Passione carnale
Elena guardava il finestrino assorta. Gli occhi castani fissavano il paesaggio scorrere veloce, le gambe allungate nel sedile davanti. Ma fissava veramente la macchia di colore indefinita?
Guardare
fuori dalla finestra è una cosa che tutti sono capaci di fare.
È osservare
le gocce di pioggia scivolare sul vetro che è difficile da notare.
Poesia
e pioggia. Elena cambiò canzone, le dita sottili e bianche scorrevano veloci
sullo schermo touchscreen. Un suono dolce di piano risuonò nella sua mente,
facendola sentire malinconica, proprio come quella pioggia.
Mancava
ancora un’ora. Un’ora per vederla. Un’ora per ammirarla. Un’ora per toccarla.
Un’ora per baciarla.
“Ti
prego, vieni da me… voglio abbracciarti. Voglio vederti.”
Quelle
parole la convinsero a far su i bagagli e a prendere il primo treno per la sua
destinazione. Un paesino piccolo, lontano da lei. Ma non importa. Avrebbe
attraversato anche tutta l’Italia per lei. Anche le frontiere.
“Sto
arrivando, piccola.”
Poche parole e la musica nelle orecchie. La
destinazione era vicina. E il cuore prese a batter d’emozione.
Voleva
il suo corpo.
È la prima volta che percepirò il tuo corpo, oltre che alla
tua anima.
Ti voglio sul mio corpo.
Voglio sentirti ansimare.
Voglio essere la causa della tua felicità carnale.
Messaggi
su messaggi. Storie, parole vergante insieme. Dolci intrighi di poesia ed
emozioni. Risate e pianti.
Cosa
succede ad un cuore umano che prova attrazione per una macchina?
È della
macchina che proviamo attrazione, o chi la comanda?
“Non so
cosa provo. So solo che è una sensazione bruciante dentro me. È desidero.
Voglio te. Qui.”
Il
treno si fermò, ed Elena afferrò fugace la cartella piena, mettendosi il
giubbotto in pelle in un braccio. Le porte automatiche la introdussero in un
nuovo mondo. Campi coltivati, montagne in lontananza. Un’aria strana, che
sapeva di mele.
Mele e rose.
Aspettò
poco, prendendosi una pioggerellina leggera. Salendo sulla corriera sgangherata
prese posto vicino all’autista vecchio. Chiese informazioni per il paese
interessato alla ragazza.
Gli
disse che glielo avrebbe riferito lui la fermata.
«Grazie,
è gentile.» e con quelle parole, sfiorò il tasto play.
Note
inventate si propagarono nella mente di Elena, ravvivando il fuoco in lei.
L’eccitazione in lei talmente tanta da farla bruciare lì. Immaginando le sue
mani sul suo seno.
Piccola, sto correndo da te. Voglio il tuo corpo. Voglio te.
Desidero e bramo te.
Che nome ha questo ardore dentro me?
Scendendo
trovai veloce l’hotel che tu mi avevi ricordato con un messaggio.
“Hotel
luci rosse” il nome era appropriato a quello cui avevo in mente. Luci rosse.
Rosso e te. Sesso e te.
Entrai,
l’ingresso piccolo e oscuro. Le luci con una leggera sfumatura di rosso. Le
pareti nere.
Chiesi
di te all’uomo alla reception.
M’indicò
la stanza 69. Risi al numero fatidico.
Corsi
su per le scale, raggiungendo veloce la tua camera. E fu all’uscio che mi
bloccai. Le mani tremanti, la mente spenta, lasciando acceso solo il corpo.
Pregustai il piacere dell’attesa. E quando decisi, infilai la chiave nella
toppa.
Entrando ti vidi, abbandonata sulle lenzuola di seta rosso
sangue. Aspettando solo me. Guardandomi con quegli occhi scuri e passionali
tali da caricarmi di fulmini e tentazione.
Alzandoti lentamente ti avvicinasti a me, già in mutande e
reggiseno. Sei unicamente mia, Chiara. Fatti prendere dalla passione.
Fammi amare questo corpo elettrico e tonico. Baciami di
forte ardore.
Fammi vivere di viva perfezione. Viva felicità.
Puro peccato capitale. Siamo solo due corpi congruenti che
si amano.
Ma si può amare questo? Un semplice congiunzione di corpi?
No… sarebbe troppo impegnativo.
Oppure sì.
Per te, Chiara, è più sesso o amore?
Non userei mai uno o l’altro.
…
Per me Chiara, tu sei e sarai semplicemente:
Pura e Rossa Passione Carnale.
Questa
storia non ha bisogno di commenti di alcun genere da parte mia.
Volevo
solo accendere un po’ di passione nei miei lettori, niente più.
Spero
vi piaccia, anche se a me non tanto.
Eriok