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Autore: Dean Lucas    22/10/2010    3 recensioni
Ian riabbraccia Isabeau ma scopre il prezzo del perdono di Ponthieu: i ragazzi si vedono costretti a ritornare con Isabeau nel presente in cerca dell'unico manufatto che può convincere Guillaume. Nel passato, una donna mette alla luce una bambina, senza sapere che avrebbe scritto alcune delle pagine più importanti della storia di Francia. Il suo destino si intreccerà con quello di Ian, Daniel, Isabeau e Ty, tra guerre e assedi, sconfitte e vittorie e soprattutto un nuovo amore più forte di ogni cosa. E quando tutto sembrerà ormai perduto, e la vita della misteriosa ragazza e il segreto stesso di Hyperversum saranno in grave pericolo, una donna dovrà prendere la decisione forse più importante nella storia dell'umanità. Chi c'è dietro Hyperversum? I ragazzi forse l'hanno sempre saputo, ma quando arrriverà finalmente il momento di conoscere la risposta, questa li sorprenderà più ancora delle loro incredibili avventure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Szigi aveva prenotato all’Hermitage Gantois un’ampia camera singola per il Generale e una doppia per lei e Jodie. Aveva intenzione di controllare l’americana da vicino.

Gli effetti personali della ragazza sarebbero stati recapitati entro due giorni in Hotel. Niente da fare per i computer, su questo avrebbero lavorato in seguito.

In breve la 222 che ospitava le due donne divenne il quartier generale. A Jodie, in un primo momento, sembrò di essere stata trasferita in un carcere soltanto più lussuoso. E l’interrogatorio era appena iniziato.

“Alex… Alex sta bene? Mi manca così tanto, John”.

“Non preoccuparti per la piccola, sta benone. Sylvia non la lascia un attimo”, le confermò l’uomo sorridendo per la prima volta da quando l’aveva rivisto, “è davvero un angelo”.

Per un po’ restarono in silenzio, con le tante domande solo sospese nell’aria, nell’attesa che qualcuno finalmente le pronunciasse. 

“John, per prima cosa, vorrei parlare solo con te”, attaccò Jodie, rompendo il silenzio e mostrando un cipiglio serio.

“E la tua nuova amica? Non dirmi che non ti è simpatica?”

In effetti a Jodie quella bionda, che in auto si era presentata come “Maggiore Mónika Qualcosa ma puoi chiamarmi anche Szigi”, era parsa socievole come lo può essere un cubetto di ghiaccio. Né si fidava di quegli occhi grigio-verdi inquietanti, che la scrutavano come se mentisse, anche quando le aveva detto di chiamarsi Jodie Carson.

“Non si tratta di questo, preferisco soltanto non parlare del problema di Daniel e Ian davanti a degli estranei.”

Mónika non batté ciglio e continuò ad osservare la ragazza con un’espressione neutra.

“Il Maggiore fa parte della squadra, Jodie. Noi tre”, disse indicando se stesso, la ragazza e l’ufficiale, “siamo un team. Tu hai la palla adesso. Se vogliamo superare la difesa avversaria e andare a canestro, devi passare la palla, figliola.”

Jodie esibì un’espressione interrogativa. Per un istante le parole di John le ricordarono le partite di basket della Regular Season dell’anno prima, poco prima del matrimonio: lei abbracciata a Daniel, entrambi felici dentro le maglie arancio-viola dei Phoenix Suns.

“Devi passare la palla se vogliamo salvare Daniel…” rincarò ancora la dose l’uomo.

Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per salvare Daniel, lo sapeva. Persino rivelare il segreto più inverosimile e importante del secolo al padre del marito? Al Governo?

Si passò nervosamente le mani tra i capelli castani. Una cosa era certa: se voleva salvare Daniel e recuperare i portatili confiscati dalla forze di sicurezza francese doveva chiedere aiuto a John. Senza quei computer e il loro prezioso contenuto, suo marito non sarebbe mai tornato indietro.

Ma se rivelava la verità al generale, significata divulgarla al governo americano.

Cosa doveva fare? Cosa avrebbero fatto al posto suo Daniel e Ian? 

Il Falco d’Argento! Ma certo… Pensa come lui. Come si sarebbe comportato l’amico in questo frangente? Ian aveva affrontato situazioni forse persino più complicate, cavandosela ogni volta grazie alla sua abilità di piegare, con le sole parole, la realtà al suo volere.

Mentire.

Calma Jodie, calma! Non è necessario raccontare ad ogni costo tutta la verità su Hyperversum. Pensa… rifletti!

Troppo pericoloso far sapere al Governo di Hyperversum, poteva addirittura essere la fine della loro vita com’era oggi. Le implicazioni erano incalcolabili. Ciò che doveva ottenere erano solo quei maledetti portatili e far cadere tutte le accuse per lei, Daniel e Ian. E per pensare aveva bisogno di tempo.

“John, ho bisogno di una pausa… devo andare in bagno.”

L’uomo non disse nulla, si limitò a voltare lo sguardo verso Mónika, che fece per alzarsi.

“Santo cielo, John! Posso andare in bagno da sola o è necessario che il tuo segugio mi segua anche lì?”

“Se vuoi farti una doccia e cambiarti… e credo che tu ne abbia davvero voglia…”, furono le prime parole di Szigi da quando erano entrati in camera, “in quella valigia lassù troverai dei vestiti e della biancheria” aggiunse in tono asciutto indicando il bagaglio sopra l’armadio più grande, “stavo andando a tirartela giù.”

“Li ha presi Sylvia da casa tua, prima che io partissi per la Francia” confermò John.

“In questo caso ritiro la frase di prima” mormorò Jodie pentita. “Ok, sono preoccupata per mio marito e sono irritabile dopo aver passato due notti piene di angoscia in quello schifosissimo posto. Credo proprio che una doccia mi farà stare meglio, scusatemi.”

E mi serve tempo per ideare una storia plausibile, ripeté mentalmente mentre si alzava. La verità a volte è così preziosa da aver bisogno di una guardia del corpo di menzogne. Che la difenda da voi, caro Segugio dagli Occhi Grigi e caro Signor Generale.

 
 
 

***


 

Quando mezz’ora più tardi Jodie uscì dal bagno sapeva cosa avrebbe rivelato e cosa avrebbe taciuto.

“Ok, cominciamo l’interrogatorio”, annunciò la ragazza, mentre si metteva comoda sul divano e accavallava le gambe, ostentando una sicurezza che sapeva di non possedere.

“Jodie, per la miseria, non ho intenzione di farti il terzo grado! Sto solo cercando di aiutarti!”

“Se fossimo solo io e te, John, ti crederei senz’altro… ma con lei presente, come posso fidarmi?”

“Te l’ho già detto, Jodie, tutti e due siamo qui solo per aiutarti, siamo nella stessa squadra. E questa dannata storia che coinvolgerebbe mio figlio e Ian, che mi hai solo accennato al telefono, non ho nemmeno idea di cosa sia!”

 “Ok. Ok coach, capisco” mentì Jodie, “ad ogni modo il riscaldamento è finito. Iniziamo la partita, io sono pronta.”

“Ascoltami Jodie, Mónika fa parte dell’agenzia”, cominciò l’uomo sorvolando su altri dettagli, “è l’ufficiale responsabile delle operazioni in questa regione. E’ una donna in gamba e devi fidarti di lei. Raccontaci tutto quello che sai senza tralasciare niente e vedrai che troveremo il modo per aiutare Daniel e Ian, per questo l’ho portata con me”.

“Ok”, annuì Jodie simulando una convinzione che le mancava.

 “Bene, adesso prima di cominciare con le domande, sincronizziamo gli orologi della squadra: a quando risale la scoperta di questo maledetto segreto?”

“All’incirca da quando vi abbiamo raccontato che Ian era in giro per il mondo e non poteva tornare a casa”.

John tornò indietro con la memoria e chiese: “Quelle brutte cicatrici che si era procurato sulla schiena, centrano qualcosa con questa faccenda?”

Jodie rifletté velocemente: non era i dettagli che doveva nascondere, quelli anzi sarebbero serviti per rendere più realistico e credibile l’intero scenario. “Si”.

Il Generale s’incupì.

“Vi siete fatti dei nemici? Dei nemici pericolosi?”

“Si, ma era tanto tempo fa. Questa volta non saprei dirtelo.”

“Sono in pericolo, potrebbero esserlo?”

“Si”. E lo sospirò in tono così angosciato che Szigi lo annotò mentalmente.

“Dove sono?” incalzò ancora il Generale.

“Non lo so. Davvero non lo so.”

“I satelliti possono aiutarci, abbiamo a disposizione come sai..”

“No, John” lo interruppe Jodie. “I tuoi satelliti non possono trovare mio marito e Ian.”

“Possono scovare i loro nemici.”

“Nemmeno. Non ci riusciranno mai.”

John assenti greve, rimandando mentalmente quella questione ad un momento successivo.

“Al telefono mi hai solo accennato che mio figlio e Ian si trovano in grave pericolo e che solo uscendo il prima possibile di prigione e riavviando quei dannati computer saresti stata in grado di salvarli.”

“E’ così, John.” L’angoscia, notò Szigi, era più che mai viva e sincera quando Jodie aggiunse “Potranno raggiungerci, sempre che nel frattempo non sia successo loro qualcosa di irrimediabile.”

“Spiegami perché uno stupido laptop dovrebbe salvare la vita di mio figlio.”

Erano finalmente arrivati al punto. Al momento in cui il match si sarebbe deciso.

Mónika annotò che l’espressione di Jodie era leggermente cambiata, era preoccupata. Ma non lo era per suo marito, adesso. Intuì che era nervosa per quello che stava per dire. Stava per mentire.

“Ian…” esordì cercando di apparire più sicura possibile, “durante i suoi viaggi e le sue ricerche è venuto in possesso di una tecnologia, non conosco i dettagli perché non sono un’esperta…”

 “E questa tecnologia a chi appartiene?” la incalzò John, “Russi, cinesi, nordcoreani? Terroristi arabi? Per la miseria, Jodie, in che guaio vi siete cacciati? Ian ha derubato i suoi nemici?”

“No, assolutamente” scandì con sicurezza Jodie, scuotendo il capo.

Sincera, registrò Szigi.

 “L’ha trovata, non so come diavolo ha fatto, ma l’ha trovata!”

Ok, per Mónika adesso Jodie diceva la verità.

“Lui e Daniel sanno usarla?”

“Si, hanno impiegato qualche tempo per governarla, ma adesso credevano di sapere come gestirla...”

Vero.

“Ma…?” la sollecitò ancora John.

“Non so, Daniel lo conosci.. a volte è così imprudente e quando si tratta di Ian… Gli ho detto mille volte che doveva piantarla!” esclamò Jodie con irritazione genuina, “che doveva mettere la parola fine a quella cosa, ma è così testardo… e senza i computer, adesso…”

“Chi altri sa usarla?”

“Io ho visto qualcosa, ma non ho mai provato...”

“Bene”, l’interruppe l’uomo, “Jodie, adesso dimmi a cosa serve questa dannata tecnologia.”

Jodie era sicura che per quanto ogni agenzia di intelligence americana avesse scandagliato ogni bit di dati contenuto nel disco fisso dei due notebook e nei dvd, non avrebbe mai trovato nulla di sospetto su Hyperversum. Solo un normalissimo videogioco che i ragazzi si erano portati dietro per trascorrere il tempo durante le loro vacanze in Francia. Era perfettamente a conoscenza che il gioco non avrebbe mai funzionato davvero senza Ian.

Si era chiesta fino a quanto poteva spingersi a raccontare degli effetti di Hyperversum e si era persuasa che doveva essere il più credibile possibile, ma senza mai menzionare il gioco. Poche, piccole e circostanziate menzogne per sviarli sulla fonte del suo segreto, ma il resto della storia doveva condirla con molte verità se voleva apparire convincente.

Ai due militari avrebbe fornito indicazioni sufficienti per assimilare quali prodigi era in grado di compiere quella misteriosa tecnologia. Ma mai abbastanza per utilizzarla.

Hyperversum compiva il suo miracolo solo con Ian presente. Ian, per qualche oscuro motivo che lei stessa ignorava, era la chiave di volta, l’accesso segreto a quel Mondo nel Passato.

L’americana doveva spostare l’attenzione dal gioco e da Ian. E se al posto del gioco era stato facile pensare ad una imprecisata tecnologia scoperta dall’amico chissà dove, durante i misteriosi viaggi di cui era accreditato, più difficile era stato immaginare una nuova chiave di accesso a quel mondo. Finché a Jodie non venne in mente l’oggetto stesso per cui era stata tratta in arresto, il codice miniato di inestimabile valore che i francesi non avrebbero mai concesso per nessun motivo agli americani.

Lo stesso manoscritto che Ian era accusato di aver sottratto a quel dannato LeClercq.

E senza poter mai venire in possesso dell’antico manoscritto, rifletteva Jodie, gli americani non avrebbero mai potuto smentire o ricostruire la storia che stava per raccontare. Tutto combacia, si congratulò, posso farcela.

Jodie si concesse un lungo respiro e si voltò verso Mónika, sostenendone lo sguardo inquietante. 

Gli occhi della donna erano di un grigio-verde purissimo e sconcertante, ma intenzionalmente privi di ogni espressione. Mónika era di ghiaccio.

Sapeva che la stava osservando con la massima attenzione da quando la partita era iniziata, dentro quella stanza.

Quello che sto per rivelarti ti cambierà la vita. Ma dovrai farti bastare la mezza verità che ti racconterò. Altrimenti io e te non saremo mai amiche come vorrebbe il capo…

Mentre pronunciava mentalmente le ultime parole, le sue labbra si schiusero in un sorriso spontaneo. Mónika, socchiuse ancora di più le palpebre e abbozzò anche lei una sorta di ghigno che sapeva di sfida.

 

 

  
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