Grell Sutcliff, degradato per la sua inaccettabile infatuazione verso il demone Sebastian Michaelis, ormai ha perso ogni interesse per il suo compito: tutto ciò che desidera è riuscire a star vicino al suo amore. Eppure, sembra che il destino sia contrario alla sua scelta...
«Will...?» lo chiamò, allontanandosi di mezzo passo «Che cos’è quella?».
«Queste... sono...»
«... le ceneri di uno shinigami assassinato» completò per lui Undertaker, il tono che aveva acquistato nuovamente quella sfumatura vagamente ilare propria di lui.

[...] «E io che cosa c’entro in tutto questo?»
«Quello shinigami era l’incaricato a distruggere Sebastian Michaelis. Raccapricciante come da carnefice si sia trasformato in vittima, non trovi?».

[Sebastian/Grell (one-sided); Claude/Grell (accennato, one-sided)] [Possibili lievi OOC]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Claude Faustas, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3_Piuma bianca
Demon Hunters
3. Piuma bianca


Nella biblioteca, l’unica fonte di illuminazione era la luce lunare che entrava dalle finestre, proiettando sul pavimento quadrati luminescenti e rossastri.
Gli scaffali apparivano come cupe ombre incombenti nella penombra in cui una persona ancora si attardava a cercare, senza arrendersi, un tomo in particolare.
«Quel libro dovrebbe essere da queste parti...» commentò tra sé e sé lo shinigami, camminando lentamente tra due lunghe scaffalature, tenendo sollevato il piccolo lume che stringeva con la mano libera.
Con l’attrezzo che occupava l’altra si sistemò gli occhiali sul naso, aguzzando la vista per cercare di scorgere i titoli dei volumi più in alto.
Si fermò quand’ebbe raggiunto la fine del corridoio, trovandosi innanzi ad una speciale scaffalatura bianca situata in un incavo della parete. In essa erano custoditi i libri più rari e preziosi dell’intera biblioteca - che contava un migliaio circa di tomi.
Lì lo trovò, proprio al centro dello scaffale di mezzo. Con implicito sollievo, si alzò in punta di piedi per raggiungerlo, quindi ripercorse rapidamente i propri passi e andò a sistemarsi ad un tavolo non troppo distante, sul quale posò il lume.
Questo gettava una tremula luce dorata sulla copertina del libro, facendone risplendere il bellissimo color oro ed i quattro piccoli rubini che l’adornavano, ciascuno incastonato in un angolo.
William rimase alcuni minuti a contemplare il volume, soffermandosi in particolar modo sul titolo, scritto in vividi e goticheggianti caratteri al centro:
Ibridi: l’alchimia della vita perfetta
Spears si sistemò nuovamente gli occhiali, quindi si accinse ad aprire il tomo: se la situazione non l’avesse richiesto, lui non si sarebbe spinto fino al punto di andare a cercare quel libro. Era uno dei tabù imposti ai Demon Hunters di livello più basso, andare a consultare ciò che era contenuto in quello scaffale, ma se i “piani alti” volevano che lui risolvesse la faccenda, era certo che una piccola infrazione come quella gliel’avrebbero perdonata.
«Più che altro spero che non mi dimezzino lo stipendio per questo» commentò tra sé.
Mentre sfogliava le pagine in cerca dell’indice, la sua mente ritornò a qualche ora addietro, quando Grell se ne era andato dalla stanza dove stavano discutendo con lo shinigami leggendario.
«Allora... che cos’hai intenzione di fare, tu?».
La domanda colse alla sprovvista William, che alzò gli occhi dall’ampolla per posarli immediatamente sul viso del suo interlocutore.
Il moro serrò ulteriormente la presa sull’ampolla.
«Non vuole concedermi informazioni nemmeno da solo?» ritentò: brancolare così nel buio gli dava sui nervi, soprattutto sapendo che qualcuno dei loro nemici era riuscito a togliere di mezzo un loro compagno anche se teoricamente era impossibile.
«No» disse semplicemente il becchino, andando a sedersi nuovamente «Però voglio dirti che qualcuno sopra di te vuole che sia tu ad occupartene... personalmente. Sono venuto principalmente perché mi hanno riferito un messaggio per te».
«Un... messaggio?» ripeté Spears.
Adesso aveva un motivo in più per essere irritato dalla mancanza di informazioni: la faccenda pareva passare anche per le sue mani e sapeva che se avesse sbagliato, di certo gli avrebbero detratto qualcosa dallo stipendio, cosa che non poteva tollerare, in alcun modo.
Undertaker agitò in aria una mano con fare sufficiente, senza abbandonare il suo solito sorrisino.
«“Sono già morti tre shinigami per mano del demone Sebastian Michaelis. Qualcosa lo sta aiutando. Scoprilo e risolvi la questione, Spears, altrimenti sarai degradato”» disse il becchino con fare annoiato.
A quell’affermazione, lo shinigami dai capelli neri si sentì gelare il sangue nelle vene: già tre...?
No, più importante: degradato?! Addirittura?
L’uomo dai capelli grigi si alzò e con nonchalance si diresse verso la porta.
«Be’, quel che dovevo fare, l’ho fatto. A presto...!» esclamò.
«... Undertaker».
Il suo interlocutore si fermò sulla soglia: era la prima volta che osava chiamarlo per nome. Sentire la sua voce che lo pronunciava con così tanto ardore e reverenza gli fece sfuggire una soffocata risatina dalle labbra ancora dischiuse.
«Sì...? Hai tutta la mia attenzione» disse, voltandosi a fronteggiarlo di nuovo.
«Devo risolvere la cosa... assolutamente?».
Il tono con cui domandò lo divertì: sembrava che stesse insinuando di dover ricorrere a misure estreme pur di raggiungere lo scopo. Era lì che stava tutto il divertimento.
«Assolutamente» replicò, andandosene.
Willian scosse la testa: doveva riuscire a fermare l’entità che stava facendo tutto ciò prima che trucidasse qualche altro Demon Hunter, altrimenti altri sarebbero morti e lui sarebbe stato degradato.
Non c’era il tempo per perdersi nei ricordi.
«Ecco l’indice».
Iniziò a scorrerlo, in cerca di ciò che gl’interessava. Non fu cosa facile: nonostante fosse un libro di poche pagine, aveva numerosissimi capitoli, ma alla fine...
«Eccolo» mormorò tra sé, posando l’indice accanto alla frase che recitava “Pagina 78, capitolo 21: Ibridi nocivi agli shinigami”.
Gli tremava un po’ la mano, mentre scorreva le pagine in cerca della settantotto: in fondo, quando mai uno shinigami del suo rango aveva osato andare a leggere quali abomini di natura erano capaci di distruggerli?
Ricordava che l’ultimo Demon Hunter che aveva osato leggere quel libro - fatto accaduto circa un anno e mezzo prima - era stato rinchiuso pochi giorni dopo in un centro di cura psicologica. Chi l’aveva portato via aveva detto qualcosa circa ripetuti tentativi di suicidio ed instabilità psichica, per cui la cosa lo preoccupava alquanto.
Eppure, la situazione - al livello a cui era arrivata - non dava adito ad opzioni alternative: la risposta all’interrogativo che affliggeva William era contenuta proprio lì.
Chi - o per meglio dire cosa - era l’assassino?
Stava per scoprirlo: con un palpito cardiaco esageratamente accelerato dalla tensione, nonostante dall’espressione trasparisse poco o niente, girò l’ultima pagina, trovandosi a leggere l’intestazione del capitolo che lo interessava. Abbassò lentamente lo sguardo, sistemandosi per l’ennesima volta gli occhiali, quindi iniziò a leggere. Il paragrafo trattava vari tipi di creature ibride create da incroci alquanto bizzarri e al limite della moralità tramite particolari rituali oscuri nei quali pareva che il componente principale e ricorrente fosse il sangue dello stolto di turno che tentava di effettuare il rito. Inoltre, le bestie che ne venivano fuori erano descritte sia nell’aspetto fisico che nelle capacità.
Il moro scorse quasi tutto il testo, in cerca di una cosa in particolare, che trovò nell’ultima sezione del capitolo, in fondo alla pagina e che, attualmente, era il suo unico indizio: il fatto che la vittima venisse letteralmente polverizzata. Avido di sapere, ma anche un po’ spaventato, iniziò a leggere.
“Ma dei molti ibridi nocivi agli shinigami, uno solo ne induce la morte istantanea per carbonizzazione, la...”.
Passando alla pagina successiva, notò che questa esordiva con una nuova frase, totalmente sconnessa dalla precedente, il che gli suggerì immancabilmente che...
«La pagina è stata strappata» sussurrò, come se ciò l’aiutasse ad assimilare la cosa, passando una mano sull’attaccatura delle pagine, accarezzando l’orlo irregolare del foglio che era stato brutalmente asportato.
Rimase in trance qualche attimo, prima di alzarsi e chiudere con un tonfo il libro, andando a riporlo al suo posto. A quel punto, fece dietrofront e riattraversò la biblioteca, sistemandosi di quando in quando le lenti sul naso, riflettendo: com’era possibile che qualcuno fosse riuscito a strappare una pagina di quel tomo? E perché proprio quella? A loro, Hunters comuni, non era neppure concesso di toccarlo, perciò come aveva potuto uno shinigami o addirittura un estraneo toglierne una pagina?
Che lui ricordasse, la sorveglianza era sempre stata rigidissima in quell’edificio, soprattutto in quella particolare ala della struttura.
«A proposito di guardie...».
Si fermò e si appostò dietro una scaffalatura, sbirciando oltre: un guardiano era fermo a pochi metri da lui. Per fortuna si era bloccato in tempo, altrimenti sarebbe stato visto.
Attese che gli desse le spalle, quindi soffiò più piano che poté sul lume - spegnendone la candela all’interno - e scivolò verso la scaffalatura successiva.
Proseguì adagio, non solo per timore d’essere scoperto dalla sorveglianza, ma anche - e soprattutto - perché al buio vedeva decisamente peggio.
«Devo riuscire a capire dove possa essere la pagina mancante. Non può essere scomparsa nel nulla: qualcuno deve averla presa e nascosta... ma chi? E, soprattutto, dove?» rifletté, sgusciando via alle spalle dell’ultimo guardiano, allontanandosi nascosto nell’ombra, per poi uscire e spostarsi in direzione dell’ala adibita ai dormitori: aveva bisogno di ponderare il da farsi con calma, nonostante fosse totalmente consapevole che non c’era così tanto tempo.
All’improvviso, nel costeggiare il muro che portava all’entrata della struttura, lo shinigami si sentì letteralmente trafiggere da qualcosa di inquietante e lugubre. Era uno sguardo, quello che gli stava facendo prudere la schiena e tendere i nervi, ma non uno qualunque: era intenso e penetrante. Mai sentita prima di allora una simile energia sinistra.
D’istinto portò lo sguardo verso l’alto: l’unica cosa che gli si parò dinanzi fu una pallida mano che chiudeva una finestra per poi ritirarsi nell’oscurità della stanza.
Inquietante a dir poco, ma poi...
William sgranò appena gli occhi quando vide una piuma bianca volteggiare aggraziata nell’aria, a pochi centimetri dal suo viso. Era immacolata, nonostante il suo candore fosse “rovinato” dalla luce vermiglia che la luna vi riverberava.
Meccanicamente allungò un braccio, la mano rivolta verso l’alto, nella quale accolse la piuma come fosse un oggetto di fragilissimo vetro.
«La piuma... di un angelo...» mormorò tra sé e sé, avvicinandola al viso.
D’angelo...
Un ricordo, subitaneo e fugace, gli balenò alla mente: “Gli angeli sono i custodi dei segreti reconditi della magia e della stregoneria, gli unici in grado di apparire e scomparire a loro piacere ovunque siano”.
Una morsa gli strinse il petto mentre nella sua mente prendeva forma il più banale dei collegamenti: «Potendo apparire e scomparire in ogni luogo, forse è stato uno di loro a prendere la pagina».
L’euforia della scoperta non ebbe neppure il tempo di manifestarsi che già lui la soffocò, reprimendola e occultandola in un antro remoto della sua coscienza: non c’era niente di cui gioire, al momento, perché non aveva ancora idea di cosa ci fosse dietro il nuovo, incredibile potere di Michaelis, né sapeva quale angelo si fosse introdotto nella biblioteca - o se fosse stato veramente uno di loro a prendere la pagina.
Rispetto agli shinigami, gli angeli vivevano in una dimensione che era quasi inaccessibile per loro: era densa di pericoli ed insidie studiate per combattere le intrusioni di altre razze, tra cui figurava - ovviamente - anche quella dei Demon Hunters.
Tuttavia, Spears aveva un’idea di dove fosse l’accesso, e già era qualcosa. Il secondo passo sarebbe stato verificare se un angelo fosse in possesso di ciò che gli occorreva.
Alzò gli occhi verso la finestra che si era chiusa solo pochi attimi prima, domandandosi quale fosse il detentore della stanza e se fosse stato proprio quest’ultimo a gettargli quella piuma.
Si sistemò gli occhiali sul naso e abbassò lo sguardo, ignorando deliberatamente il dubbio per concentrarsi sulla logica conclusione cui il suo cervello l’aveva condotto: se fosse andato “a caccia” da solo, non ce l’avrebbe mai fatta.
Per questo aveva bisogno - e gli bruciava orribilmente anche solo concepirlo - di qualcuno che lo accompagnasse, e la prima persona che gli venne in mente - oltre che l’unica altra a conoscenza della situazione - non era esattamente quella con cui avrebbe desiderato passare del tempo in solitudine per un elenco pressoché infinito di ragioni tutt’altro che pulite.
«Però è l’unica scelta che mi rimane...».
Riassestò per l’ennesima volta gli occhiali sul naso e si diresse spedito verso l’ingresso dell’ala: se doveva proprio farlo, tanto valeva farlo subito.
Varcata la soglia, proseguì all’interno, diretto verso una ben precisa meta, alla quale giunse, in vero, in brevissimo tempo.
Inspirò profondamente e, senza nemmeno bussare, afferrò il pomello e lo spinse con forza, aprendo l’uscio con veemenza tale da sbatterlo contro la parete, facendo sobbalzare l’unico occupante - nonché proprietario - della stanza.
«Gyaaaah! Will?!».
Lo strillo acuto e molto femminile sfuggì dalle labbra di Grell d’istinto non appena ebbe messo a fuoco il profilo della persona che si era appena materializzata sulla soglia. Per lo spavento, si era rannicchiato sul copriletto, un’espressione sconcertata dipinta in viso, stretti al petto i pietosi resti di quella che una volta doveva essere stata una bella bambola di pezza, ma che nel tempo era stata brutalmente mutilata.
«Sutcliff» lo chiamò semplicemente William, avanzando inesorabilmente per fermarsi poi ai piedi del letto.
«Che sei venuto a fare in camera mia?!» sbottò l’altro, con un’indignazione in cui Spears carpì distintamente un’insopportabile somiglianza con il tono delle attrici il cui spazio privato era stato violato da un fan senza il loro consenso. Sembrava che si fosse ripreso egregiamente ed in tempo record dallo shock dell’intrusione.
Passò quasi un minuto prima che il moro riuscisse a trovare il coraggio e la forza spirituale necessari a porre la sua richiesta, peraltro sgradita nel modo più assoluto a lui medesimo.
Si riassettò gli occhiali sul naso e disse: «Sutcliff, ho bisogno del tuo aiuto».
La domanda lasciò momentaneamente basito Grell, che lo fissò per un lungo momento senza riuscire a dire niente, poi la sua espressione spiazzata si trasformò in una più maliziosa.
«Will non è una scusa per poter stare con me solo soletto?».
Il tono volutamente insinuante toccò Spears, ma il suo ferreo autocontrollo gl’impedì di rispondergli per le rime. Al contrario, replicò pacato: «Devi aiutarmi per il caso concernente Michaelis. I superiori vogliono che intervenga, ma...» esitò un istante «... ma da solo non posso farcela al momento».
Grell si rabbuiò all’improvviso, incrociando le braccia sul petto con fare indignato.
La più prevedibile delle reazioni.
«Non intendo aiutarti con quella cosa, chiaro?» replicò lo shinigami, voltando il capo altrove con fare infantile e capriccioso.
Spears rimase semplicemente fermo, l’espressione indifferente di poco prima ancora stampata in viso, mentre uno strano scintillio pericoloso gli appariva sulle lenti: aveva già preso in ampia considerazione un rifiuto da parte sua e, considerando vari percorsi da seguire per ovviare al problema, aveva scelto quello che - a parer suo - sarebbe stato a dir poco infallibile.
«Vorresti riavere la tua arma ed il tuo grado?» chiese in tono casuale e glacialmente indifferente il moro, sistemandosi ancora una volta le lenti sul naso.
Grell si volse di scatto, meravigliato e allettato al tempo stesso da quella implicita proposta: poter finalmente impugnare di nuovo la sua tanto amata motosega e poter nuovamente fare a pezzi tutto, ma soprattutto poter vedere ancora il bellissimo colore del sangue delle sue vittime mentre schizza violentemente ovunque, tingendo ogni cosa di quel rosso passionale che a lui piaceva tanto...!
Sì, la prospettiva era maledettamente affascinante, e ciò non era completamente un bene, in quanto, per poter riavere l’arma, avrebbe dovuto collaborare con Will ai danni del suo amato Sebastian.
Rifletté qualche minuto sui pro e i contro della cosa, poi la sua espressione assunse connotazioni vagamente furbesche e maliziose.
«Questo è un colpo davvero basso, Will. Non credevo che avresti mai fatto ricorso a certi trucchetti per i tuoi fini» ammise, subdolo.
Il moro si sistemò semplicemente gli occhiali, ancora una volta.
«Rispondi alla mia domanda» disse, lasciando trasparire una certa impazienza che divertì il suo interlocutore: a quanto sembrava era di fretta.
Sospirò.
«Sei sempre così serio...» esclamò, in tono esasperato, alzandosi con un mezzo balzo, abbandonando il grottesco cadavere del suo pupazzo.
«Sto aspettando. Rivuoi la tua falce?» replicò Spears, inflessibile.
«E c’è bisogno di chiederlo?!».
Le labbra di Grell si ritrassero, lasciando bene in mostra i suoi affilati denti da squalo, in un sorriso tale da far accapponare la pelle, unito allo sguardo, acceso da una sinistra e sadica follia.
«Certo che la rivoglio» concluse.
«Allora dovrai aiutarmi»
«Anche se sono contrario a qualsiasi azione contro il mio Sebastian... ti aiuterò, Will. Però voglio una garanzia circa quella proposta».
William non si scompose minimamente, come suo solito: con anomalo flemma, affondò una mano in tasca e ne estrasse una sferetta grande quanto un pugno chiuso, sfavillante d’un intenso rosso porpora decisamente accattivante ed etereo. Dal globo cadeva costantemente un sottile e rado pulviscolo splendente, che svaniva nell’aria, senza arrivare a toccare il suolo.
Lanciò la pallina all’altro shinigami, che allungò prontamente una mano ad afferrarla. Appena le sue dita ne sfiorarono la superficie, questa iniziò ad irradiare un fascio luminoso piuttosto intenso, rompendosi infine con un rumore come di cristallo infranto. In sua vece, fece la sua apparizione una grossa motosega dall’aria tutt’altro che rassicurante, con la  lama scintillante e la parte contenente il motore di un bel rosso passionale.
«Mi sei mancata così tanto, tesoro ♥!» esclamò Grell, stringendo l’arma con fare nostalgico ed affettuoso, come se fosse una figlia che non vedeva da anni.
«Bene, ora andiamo» esclamò William, perentorio, con un tono la cui primaria intenzione era quella di zittire le smielate moine del subordinato nei confronti della sua falce appena riconquistata.
«Dove?» chiese quest’ultimo, perplesso.
«A caccia d’angeli».





Angolino autrice
Non sono dispiaciuta del ritardo mostruoso con cui posto, no... sono schifata. Perché la scuola mi sta trucidando lentamente, pezzo dopo pezzo, e questo mese mi sono fissata un tot di shot da scrivere - causa Halloween, prendetevela con lui ç^ç - e sono immersa fino al collo tra quello, i compiti e lo studio... ç__ç ed è un casino con le longfic.
Mi dispiaceeee T^T
Passando al capitolo... io penso di allontanarmi sempre di più con Will ç.ç arriverò a toccare lidi lontani con il suo carattere? -.-'' Chissà, spero di no.
Comunque, ringrazio Tensi, Sachi Mitsuki, liuba e Chiby Rie_chan (quanta gente, cielo *O* non credevo che mi sarei guadagnata tanti lettori) per le recensioni allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! (sperando di postarlo in tempi accettabili -.-'')
F.D.
   
 
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