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Autore: Nyappy    23/10/2010    5 recensioni
Cwenhild era irrimediabilmente una persona strana. Diversa.
Alcuni dicevano fosse matta, altri che fosse una creatura oscura salita su dagli Inferi.
E Ridley era quello che metteva in giro tutte queste voci.
[Partecipante al contest "The Graveyard" indetto sull'EFP Forum!]
Genere: Horror, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cwenhild era irrimediabilmente una persona strana. Diversa.
Alcuni dicevano fosse matta, altri che fosse una creatura oscura salita su dagli Inferi.
E Ridley era quello che metteva in giro tutte queste voci.
Il primo anno, quando era apparsa quella tipa così strana dal nome antico, erano iniziati a succedere vari incidenti. Melanie si era rotta un braccio, il prof. Stewart aveva fatto un incidente con l’auto, Phil si era beccato una mononucleosi fulminante e Rebecca si era mollata con lo storico fidanzato.
Tutte cose che Ridley aveva imputato a Cwenhild.
Insomma, era troppo inquietante! Con quella pelle assurdamente chiara, quei capelli così biondi da sembrare bianchi e gli occhi... una persona bionda normale li avrebbe avuti azzurri, o verdi.
No! Gli occhi della ragazza erano così scuri da sembrare neri, due pezzi di meteorite che ti fissavano, spalancati.
Senza contare la sua corporatura filiforme, quasi anoressica, e i vestiti orridamente abbinati che indossava. E le tette inesistenti.

Ridley si considerava un maniaco della perfezione.
Tendeva naturalmente all’eccellenza, e negli anni aveva cercato sempre di fare la cosa migliore per apparire sempre inarrivabile, perfetto, unico.
E, fatto eccezionalmente fortunato, riusciva sempre in quello che faceva.
Gli altri lo consideravano affidabile, giusto, incredibilmente simpatico, aveva successo con le ragazze e i professori lo adoravano.
Così perfetto com’era, tendeva a considerare irrimediabilmente ogni persona diversa come “sbagliata”, difendendo con orgoglio e presunzione la sua superiorità.
E Cwenhild, per lui, era la persona più sbagliata del mondo.

Il secondo anno la ragazza era rientrata a scuola con un paio di settimane di ritardo, causa malattia.
Appariva più smunta che mai, i suoi occhi erano cerchiati da occhiaie scure, il passo era stanco.
E puntualmente, lo stesso giorno accaddero diversi fatti strani.
Emmeline era svenuta, Elisabeth era caduta dalle scale e Michael aveva vomitato la colazione sul banco.
Ridley ormai ne era certo: Cwenhild doveva essere una strega, una di quelle creature perfide latrici di disgrazie per gli esseri umani innocenti come Emmie, Beth e Mike.
E da allora aveva iniziato la sua opera di ostracizzazione: con il suo viso pulito andava in giro a fare battute qua, commenti là... data la sua popolarità, diffondere in breve una diceria era un gioco da ragazzi.

E il terzo anno, ormai nessuno più le parlava.
Addirittura i professori si tenevano alla larga da lei, contagiati dai pettegolezzi degli studenti.
Al diavolo l’unità della classe e la socializzazione!

Il quarto e ultimo anno, Cwenhild appariva al resto della classe come un fantasma.
Se possibile era dimagrita ancor di più, e stava sempre china, come se volesse nascondersi.
E stranamente, Ridley non era contento.
Gli sfuggiva qualcosa, qualcosa di importante e necessario.
Ogni volta che la fissava, a parte il solito fastidio, nasceva dentro di lui una sorta di ispirazione. Prontamente, distoglieva rapido lo sguardo, e quella che sembrava una promettente idea veniva troncata sul nascere.
Ma quello era il loro ultimo anno.  Dovevano studiare seriamente per tenere il passo con tutto il poderoso programma, e risultare sempre sufficienti ai test settimanali.
Per Ridley questo non era un problema.
Dotato di una certa intelligenza naturale, con poca fatica riusciva a meritarsi la sua bella B, proseguire con il ruolo di capitano del club di football e al contempo partecipare alle riunioni del Concilio Studentesco.
Un vero prodigio.

Ottobre giunse in un baleno, con i suoi colori caldi e i suoi profumi.
Ridley, come ogni anno, aveva in mente di organizzare un bel party di Halloween.
Dopotutto, quello era il loro ultimo anno, e chissà se si fossero sentiti ancora al college...
Abitava in una bella villa nel quartiere più ricercato della città, vicino al centro.
Annunciò alla classe che erano tutti invitati al suo annuale party di Halloween, grazie al quale era diventato quasi una vera e propria celebrità.
Era la prima volta che includeva davvero tutti: di solito badava bene a fare un discreto passaparola per evitare che anche Cwenhild ne fosse informata.
-E cosa faremo quest’anno?-, aveva chiesto Rebecca, memore delle bellissime feste passate.
-Nascondino al cimitero!-, rispose prontamente Ridley, raccogliendo gli assensi della maggior parte della classe.

La sera del trentuno si ritrovarono tutti nel grande salone di Ridley, che aveva raccomandato di portare vestiti pesanti e i costumi in una borsa a parte, che avrebbero lasciato là da lui.
-Cosa preferite? Singoli o coppie?-, chiese il ragazzo aprendo il portone e facendo uscire gli invitati.
-Coppie!-, esclamò Melanie, stringendosi forte al braccio del suo ragazzo.
Tra il resto dei ragazzi si levarono parecchi assensi, e cos’ Ridley tirò fuori dalla tasca del cappotto un sacchetto con diversi biglietti colorati, che si era procurato per l’occasione.
Li fece distribuire in giro, e quando il sacchetto tornò a lui, era rimasto un solo biglietto, color grigio chiaro.
Un po’ stupito di non trovare un compagno, guidò gli amici al cimitero vicino alla collina.
Era una bella camminata da fare, ma soprattutto, era un buon posto per nascondersi: nonostante fossero più di cinquanta, Ridley era sicuro che ci avrebbero messo diverse ore.
Quel cimitero era enorme. Raccoglieva diversi secoli di defunti, e dato che lo spazio dietro la collina non mancava, le tombe non erano mai state rinnovate.
Veniva addirittura considerato patrimonio civile di memoria storica, dati gli svariati eroi nazionali o personalità importanti sepolti lì.
-A chi tocca contare?-, chiese ad alta voce Ridley al capannello di ragazzi radunato davanti al grande cancello di ferro battuto.
-Io!-, Kristopher alzò il braccio e si appoggiò ad una colonna vicino al cancello, imitato dalla sua compagna Liliane.
-Tre, due uno...-, Liliane iniziò il conto alla rovescia, -VIA!-, gridò Kristopher iniziando a contare fino a duecento, il numero pattuito in precedenza.
Ridley, solo con il suo biglietto grigio, corse per il cimitero superando tutta la zona dell’Ottocento e arrivò alle prime tombe in pietra del Settecento.
Quello che sembrava un piccolo mausoleo era fortunosamente aperto e così si precipitò dentro il piccolo edificio di marmo bianco, ansimante.
Quei due avrebbero avuto le loro a cercarlo lì...
Si guardò intorno: le pareti erano decorate con dipinti e nicchie con diversi busti. Anche il pavimento era riccamente abbellito da diversi mosaici rossi, che iniziavano a scolorire, mentre il posto per sedersi non mancava.
Stando ben attento a non toccare l’altare centrale, che occupava gran parte dello spazio di quel mausoleo, si spostò in modo da risultare in ombra: lui poteva vedere fuori, ma non poteva essere visto.
Dopo un paio di minuti quella posizione iniziò ad essergli scomoda, e così si spostò un po’ di lato, andando a toccare con il braccio qualcosa di vagamente morbido.
Raggelò, sbarrando gli occhi.
Girò lentamente la testa, per trovarsi a pochi centimetri dai capelli di Cwenhild.
In un istante, il suo sgomento si trasformò in rabbia.
Cosa ci faceva quella, lì?
Come in risposta all’espressione contratta di Ridley, la ragazza tirò fuori un biglietto dalla tasca, un biglietto grigio chiaro, identico al suo.
-Non pensavo fossi venuta.-, Ridley si girò dall’altra parte.
Cwenhild rimase in silenzio mentre si alzava e andava a sedersi sull’altare.
Ridley iniziò a sentire un rumore stano, e si girò per vedere cosa fosse.
Era Cwenhild, che seduta in ombra sull’altare aveva iniziato a dondolare le gambe.
-Puoi smetterla? Ci sentono.-, le bisbigliò irritato.
La ragazza obbedì, senza dire una parola.
Ridley si era spostato per seguire i movimenti di Kristopher e Liliane: li aveva visti imboccare il sentiero che portava alla zona più lontana del cimitero, e con una corsetta relativamente veloce poteva riuscire a raggiungere il cancello.
Il problema era quella lì...
Non riusciva a capire il perché la presenza o la vista di Cwenhild lo irritasse tanto.
In verità, non voleva nemmeno saperlo.
Era così, punto.

Quella notte, la luna splendeva nel cielo scuro, più grande che mai, e non c’erano nuvole.
Giunsero presto le dieci di sera: un raggio della luna era entrato del mausoleo e fendeva l’aria, illuminandolo.
A malincuore, Ridley si alzò per cambiare posizione, quando sentì delle mani afferrarlo per il collo, con delicatezza.
-Che cazzo fai?-, chiese furioso girandosi verso l’altare.
Si aspettava di trovarsi Cwenhild seduta lì come prima, con i suoi abiti abbinati male e gli occhi spenti... ed in un certo senso, era così.
Quella seduta sull’altare era Cwenhild.
Solo che ora i capelli bianchi le mulinavano attorno al viso, e gli occhi spalancati erano colmi di esaltazione. E non erano i suoi occhi scuri, no...
Con orrore, Ridley li fissò: le pupille scarlatte erano l’unico punto di colore, il resto degli occhi era nero, come due pezzi di meteoriti.
Cwenhild non era lei: le labbra rosso ciliegia gli sorridevano maliziose, mentre la ragazza gli cingeva il collo con le sue mani affusolate e le sue lunghe unghie scarlatte premevano contro le delicate vene.
Con un movimento sinuoso, Cwenhild scese dall’altare, e Ridley notò con sgomento che anche i suoi abiti, visibili grazie al raggio di luna, erano cambiati.
Più selvaggi, quasi primitivi.
Cinghie, pelli e cotone grezzo avvolgevano la figura della ragazza, trasfigurata.
Ridley era senza parole. Poteva essersi cambiata? No, impossibile.
Era... era lei!
Eppure, spaventato, le chiese ugualmente con voce flebile: -E tu chi sei?-.
Cwenhild rispose con una risata chioccia, coprendosi la bocca con una mano.
Non l’aveva mai sentita ridere...
-Chi pensi che io sia?-, chiese con voce bassa, quasi maschile.
E Ridley dovette ammetterlo: non l’aveva mai sentita parlare.
-Cwen...hild?-, chiese incerto e un po’ confuso.
Dov’era andato tutto il suo coraggio, tutta la sua aggressività?
-Esatto, la tua Regina Guerriera.-, replicò Cwenhild.
La sua voce era davvero troppo bassa per essere quella di una ragazza...
-E perché...-, Ridley deglutì, agitato, -Perché sei vestita così?-
Altra risatina.
-Questo, tesoro, è il mio vero aspetto.-
-Non prendermi in giro!-, ecco, pian piano Ridley stava tornando in sé.
-Oh, ma non ti sto prendendo in giro, sai?-, quella voce... terribilmente profonda...
-Sono la tua Regina, la tua fantastica Regina. Ti dovrei ringraziare in effetti... anche se mi chiedo se quasi quattro anni di prese in giro, maltrattamenti, pettegolezzi e quant’altro abbiano bisogno di un ringraziamento.-, ora il sorriso di Cwenhild era crudele, tanto da sfigurarle i tratti del viso.
In un istante tutte le sue buone intenzioni di aggressività si nullificarono.
-Regina?-, chiese in un sussurro roco.
Cwenhild inarcò il collo, con una smorfia di dolore.
...era un... un pomo d’Adamo quello...?
-Regina, esatto. Mi ci sono voluti quattro anni per superare la prova, tre sarebbero bastati in effetti...-, accompagnò queste parole con un ampio gesto della mano, che fece accendere delle piccole fiaccole appese alle pareti del mausoleo.
-E’ uno scherzo, vero?-, ora, Ridley era pervaso da disperazione.
Era tutto uno scherzo, uno stupido scherzo...
-Magari lo fosse! Sai, mi sarei evitata milioni di complicazioni.  Come quella prova idiota.-, la sua mano strusciò sul collo di Ridley, accarezzandogli lentamente la carotide.
Rise nuovamente, in risposta all’espressione sul viso di Ridley, contratto in una smorfia di terrore.
-Che carino che sei!-, gli disse poggiandogli l’altra mano sulla guancia.
Ridley si calmò subito, quasi... quasi per effetto di un incantesimo.
-Sono una strega, ma questo lo sapevi già. Il mio problema è che non lo sono abbastanza.-, la smorfia sul suo viso era davvero carina.
Un attimo. Carina?
-Ho avuto la sfortuna di nascere nel corpo sbagliato, vedi?-, portò in fuori il torace, piattissimo.
E Ridley realizzò una cosa. Cwenhild, la Regina di nonsocosa, era un maschio.
-Quindi mi hanno dovuto mettere alla prova. Mi hanno relegato al grado si succube, ti rendi conto!-, esclamò con stizza.
-E con te ho fatto un bel lavoro. Sei perfetto. Perfetto.-, proseguì con orgoglio.
-Tu non hai fatto nulla. Ho fatto tutto io.-, le parole gli uscivano a fatica. Perché?
-Errore. Tu eri materia buona, fin dall’inizio. Ma senza di me, saresti ancora un ragazzino qualsiasi.-, Cwenhild gli si avvicinò piano, prendendogli il viso tra le mani.
Ridley avrebbe voluto divincolarsi, scappare, ma... il suo corpo pareva di piombo.
Immobile.
-Ti ho mangiato. Mi sono nutrita di tutte le tue emozioni negative, lasciandoti perfetto.
Sei diventato l’essere più bello, intelligente, gradevole, furbo, e inarrivabile di tutta la contea. Oh, se solo abitassi in una grande città! Saresti già una star!-, gli si avvicinò piano con il viso.
-La tua fortuna è stata la mia, dato che come succube il tuo dolore era la mia delizia. Però, vedi...-, Cwenhild sporse le labbra in fuori, fissandolo negli occhi.
-Ora dovrei ridarti tutto. Oggi sono diventata Regina, l’hai visto. Tra breve tutte le mie sorelle verranno a farmi visita, ad onorarmi con i loro grimoiri e i loro famigli, e tutta la tua vera natura mi si è bloccata nello stomaco, non è che te la riprenderesti?-
Senza nemmeno aspettare una risposta, appoggiò le sue labbra alle sue, aprendogli a forza la bocca.
Ridley aveva le lacrime agli occhi, mentre sentiva quello che sembrava un serpente scivolargli giù per la gola, rigirarsi nello stomaco...
Quando Cwenhild allontanò il suo viso da quello di Ridley, sembrava aver acquistato più colore, e gli occhi guizzavano da una parte all’altra del mausoleo.
Gemette con soddisfazione, mentre mollava il collo di Ridley, che si stava accasciando al suolo, con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta, come per vomitare.
-Mmm... no, mi dispiace. Non te ne puoi liberare. In effetti,  quattro anni sono tanti, tutti in una volta, però...-, Cwenhild lo fissava con aria critica, mentre Ridley si sentiva bruciare dentro, dallo stomaco fino alla punta dei piedi.
-A costo di far tardi, voglio vedere che ti succede.-, riprese la sua posizione seduta sull’altare, accavallando le gambe.
Ridley non riusciva più a pensare. Ogni idea, ogni tentativo di spiegarsi tutto quello, per lui sembravano solo dolore, erano solo dolore.
Cwenhild aveva iniziato a cantare con la sua bassa voce melodiosa.
-Trick or treat?-, gli chiese alla fine, mentre Ridley esalava l’ultimo respiro, contorcendosi tutto.
La Regina vibrò un colpo secco con la mano, e le spoglie di Ridley iniziarono a ritirarsi nei vestiti, mentre un esserino piccolo squittiva all’interno nel maglione.
Si chinò sugli abiti, sollevando il maglione e facendo cadere nella mano un minuscolo doberman, davvero troppo piccolo per essere un cucciolo.
-Così sei un hellhound, eh? Avrei preferito uno spirito orso, o qualcosa di più appariscente...-, se lo mise sulla spalla, mentre questo continuava a squittire.
-Tra un po’ ti metterai ad abbaiare veramente, e quando sarai abbastanza forte potrai riprendere a piacimento le tue sembianze umane, che mi piacciono decisamente di più...-, Cwenhild si librò in aria,mentre con un altro colpo secco della mano evocò un fantoccio di carne e sangue dalle stesse sembianze di Ridley nel mausoleo.
-Ah, che bello volare la notte di Samhain.-, si rivolse Cwenhild al piccolo Ridley sulla sua spalla.
-No, hai ragione. Tu lo conosci come Halloween.-, aggiunse in risposta ad un guaito acuto dell’animaletto.
† † † † † † †
-Che bello andare a rivivere un po’ di ricordi.-, echeggiò una voce bassa nel mausoleo.
-Hai ragione, mia Regina.-, rispose un’altra voce maschile, più alta della precedente.
-Ti ricordi quando sei morto?, nella luce della luna apparve la figura di una giovane con lunghi capelli argentati.
-Oso correggerti. Quando sono rinato.-
La Regina attirò a sé il ragazzo, cingendolo in un abbraccio possessivo.

Ridley non aveva nostalgia della sua famiglia, dei suoi amici, delle sue conoscenze.
Era stato tutto falso, tutto una montatura. Il solo ricordare la sua meschinità lo disturbava.
Ora non era certamente perfetto. Faceva un sacco di errori, e aveva moltissimo ancora da imparare dalla Regina.
Eppure era vero. Era felice. Era lui.

Fin


Quinta classificata al contest "The Graveyard" indetto da Forgotten Stories !


Ciao! :) allora, cimitero, atmosfera (un po') daVk, streghe e magia. Combinazione piuttosto classica che ho cercato di stravolgere con il personaggio di Cwenhild :) mi hanno fatto notare come la trasformazione di
Ridley sia un po' troppo improvvisa. Il fatto è che all'inizio lui è perfetto in quanto Cwenhild gli succhia via tutta la negatività, lasciandolo colmo solo di qualità positive. Nonostante questo, Ridley la tratta male: 
è il segno della ridondanza della sua cattiveria. Ridley non è perfetto: è presuntuoso e meschino. Riguardo alla fine... happy ending :D
Spero vi piaccia. Se notate errori, fatemelo notare, migliorare per me è fondamentale :)

Nyappy


   
 
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