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Autore: Malitia    24/10/2010    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 La scena era stata talmente sorprendente e si era svolta con tanta celerità che sia Marguerite che Adrien avevano impiegato qualche secondo per realizzare che avrebbero dovuto seguire il gruppetto in giardino.
- Favorite?- le si rivolse Adrien, porgendo il braccio all’amata mentre il corteo stava già uscendo dalla villa.
L’ombra dura che gli era calata sugli occhi aveva convinto Marguerite che non c’era più speranza.
Egli non l’amava anzi al contrario la detestava e l’avrebbe presto sostituita o peggio dimenticata.
Marguerite avvertì con clamorosa chiarezza il tocco della lama che affondava sul suo cuore come se fosse stato burro. Aveva bruciato la sua unica possibilità e una tale prospettiva l’aveva definitivamente uccisa. Con gli occhi pieni di lacrime si appoggiò al braccio di Lemaire, l’unica cosa che potesse ancora pretendere da quell’uomo.

Adrien provava pena.
Provava pena per quella situazione, per Marguerite, per le sorelle, per Charlotte, persino per Rimbaud.
Anche quell’uomo stupido e vanesio gli faceva pena, coi i suoi modi ossequiosi e la presunzione degli ignoranti.
Eppure, nonostante la pena, il rimorso, il dolore, e nonostante la consapevolezza che l’uomo per cui avrebbe dovuto provare più pena sarebbe dovuto essere proprio se stesso, Adrien si sentiva completamente e inesorabilmente felice
Quale individuo, vedendosi rifiutato dalla donna che ama, essendo stato schiaffeggiato in quel modo, avendo assistito al disgustoso quadretto famigliare offerto dai Rimbaud, sarebbe stato felice?
Stringerle il braccio, era bastato questo per far crollare la maschera di freddezza e impenetrabilità che aveva indossato. Persino la lenta processione verso la serra di Celine, la tacita e intraducibile espressione di zia Josephine, la vista di Louise che teneva in braccio la figlia di Marguerite non lo turbavano. 
Erano ridicoli, questo era ovvio.
Ciascuno di loro mentiva, ciascuno sorrideva, ciascuno giudicava.
Ma quale teatrino sarebbe stato se ognuno non avesse recitato fin in fondo la propria parte? 
Chi di noi davanti ai nostri simili non sorride beato e conversa gioviale, mentre in testa scorrono immagini di sdegno e odio?
Questa è la natura umana… succhia avidamente i frutti del profitto e coltiva segretamente l’albero delle apparenze.
Adrien non osava osservare né sbirciare il bel viso di Marguerite.
Solo il braccio la teneva legata a lui, a quello scorcio di amore e felicità. Ecco, vedete il povero Adrien?
Associa ancora Marguerite ad “amore” e “felicità”, sebbene da lei non sembrino derivare né l’uno né l’altra.
Stava cercando inutilmente di trovare un qualsiasi spunto di conversazione, qualcosa che lo portasse a quella domanda… Perché?
- Vi starete chiedendo per quale motivo ho portato con me mio marito…-.
Era stata Marguerite ad interrompere il silenzio.
Rossa in viso e rivolta con gli occhi al gruppetto davanti a sé, Madame Rimbaud sembrò più che atro sussurrare quelle parole, nonostante non ci fosse il pericolo di essere sentita.
Adrien si voltò finalmente verso di lei. Studiò il profilo aggraziato e corrucciato, gli occhi limpidi offuscati dalla tristezza, la linea delle labbra carnose e rosse, che spiccavano sul viso come ciliegie in una torta di panna.
Tutto l’amore che sarebbe potuto essersi assopito fino a dieci minuti prima si era risvegliato ancora più forte e prepotente. L’aria del giardino gli ridestava immagini infantili, che si mescolavano con la mestizia e la lussuria che provava in quel momento… il ricordo del loro primo e unico bacio sembrava tamburellargli in testa con assassina sordità, quasi non volesse concedergli un attimo di tregua. La consapevolezza che fosse accaduto davvero, che fosse possibile, gli destavano la voglia di provarci di nuovo.
Adrien non avrebbe potuto separarsi da lei nemmeno per l’infinitesimale legame che la univa al marito, nemmeno se lo avesse voluto lei stessa, non se il mondo si fosse opposto. Dipendeva in tutto e per tutto da quella donna, da ciò che le avrebbe detto, e non riusciva a spiegarsi perché. Il mistero di Marguerite Rimbaud era celato da quel sorriso infelice e dal corpetto stretto che le schiacciava il cuore.
- Confesso di sì, Madame- si decise a rispondere. 
La ragazza si guardò intorno lanciando insistenti occhiate al braccio del marito stretto a quello di Celine. 
- Non è stata colpa mia- sussurrò, con un’ombra tormentata negli occhi –Io stavo venendo da sola ma mio marito mi ha seguito, mi ha costretto a prendere la bambina e ad accompagnarlo. Sono mortificata…- aggiunse, abbassando lo sguardo.
Se non fossero stati così maledettamente numerosi, Adrien l’avrebbe presa tra le braccia e baciata. La gioia che gli avevano dato quelle parole se fosse esplosa l’avrebbe ucciso e non sapendo come manifestarla non poté fare altro che applicare una leggera pressione sul braccio di Madame Rimbaud.
Lei finalmente si voltò e dovette notare l’espressione felice di Adrien perché assunse un’aria buffamente interrogativa.
- Siete perdonata, Madame- sussurrò lui.
Anche Marguerite sorrise con gli occhi e con le labbra e si avvicinò un po’ a lui.
- Dite davvero? Non siete arrabbiato?- domandò.
- Lo ero- rispose Adrien –ma è stata solo una reazione passeggera. E poi siete troppo bella per meritare qualsiasi ira-.
A queste parole il viso di Marguerite si rannuvolò nuovamente. La scena vissuta prima di arrivare a Villa Helene le bruciava ancora nell’orgoglio.
- Mio marito non sarebbe d’accordo-.
Adrien si irrigidì immediatamente, rinsaldando ancora di più la presa sul braccio della dama.
-Vostro marito è un maiale e uno stupido- enunciò, strappando un sorriso sommesso a Marguerite.
- Su questo non posso che darvi ragione. Sono lieta che ve ne siate accorto-.
Lui annuì e sciorinò una serie di sagaci motivi per cui nella sua modesta opinione, i politici rappresentavano la miglior qualità di porcellini da affettazione.
Marguerite e Adrien erano tanto immersi nella loro conversazione da non essersi resi conto delle meraviglie del parco della villa. Tutto il mondo per loro era racchiuso in quel piccolo contatto fisico, negli occhi dell’altro e nelle parole che pronunciavano.
Non si erano accorti che stavano per entrare nella serra fin quando non si ritrovarono nella porta d’ingresso. Le pareti in vetro creavano mirabili e colorati effetti di luce, e delimitavano ad un’area circoscritta del giardino quel piccolo paradiso terrestre.
Fiori di tutti i tipi erano disposti senza criterio, generando una sensazione di armoniosa confusione.
Le rose, le orchidee, le margherite, le ortensie a gruppetti variopinti rendevano l’ambiente una festa di profumi.
Sembravano quasi voler celebrare l’amore di Adrien e Marguerite.
  
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