Confessioni
<
Facciamo qualcosa questa sera? > domandai dopo aver incontrato
Jenny una volta uscita da spagnolo.
< Io
sono a cena con Walter e i suoi. È il compleanno di sua
nonna. Mi
dispiace > ribatté guardandomi dispiaciuta.
< Okay,
tranquilla > risposi sorridendole.
< Perché
non chiedi di uscire a Robert? >
< Si
vede con Kristen stasera >
< Le
Clovers? >
< Uscita
di gruppo con i morosi… >
< Oh,
ora mi sento veramente in colpa. Mi dispiace che tu debba passare il
venerdì sera a casa da sola… >
< Jenny,
smettila! Non resterò in casa, qualcuno per uscire lo
troverò… >
< Va
bene…ma mi concedi almeno il fatto che mi dispiace sapere
che lui
debba uscire con lei e non con te >
< Alt! >
ribattei alzando una mano davanti alla sua faccia < non mi
interessa niente. Lui può fare quello che gli pare,
è sua la vita!
Io stasera uscirò, mi divertirò come una matta e
non penserò
nemmeno a…come si chiama, già? Ronaldo, Rodolfo,
Rupert… >.
Guardai la mia amica e la vidi inarcare le sopracciglia. <
…okay,
Robert… >
Distolse lo
sguardo da me e immediatamente la vidi sorridere; così mi
voltai
verso dove era rivolto il suo sguardo e vidi Walter. Lo salutai con
la mano e feci cenno alla mia amica di raggiungerlo. Dopotutto non
volevo impedirle di vedere Walter.
Prima di
entrare in macchina, però, li sbirciai mentre si baciavano:
erano
davvero una delle coppie più belle che potessero esistere
sulla
faccia della terra ed ero così felice che stessero insieme,
che
Jenny avesse trovato qualcuno alla sua altezza. Perché Jenny
doveva
avere solo il meglio.
Distolsi lo
sguardo dai due piccioncini ed entrai in macchina. Ma ancora prima di
poter mettere le mani sul volante, il mio cellulare cominciò
a
squillare, segno che era arrivato un messaggio. Ed era di Robert.
“Questa
sera non ho impegni,
se non hai niente di meglio da fare ti va di vederci? Rob.”
Il
cavaliere dall'armatura scintillante aveva salvato la giovane
donzella da un venerdì sera chiuso in casa.
“A
stasera.”
scrissi brevemente
in risposta e gli inviai il messaggio.
< Va
bene, cosa vogliamo fare? > domandai una volta seduta sul suo
divano.
< Non lo
so > ribatté, sedendosi accanto a me <
Vogliamo vederci un po'
di televisione? > propose pochi secondi dopo e prese il
telecomando in mano < Oh, bello questo! >
esclamò mentre
alzava il volume.
Mi voltai a
guardarlo, scioccata.
< Vuoi
vedere un documentario sui gufi? >
< I gufi
sono belli >
<
Robert…è venerdì sera e io domani non
ho scuola…mi hai chiesto
di fare qualcosa insieme, ti prego…non farmi vedere un
documentario. Usciamo >
< Non mi
va >
<
Coraggio! Ti porterò in un bel posto, te lo prometto >
< E se
venissi riconosciuto? Ti scongiuro, non mi va questa sera di fermarmi
ogni cinque minuti. Sono stanco >
Sbuffai e
mi appoggiai al divano.
< Sei
noioso. Senza offesa, ma non ti troverai mai una ragazza se continui
ad andare avanti così >
< Poco
male. Una ragazza in questo momento è l'unica cosa che non
voglio >
Scossi la
testa e tornai a concentrarmi sul documentario, ma mezz'ora dopo ne
avevo le scatole piene e così mi alzai.
< Va
bene, io me ne vado >
< Ma no,
resta, ti prego. Okay, vediamo quello che vuoi tu >
< No,
non è per questo. Senza offesa, ma se fossi voluta restare a
casa,
sarei potuta restare nella mia. Ho bisogno di respirare un po'
d'aria, di andare in giro > gli dissi e mi avvicinai a lui per
baciargli la guancia < ci vediamo domani >
Mi guardò
con un'espressione che mi sembrava fosse ferita.
< Sei
arrabbiata con me? >
< Non
essere sciocco. Ho solo bisogno e voglia di uscire >
Presi la
borsa da sopra il tavolino e mi allontanai.
< Hey,
hey, hey, aspetta! > esclamò afferrandomi per il
braccio e quando
mi voltai mi trovai praticamente appoggiata al suo petto.
< Sì? >
domandai imbarazzata.
Mise due
dita sotto il mento e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
<
Promettimi solo che non verrò riconosciuto >
Gli sorrisi
dolcemente e gli accarezzai una guancia.
< Te lo
prometto >
Sorrise e
mi baciò la fronte. Da quando in qua eravamo diventati
così intimi?
< E
allora dammi cinque minuti, piccola Mitchie >
Salì in al
piano di sopra in fretta e furia e quando ritornò uscimmo di
casa.
< Perché
non possiamo andare con la mia? > chiese quando ci avvicinammo
alla mia macchina.
< Perché
tu non sai dove è questo posto >
<
Potresti dirmelo tu >
<
Spiacente, non posso. È una sorpresa >
Rise con
una risata talmente tanto cristallina da scaldarmi il cuore e da
farmi venire una voglia matta di voltarmi e baciarlo.
< Va
bene, voglio fidarmi >
< Rob? >
domandai poco dopo.
< Uhm? >
rispose con gli occhi chiusi.
< Ma
stai dormendo? > ripresi con una risata.
< No,
riposo gli occhi >
Scossi la
testa divertita e gli diedi una manata sulla gamba.
<
Sveglia! > urlai.
< Ma sei
scema? > ribatté di scatto e il suo gesto mi fece
ridere ancora
di più.
< Senti,
hai portato dei soldi dietro? >
< Sì,
perché? >
<
Perfetto, questa sera offri tu >
< Oh,
che ragazzo fortunato che sono! > ribatté, sarcastico.
< Sì,
lo sei. Sai quanta gente pagherebbe per uscire con me? >
< Sei
molto…come dire, modesta > rispose mentre cambiava
stazione
radio < Mitchie? >
< Dimmi?
>
< Senti,
c'è una cosa che volevo dirti. Io… >
< Tu? >
domandai quando si bloccò.
< No,
niente di importante. Fai finta che non abbia detto niente >
< No,
dimmelo >
< No,
lascia stare. Manca molto? >
Feci di no
con la testa, misi la freccia a sinistra e poi svoltai, guidando per
altri dieci minuti.
<
Eccoci, siamo arrivati >
Spensi la
macchina e mi voltai verso di lui, sorridendo.
< Mi hai
portato in un luna park? >
Aprii lo
sportello e scesi.
< Esatto
>
< Ma qui
mi riconosceranno >
Gli feci
segno di seguirmi fino al bagagliaio.
< Ed è
qui che ti sbagli, amico! > dissi tirando fuori una barba finta
e
gliela consegnai < c'è qualche problema? >
chiesi quando mi
guardò torvo.
<
Michelle, è la barba che danno con il costume di Babbo
Natale >
< E
allora? > continuai innocentemente.
< Se la
indosso darò ancora di più nell'occhio >
< Non se
indossi questo > ribattei consegnandogli il costume da Babbo
Natale.
< Sii
seria >
< Un
passamontagna nero? >
< Questo
lo chiami essere seri? >
Risi e gli
passai una berretta di lanina, nera.
< Può
andare? >
< Sì,
grazie > disse sorridendo e lo indossò < e
ora? >
Presi una
sciarpa dello stesso colore e gliela porsi.
< La
vuoi? >
<
Mitchie, sarei perso senza di te > rispose, indossandola.
< Sì,
lo so >
Lo presi a
braccetto e ci incamminammo verso il luna park, e da bravo cavaliere
mi offrii l'entrata.
< Da
dove vogliamo cominciare? >
Mi guardai
attorno, fino a che il mio sguardo non si posò sulla
meraviglia
delle meraviglie.
< Lì! >
esclamai, indicando le montagne russe.
< Okay,
andata >. Si mise le mani in tasca e incominciò a
camminare. <
Salve > disse richiamando l'attenzione del giostraio.
< Salve.
Due? >
< Sì >
< Otto
dollari e cinquanta >
Tirai fuori
il portafogli, ma la sua mano mi bloccò.
< Cosa
vuoi fare? >
< Pagare
la mia parte >
< No,
offro io >
< Ma…
>
<
Smettila > ribatté e vidi le sue gote alzarsi. Stava
sorridendo e
immaginai di vedere interamente il suo sorriso. Che sapesse che non
sapevo resistergli quando mi sorrideva così?
< Grazie
>. Prendemmo i biglietti e ci mettemmo in fila, aspettando dieci
minuti prima di riuscire a salire sull'attrazione. < Rob? Posso
confessarti una cosa? >
< Certo
>
< Ho
appena avuto una visione della nostra terribile morte >
< Sei
inutile come veggente. Almeno in Final Destination la protagonista
aveva avuto le visioni prima che partisse la giostra. Ormai
è tardi
>
<
Cavolo! > esclamai, ridendo. Strinsi la mano sul bracciolo
dell'imbragatura e quando raggiungemmo la fine della salita lanciai
un urlo divertito: adoravo quella giostra, ogni anno mi regalava due
minuti e mezzo di pura adrenalina. < È stato
bellissimo! >
esclamai, una volta che la giostra si era fermata < lo
rifacciamo?
>
< Hai
vista quanta gente c'è? > domandò
indicando la folla.
Feci una
smorfia di disappunto.
< Okay,
allora niente. Ma prima di andare via pretendo di farne un altro
>
< Ai
suoi ordini, madame >
Scendemmo
dalle montagne russe e poi ci guardammo attorno.
< Vuoi
bere qualcosa? > domandai indicando il bar.
< Sì,
certo >
Prendemmo
entrambi una birra e poi lo ripresi a braccetto, cominciando a
camminare senza una meta precisa, sperando che qualche giostra ci
ispirasse.
<
Michelle! > sentii esclamare da dietro di me.
Mi voltai e
vidi che Richard, il mio compagno di banco di biologia e ragazzo per
cui avevo avuto una cotta segreta durante il primo anno di liceo,
stava camminando verso di me.
<
Richard! > esclamai allontanandomi da Robert e corsi verso il
mio
amico per abbracciarlo e lui, come tutte le volte, mi fece alzare in
aria < No, mettimi giù! Sei sempre il solito!
> ribattei,
ridendo.
< Sei
sola? >
< No,
sono qui con un mio amico. Tu? >
< Con i
miei fratelli. Questa sera mi è toccato fare da baby-sitter
>
< Ti fa
onore la cosa > ribattei sorridendo e poi feci cenno a Robert di
raggiungerci, visto che era rimasto in disparte, ma mi
ignorò <
ma ora dove sono i tuoi fratelli? >
< In
fila per la casa degli orrori. Mi sono allontanato giusto per farti
un saluto. Ora è meglio che torni da quei due marmocchi. Ci
vediamo
>
Mi misi
ancora una volta in punta di piedi e lo abbracciai.
< Buona
serata >
< Anche
a te > rispose facendomi l'occhiolino e si allontanò;
ma
improvvisamente si voltò di scatto e mi bloccò
< prendi. L'ho
vinto alla pesca, ma non saprei cosa farmene e i miei fratelli non lo
vogliono > disse consegnandomi un orsetto in peluche che teneva
un
cuore tra le mani.
< Oh,
grazie! > esclamai entusiasta e ci salutammo definitivamente.
< E
quello? > domandò Robert, indicando il peluche.
< Me
l'ha regalato Richard > risposi, riprendendo a camminare.
< Certo
che quel tipo proprio di piace > disse secco.
< Cosa?
> domandai, inarcando un sopracciglio.
< Da
dopo che è arrivato lui sono diventato invisibile >
rispose con
disappunto.
< Non
provare a darmi la colpa! > ribattei stizzita < io ti
avevo
detto di avvicinarti a noi >
<
Avresti dovuto vedere che sguardo mi ha lanciato >
< E tu
da quando in qua temi…come li chiami tu? Ah,
sì…i mocciosi della
mia età? > sbottai.
Sgranò gli
occhi per un secondo, poi mi mise le mani su entrambe le spalle.
< Okay,
basta. Non voglio litigare. Mi dispiace, scusa >
Lo guardai
negli occhi, poi sorrisi.
< Pace
fatta > gli dissi affiancandomi a lui e poggiai la testa sulla
sua
spalla mentre proseguivamo il nostro giro < guarda! >
esclamai
all'improvviso.
< Cosa?
>
< Quel
pupazzo! > e gli indicai una versione in peluche di Edward
Cullen,
con tanto di enorme cartello giallo, con scritto sopra “Pupazzi
Twilight, 11000 punti”.
< Certo
che la gente non sa proprio cosa inventarsi >
ribatté,
inorridito.
Risi e lo
trascinai verso la pesca.
< Vuoi
provare a vincere un pupazzo di Twilight? > domandò
il giostraio
sorridendomi.
< No, ma
grazie lo stesso. Non ho molta fortuna con le pesche >
< Perché
non provi a vincerlo tu per la tua ragazza? >
continuò rivolto a
Robert.
Trattenni
una risata. Sarebbe stato un paradosso se il ragazzo che interpretava
Edward Cullen, avesse vinto il pupazzo di Edward Cullen. Ma
ciò non
mi frenò comunque dall'arrossire quando il giostraio ci
scambiò per
una coppia. Anche Robert fece di no con la testa e ricominciammo a
girare.
< Senti,
vado un attimo in bagno >
< Okay,
ti aspetto qui >
Entrai
dentro i bagni pubblici e rimasi inorridita dal puzzo che si sentiva
e dalla fila, ma soprattutto dal puzzo.
Attesi
dieci minuti, poi finalmente riuscii a tornare da Robert.
< Rob,
scusa! > esclamai correndogli incontro < non hai idea
della
fila pazzesca che c'era in bagno…e dell'odore nauseabondo
>
<
Tranquilla > rispose sorridendo e poimi porse un peluche a forma
di cigno < spero ti piaccia >
< E
questo? > domandai, sgranando gli occhi.
< Beh,
mi stavo annoiando ad aspettarti, quindi sono tornato alla pesca e ti
ho vinto questo peluche >
< È
bellissimo, grazie! >
Mi alzai in
punta di piedi, gli abbassai la sciarpa fino al collo e poi lo baciai
sulla guancia, mentre lui mi stringeva a sé.
< Ti
sbagli su quello che hai detto prima. Sono io che non saprei cosa
fare senza di te. Sei troppo buono con me >
< Sei la
mia Mitchie, non devi nemmeno dirlo. Senti, ti vanno gli autoscontri?
>
<
Tantissimo > asserii.
Infilai i
miei due nuovi amici dentro la borsa, stando bene attenta a mettere
il peluche di Robert in bella vista e poi ci incamminammo. Ad un
certo punto, però, mi bloccò con la mano.
<
Mitchie… >
< Sì? >
Si grattò
la fronte.
<
Niente, lascia stare >
< No,
dimmi >
< Non è
niente, davvero > rispose brevemente e fino a che non andammo
alla
cassa e prese due gettoni a testa, non proferì parola
< okay,
starò attento a non farti troppo male >
<
Tranquillo, io non mi farò niente. Tu, piuttosto, dovrai
stare
attento a non farti male > ribattei con malignità.
Infilai il
gettone e partii, scampando al primo attacco di Robert. C'era
talmente tanta gente che lo seminai in poco tempo, beccandolo a
quattro macchine di distanza da me. Così tirai dritto e lo
tamponai
sul fianco.
< Ma
dove cavolo eri? > domandò, ridendo.
< Ho
tentato di seminarti > ribattei, facendogli la linguaccia. Mi
misi
al suo fianco, ma improvvisamente qualcuno mi tamponò sul
lato,
facendomi sballottare verso Robert.
<
Mitchie, stai bene? > chiese, guardandomi preoccupato.
< Sì,
grazie > risposi, voltandomi verso il ragazzo dentro la
macchinina, per poi scoprire che era stato Richard a colpirmi.
Finimmo il
giro e poi ne facemmo un altro, facendoci tutti i dispetti possibili.
<
Andiamo sulla ruota, ti va? > domandò quando finimmo
i gettoni.
< Sì,
ma prima voglio lo zucchero filato >
E come
volevasi dimostrare, non mi permise di pagare nemmeno quello e la
stessa cosa fu il biglietto per la ruota.
< Okay,
buon appetito > dissi mentre prendevo con le mani un pezzo di
zucchero filato.
<
Grazie, anche a te > ribatté, staccandone dal
bastoncino un pezzo
enorme.
< Hey! >
ribattei, contrariata.
< Sono
io che te l'ho pagato >
< Sì,
ma non puoi mangiarlo! Sei un attore, non puoi permetterti di
ingrassare >
< Ci
sono certi attori che per alcuni film devono farlo >
< Va
beh! Tu sei tu, non devi ingrassare >
< E
nemmeno tu, carina > ribatté, avvicinando il viso al
mio <
perché altrimenti Bianca te lo farà notare
>
Lo guardai
imbronciata.
< Touche
>
< Quanto
dura il giro? >
< Se non
ricordo male, credo che duri mezz'ora > dissi, mentre
giochicchiavo con i miei peluche. < Ti immagini? Ora si blocca
la
ruota, come in OC >
Attendemmo
tre minuti e la ruota si fermò veramente.
Robert
scoppiò a ridere.
< Certo
che tu la sfiga ce la tiri proprio >
< Non è
colpa mia! > borbottai diventando rossa.
Il
giostraio ci spiegò che si era bruciato un cavo e che quindi
era
scattato il salvavita, facendo spegnere tutto. Il problema,
però,
era che dovevamo aspettare il tecnico, che sarebbe arrivato tra
quaranta minuti. Avevano solo la scala per far scendere le persone
che stavano nelle panche più basse e ovviamente Robert ed io
eravamo
in cima.
Insomma,
era una di quelle volte che capitava una volta nella vita.
< Okay,
aspettiamo > disse Robert prima di abbassarsi la sciarpa.
< Rob,
guarda che bel panorama > dissi indicandogli le case che, con i
lampioni accanto, illuminavano l'oceano.
Ma lui non
mi diede risposta e quando voltai lo sguardo lo vidi con lo sguardo
fisso e sembrava che non stesse respirando.
<
Robert, c'è qualche problema? Soffri di vertigini? Stai
male? >
domandai preoccupata.
< No,
tranquilla, niente di tutto ciò > ribatté
sorridendomi.
Inutile
dire che, con quel gesto, il mio cuore perse un battito.
< Okay >
sussurrai e mi appoggiai alla panca, chiudendo gli occhi e inclinando
la testa all'indietro.
Ma ad un
certo punto rabbrividii.
< Hai
freddo? > domandò.
< No >
Non potevo
dirgli che era la sua vicinanza e la voglia che mi baciasse a farmi
rabbrividire.
Ultimamente
le parole di Jenny non mi davano tregua: secondo lei Robert non mi
considerava una semplice amica. Ma allora perché non si
faceva
avanti? Perché mi parlava di tutte le ragazze che conosceva
e che
gli si avvicinavano? Perché mi raccontava di tutte le
proposte che
le attrici più belle e popolari, sue fan, gli facevano?
Perché mi
parlava ogni volta di Kristen? Voleva che fossi gelosa? Beh, era
ovvio che lo fossi. Ma non potevo farglielo vedere,
perché…se
Jenny avesse avuto torto? Se fosse vero che Robert non mi considerava
una semplice amica, ma mi considerava solo come una sorella? Avrei
fatto la figura della scema. E poi avevo paura a starci insieme.
Sarebbe stato difficile, addirittura impossibile. Lui era una star
famosa, mentre io no. E se si fosse stufato di me? Almeno ero certa
che come amica sarei andata sul sicuro.
Senza dire
una parola mi sfilò di mano il peluche che mi aveva regalato
e
incominciò a tastarlo.
<
Speravo che suonasse > disse con disappunto, distogliendomi dai
miei pensiero.
< Ma no,
è bellissimo così com'è >
risposi sorridendo.
Guardai
Robert ancora una volta negli occhi e anche lui ricambiò.
Era a
disagio, mi sembrava imbarazzato.
Sospirò.
<
Mitchie… >
< Cosa?
> domandai, curiosa.
< No,
niente >
<
Robert, è la terza volta che fai così. Cosa
c'è? Il momento prima
sei allegro, mentre il momento dopo sei pensieroso. Cosa hai? >
Gli presi
una mano per spronarlo a parlare, ma la allontanò subito
dalla mia.
< Dovrei
dirti una cosa, ma non credo di averne il coraggio >
<
Avanti, ce la puoi fare >
< Fammi
meditare per qualche minuto > ribatté, appoggiando un
braccio sul
bordo dello schienale della panca, esattamente dietro le mie spalle.
Imbarazzata,
mi voltai di lato, per vederlo negli occhi e per evitare che mi
toccasse.
< Hai
meditato abbastanza? >
< No, ma
se non lo faccio ora, so che non lo farò mai più
>
<
Robert, che cosa c'è? > domandai, guardandolo
esasperata.
< Non è
facile > mi disse e chiuse per un attimo gli occhi < devo
parlarti >
< E
allora fallo, smettila con tutte queste interruzioni > risposi,
ma
lui non si decideva a parlare < stai cercando di dirmi che non
ti
trovi più bene ad essere mio amico? O che hai trovato
qualcun altro
che possa darti un'amicizia migliore della mia? >
< Cosa?
No! Non essere sciocca >
< E
allora cosa? >
Tolse gli
occhi da me e mi prese la mano, arrivando ad intrecciare le nostre
dita.
Lo guardai,
sorpresa.
<
Io…ricordi quello che aveva detto la signora Samuels, quando
le
abbiamo chiesto di cucirti la maglia? >
< No >
mentii.
< Mi
aveva detto che dovevo starti vicina, perché tu avevi
bisogno di un
ragazzo come me che lo facesse. Ed io… >. Sorrise,
tentando di
passarsi una mano tra i capelli, ma la berretta glielo
impedì. <
Dio, sono sempre stato una frana a dire queste cose >
<
Provaci, ti prego > risposi incapace di respirare.
<
Michelle, voglio essere io quel ragazzo per te. Voglio che siamo
più
di semplici amici. Mi piaci e molto anche. Sono stanco di fingere a
me stesso e a te che tu sia solo una amica. Ma aspetta, voglio
mettere in chiaro una cosa. Non ti sto chiedendo di dirmi subito di
sì, ti sto solo chiedendo di pensarci >
<
Pensarci? >
< Sì.
Voglio che tu mi dia una chance, non voglio essere solo un tuo amico
>
< E con
Kristen Stewart? >
Sorrise.
< Cosa
vuoi sapere? >
< Beh,
non è lei che frequenti? >
< È
solo sesso con lei >
< Ma non
eri tu quello che voleva stare con lei? >
< In
passato >
< Fino
alla settimana scorsa > puntualizzai con acidità.
< Volevo
solo vedere se ti ingelosivi >
Incrociai
le braccia al petto.
< Mi hai
fatto patire le pene dell'inferno, sappilo >
< La
cosa mi lusinga. Quindi? Ho una chance? >
<
Sorprendimi e forse sarai fortunato > ribattei con un sorrisetto
e
la ruota ricominciò a girare.
E quando fu
il nostro turno di
scendere, mi prese la mano per aiutarmi e intrecciò le
nostre dita.
Guardai per un momento le nostre mani e poi lo guardai in faccia. Ero
rossa come un peperone, era ancora una grandissima sorpresa per me
questa.
Uscimmo dal Luna Park e ci incamminammo
fino a dove avevamo parcheggiato. Entrambi eravamo immersi nei nostri
pensieri, ma ancora avevamo le nostre mani intrecciate. E quando
arrivammo davanti all'auto ci fermammo e ci fissammo per qualche
frazione di secondo, fino a che non posò la sua mano destra
sul mio
fianco e mi si avvicinò, posando finalmente le sua labbra
sulle mie.
E la magia era durata un attimo, ma quel tanto che bastava per farmi
nascere le farfalle nello stomaco. Lo guardai una seconda volta negli
occhi e poi fui io ad avvicinarmi di nuovo alle sue labbra,
perdendoci in quel secondo bacio.
< Ti
dispiace se guido io? > chiese con un sussurro sulle mie labbra.
< Sì,
mi dispiace >
< Avanti
> ribatté sporgendo il labbro inferiore.
Scossi la
testa e gli diedi le chiavi della macchina, mettendomi così
a sedere
nel sedile anteriore. Per tutta la prima parte del tragitto nessuno
dei due parlò e poi mi appisolai.
< Che
cosa imbarazzante, mi sono addormentata >
<
Tranquilla, capita a tutti > ribatté sorridendo.
< Sì,
ma mi dispiace lo stesso >
< Se ti
fa stare meglio…ti perdono >
< Molto
meglio > risposi poggiando la mano destra sulla berretta e poi
gliela tolsi.
<
Grazie. Per tutto >
<
Figurati. Allora…buonanotte >
< Sì,
buonanotte > ribatté ridendo e si avvicinò
alle mie labbra
ancora una volta per baciarmi con trasporto.
Sì, lo so,
vi ho fatto patire per questo capitolo! Ma la settimana scorsa non
sono riuscita a postare perché ho studiato e devo farlo
anche questo
fine settimana se voglio sopravvivere a Hegel T__T Che palle!
Quindi
anche quest'oggi sarò molto breve. Ma voglio ringraziare LoryeEmy,
il mio
splendore, la
mitica vale e la
mia adorabile Hus per
aver postato. Siete uniche, grazie♥
A presto!
Giulls
P.S. Non
preoccupatevi, dal prossimo capitolo incominceranno i casini. A
presto!
P.P.S.
Fatemi gli auguri, mercoledì ho l'esame di teoria!!!!!!
Oh, un'altra cosa. Giusto per curiosità…chi vi immaginate per Jenny e Michelle? :)