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Autore: Chia_aihC    25/10/2010    0 recensioni
E' sopra di voi, vi unisce, v'incatena l'uno all'altro, forse solo per quel breve istante in cui vi siete sfiorati sull'autobus o camminando per strada o anche incrociando gli sguardi da una vettura all'altra, in un incrocio. Vi girate attorno, senza riconoscervi, senza percepire il legame che s'insinua tra voi. E se, anche solo per un breve istante, ne cogliete l'esistenza, subito passa.
E' Uroboro, vi unisce, vi trascina verso una fine, una qualsiasi, quella giusta per voi.
Uroboro osserva il dimenarsi dell'esistenza, concentrandosi stavolta su quattro personaggi: un uomo che mente persino a sé stesso, una giovane donna innamorata di qualcosa che non esiste, un'anziana indipendente, un giovane che ha perso il senso della sua fin troppo ammirata logicità. Uroboro li osserva tutti, ne conserva le memoria, ne assimila il percorso e l'intrecciarsi distante delle loro vicende slegate, ne assapora il lento processo che porta all'auto - distruzione.
Uroboro è lì, per loro, per noi.
E' la nostra antenna di ricezione, la nostra capsula di memoria.
E aspetta.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.       Sul cornicione

 

Esattamente.

Li vedete i miei piedi? Bene.

Perché io vedo le vostre teste. E sono così piccole da quassù da rendere ridicolo qualsiasi tentativo d’apparire menti geniali. Non è possibile che in quello spazio infinitesimale vi sia la capacità di fare la minima azione ragionata.

Li vedete i miei piedi?

Perché io vedo benissimo voi. Vi svegliate, presto o tardi che sia, ma sempre ogni singolo giorno aprite gli occhi e decidete di mettere i piedi giù da quello che è stato il vostro letto. Magari anche solo per spostarvi su un altro improvvisato sostegno del vostro inutile peso corporeo.

Io non mi sveglio più da quattro giorni.

Perché sono quattro giorni che non vado a dormire, quattro giorni in cui ho deciso che i miei occhi non si sarebbero più chiusi se non per quel brevissimo istante incontrollato, utile solo a inumidirmi l’orbita. Eppure non sono riuscito a evitare lo stesso di adagiarmi su un sostegno. Mi sono appoggiato a muri, panchine, sedie quando le trovavo libere...

Cornicioni...

Piccoli ballatoi in cima ai vostri palazzi...

Perché mi trovo qua sopra?

Non penso proprio meritiate di sapere la mia storia. O forse è meglio dire che è la mia storia che non merita di essere conosciuta. Forse nessuna storia andrebbe mai raccontata, forse andrebbe solo vissuta per quel breve istante in cui scorre tra le nostre minuscole dita, così rapida che i nostri infinitesimali cervelli nemmeno riescono ad accorgersi del suo passaggio.

Pensate...quante storie di quanti giorni e di quante persone avete avuto accanto? Sempre, senza avere la consapevolezza della loro esistenza. Eppure l’avrete senitita anche voi, non sempre, solo ogni tanto, insinuarsi quasi invisibile in quella concentrazione impostata su voi stessi. Avrete sicuramente percepito anche solo una volta nella vostra vita quel sussurro, come una lieve carezza che vi prende l’orecchio e subito si sposta alla gola. Era la sensazione da afferrare, quell’occasione di carpire una storia, non la vostra e forse nemmeno quella dello sconosciuto che vi stava accanto. Era una storia, che si stava insinuando sotto le vostre egocentriche difese per essere letta, osservata, appresa, assimilata. Mai raccontata.

Lasciarla entrare in voi. È una cosa difficile al limite dell’impossibile. Perché anche quando la vostra consapevolezza riuscisse ad essere intaccata da una storia, subito riuscireste a integrarla nella VOSTRA storia personale, storpiandola. Raccontandola...

Per questo non vi racconterò la mia storia. Né nessuna di quelle che ho lasciato entrare in me. Io resterò qui. Vigile. Sopra le vostre piccole infinitesimali teste vuote di voi. Io prenderò tutte le storie che si avvicineranno alla mia essenza, le conserverò gelosamente, le cullerò nel silenzio della mia non esistenza.

Sarò la biblioteca dei vostri volti, delle vostre vicende.

Li vedete i miei piedi?

Sono la mia antenna per voi.

 

  
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