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Autore: rospina    22/10/2010    3 recensioni
una storia intensa ed acre, come può esserlo il profumo delle zagare, le vite di quattro giovani, che vivono in un piccolo paese sul mare si intrecceranno per cambiare... forse per sempre
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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. Sole vide avvicinarsi Angelo, ripensò al giorno prima, il suo cuore perse un colpo e poi riprese a battere normalmente, sulle sue labbra fece fiorire un sorriso per salutarlo, ma lui la ignorò passando dritto, ma dietro di lui con il suo impareggiabile stile giovanile:

“Che gentile un sorriso per me…” Claudio Mareste le si avvicinò carezzandole  una mano.

 Sole si sentì enormemente stupida ma rispose cadendo in piedi:

“mi pare di avere sempre un sorriso per tutti”

“Ed un sorriso speciale per me non c’è?”

Sole rise, non seppe cosa rispondere e sempre con quella voce un po’ indisponente l’allenatore chiese:

“Com’è andato il tuo colloquio di lavoro?”

“Male” sussurrò e poi aggiunse cercando di scappare

 “pazienza! Ora devo andare via Celeste non vede l’ora di arrivare a casa” e si allontanò con passo svelto raggiungendo la sorella.

“Non sapevo che stessi  cercando lavoro” disse Giulio “perché non me ne hai parlato? Dici che siamo amici e poi mi tieni all’oscuro di tutto”

Sole guardò Angelo, era evidente che l’amico non gli aveva riferito del loro incontro e poi rispose:

“si ho fatto un colloquio ma non è che cerco disperatamente” mentì guardando la strada.

“Sole!” gridò Celeste.

 Nessuna risposta.

 Poi come un lampo le tornò alla mente che quella mattina era andata a lavorare al pub. Le pulizie al mattino, un piccolo extra. Poco ma meglio di niente le diceva la sorella. Nessuno in casa, tutti fuori per lavoro, solo lei era rimasta in casa e si sentì un peso. Un enorme peso insormontabile per tutti, si guardò allo specchio e si vide con gli occhi del cuore. Davanti a lei c’era una Celeste diversa, non era più il celeste dove i suoi cari potevano rifugiarsi, era diventata la notte. Notte fonda senza stelle e senza luna. In quella notte non lontana sentiva di aver perso molto di più di una gamba, ma era convinta di aver perso il essere, la sua anima. Pensò al giorno in cui chiese “perché ci avete chiamato Celeste e Sole?” E la risposta fu così dolce ed inaspettata. Suo padre l’aveva presa sulle sue ginocchia e le aveva detto:

“Perché tu sei il nostro cielo azzurro, ed in ogni cielo sereno c’è sempre un sole che splende” quelle parole le solcarono il cuore, lasciando un’impronta indelebile. Guardò fuori dalla finestra il sole splendeva alto nel cielo le venne voglia di assaporare il fresco sapore dell’aria sul suo viso. Aprì il portone di casa e si sentì impotente.

Davanti a lei tre gradini piccoli ed insignificanti, che neppure quando ancora gattonava erano stati un pericolo, ma ora erano per lei l’equivalente del buttarsi nel  vuoto. Si sentiva come una principessa intrappolata nella torre più alta del castello, senza vie d’uscita.

Rabbia.

Provò per se stessa una rabbia furente che la fece illividire, lei non era una principessa e tantomeno sarebbe mai arrivato il principe azzurro a salvarla. Non seppe perché, e forse neppure come, ma sospinse le ruote enormi, senza pensare, senza riuscire a controllarsi compì quel gesto insensato. Un alito di vento tra i suoi corti capelli e poi l’umido delle lacrime sulle sue guance ormai troppo volte solcate da esse. Il cuore le batteva violentemente nel petto. Si sentiva dolere ogni singola parte del suo giovane corpo saldo, seppur già martoriato, non emise nessun gemito. Stava lì immota nel vialetto di cemento di casa sua, la carrozzella era poco distante da lei ormai cappottata nella caduta rocambolesca.

Giulio era con il suo borsone blu a scritte bianche sulle spalle, stava salutando sua madre che invece di rispondere al saluto del figlio brontolava per l’università, e lui a voce alta sperando allo stesso tempo che la madre non udisse:

“Sai che novità sentirti brontolare, non ti avevo mai sentito prima…mia madre ed una pentola a pressione possono definirsi gemelle…sempre che sbuffano!” rise da solo per la sua battuta, poi con gesto consueto sbirciò nel vialetto di casa Benelli. Uno sguardo fugace, proseguì per due passi, poi velocemente con impeto tornò indietro, lasciò cadere il suo borsone a terra, con gesto atletico scavalcò il cancello nero. Sulla sua strada trovò la sedia a rotelle la lanciò via con forza, si chinò su Celeste:

“Celeste che ti è successo?”la sua voce ansava era preoccupato, il battito del suo cuore accelerato , le accarezzò i capelli scompigliati e con la stessa voce di prima proseguì:

“Ti prego rispondimi. Ti sei fatta male?” cercò di vedere il suo volto, ma la giovane teneva il volto rivolto verso il basso facendo resistenza, allora  gli passò un braccio attorno alla vita, e salendo verso l’attaccatura delle braccia passò l’altro braccio, facendo forza la sollevò, la stinse fra le braccia e la portò dentro casa. Tutto era in ordine e lindo in quella piccola casa, fatta di cose semplici, e nell’aria aleggiava il solito profumo di chiodi di garofano che mamma Marta soleva far bollire per fare andare via i cattivi odori. Si diresse verso il divano, un divano non molto grande ma che era in grado di poter contenere l’esile figura della giovane. La posò come se ella fosse fatta di cristallo, e solo una volta che lei fu ampiamente posata sul divano che disse:

“Perché non mi hai lasciato dov’ero? Non ho chiesto aiuto…

Lui non le rispose, le passò ancora una volta la mano sui capelli cercando di sistemarle le ciocche ribelli. Si alzò si diresse verso la cucina, aprì il rubinetto e fece scorrere dell’acqua, quando si accertò che era bella fredda vi inumidì uno strofinaccio da cucina. Lo strizzò. Si inginocchiò accanto a Celeste e le ripulì il volto sporco di polvere e lacrime con delicatezza. Dagli occhi di Celeste ripresero a scendere lente e latenti lacrime salate. Giulio col palmo delle mani asciugò quelle lacrime e con voce tranquilla:

“sei proprio scema! Secondo te ti lasciavo a terra? Ma per chi mi hai preso? Io ti voglio bene! Anche se non riesco a capire cosa ci facessi li” si grattò la testa confuso poi proseguì

“guarda che se ti lanci nel vuoto non risolvi nulla, la tua situazione non cambia, anzi…

“guarda che lo so idiota!”

“aspetta a darmi dell’idiota non ho finito di parlare, possibile che tutte le volte che cerco di dirti qualcosa mi devi sempre interrompere e farmi sentire un deficiente, proprio come quando ero piccolo!”

Scusa…

“Così va meglio… sono cresciuto adesso! Mi faccio anche la barba senti qui!” disse con voce allegra, prese una mano di Celeste se la portò al volto e le fece sentire il suo mento ruvido

“Lo sento e lo vedo che non sei più un bambino”
“Meno male! Comunque voglio dirti che di me ti puoi fidare, io vorrei che tu parlassi molto di più con me, lo so che ti sembrerà un po’ stupido, ma vorrei ricreare quel rapporto che c’era tra noi quando giocavamo a calcio in cortile, quando ti dicevo che mi ero innamorato della ragazza vista al mare, e tu li ad ascoltare sempre e comunque, vorrei che si potesse tornare ai tempi in cui si sognava insieme grandi cose. Tu puoi ancora fare tante cose. Realizzare i tuoi sogni, la tua vita”

Celeste scosse la testa e lui riprese:

“si che puoi, ti sei lasciata andare in questi anni, non sei la ragazza che eri, piena di vita! La vecchia Celeste non avrebbe mai accettato una sedia a rotelle, ma una stampella forse si, perché comunque saresti in piedi, io rivoglio la mia vecchia Celeste per tenerla qui con me! Anche Sole ne ha bisogno!”

“Cosa centra Sole! Tu la metti sempre in mezzo, possibile che mai una volta si possa essere solo io e te?”

“Ma ora siamo solo io e te, però devi ammettere che è ovvio che io parli sempre anche di tua sorella, voi siete così unite che sembrate una cosa sola”

“Ma siamo due cose diverse mettitelo bene in testa.  Sole e Celeste possono essere vicine ma non fuse, perché io e lei siamo e saremo sempre diverse. Ora se vuoi te ne puoi anche andare tanto Sole non c’è” rispose asciutta la ragazza

“Io non riesco a capirti! Non cercavo lei se è questo che intendi”

“Intendo che tu preferisci stare in sua compagnia che con me!”

“Ma lo vedi che sei fuori di testa? Ti ascolti? Ora la bambina sei tu, ti comporti come se fossi gelosa di lei!” tacque la guardò negli occhi e la vide tacere

“sei davvero gelosa?” chiese esterrefatto

continuava a fissarla dentro gli occhi tanto profondamente che gli pareva di specchiarsi “Non so davvero che dire…- parlava farfugliando- non mi sarei mai immaginato una cosa del genere, ecco io una volta provavo questi sentimenti per te, ma tu non te ne sei mai accorta, o almeno credo…” in quell’istante la porta di casa si aprì. Giulio si alzò di scatto e si grattò la testa come soleva fare quando un po’ di nervosismo si impadroniva di lui, poi voltandosi:

“Ciao Sole!”

“Ciao che sta succedendo?”

“niente” risposero entrambi all’unisono

“Niente non è vero” Sole si avvicinò alla sorella e riprese “ho visto la tua carrozzella a terra fuori”

“è stata colpa mia, sono venuto a salutare Celeste- fece una pausa e poi- volevo portarla fuori ma come un deficiente per non dire altro sono inciampato…si inciampato e siamo caduti, per fortuna non ci siamo fatti niente”

Celeste osservava Giulio mentire ed il suo cuore si alleggeriva, capiva che la bugia che egli raccontava aveva dell’inverosimile, ma il suo cuore era pieno di gratitudine verso Giulio che con le sue parole  la stava salvando dal raccontare la sua triste verità

“E così volevo farle una proposta di lavoro, ma dopo il casino me ne stavo dimenticando, mio padre ha bisogno di una segretaria. E mi ha chiesto di chiedere a Celeste se le andava. Ora devo veramente scappare ciao” se ne andò quasi correndo, raccolse il suo borsone che era ancora in mezzo alla strada e si avviò verso il campo di calcio dove sapeva che avrebbe preso una strigliata dal suo allenatore che non ammetteva ritardi.

Come Giulio uscì da casa Benelli Sole disse:

“So che Giulio mi ha raccontato una balla ma farò finta di niente non voglio sapere niente, però sono contenta che ti abbia proposto un lavoro”

“Guarda che non so se accetto..”

“Stai scherzando vero? È una grande opportunità per te!”

“In fondo non credo che il posto sia veramente per me, forse lui voleva chiederlo a te…”ripensò allo sguardo chiaro di Giulio e sentì una piccola fitta al cuore, al pensiero che lui pensava sempre a Sole

“Invece io penso che sia la verità Giulio non mente mai, è un ragazzo fantastico, prezioso oserei dire” concluse Sole mentre trafficava in cucina cercando delle pentole. Un ragazzo prezioso. Quelle parole frullavano nella testa di Celeste, anche sua sorella amava Giulio?

 Non mente mai.

 Altre parole che si accavallavano nella sua mente e che le formulavano risposte astratte mai tangibili “ecco perché non mi ha risposto quando ha capito che sono innamorata di lui, è innamorato di Sole” si tenne la mano sul petto e sentì il suo cuore palpitare. Una sensazione per lei svanita nel tempo. Finalmente il suo cuore riprendeva a palpitare, ne gioì e ne patì allo stesso tempo, perché finalmente aveva capito di poter amare, ma purtroppo amava qualcuno che non la ricambiava.

Le strade erano illuminate da lampioni alti con grandi luci arancioni

“Certo che il mister con te oggi era proprio nero…ma perché hai fatto tardi?”Angelo parlava ma Giulio era immerso nei suoi pensieri e solo al grido dell’amico si riprese:

“Mi ascolti?”

“Dicevi?”

“Volevo sapere perché hai fatto tardi”
“Perché ho fatto un gran casino e non so come uscirne” si sedette su una panchina

“Sai che novità!Hai litigato con i tuoi?”

“Non solo!il fatto è che stamattina ho discusso con mio padre e mi ha detto che se voglio avere la casa a Cosenza devo iniziare a lavorare a lavorare con lui”

“E dov’è il problema?”

“non ci sarebbe se non avessi detto a Celeste che mio padre la voleva come segretaria”

“Allora sei proprio un cretino! Come ti è venuto in mente?”

Giulio gli raccontò la storia,dalla visione di Celeste per terra alla bugia raccontata a Sole

“E quindi tu sei innamorato di Sole?” chiese Angelo

“Non è questo il problema, io voglio bene a Celeste, anzi quando ero più piccolo le facevo una corte spietata ma lei ovviamente mi ha sempre ignorato”

“E Sole cosa prova per te?”

“Ma cosa vuoi  che ne sappia io….aaaargh ho la testa che mi scoppia, ora il problema principale è chiedere a mio padre di assumere Celeste”

“Allora rinunci ad avere la casa all’università?”

“Per forza! Ed in più ci devo dare dentro con gli esami altrimenti prima o poi mia madre una pazzia la fa sul serio”

“non so cosa dire forse sarebbe meglio se tu parlassi chiaramente a Celeste…

“No! Questo mai!”scattò Giulio “Non posso farle una cosa del genere”

“Allora parla con tuo padre, riuscirai a trovare le parole giuste ne sono certo”

“E se  non le trovo?”

“non ti preoccupare verrò al tuo funerale”
“idiota” lo apostrofò ma poi i due amici risero di gusto.

“tu sei completamente scemo, non ho un figlio ho un cretino”urlava forte il padre di Giulio senza dare il tempo al figlio di poter replicare o dare giustificazioni. Gesticolava e gridava e chiedeva alla moglie:

“Dove abbiamo sbagliato?” una cantilena quasi ininterrotta. Giulio si sentì umiliato, tutto quel gran parlare attorno a lui svanì e cominciò a pensare come se fosse da solo in una stanza lontana da tutti, e si disse che forse i suoi genitori avevano ragione ad avercela tanto con lui, non gli aveva mai regalato grandi soddisfazioni, la scuola in primo luogo che per loro era motivo principale d’orgoglio, poi quel periodo della sua adolescenza dove stava iniziando a frequentare amici, persone sbagliate. Ed ora non solo andava male all’università, gli aveva affibbiato una spesa di troppo. Loro non volevano Celeste Benelli nell’ingrosso. Doveva dirglielo al più presto. Ma come?.

Il trillo del suo cellulare lo distolse dai suoi pensieri.

 Rispose.

Ancora di più suo padre fu preso dall’ira, ma lui indifferente uscì chiudendosi il portone alle sue spalle. Era Celeste:

“Giulio sento gridare, è colpa mia vero?ascolta lo so che era una bugia la storia del lavoro, detta solo per coprirmi davanti a mia sorella! Grazie, te ne sono grata e tu non sai quanto, ma lascia stare non litigare con i tuoi, non ne vale la pena, spiegherò tutto a Sole, anzi già le ho detto che non accetto”

“Ascolta, è vero sto litigando con i miei ma non per te, anzi mio padre è felicissimo che tu venga a lavorare, sono arrabbiati per l’università. Ora ti devo salutare, ci vediamo domani agli allenamenti ok? Un bacio!”chiuse la cornetta e Celeste sentì arrivargli quel bacio e stendersi sul cuore come un velo leggero.

Rientrò in casa.

Serio.

 Deciso. Per la prima volta in vita sua si sentì uomo. In casa vi era un silenzio surreale. Giulio si guardò attorno, tutto era uguale a sempre, il tavolo sospinto contro il muro, e le pentole sul fuoco che ribollivano con le pietanze della cena. Ma a lui parve tutto diverso, si sedette di fronte a suo padre che aveva i suoi stessi occhi chiari, con voce ferma e ad un tratto più matura:

“papà, questa volta non posso tornare indietro. Ti imploro di prendere Celeste a lavorare con te, lei ne ha bisogno per se stessa per rinascere come persona, e la sua famiglia ha bisogno di uno stipendio in più, io sono disposto a rinunciare non solo ad avere la casa all’università ma a qualunque cosa tu voglia…

“Perché non Sole…” chiese suo padre mestamente

“perché è Celeste che ha bisogno di vivere, voglio aiutarla, ti prego dimmi che possiamo ti giuro che farò qualunque cosa tu voglia”

“Giurami che ti impegnerai almeno nello studio, ma stavolta sul serio…” gli strinse le mani nelle sue

“Sarò il migliore studente di tutta la facoltà, non ti farò pentire di questa scelta” abbracciò suo padre con affetto e gratitudine sincera.

 

   
 
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