“Non
prendermi in giro,
figliola. Se la vita di mio figlio è in pericolo non
perdiamo tempo a
raccontarci favole”.
Ciò
che il Generale e il
Maggiore udirono dalla voce di Jodie li lasciò basiti oltre
ogni immaginazione e
più la ragazza si sforzava di descrivere di
cos’era capace quella tecnologia,
più lo scenario descritto si
presentava improbabile e impossibile. Ma allo stesso tempo, la dovizia
di
particolari che Jodie aggiungeva subito dopo, senza mai contraddirsi o
esitare,
rendeva quel quadro meno paradossale di quanto Mónika avesse
voluto credere in
un primo momento.
Lentamente,
senza nemmeno
accorgersene, Mónika fu trasportata dalle parole di Jodie in
un’epoca lontana,
rappresentata con una quantità tale di particolari che la
restituivano alla
vita. Reale, percepibile, quasi palpabile. Ogni sua domanda trovava con
prontezza una risposta. Ogni dubbio, una spiegazione. Quelle
erano le dannate parole di una ragazzina che ha vissuto davvero
nel medioevo, fu il pensiero che si faceva assurdamente
strada nella mente
del Maggiore.
“Andiamo,
gli unici
viaggi possibili nel Medioevo sono quelli di Mark Twain, in Un americano alla corte di re Artù!”
sorrise
bonariamente John.
“Lei
l’ha letto,
Mónika?” aggiunse ancora.
“Per
la verità sì”
replicò, “e l’ho trovato
discreto.”
La donna
continuò a
fissare il Generale, intenta.
“Ebbene,
Maggiore?”
“Quando
fui ammessa
all’agenzia, mi assegnarono al team di analisti che vigilava
sui gruppi di
discussione universitari più brillanti di Boston: Harvard
University e MIT. Tra
le teorie più interessanti trovai una pubblicazione del
professore Seth Lloyd, del
dipartimento di fisica
quantistica del Massachusetts Institute of Technology. Un gruppo
internazionale
di studiosi asseriva, con una sofisticata ma rigorosa spiegazione
scientifica,
che i viaggi a ritroso nel tempo non sono tecnicamente impossibili”.
John le rivolse
un’occhiata carica di scetticismo. “Il delirio di
qualche folle visionario,
suppongo.”
“All’epoca
l’agenzia si
interessò a quei test, Signore. Ricordo che si teorizzava
che l’effetto combinato
del meccanismo di postselezione
del Quantum computing, di cui Lloyd era l‘ideatore, e del teletrasporto, avrebbe permesso di
invertire la freccia temporale
di una particella elementare e riportarla alla sua condizione
originaria nel
passato”.
“Teoria
davvero
interessante…”, bofonchiò con evidente
sarcasmo il generale. “Ha appena detto teletrasporto,
Maggiore? Immagino che
persino gli autori di Star Trek, annoverino nei loro curricula
interessanti pubblicazioni
al MIT di Boston”, concluse divertito.
Mónika
gli mostrò a sua
volta un sorrisetto compiaciuto:
“Signore,
l’equipe
scientifica di Seth
Lloyd è già
riuscita a teletrasportare qualche
fotone in laboratorio. Gli scienziati conclusero che era solo questione
di
tempo e di progresso tecnologico prima che l’uomo riuscisse a
trasportare più
di una semplice particella elementare e magari, un giorno, ne
invertisse la
freccia temporale”.
“Maggiore,
lei vorrebbe
suggerirmi che mio figlio, ricorrendo a queste farneticanti teorie,
è riuscito
a costruire...”, John abbatté un pesante pugno sul
tavolo, “la macchina del
tempo?”
“Forse
no, Signore. Ma non
possiamo escludere che qualche scienziato dell’equipe di
Lloyd possa aver
proseguito le ricerche al di fuori
dell’università. E con l’aiuto di
qualche
governo compiacente o di qualche fondazione con fondi
illimitati… potrebbe aver
raggiunto qualche risultato. Sono del parere che questo deve
interessare la
U.S.I.C., Signor Generale”, aggiunse infine con freddezza.
John si concesse
una
smorfia che manifestò tutta la sua incredulità.
“Ciò
che ho raccontato è comunque la
verità!” s’intromise
Jodie, anche lei affascinata dalle teorie enunciate da Szigi,
“che abbia senso o no, che vi piaccia o no, è
quello che è
successo. Prima lo accettate, prima salviamo Daniel”,
affermò alla fine, a muso
duro.
John,
nient’affatto
persuaso nemmeno dalla storia di Jodie, con un gesto spazientito,
rivolse una
nuova occhiata al suo ufficiale.
Restò
a bocca aperta
quando Mónika annunciò:
“Non
so se Seth Lloyd,
o chi per lui, abbia proseguito segretamente le ricerche e se queste
abbiano
avuto successo, ma il profilo emotivo della ragazza conferma che lei
è convinta
di dire la verità, Signore. E per quanto possa apparire
paradossale, comincio a
credere anch’io che il suo racconto corrisponde in qualche
modo a quanto è
successo ai ragazzi.”
John adesso era
muto e
incredulo.
“E se
non recuperiamo
il prima possibile il materiale in mano ai francesi”,
incalzò Jodie, “Daniel
resterà per sempre bloccato lì!” Questa
volta anche John comprese che
l’apprensione della ragazza era reale.
Gli occhi
castani della
moglie del figlio, luccicavano più che mai lucidi. John vi
vide riflessa una
angoscia autentica. Jodie temeva che in ogni minuto che perdevano in
inutili
parole poteva succedere qualcosa di irreparabile dov’era
adesso Daniel.
“John,
ti prego, so che
ti è quasi impossibile credermi, ma perché mai
dovrei inventarmi proprio adesso
una storia tanto assurda? Mi conosci, mio Dio! Credi che sarei capace
di perdere
tempo, sapendo che mio marito è in pericolo?
L’uomo
non sapeva cosa
pensare.
“Continua
con la tua
storia”, intervenne impassibile Mónika,
“sono sicura di avere ancora altre
domande”.
“No,
dannazione! Abbiamo
già perso abbastanza tempo in chiacchiere! Mi potete aiutare
oppure no? Dobbiamo
recuperare i portatili e i dvd… ogni secondo che
trascorriamo qui a parlare,
potrebbe essere lungo un giorno per Daniel… vi prego,
facciamo in fretta!”
“Signor
Generale, se
contatto Cynthia, sono sicura che entro due giorni avremo anche i
computer, non
possono più trattenerli ora che la ragazza gode
dell’immunità diplomatica.
Faranno storie, i loro capi si lamenteranno coi nostri, ma alla fine se
lei
insiste col segretario alla Difesa, dovranno cedere.”
“I
nostri amici
francesi”, sibilò pensieroso John,
“saranno molto curiosi di sapere cosa
combinasse di tanto segreto, insieme a due persone che ora risultano
svanite
nel nulla, una ragazza che abbiamo fatto passare per uno dei nostri,
dentro un
castello medievale. Con un manoscritto miniato del XIII secolo,
d’incalcolabile
valore storico, scomparso insieme a loro…”
“Con
l’intelligence
francese posso vedermela io, Generale, loro non sono un
problema”, assicurò.
Fece una pausa in modo che il suo superiore assimilasse le sue parole e
poi
aggiunse: “se
la ragazza dice la verità,
Signore, non ci resta che fare ciò che ha
chiesto.”
Mónika
era certa che
Jodie nascondesse qualcosa, sapeva dunque di pronunciare una piccola
bugia ma
non se ne curò: “mettiamola alla prova, al momento
non abbiamo altre piste da
seguire per trovare suo figlio.”
Siamo
già diventate amiche, Segugio dagli Occhi Grigi? A Jodie
quell’alleanza così imprevista
non convinceva, ma approfittò del momento di esitazione del
Generale:
“Lo
so… lo so che ti sembra
tutto così impossibile”, convenne Jodie,
rivolgendosi al padre di suo marito, “ma
ti giuro che quando recupereremo i computer, vedrai coi tuoi stessi
occhi se
sto mentendo o no. Quando vedrai, capirai... adesso non perdiamo tempo,
ti scongiuro,
John…”
“Quando
avremo i
portatili e dopo che avremo recuperato mio figlio, lo sai che ogni
millimetro
di silicio di quei laptop sarà sezionato dagli esperti del
governo? Se avete rubato
o centrate qualcosa con questa storia di Seth Lloyd, sarete ancora
più nei guai
che per un semplice furto di un manoscritto medievale, lo sai questo,
vero?”
“A me
interessa solo
salvare mio marito e Ian, non abbiamo nulla da nascondere”,
mentì Jodie, sicura
che il segreto di Hyperversum sarebbe rimasto comunque al sicuro.
Mónika
socchiuse ancora
le palpebre, leggendo negli occhi di Jodie la bugia che aveva appena
pronunciato.
Quella sciocca
s’illudeva di poter giocare con lei.
Ma
cosa diavolo stava succedendo? si
domandò. Cristo! Qualcuno era
davvero riuscito a trasformare in realtà le
teorie di Lloyd? Com’era possibile? Ma se anche
solo metà di ciò che la
ragazza raccontava era vero, si trattava della scoperta più
sconvolgente della
storia. La rivelazione più sensazionale di sempre.
Il passo
più importante
mai compiuto dall’uomo. E lei era lì e poteva
avere una parte in tutto questo.
Desiderava
quella tecnologia come non aveva
mai voluto nient’altro in vita sua. Ok
starò al tuo gioco, baby. Ma attenta, tu non sai con chi
stai giocando…
“Ok,
ok, maledizione! Due contro uno… Faremo
come dici tu”, si arrese infine John, “spero solo
che tu non abbia perso la
testa, figliola.” Poi si rivolse alla donna:
“Maggiore, chiami Cynthia Doell, voglio
quei dannati portatili già domani. E allerti anche i nostri
ragazzi al MIT, che
scavino a fondo su questa faccenda. Se la vita di mio figlio
è in pericolo non
voglio lasciare nulla di intentato.”
***
“La
ringrazio
moltissimo per l’informazione, Direttore Renard…
assolutamente, è come dice
lei, una perdita incolmabile… grazie ancora, buona
serata.”
L’uomo
chiuse la
comunicazione e scagliò il cellulare contro i cuscini del
divano.
L’irritazione
era
insostenibile e gli faceva digrignare i denti dalla rabbia.
“Maledizione! Ian
Maayrkas, non puoi vincere sempre tu!”, urlò da
solo nella stanza d’albergo
vuota, “Non puoi! Ti giuro che stavolta te la farò
pagare!”
Corse alla
cassettiera
del mobile e trascinò fuori tutti i vestiti, ammucchiandoli
sul letto.
Odiava Ian
Maayrkas,
che l’aveva derubato della fama e dei riconoscimenti
accademici che spettavano
soltanto a lui. E detestava tutti i dannati americani, una stirpe senza
passato, senza storia, addestrata a prendersi tutto ciò che
volevano, con arroganza
e in spregio alle leggi.
Afferrò
brutalmente la
valigia e nel momento in cui l’appoggiò sulla
moquette, intravide la sua
immagine riflessa sullo specchio a figura intera, che occupava la
parete di
fronte.
Non fu capace di
distogliere lo sguardo dalla sua figura, compiacendosi
dell’ineccepibile
eleganza del suo abbigliamento. Il gessato cobalto, cucito su misura,
metteva
in risalto il suo fisico asciutto e atletico. Le semi-brogue inglesi,
in
vitello bianco spazzolato, erano perfettamente in tinta con la camicia
di
sartoria e con la cintura dello stesso pellame e colore.
All’occhiello, un
fazzoletto di candida seta era stato disposto con pignoleria.
Bertrand LeClerq
si
compiaceva dell’armonia di ogni dettaglio nella sua immagine
e in ogni altro
particolare che circondava il suo mondo. Per questo detestava
furiosamente ogni
elemento fuori posto.
Il
manoscritto miniato rubato.
Con la mano si
aggiustò
la ciocca di capelli, che nel moto di rabbia, era quasi fuoriuscita
dall’elastico
della coda di cavallo. Bastarono quei gesti per riprendere il pieno
controllo
di sé e pianificare con calma la prossima mossa.
L’americana
sarebbe tornata al castello e il castello è il mio
regno.
Si
tastò le tasche e ne
trasse l’oggetto di metallo che cercava: il portachiavi
d’argento con l’effigie
del falco, che gli dava accesso a ogni porta di Chatel-Argent.
Dopotutto, Cluny
avrebbe potuto aspettare il suo Curatore ancora qualche giorno. Adesso
aveva
una missione da compiere. Cosa aveva detto Renard?
L’americana era accompagnata
da due ufficiali, un pezzo grosso in là con gli anni e una
bionda, un vero
bocconcino.
Recuperò
il cellulare e
individuò velocemente nella rubrica un nome che credeva che
non avrebbe mai più
cercato.
Erano anni che
non contattava
il fratellastro, da quando la posizione che aveva conquistato in seno
alla
società, l’aveva indotto a rimuovere ogni ricordo
del suo umile e controverso
passato.
Si era servito
del fratellastro
per convincere qualche avido
collezionista, che non sentiva ragioni, a privarsi di certi oggetti che
lui
desiderava possedere ad ogni costo.
Ma questa volta,
non
avrebbe chiesto direttamente i suoi servigi, troppo rischioso
coinvolgere una
seconda persona per il piano che aveva in mente. Sarebbe stato
sufficiente che
gli procurasse un’arma.
Non poteva
presentarsi
all’appuntamento con gli americani, disarmato. Certo che no,
questa volta
avrebbe fatto a modo suo. Il cancro della corruzione americana aveva
infiltrato
le sue metastasi fin dentro le istituzioni francesi. Non poteva
più fare affidamento
su chi aveva liberato quella criminale.
La
ucciderò, se non mi rivelerà dove hanno nascosto
il codice. Dopotutto, il
vecchio e la biondina non potevano essere una grossa complicazione.
E poi, avrebbe
pazientemente atteso che il professor Maayrkas facesse ritorno.