A/N:
Scusate
il
ritardo, ma la scorsa settimana ho avuto un esame e mi ci è
voluto un po’ per
ritrovare la mia strada in quel labirinto di libri, appunti e quaderni
che si
era formato. Comunque, grazie a tutte le persone che leggono, ma
soprattutto a brokendream
e FleurDeLys per le loro gentilissime recensioni. Ci tengo a
dire che questo
penultimo capitolo è stato praticamente un parto e l’unico
modo in cui sono
riuscita a finirlo è stato grazie alla panna cotta che ho
praticamente
divorato, alla fantastica voce di John Barrowman e ai litri di
thè al limone
che continuo a bere. Ma basta blaterare e passiamo al capitolo, buona
lettura.
What
The Hell?!
“Oh,
la mia testa” esclamò Alice
portandosi una mano alla tempia, la ragazza aprì cautamente gli
occhi solo per
rendersi conto che non riusciva a vedere assolutamente nulla.
Imprecando
in una lingua che
decisamente non era Inglese la ragazza cominciò a cercare i
propri occhiali
trovandoli soltanto dopo cinque minuti di estenuante ricerca.
Quello
che vide una volta tornata in
possesso delle proprie facoltà visive la sconvolse (beh per
quanto era
possibile sconvolgerla dopo quello che aveva appena visto), sul
pavimento del
suo salotto c’erano due ragazzi evidentemente incoscienti,
decisamente
titubante la ragazza si avvicinò a quello che era sicura fosse
Dean Winchester,
si inginocchiò accanto all’uomo e con una penna arrivata
da chissà dove gli
punzecchiò il braccio.
L’uomo
aprì gli occhi emettendo un
grugnito di protesta, in fin dei conti era la seconda volta in meno di
ventiquattro ore che si ritrovava disteso sul pavimento e qualcuno gli
stava
perforando il braccio con un oggetto appuntito, aveva tutte le ragioni
del
mondo per essere di cattivo umore.
“Ben
svegliata principessa” sbuffò
Alice colpendo il cacciatore sul braccio “mi hai fatto prendere
un colpo!
Quindi adesso che succede? Sei vivo?” chiese la giovane
pizzicando l’uomo sul
già martoriato arto.
“Ehi!
Non lo so, non mi sento questo
granché differente” confessò l’altro con
un’alzata di spalle.
All’improvviso
un colpo di tosse
alle loro spalle li riportò alla realtà, la ragazza si
precipitò accanto
all’altro uomo, che si stava lentamente riprendendo.
“Dean
vai a prendere un bicchiere
d’acqua per favore, potrebbe aver battuto la testa quindi
è meglio non muoverlo
per il momento” sentenziò Alice cercando di prendere il
polso dell’uomo, non
era mai stata così contenta in tutta la sua vita del fatto che
suo fratello
l’aveva spesso usata come cavia per il suo corso di primo
soccorso.
“Il
fumo... il fumo nero” gracchiò
l’uomo riprendendo conoscenza.
“Calmati,
per favore, hai subito un
trauma, devi calmarti” disse la ragazza all’uomo che
cominciava a dimenarsi,
nonostante il panico che l’attanagliava cercò di mantenere
una voce calma e
pacata “sono qui per aiutarti, qual è il tuo nome?”
“Zac,
mi chiamo Zac”
“Bene
Zac, io sono Alice, ora fai
dei respiri profondi, andrà tutto bene te lo pro-” ma
prima che riuscisse a
finire la frase Zac cominciò a gridare, gli occhi sbarrati.
“Quel-quel
bicchiere si sta muovendo
da solo!” esclamò l’uomo prima di svanire di nuovo.
La
ragazza si girò, ma l’unica cosa
che vide fu Dean rientrare nella stanza con un bicchiere in mano.
“Beh,
immagino questo risponda alle
nostre domande, ma come mai io posso vederti e lui no? E soprattutto,
ora cosa facciamo?
L’hai sentito quel demone presto o tardi ne arriveranno
altri” chiese Alice e
togliendo polvere inesistente dai propri jeans.
“Dobbiamo
andarcene, preferibilmente
subito, avremo tempo di rispondere alle domande una volta trovato
quell’idiota
di Gabriel” rispose il cacciatore “per il momento
sigilliamo la casa e andiamo
nel posto più affollato che riusciamo a trovare”
“Cosa
ne facciamo di Zac?” domandò
la giovane indicando l’uomo a terra.
“Non
abbiamo tempo di occuparci di
lui adesso, chiamiamo un’ambulanza e lasciamolo in strada”
“Senti,
io non so che branco di lupi
ti abbia cresciuto, ma non possiamo lasciare questo poveretto in strada
da
solo!”
“Dobbiamo,
fidati di me, starà
benissimo”
“Va
bene, come ti pare, a questo
punto è meglio andare a scuola, lascio un messaggio a mia madre
in caso
tornasse prima” concluse Alice sbuffando.
In
meno di dieci minuti i due erano
sulla loro strada per la Poe High School, senza rendersi conto che
qualcuno di
poco raccomandabile li stava seguendo.
---
“Almeno
siamo sicuri sia la casa
giusta?” chiese Sam guardando fuori
da
una finestra e sperando che nessuno li notasse dato che, tecnicamente,
quello
che stavano facendo si chiamava violazione di proprietà.
“Sì,
posso chiaramente rilevare
residui di un esorcismo” esclamò Cas all’improvviso.
“Già
il fratellino ha ragione, ci
sono più residui demoniaci qui dentro che in quella casa dove io
ed una
congrega streghe abbiamo deciso di darci alla pazza gioia, se capite
cosa
intendo, ah bei tempi, avevo detto loro di essere un signore
dell’Inferno, ho
vissuto una settimana fantastica, peccato che poi abbiano cominciato a
mangiare
la foglia e abbiano chiamato un demone vero, certo alla fine abbiamo
coinvolto
anche il demone ma-”
“Gabriel,
concentrati!” sbottò Sam a
metà racconto, in genere amava ascoltare i racconti
dell’Arcangelo, ma quello
non era proprio il momento.
“Ho
trovato qualcosa” si intromise
Cas che nel frattempo aveva cominciato a cercare indizi.
In
salotto, attaccato alla
superficie di un tavolino c’era un post-it giallo con sopra
scritto in una
grafia svolazzante e disordinata: Mamma, mi sono appena ricordata
di avere
un test importante, mi sento molto meglio così ho deciso di
andare a scuola. Non
ti preoccupare, torno presto. Alice.
“Sam,
ho due notizie per te, una
buona ed una cattiva” esclamò Gabriel tenendo in mano un
quadernetto nero che
aveva appena trovato a terra “quella buona è che questo
è il diario a cui era
legata l’anima di Dean, quella cattiva è che Dean non
è più qui”
Sam
si trattenne a stento dallo
sbattere ripetutamente la testa (la propria, ma soprattutto quella
dell’Arcangelo) contro il muro.
---
Alice
posò i libri nell’armadietto e
si guardò intorno, molto consapevole del fatto che sembrava una
pazza appena
scappata dal manicomio, ma da quando aveva lasciato la propria casa si
sentiva
esposta ed in pericolo.
“Rilassati
o rischi che qualcuno
chiami l’antidroga” le sussurrò Dean
nell’orecchio.
“Okay
sono nervosa! Fammi causa”
sibilò la giovane tra i denti, passare da una vita normale e un
po’ monotona
alla caccia ai demoni non aveva fatto bene ai suoi nervi.
Tutti
i pensieri di droga e nervi
furono accantonati quando tre ragazze che sembravano appena uscite da
un teen
drama, passando accanto ad Alice le rivolsero uno sguardo così
pieno di odio e
disgusto che Dean, nonostante avesse affrontato orde di mostri e
demoni,
rabbrividì.
“E
quelle chi erano?”
“Beh,
hai presente quando guardi
quei telefilm sulle turbe adolescenziali e c’è sempre quel
gruppetto di snob
alla ‘Mean Girls’ che sono così pieni di
cliché che se esistessero davvero
probabilmente il mondo imploderebbe? Beh, loro sono la prova vivente
che l’Universo
ha un gran senso dell’umorismo. Non chiedermi come si chiamano
però, perché continuo
a dimenticare i loro nomi, per me sono sempre state, sono e sempre
saranno
Crudelia, Malefica e Ursula” rispose la giovane con una scrollata
di spalle, al
momento aveva decisamente altro a cui pensare.
“Odio
il liceo” sentenziò il
cacciatore con una smorfia “Professori, compiti, gente che ti
odia senza motivo”
“Oh
no, un motivo ce l’hanno,
fondamentalmente odiano chiunque non abbia lunghi capelli setosi che
riflettano
il sole come il mare estivo riluce sotto la luce della luna, chiunque
non porti
una taglia 38 e in linea di massima chiunque non sembri appena uscito
dalla
copertina di ‘Seventeen’ il che significa che odiano
praticamente chiunque,
comprese loro stesse se vogliamo dare credito alla psicologia
moderna.”
Due
ore dopo Dean era seriamente
convinto che morire di noia fosse possibile, era assolutamente certo di
non
aver mai incontrato nessuno con un programma di studi noioso come
quello di
Alice, un’altra ora sui principi di macroeconomia e avrebbe
cominciato a dare
di matto.
Era
fondamentalmente a causa della
noia che Dean ideò un piano, niente a che fare con la sua
situazione
ovviamente, semplicemente il cacciatore vedendo le tre ragazze di prima
prendere in giro una ragazzina di appena tredici anni, aveva deciso di
dare
loro una lezione.
Già.
Dean
Winchester: morto che cammina
(parla, disturba le lezioni, flirta, ecc.), invece di fare qualcosa per
porre
rimedio alla situazione illustrata nella dichiarazione precedente gioca
a fare
il paladino della giustizia (ad onor del vero aveva sempre avuto
l’aspirazione
dell’eroe alla Batman).
Ehi,
che tu
sappia è mai morto qualcuno di morte violenta in questa scuola?
Omicidio?
Suicidio?
chiese il cacciatore scrivendo
discretamente su un foglietto dimenticato sul banco.
Perché?
chiese sospettosa Alice scribacchiando con una matita sullo stesso
pezzo di carta, Dean che apriva la bocca (in senso puramente metaforico
in
questo caso) senza lamentarsi? Decisamente sospetto.
Mi
annoio,
almeno potrei cercare qualche altro spirito con cui fare amicizia
rispose l’uomo, ogni parola coperta da uno spesso strato di
sarcasmo.
La
ragazza sospirò, ultimamente lo
faceva spesso e tutto a causa di quel dannato non-morto, ma neanche
tanto vivo,
Dean Winchester.
Va
bene, che io
mi ricordi c’è stata solo una ragazza, Harriett Miles, si
è suicidata l’anno
scorso, poveretta, soffriva da tanti anni di depressione
Senza
neanche rispondere l’uomo uscì
in fretta dall’aula.
Al
cacciatore bastarono appena tre
minuti per individuare le ragazze che si stavano dirigendo verso il
bagno del
secondo piano.
Quello
che vide quando entrò fu un
armamentario degno di una profumeria, ma ancora più importante
uno specchio, un
grande specchio. Perfetto.
Dean
prese un rossetto e cominciò a
scrivere.
Voi
mi avete
ucciso. HM
“Oh
cavolo Jane! Oh cavolo! Che
succede?!” gridò una delle ragazze allontanandosi
repentinamente.
“Non
lo so! Un fantasma!” rispose l’altra
senza mai perdere di vista il rossetto che volteggiava nell’aria.
Smettetela
e la
vostra vita potrebbe essere risparmiata.
“Cosa?
Smettere cosa?” a questo
punto le tre erano decisamente terrorizzate.
Purtroppo
però, Dean non riuscì a
rispondere perché la porta si spalancò e le ragazze
afferrarono al volo l’opportunità
per scappare, lui però non prestò loro la minima
attenzione, troppo preso dal
nuovo arrivato.
Sam?