Autore:
Any Ikisy
Titolo: Vincere Militarmente
Fandom: Tokyo Mew Mew
Personaggi: Tart, Pai, Ghish;
PaiGhish
(L)
Genere: Guerra, Satirico, Slice of
Life
Rating: Verde
Avvertimenti: Yaoi, One-shot
Note d’autore: Ringrazio infinitamente ancora
una volta Rota
per aver accettato questa mia piccola One-shot; potete trovare il
contest che ha indetto, a cui ho partecipato fuori orario,
cliccando sul banner qui sotto, di cui è
l’arteficie.
- Quando della guerra non hai capito un cazzo -
Erano lentamente trascorse due ore.
Tart picchiettava impazientemente due dita contro il tavolo, dove per altro era stancamente appoggiato.
«Quanto manca?»
Ghish, esasperato, si strinse le tempie tra le mani e, dopo aver adeguatamente imprecato contro suo fratello minore, gli rispose con un lieve accenno di nervosismo: «Oh, guarda Tart! Ogni volta che senti l’impellente bisogno di chiedermi Quanto manca? sai che sono passati appena due minuti… contento?»
Le sue repentine crisi di nervi erano dovute all’insistenza del più piccolo, che proseguiva col suo perpetuo tentativo di ammazzare il tempo -o l’autocontrollo di Ghish, per altro esiguo- in quel modo all’incirca da mezz’ora.
«Ma Pai aveva detto che sarebbe rientrato circa tre quarti d’ora fa! È in ritardo! Non sei preoccupato?»
Ghish fece spallucce: non poteva sapere perché il maggiore degli Ikisatashi stesse tardando a rientrare dal colloquio coi Superiori, visto che lui non aveva mai potuto accedere a cariche tanto elevate.
Pai era uno stratega, dopo tutto; lui aveva motivo di stare tra gli sporchi doppiogiochisti che dirigono le sorti del pianeta e impongono da che parte rompere l’uovo per fare la frittata¹.
Tart era agitato soprattutto perché solitamente suo fratello cercava di rincasare il più in fretta possibile da incontri di quel tipo.
«Ghish, che facciamo? Lo andiamo a cercare?»
«Affatto, moccioso.»
«Potresti essere serio per un minuto? E non chiamarmi così!»
«Smettila di preoccuparti, maledizione. È grande e vaccinato: non ha bisogno della balia.»
Lo frustrava il modo in cui Ghish liquidava tutto così pacatamente… ma Tart in quelle circostante poteva solo imbronciarsi e digrignare i denti come il bambino capriccioso che era. Ghish lo notò e sbuffò a sua volta.
«Tart, che c’insegna l’esperienza?»
«Mh?»
Le unghie arrestarono l’insistente ticchettio che pervadeva la cucina, mentre gli occhi castani del più giovane seguirono i movimenti dell’altro fratello, il quale si destreggiava tra uno scaffale e una dispensa.
«A che ti riferisci?»
«Quando Pai ritorna, di che umore è?»
Afferrò tre scodelle e le sistemò sul tavolo da lavoro, mentre imbastiva il discorso.
«Nero. È sempre arrabbiato col mondo e…»
«… frustrato è la parola giusta.»
Spostò alcuni medicinali nel cassetto degli antibiotici, per poi raccoglierne uno con aria soddisfatta e farfugliare qualcosa in proposito all’aver trovato quel che cercava con aria saccente, più che distratta. Tornò a guardare Tart giusto mentre intascava il farmaco.
«Resta di quell’umore finché non litigo con lui.»
«Davvero? E perché?»
«Perché litigando sfoga lo stress; è fatto così.»
Ghish versò dell’acqua nelle ciotole, per poi addizionare delle erbe precedentemente riposte con cura nella credenza. In una delle scodelle aggiunse anche il presunto medicinale in polvere, notò il più piccolo.
«Dobbiamo solo accoglierlo ed alleviare le sue pene, non ti pare?»
Nonostante tutto, osservò Tart, anche lui era in apprensione per Pai; sorrise raggiante, annuendo con convinzione prima di lasciare la cucina e dirigersi nella sala comune, adibita agli interessi collettivi; avrebbe pensato a un modo per far sbottonare almeno un pochino suo fratello.
Le
lastre rinforzate che fungevano da porta scricchiolarono al passaggio
del
generale Ikisatashi: al momento era troppo affaticato, ma in seguito si
sarebbe
ricordato di sistemare quei circuiti mezzi congelati per via delle
temperature
proibitive degli ultimi tempi.
Una
volta dentro, slacciò il proprio mantello protettivo e
abbassò lo scudo a
schermo che si attivava quando la temperatura corporea raggiungeva
livelli
critici. Li gettò sul mobile, per poi seguirli a sua volta.
Massaggiò
piano le proprie palpebre; il suo malumore a volte alterava la sua
maturità, lo
sapeva, e doveva evitare che Tart lo vedesse in quello stato pietoso;
temeva di perdere credibilità ai suoi occhi,
altrimenti.
«Sei
tornato!»
Avrebbe
dovuto pensarci prima
di entrare, effettivamente.
«Sì. Proprio ora.»
Rialzò
lo sguardo stanco per incontrare gli occhi vispi e inspiegabilmente
allegri
del bambino che tutelava al posto dei suoi genitori; alle sue spalle
intravide
la figura di Ghish, in controluce, appoggiato contro il muro.
«Vieni, siediti…»
«Come mai ci hai messo tanto?»
Quando
il ragazzo dai capelli verdi entrò nel suo raggio visivo,
Pai riconobbe due
tazze fumanti tra le sue mani; una sola in quelle del minore.
«Ho
avuto a che dire con uno dei dirigenti…»
Tentò
di sviare allora, stupito dall’interesse di Tart.
«Dai, parlamene! Te lo sto chiedendo perché mi
interessa!»
Un
po’ stizzito, decise di mettere alla prova la fermezza del
piccoletto; anche
Ghish prese parte all’ascolto, dopo avergli posto davanti la
bevanda calda.
«Sembra che intendano proseguire la guerra con il pianeta che
si
è ribellato due
settimane fa. Pare abbiano accettato la sfida nonostante siano
più forti di noi
e in maggior numero.»
«Oh…» Discorsi
da grandi
pensò Tart.
«Solo quei vecchiacci saprebbero cascare in un tranello
simile…» commentò
invece Ghish, portando alle labbra un sorso dell’infuso.
Tart
a sua volta lo imitò, considerando che era un modo elegante
per allontanarsi
dal disturbo di rispondere.
«La
guerra con
«Quando della guerra non hai capito un
cazzo…»
commentò nuovamente Ghish; stava
cercando di coprire la mancanza di reazione del minore, sopperendo come
meglio
poteva.
«Come se non ci andassero di mezzo innocenti e soprattutto
risorse,
fondi, tempo
prezioso... come possono postporre la questione con tanta
facilità?»
Pai
finalmente si decise a sorseggiare la bevanda, gustandone appieno
l’odore
aromatico e il sapore speziato; distinse chiaramente tra gli
ingredienti un
lieve squilibrio e dedusse che fosse stato il più piccolo a
testare le proprie
abilità in cucina.
Ghish
sorrise dietro la ceramica.
«L’unico sistema è quello di tentare un
movimento
di sommossa, allora.
Ribelliamoci tutti!» tentò nuovamente Tart, con
tenacia e malcelato entusiasmo
all’idea.
«Non
sarebbe neanche male, Pai. Con quello che ci
pagano…!»
Parve
riflettere anche il terzo interessato, indeciso se arrabbiarsi per
l’assurdità
della proposta o riderne di gusto; assunse che suo fratello sentiva la
mancanza
della sua autorevolezza e stesse attingendo alla completa idiozia
dell’altro
fratello rimastogli a disposizione.
«Faremo un tentativo sicuramente; magari per quando sarai
alto quanto me
avremo
risolto il problema!» disse poi, scompigliandogli i capelli.
Pai
assistette alla scena dall’esterno, contagiato da
quell’atmosfera familiare che
lo accoglieva anche quando era un peso, ma che lo supportava quando
sentiva di
doversi sfogare in qualche modo.
Trovare
conforto e comprensione nel proprio fulcro familiare era meraviglioso.
Vide
Ghish raccogliere le tazze e si sbrigò a terminare il
liquido all’interno della
propria, bevendo tutto d’un sorso il poco rimasto.
«Tieni.»
«Grazie… Io vado nella mia stanza, se vi serve
qualcosa.»
Scomparve
dietro al suono fastidioso delle porte scorrevoli mal funzionanti del
loro
stabilimento, bisognoso senza deroghe dei fondi che invece venivano
stanziati per la
guerra.
Pai
sospirò; andava bene anche così, dopo tutto.
A
un
tratto sentì lo stomaco agitarsi.
Grown.
Oh, dannazione.
«Che
succede?»
Lo sapevo che aveva un sapore strano!
Pai
si
afferrò lo stomaco con un braccio, cercando quantomeno di
attenuare il rumore
fastidioso delle sue budella che assorbono i principi attivi del
medicinale.
«Stai male?»
«N-no, Tart. Splendidamente.»
Non
convinto, il minore distese il braccio per raggiungere le sue mani
ossute, facendo gemere
per la
sorpresa il maggiore. Sorpreso, rimase a guardarlo inebetito.
«Tuo
fratello è un coglione di prima categoria, sai?, e non sto
parlando di me.»
«Cosa?»
«Ghish… dove ha detto che andava?»
«Nella sua stanza, credo… ma…»
«Ok-» Pai si sollevò in piedi,
repentinamente «-adesso barricati in camera tua: mamma
e papà devono discutere.»
Di
solito, con quell’espressione, suo fratello lo avvisava che
presto ci sarebbe stato un diverbio acceso con Ghish e che, con alta
probabilità, sarebbe sfociato in uno scontro aperto tra le
mura stesse dell’appartamento; qualcosa a cui gli era
proibito assistere, secondo regole non scritte della loro convivenza
non convenzionalmente pacifica. Una cosa da
grandi,
insomma.
Gli
avrebbe creduto anche quella volta, se non avesse scorto un
rigonfiamento tra
le sue gambe quando lo vide alzarsi da tavola, rimanendo solo con
quell’espressione intontiva sul volto.
«… frustrato
è la parola giusta.»
«Deve sfogare
lo stress; è fatto così.»
Nella
sua completa castità, Tart riuscì comunque a
intendere che genere di
frustrazione affliggesse suo fratello; non ebbe
difficoltà a capire perché Pai lo volesse fuori
dai piedi.
Corse
quasi con le lacrime agli occhi verso la propria stanza,
serrandosi al
suo interno ed iniziando a prepararsi per la notte.
L’infuso
di Ghish doveva essere un potente tranquillante: sentiva già
molto sonno…
La
mattina seguente Pai sarebbe dovuto recarsi in missione: prepararsi,
raccogliere la buona volontà, lasciarsi alle spalle la
branda disfatta che avrebbe sistemato al proprio ritorno... Fece dunque
per
alzarsi, scansarsi dal caldo giaciglio inospitale che condivideva con
il ragazzo dai
capelli
verdi, per poi vestirsi quanto più silenziosamente possibile.
«I
fratelli minori non sono più remissivi come una
volta… vero?»
Stupito,
si accorse che anche l’altro era sveglio. «Nel tuo
caso in particolare, non lo
sei mai stato.»
Finì
di sistemare la propria arma e allacciò i due lembi che
sorreggevano i pantaloni
dietro la propria schiena. «Piuttosto,
Tart…»
Il
fruscio delle lenzuola gli fece capire che Ghish si fosse sistemato
comodamente
per guardarlo; «Era strano ieri sera.»
continuò.
«Lo
hai notato, allora…»
«Certo che l’ho notato, sono suo fratello da
più
tempo di te!»
Si
diresse verso la porta con lentezza, indeciso se ringraziarlo per
avergli
permesso di dare fondo al proprio impeto in maniera non propriamente
morale. Se davvero aveva architettato quel piano malriuscito,
aveva puntato sulla sua
disattenzione; un
colpo basso, ma lo aveva comunque fatto per lui.
«Tart sta dormendo. Non svegliarlo.»
«Mh?
Come lo sai?»
«Valium.»
«Ti
pareva…»
Entrambi
avevano nozioni di medicina più che sufficienti per sapere
che quel potente
calmante faceva sonnolenza quanta emicrania.
«Vado a sedare i ribelli. Tu non uccidere mio
fratello.»
«Aggiusta il sistema elettrico quando torni: sono stanco di
sapere
quando arrivi
perché quella maledetta serratura non
funziona…»
Oltrepassate
le porte meccaniche, Pai s’irritò
all’idea.
«Cerca di non farti chiudere dentro, piuttosto. E rifammi il
letto, fratellino.»
«Ti
odio.»
«Bugiardo.»
Ghish
aveva ragione: i fratelli minori col trascorrere del tempo assumevano
sempre
più libertà; non sarebbe dovuto uscire di
casa con tanta leggerezza, temendo lo stato in cui avrebbe potuto
ritrovare Tart al suo ritorno.
L’altro… era un caso perso
ormai.
¹ riferimento a ‘I viaggi di Gulliver’. È un modo per indicare le battaglie combattuti per fini futili.
Note:
Pai
fa il suo lavoro per sapere a cosa va incontro assieme ai suoi
fratelli; Tart
cerca di comprendere il maggiore con l’aiuto di Ghish; Ghish
pensa a entrambi,
mettendo del sonnifero a Tart e aiutando Pai a sfogarsi.
Divertente
come ognuno di loro avesse pensato all’altro senza davvero
rendersene conto.
La
storia è nata davanti a un telegiornale; spero non serva
dire quanto mi piaccia l’Angst: detto da me che la maggior
parte delle guerre (non tutte?) andrebbero evitate, eppure la nostra
politica interna la vede in maniera diversa. In ogni caso, se lo dice
qualcuno che scrive solo di sesso e di violenza praticamente, che la
guerra è solo
un’arte, credeteci.
Tanto troveremo un’alternativa al petrolio.
Questa
storia, più che parlare di amore fraterno, è una
catena di eventi determinata da questo tipo di legame. E mi sono
divertita
molto a scriverla. PaiGhish non è solo angst e malinconia,
in fondo (L)
Any Ikisy