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Autore: JoJo    25/10/2010    7 recensioni
Non c'è niente di peggio che vedere la propria vita rubata, pezzo dopo pezzo. Sapere che qualcuno osserva tutto ciò che fai, che punta costantemente i suoi occhi malati osservando ogni minimo particolare. La sua ossessione si trasmette anche alla sua vittima, e gli agenti del BAU questo non possono permetterlo.
Genere: Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Puoi scoprire ciò che più teme il tuo nemico osservando i mezzi di cui si serve per spaventarti.

Eric Hoffer


Sala interrogatori 34/b, Hoover Building. Washington, DC.

Goofy non era il suo vero nome, eppure tutti ormai lo chiamavano così. Probabilmente era per via della sua camminata strana, con le gambe che andavano sempre di qua e di là come se nemmeno gli appartenessero. Oppure, quel soprannome dipendeva dal fatto che non aveva un'espressione particolarmente sveglia, cosa che forse lo accomunava con il goffo personaggio inventato da Walt Disney. Nelle schede della polizia lui era Paul Ward, ma persino fra i poliziotti quello che veniva ricordato era il suo buffo soprannome.
Goofy si guardò intorno, intimorito.
Non era la prima volta che finiva in una sala interrogatori, eppure si sentiva decisamente inquieto.
Per prima cosa, era la prima volta che lo fermavano quando non aveva fatto effettivamente niente di male. In secondo luogo, poi, c'era il fatto che era stato letteralmente prelevato a forza dal bar in cui era solito bivaccare di prima mattina da un federale grande quanto un armadio e particolarmente negato nell'esercitare le buone maniere.
Crowford gli girava intorno come un avvoltoio, gli occhi grigi ridotti a due fessure che sembravano lanciare fiamme.
“Ti ripeterò la domanda- disse, con vece profonda e leggermente minacciosa- Hai notato qualcosa di anormale?”
Il delinquentello deglutì a fatica “Amico, io non so davvero di che cosa tu stia parlando!”
“Risposta sbagliata.” sentenziò l'agente, spingendogli la testa contro il tavolo. Il suono sordo provocato da quello scontro rieccheggiò nella sala per qualche istante.
Goofy alzò la testa, percependo nettamente il sapore metallico del sangue all'interno della propria bocca “Questa è polizia violenta!Ti potrei denunciare!”
Gli angoli della bocca di Crowford si piegarono leggermente all'insù, in un ghigno “Per prima cosa, sono dell'FBI e non della polizia. In secondo luogo, perchè dovresti denunciarmi?Non è colpa mia se non riesci a stare in piedi.”
Il ragazzo corrugò la fronte, incerto “Cos...”
“Insomma, trovo davvero che sia stato un peccato che tu sia caduto dalle scale mentre ti portavo in cella.- continuò a spiegare Nate, gli occhi seri fissi sul suo volto sudaticcio- Ci vorrà un po' per far guarire quel naso rotto, e il braccio e...”
“Io...io non sono caduto dalle scale!” gli fece notare Goofy, con voce tremante nonostante stesse cercando con tutta la propria forza di darsi un contegno e mantenere la calma.
Sul volto del federale si aprì un sorriso freddo “Non ancora.”
“Non puoi trattenermi.- protestò il ragazzo, alzandosi- Non ho fatto niente di male.”
“Oh, di questo non ne sarei poi tanto sicuro.- disse Crowford, spingendolo di nuovo sulla sedia con le sue mani forti- E poi, qualora ti rilasciassi, potrebbe capitare una disgrazia, sai, di quelle che si sentono tutti i giorni al telegiornale.”
Goofy si ritrovò a deglutire di nuovo, la gola secca “Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che io verrei da te, un giorno, per interrogarti di nuovo, e ti troverei con questa.- spiegò con tono freddo Nate, estraendo una pistola che teneva nascosta in una fondina sotto il tessuto dei jeans, all'altezza della caviglia- Non è registrata, sai?Comunque, ti troverei con questa, e la legge dice che ad un uomo armato si può sparare e...bum!”
“Si può sapere che diavolo vuoi da me?” frignò il giovane, mettendosi le mani nei capelli sudici.
“Informazioni, te l'ho già detto.- ripetè Crowford incrociando al petto le braccia muscolose- So che bazzichi a George Town, nella zona universitaria, voglio solo qualche informazione. Fatti venire in mente qualcosa e io potrei dimenticarmi della tua esistenza, d'accordo?”
L'altro sembrò riflettere sulle sue parole. Aveva aggrottato la fronte e si stava grattando nervosamente una mano, con tanta foga che avrebbe potuto scorticarsi la pelle. Nate pensò che avesse bisogno di una dose e fu contento di avere anche quel fattore dalla propria parte.
“Che...che genere di informazioni?” balbettò Goofy, con un'espressione interrogativa negli occhi vacui.
Nate picchiettò l'indice su una foto formato A4 di Alaska che aveva già posizionato sul tavolo precedentemente, quando l'aveva fatta vedere per la prima volta al ragazzo.
“Vedi questa signorina?- domandò, scrutando attentamente ogni sua reazione- Frequenta spesso il parco vicino all'università, guarda caso lo stesso in cui bazzichi tu e in cui porti a termine uno dei tuoi traffici di quella polverina bianca che piace tanto ai figli di papà in cerca di un brivido in più nella loro vita da ricconi.”
“Io...io non ricordo di averla mai vista!” si affrettò a riferire Goofy, mentre cercava di ricordare un qualsiasi particolare che potesse tirarlo fuori da quella situazione.
“Non ti ho ancora fatto la mia domanda.- sbottò Crowford con tono duro, prima di continuare a spiegare- So per certo che nello stesso periodo in cui questa ragazza frequentava il tuo parco c'era anche un altro tizio, uno che la tallonava. Capisci cosa intendo?”
L'altro si limitò ad annuire, gli occhi sgranati per cercare di capire cosa davvero volesse da lui.
“Senti, Goofy, io so che tu sei un tipo sveglio, nonostante all'apparenza perfino un'ameba potrebbe vincere una gara di intelligenza con te.- disse l'agente federale, facendo roteare gli occhi disgustato- In ogni caso, capisco che dopo qualche anno di esperienza con i simpatici amici della polizia hai sviluppato una certa abilità ad individuare qualcosa che non va. Un tizio che passa le giornate facendo foto a qualcuno con una macchina fotografica professionale, ad esempio?”
Gli occhi sfuggenti di Goofy saettarono qua e là mentre cercava di ricordare.
“I-io non...non so, non ricordo!” balbettò infine.
“Facciamo così.- Crowford sospirò, cercando di darsi un'intonazione compassionevole- Vado a prendermi un caffè e ti lascio riflettere su quanto sai, dopodiché tornerò a vedere come si evolve la situazione.”
Quando aveva già la mano sulla maniglia della porta si voltò di nuovo verso il ragazzo, scuotendo la testa piano “Sai, spero proprio che ti venga in mente qualcosa. Non hai idea di quanto sia difficile eliminare il sangue dai tessuti...”
Il federale sbattè la porta dietro di sé con fare teatrale e si avviò tranquillamente nella stanza attigua, dove avrebbe aspettato pazientemente che le proprie parole facessero effetto.
Ad aspettarlo di fronte al vetro unidirezionale della finestra che spiava nella sala interrogatori, c'era l'agente Gordon, che aveva assistito all'intera conversazione.
“I tuoi bluff non mi piacciono.- lo informò il suo collega, guardandolo severamente- Perchè era un bluff, vero?”
“Ovvio.- confermò Crowford- Non si toglie il sangue dei tessuti, se ci si sporca con quello il più delle volte è tutto da buttare. E quella pistola è registrata.”
“Se qualcuno sapesse che un agente federale agisce in quel modo...” lo avvisò Gordon con tono preoccupato.
L'uomo più giovane alzò le spalle, scocciato “Non mi importa. E poi il mio metodo è veloce ed efficace, proprio quello che ci serve in questo momento.”
“Efficace?- sbottò l'altro allargando le spalle esasperato- I sospettati ti dicono solo quello che tu vuoi sentire perchè li terrorizzi!”
Il volto di Crowford era una maschera impassibile “Che importa?Questa gente è la feccia dell'umanità, dovrebbe essere trattata come faccio io più spesso. Inoltre quello che ottengo sono sempre informazioni di prima qualità che ci aiutano a risolvere centinaia di casi.”
Gordon stava per aprire di nuovo bocca, come al solito cercando di essere il più eticamente corretto possibile per cercare di contagiare il proprio collega e convincerlo ad usare metodi di indagine e di interrogatorio più convenzionali, ma fu interrotto da un bussare nervoso.
Goofy stava sbattendo le nocche delle sue mani ossute sul vetro spesso della finestra della sala interrogatori, cercando di attirare l'attenzione di chiunque potesse trovarsi dall'altro lato “Hey?C'è nessuno?Io...io credo di poter farvi sapere qualcosa!”
Prima di tornare da Goofy Crowford rivolse a Gordon un ghigno supponente.
C'era un motivo per cui si comportava in moto tanto anticonvenzionale nonostante le critiche e i rimproveri costanti : il suo metodo era infallibile.

Uffici dell'Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.

“Abbiamo un identikit!” annunciò JJ entrando nella stanza proprio nel momento in cui Emily aveva deciso che sarebbe stato più utile e salutare per lei tornarsene a casa e farsi qualche ora di sonno prima di rimettersi al lavoro sul caso di Alaska.
L'antropologa e Reid erano andati via da un pezzo, incoraggiati da Dave che sosteneva che, dopo quello che aveva passato durante la seduta di ipnosi, la ragazza avesse estremamente bisogno di riposo e tranquillità.
“Davvero?- domandò Morgan immediatamente reattivo- Come?”
La bionda puntellò sulla bacheca di sughero un ritratto fatto a matita e spiegò velocemente quanto aveva appena saputo dall'agente Gordon “Crowford ha stanato un tizio che ha visto questo tipo aggirarsi spesso nel quartiere di Alaska. Dice che aveva sempre con sè una macchina fotografica che coinciderebbe con quella da cui sono state scattate le foto ad Alaska.”
“D'accordo.- annuì Hotch- Passane una copia a Garcia e fallo passare al riconoscimento facciale con i pregiudicati.”
“Il testimone dice che aveva anche degli strani tic piuttosto inquietanti.- riferì ancora JJ prima di affrettarsi a raggiungere Penelope per comunicarle le ultime novità- Dice che sembrava che fosse in crisi di astinenza o qualcosa del genere.”
“Questo spiegherebbe il motivo per cui la sua ossessione per Alaska è così recente: potrebbe averla sviluppata in seguito alla fine dell'utilizzo di qualche tipo di psicofarmaco.” osservò Rossi, passandosi una mano sul pizzetto.
Emily annuì, prima di tornare a riepilogare il profilo che avevano individuato fino a quel momento “Era un preadolescente o un adolescente all'epoca dei fatti, probabilmente orfano di padre, della cui figura ha trovato un sostituto in Foller.”
“La madre doveva per forza avere un lavoro a tempo pieno che la teneva fuori di casa per la maggior parte della giornata.- continuò Morgan- altrimenti si sarebbe accolta della persistente assenza del figlio.”
“E a questi termini di ricerca possiamo aggiungere anche la dipendenza da psicofarmaci, cosa che ci suggerisce che probabilmente è stato ricoverato in un istituto psichiatrico oppure che ha avuto un analista che gli ha prescritto una terapia piuttosto pesante.” concluse Hotch.
In quel momento JJ tornò nella stanza, trafelata “Penelope ha trovato dei riscontri!”
“Dei riscontri?” ripetè David alzando un sopracciglio. Era sorpreso dall'uso del plurale.
La bionda annuì, i grandi occhi azzurri covavano un'espressione incerta “Già. Garcia ha trovato due nomi.”

Casa di Spencer Reid. Washington, DC.

Reid entrò in cucina con espressione ansiosa. Aveva dormito poco nel corso della notte a causa del fatto che continuava a svegliarsi per controllare Alaska. Ogni volta l'aveva trovata profondamente addormentata e ciò l'aveva rassicurato, al momento, tuttavia non appena si era svegliato quella mattina non l'aveva trovata di fianco a sé. Certo, sentiva irrorarsi nell'appartamento un profumo dolce ed invitante, indizio del fatto che la sua ragazza stava cucinandogli un abbondante colazione, esattamente come accadeva ogni volta che si fermava a casa sua per la notte, ma lui non poteva fare a meno di preoccuparsi. Continuava a tornargli in mente l'immagine del giorno precedente e la loro conversazione. Ricordava i suoi occhi cerulei colmi di paura e non riusciva a impedirsi di rievocare quell'immagine ogni volta che pensava a lei e a quanto stava passando.
Fu un sorriso radioso, però, quello che lo accolse, non appena Alaska si voltò verso di lui per salutarlo.
“Buongiorno tesoro!” trillò allegra. Nel voltarsi, fece svolazzare la gonna a pieghe che indossava con disinvoltura sopra delle calze arancioni.
“Al...- ribattè confuso, osservandola attentamente mentre si sedeva-Non...non ti ho sentito alzarti.”
“Lo so!- confermò esaltata- Sto diventando silenziosissima ed estremamente quatta. Potrei fare la spia o diventare un ninjia!Esistono donne ninjia?”
Le parole squillanti della ragazza lo confusero sempre più “Non lo so. Quando ti sei svegliata?”
Alaska gli diede un buffetto in testa, quando gli passò accanto per posargli davanti un piatto con un pancake a forma di squalo “Non presto quanto immagini, tranquillo. Caffè?”
“Certo.” annuì, accettando anche una tazza fumante.
L'antropologa lo osservò mentre sorseggiava il caldo liquido scuro e appoggiò le mani al mento, sorridendogli radiosa “Allora, anche oggi si va a Quantico?”
“Ecco, veramente...- disse titubante posando la tazza sulla penisola della cucina- credo che sia meglio che tu rimanga qui. Sai, starai più tranquilla.”
“D'accordo, non c'è problema.- annuì Ross- Sono sicura che troverò qualcosa da fare.”
Reid le rivolse un sorriso timido “Probabilmente passerà JJ per stare un po' con te...” assicurò, come per farsi scusare del fatto che l'avrebbe lasciata sola.
“Fantastico!- sorrise Alaska- Un po' di tempo di qualità fra donne!”
“Già. È solo che non mi piace l'idea di saperti qua da sola.” Soprattutto sapendo che c'è uno psicopatico redivivo che ce l'ha con te, aggiunse mentalmente.
La osservò attentamente mentre mordicchiava con poca convinzione i bordi del proprio french toast, e alla fine si decise di porre la fatidica domanda.
“Va tutto bene, Al?”
La ragazza si umettò le labbra prima di parlare “Sì, solo che...”
“Hai avuto degli incubi?” si informò immediatamente Reid, preoccupato dagli effetti negativi che poteva aver avuto la seduta di ipnosi del giorno precedente.
“Non è questo, è solo che...” Ross lasciò cadere la frase a metà, scuotendo la testa come per schiarirsi le idee.
“Cosa?” incalzò il profiler, sporgendosi verso di lei.
Alaska si lasciò sfuggire un sospiro “Sono preoccupata per Nate.”
L'espressione di Spencer mutò immediatamente da ansiosa ad estremamente stupita “Come?”
“E' da ieri che non ho sue notizie e non risponde al cellulare.” spiegò, arrotolandosi intorno all'indice una ciocca di capelli corvini.
“Crowford se la sa cavare.” cercò di rassicurarla, stando ben attento a non farsi sfuggire dalle labbra lo sbuffo infastidito che gli aveva provocato il solo sentire quel nome.
La giovane fece roteare gli occhi “Lo so, lo so: è grande, grosso e vaccinato. Ma si sta prendendo questo caso più a cuore di qualsiasi altro e lui tende ad essere un po' irruento, soprattutto nella scelta dei metodi di indagine.”
“Credo che un po' irruento sia un grande eufemismo.” ribattè Reid, alzando un sopracciglio.
Ross sapeva a cosa si riferiva “Nate è un brav'uomo. Un'ottima persona.- specificò- E' solo che bisogna dargli la possibilità di aprirsi un po'.”
Spencer si impose di non commentare, perciò si limitò a punzecchiare con la forchetta ciò che rimaneva della sua colazione.
“Ed è un buon amico.- continuò con convinzione la ragazza- Lo dimostra semplicemente in modo diverso dal resto delle persone.”
“Suppongo sia così, in fondo sei tu quella che lo conosce meglio di chiunque altro.- borbottò leggermente infastidito- So che tu gli vuoi bene ma non credo che io entrerei mai nel suo fan club.”
Alaska annuì. Per quanto si sforzasse non aveva ancora convinto nessuno con la sua crociata sulle buone qualità di Nate, tuttavia non mancava occasione per spezzare una lancia a suo favore.
“Sono solo preoccupata.- ripetè, gli occhi grandi e speranzosi- Vorrei solo sapere che è tutto a posto e lui sta bene.”
Reid sospirò e scosse la testa, ormai vinto “Potrei chiedere a qualcuno quando arrivo a Quantico e poi farti sapere...”
L'antropologa si alzò con un balzo e gli gettò le braccia al collo, facendo un gridolino “Sei il migliore.”
Spencer sorrise, ricambiando quella stretta, ma poi si scostò da lei, lanciando uno sguardo all'orologio.
“Che c'è?” domandò Alaska, confusa.
“E' meglio che inizi a scendere. Morgan mi ha mandato un messaggio stamattina, dicendomi che sarebbe venuto a prendermi.- spiegò, mentre recuperava il proprio cappotto e la sua inseparabile tracolla di cuoio invecchiato- Ormai sarà qui a momenti.”
La ragazza piegò le labbra all'ingiù “Non può salire per un caffè?”
“Dobbiamo andare a Quantico.- spiegò, sorridendole conciliante- Sai, così lavoriamo al tuo caso, lo risolviamo e finalmente non sarai più una reclusa sotto scorta.”
La mora fece dondolare la testa mentre soppesava le sue parole “Sembra una prospettiva interessante.” concluse rivolgendogli un sorriso radioso.
Reid le sorrise di rimando, prima di sporgersi verso di lei per un veloce bacio a fior di labbra.
“Ti chiamo.” disse, prima di voltarsi per uscire.
“Hey, Spencer?” lo chiamò di nuovo Ross, quando lui aveva già le dita strette intorno alla maniglia della porta d'ingresso.
Reid si voltò, le sopracciglia alzate e un'espressione interrogativa sul volto, ma non fece in tempo a chiedere qualcosa che Alaska gli fu addosso.
Lasciò scivolare le mani lungo il suo collo, fino a perdersi nei suoi sottili capelli castano dorati. Il ragazzo non potè fare a meno di rabbrividire a quel contatto, sia perchè l'antropologa aveva le mani un po' fredde, sia perchè aveva sfiorato con le dita una zona estremamente sensibile.
Istintivamente, la attirò ancora di più a sé, gettandosi sulle sue labbra morbide. Fece vagare le proprie dita lunghe ed affusolate sulla sua schiena, riuscendo a sentire il calore della sua pelle attraverso la stoffa sottile della camicia di cotone che indossava. Spencer accarezzò con la lingua i contorni delle labbra vellutate della ragazza, e lei le schiuse, permettendogli così di approfondire quel bacio appassionato.
Fu solo perchè sentiva di avere bisogno di ossigeno che, qualche istante più tardi, Reid si separò da lei, rimanendo a fissarla intensamente con il respiro affannato.
“Wow.” sussurrò Alaska, un sorriso sul volto leggermente arrossato e una luce brillante negli occhi.
Spencer non disse nulla, ma alzò una mano per sfiorarle con dolcezza una guancia.
“Mi mancherai oggi...” constatò semplicemente l'antropologa, mentre posava le proprie dita sopra quelle che il ragazzo teneva ancora sul suo viso.
“Anche tu.” le fece eco, posandole un delicato bacio sulla fronte prima di uscire di casa.
Scese le scale due gradini alla volta e accolse con gioia l'aria frizzante di ottobre sul viso che sentiva ancora rovente.
In effetti, aveva ancora il cervello annebbiato da quel bacio focoso, e dalle sensazioni che gli aveva scatenato, che quando sentì squillare il proprio cellulare sobbalzò sul marciapiede dove stava aspettando Morgan.
Alzò un sopracciglio mentre guardava il display prima di rispondere “Pronto, Alaska?Va tutto bene?”
“Ciao Spencer!- trillò la ragazza, dall'altro capo del filo- Come facevi a sapere che ero io?”
“Identificazione di chiamata.- rivelò il profiler con semplicità- Al, sono appena uscito di casa...”
Sentì un risolino sfuggire da quelle labbra che aveva baciato solo pochi minuti prima “Lo so, volevo tenerti un po' di compagnia mentre aspetti Derek.”
“Morgan sarà qui a momenti, non credo di morire di solitudine nel frattempo.” la informò Spencer.
Ross sbuffò, vinta “E va bene, lo ammetto: sentivo già la tua mancanza.”
“Al, solitamente passiamo le giornate separati e, quando sono via per un caso, stiamo lontani per interi giorni.- le fece notare Reid con tono bonario- Direi che siamo abbastanza abituati a non vederci per un po'.”
“Forse ho la sindrome del nido vuoto?” propose la ragazza, dopo averci penato per qualche secondo.
Reid allungò il collo verso la strada mentre rispondeva: gli era parso di vedere l'auto di Morgan “E' quella che colpisce i genitori quando i figli lasciano la casa per vivere per conto proprio...”
“Ok, forse non è quella.- concordò l'antropologa, prima di proporre qualcos'altro- Sindrome dell'abbandono?”
“Credevo avessimo appurato che non ti lascerò mai.” Spencer si complimentò con se stesso per essere riuscito a dire una frase così intima senza balbettare nemmeno una volta.
“Aw, mi piace così tanto quando lo dici!” cinguettò Alaska, felice.
“Sì, ecco, io...”
Le sue parole successive furono coperte dal suono acuto di un clacson. Reid sobbalzò sul posto, lasciando il tempo a Derek di parcheggiare e sporgersi verso il sedile del passeggero per aprirgli la portiera.
“Lasciami indovinare: sei al telefono con Alaska.” sentenziò, saltando i saluti. Indossava un paio di occhiali da sole e il suo solito sorriso strafottente che sfoderava nelle numerose occasioni in cui punzecchiava il giovane genietto.
“Come fai a dirlo?” domandò, sulla difensiva, mentre saliva sull'auto.
“Sei rosso come un peperone, come ogni volta che lei ti dice qualcosa di tenero o intimo che tu non ti aspetti.”
Reid non ebbe la prontezza di rispondergli a tono, e si lasciò strappare di mano il cellulare.
L'agente di colore mise la chiamata in viva voce e poi sorrise ampiamente “Hey, Quarantanove!Come stai?”
“Decisamente bene, nonostante io sia appena stata abbandonata in un appartamento ormai sprovvisto di cioccolato e perciò inabile a far salire propriamente il livello delle mie endorfine.” ciarlò allegra la giovane, per niente interessata alle spiegazioni riguardo quel cambio di interlocutore.
Derek sorrise come se lei potesse vederlo “Chiederò a JJ di portarti qualcosa quando passerà da te.”
“Perfetto!- gioì Alaska- Credo di stare per avere una crisi di astinenza.”
“Che fine ha fatto il cioccolato che hai preso alle macchinette di Quantico prima di tornare a casa?” si informò Reid, aggrottando la fronte: era certo che ne avesse fatto rifornimento il giorno precedente, prima che tornassero a casa.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando.- disse velocemente, forse troppo, l'antropologa- Inoltre, quando verrò a vivere con te creerò una riserva segreta in caso di emergenze come questa!”
Morgan sgranò gli occhi, mentre si fermava a un semaforo rosso “Frena un attimo, Quarantanove: tu e Reid andrete a vivere insieme?”
Ross annuì, senza rendersi conto che nessuno dei suoi interlocutori poteva vederla “Già, me l'ha chiesto l'altra sera ed io ho detto sì.”
“Questo non me l'avevi detto, ragazzino!” protestò l'uomo, voltandosi verso Reid.
“Beh, tecnicamente non sono cose che ti riguardano...” balbettò incerto il profiler più giovane, imbarazzato.
“Non dire così, Spencer:- lo interruppe Alaska- Derek è un amico e queste cose un po' lo riguardano.”
Lo sguardo di Morgan si illuminò mentre lanciava all'altro un sorriso compiaciuto “A-ah!”
“In ogni caso, Al- continuò a parlare Spencer, cercando di sviare l'attenzione del collega- dovresti cercare di rilassarti ora. Trovati qualcosa da fare, leggi un libro...”
“Reid ha ragione.- concordò Morgan- Prova a prenderla come una giornata di riposo.”
“Credo che proverò a imparare a giocare a scacchi.” rivelò quindi la giovane antropologa.
Derek lanciò un'occhiata di disapprovazione a Reid, come se fosse colpa sua se Alaska si interessava a qualcosa di così noioso “Oh, dai, Quarantanove. Non puoi davvero pensare di passare una giornata così. Non tu.”
“Certo, invece.- confermò la ragazza allegra- Hey, Spencer, dov'è che tieni quella cosa...quella tavoletta coi quadratini bicromatici alternati?”
“Intendi...la scacchiera?” domandò Reid, alzando un sopracciglio.
“Quella!”
“E' in una scatola sulla libreria, di fianco all'enciclopedia scientifica.” le disse quindi.
“Perfetto!Scommetto che se mi impegno, già da stasera riuscirò a farti scacco folle in un tempo da record!” esclamò spensierata.
“Scacco matto.” la corresse Spencer, sotto lo sguardo divertito di Morgan.
“Sì, quello che ho detto.- confermò la ragazza- D'accordo, adesso vi lascio lavorare. Buona giornata a tutti e due!”
Quando il silenzio dall'altro capo del filo annunciò che Ross aveva ormai chiuso la chiamata, Reid si lasciò sfuggire un sospiro.
“Che c'è?” si informò immediatamente Morgan.
Il giovane profiler scosse la testa “E' per Alaska. Credo che quello che stia succedendo l'abbia sconvolta più di quanto voglia farmi credere...”
“Si è comportata in modo strano?” domandò di nuovo il bell'agente di colore.
“No, è sempre la stessa, solo che...- si interruppe e si torturò nervosamente le mani- Stamattina sembrava quasi non volesse farmi andare via. Lei è sempre così affettuosa, solo che stavolta c'era...non so, una specie di nota disperata nel suo comportamento. Capisci?”
Morgan tolse per qualche secondo gli occhi dalla strada per rivolgergli un'occhiata intensa “Reid, credo che sia normale.”
“Lo so.- sospirò il ragazzo, prima di iniziare a snocciolare velocemente una spiegazione plausibile a tutto ciò- Lei mi ha preso come punto riferimento ed ora cerca costantemente il mio appoggio. Insomma, Alaska è un'antropologa forense, è abituata a vedere gli effetti della crudeltà degli uomini, ma non è mai davvero in contatto con queste persone e...”
“Frena, ragazzino.- lo interruppe Derek scuotendo la testa- Non era questo che intendevo.”
Reid alzò un sopracciglio, perplesso “No?”
“No.- ribadì, prima di spiegargli il proprio punto di vista- Tu sei la persona che gli è più vicina, sei l'uomo che ama, quindi considerando che sta passando un periodo difficile è normale che cerchi prima di ogni altra cosa il tuo appoggio e la tua presenza.”
“Oh.- esclamò Spencer, spiazzato da quella prospettiva inaspettata-Giusto, anche questo.”
Rimase in silenzio per qualche secondo e poi si decise finalmente ad alzare lo sguardo, osservando la strada che stavano percorrendo per la prima volta da quando erano partiti.
“Da qui non raggiungeremo mai Quantico.” fece notare all'uomo alla guida.
Derek annuì “E' perchè non ci stiamo andando. Siamo diretti all'Hoover Building.”
“Perchè?” indagò il giovane, aggrottando la fronte.
Morgan sospirò sommessamente, già consapevole a cosa sarebbe andato incontro nel riferirgli gli avvenimenti delle ultime ore “Pare che Crowford abbia, uhm, trovato un testimone e che sia riuscito ad ottenere un identikit dell'uomo che seguiva Alaska.”
Reid spalancò gli occhi, leggermente sconvolto da quella notizia, ma il suo silenzio diede all'altro l'occasione di continuare a parlare.
“Garcia ha fatto partire una ricerca con le coordinate che le abbiamo fornito in base al profilo di un possibile complice di Foller nei rapimenti e un'altra con l'identikit che ci ha fornito Crowford. Ha trovato due nomi.”
“Due nomi!” esclamò Reid, la voce acuita dall'agitazione.
“Due nomi.- ripetè, stringendo i pugni- Avete trovato ben due sospettati e non avete pensato che avessi voluto saperlo?Che mi sarebbe interessato sapere che ci sono stati degli sviluppi nell'indagine per trovare l'SI che sta ossessionando la mia ragazza?Perchè non me l'avete detto prima?”
Morgan lo fissò intensamente: era preparato a una sua reazione del genere, perciò non sembrava particolarmente colpito da quella nota di isterismo nella voce del giovane collega. Quando iniziò a parlare per spiegare le motivazioni che avevano spinto il team ad occultargli momentaneamente quelle informazioni, la sua voce era perfettamente calma “Perchè. Perchè Alaska era sconvolta e aveva bisogno del tuo appoggio e saresti stato in grado di darglielo se ti fossi concentrato sui sospettati, lasciandola sola in casa dopo quello che aveva passato ieri?Se non ti abbiamo detto subito le ultime novità, lasciandoti la possibilità di essere in grado di esserci davvero per la tua ragazza, l'abbiamo fatto soprattutto per aiutare lei.”
Spencer soppesò attentamente le sue parole, senza fare commenti. Non gli aveva dato ragione, ma quando tornò a guardarlo in faccia sembrava a aver riacquistato la solita razionalità “Quindi che cos'è che ha scoperto Garcia?”
“Gabriel Sanchez corrisponde perfettamente al profilo dell'aiutante di Foller, inoltre, in una delle sue cartelle cliniche il suo psichiatra parla dei suoi racconti ossessivi riguardo fatti che sono del tutto simili a quelli dei rapimenti come quello di Alaska: descrive luoghi, fatti e persone in modo piuttosto preciso.” spiegò rapidamente Derek, cercando di essere conciso.
“C'è dell'altro?” domandò di nuovo Reid, indagando l'espressione del proprio collega.
“Già.- confermò l'altro, con una scrollata di spalle- Parlavo di cartelle cliniche, giusto?E' perchè Sanchez è stato rinchiuso in un centro di riabilitazione psichiatrica quando alle superiori ha sfregiato una compagna di classe e ha iniziato a trasmettere chiari segni di sadismo.”
Reid strinse le labbra “Quindi...non può essere lui l'SI.”
“No, ma ci sarà utile parlare con lui per scoprire chi altri potrebbe essere a conoscenza delle informazioni più riservate riguardo al caso Foller, come l'entità delle ferite inferte dall'uomo alle ragazzine che rapiva.”
Il giovane genio fece un distratto cenno del capo “A chi corrisponde l'altro nome?”
“E' una faccia, a dire la verità.- precisò Morgan- Abbiamo ricevuto da Crowford l'identikit di un sospettato e Penelope ha trovato una corrispondenza con un altro identikit fatto dalla vittima di un' aggressione. Ha approfondito la ricerca e ha scoperto il suo nome: Charles Danko. Hotch e Rossi sono già andati all'istituto detentivo dove è rinchiuso Sanchez, Emily è ancora a Quantico e sta controllando insieme a Garcia i movimenti delle carte di credito intestate a Danko.”
“Noi stiamo andando all'Hoover Building per parlare con il testimone di Crowford?” ricapitolò quindi Reid, passandosi una mano nei capelli sottili.
Derek annuì “Già. Quel tipo ha detto che gli sembrava che Danko fosse affetto da tic particolari, come se fosse in crisi di astinenza. Forse riusciamo a scoprire qualcosa di più specifico.”
“Può darsi che Danko sia stato ricoverato in una struttura sanitaria di qualche tipo, o che la abbia frequentata per una terapia psichiatrica.- snocciolò velocemente Spencer- Il fatto che abbia una reazione così forte alla mancata assunzione dei farmaci è indice che ne assuefatto ormai da tempo...”
Derek arcuò le sopracciglia “Sai quanti istituti psichiatrici statali e privati ci sono solo in Virginia?”
“Vuoi i numeri separati o la somma?” ribattè il giovane, incurante del fatto che quella era una domanda retorica.
“Perchè, li sapresti?” si informò di nuovo il profiler.
Reid annuì “Entrambi.”
L'uomo scosse la testa, sebbene fosse da tempo abituato alla vastità delle conoscenze del giovane genio anche negli ambiti più inaspettati, e stava ancora facendo roteare gli occhi quando schiacciò il tasto del viva voce sul proprio cellulare, dopo che questi ebbe squillato per due sole volte.
“Che c'è, bambolina?”
La voce di Penelope dall'altro capo del filo era agitata “Ho trovato l'indirizzo della residenza di Charles Danko!”

Casa di Spencer Reid. Washington, DC.

Quando JJ entrò nel salotto della casa del più giovane membro del team di profiler cercò di non dare a vedere quanto fosse sorpresa.
Nel salotto, che ricordava di aver visto sempre ordinato, o comunque vivibile, sembrava fosse passato un piccolo uragano.
Sul tavolino da caffè di legno scuro c'era un computer acceso, una serie di libri lasciati aperti e ammonticchiati l'uno sull'altro e una scacchiera, le cui pedine erano sparse qua e là senza un apparente ordine logico. Le poltrone erano state spostate rispetto al loro ordine originale per fare posto a un tappetino di gomma per lo yoga e la ginnastica e sul divano giaceva una coperta di pile così attorcigliata che era certa che nessuno al mondo sarebbe riuscito a venirne a capo per rimetterla in ordine.
Nonostante ciò, il sorriso di Alaska era caldo e luminoso come sempre mentre la invitava a prendere posto ovunque desiderasse.
“Grazie.- disse, accettando di buon grado la tazza che la ragazza le stava offrendo- Vedo che ti sei tenuta occupata, stamattina...”
Ross si strinse nelle spalle “Un po'. La verità è che non riesco a fare la stessa attività per più di dieci minuti di fila...”
JJ annuì, prendendo un sorso della calda bevanda e, dopo aver poggiato la tazza sull'unico punto libero del tavolino, guardò intensamente la giovane antropologa.
“Come ti senti?” le domandò, e dal tono che aveva usato era chiaro che volesse una risposta completamente sincera.
Alaska parve capirlo al volo “Frustrata. In colpa. Arrabbiata. Spaventata.- elencò, aiutandosi con le dita- E poi frustrata e in colpa di nuovo.”
La bionda si sporse verso di lei e le diede un buffetto affettuoso sul ginocchio “Andrà tutto bene, Alaska. Te lo prometto.”
“E' che io non voglio essere così...- continuò a spiegare la giovane- una vittima, sai?Una sopravvissuta...”
“Alaska...”
“Io non volevo sentirmi così mai più. Mai più.- concluse, con una scrollata di spalle- Da quando mi hanno portato in ospedale, sai, subito dopo che la squadra di Rossi mi aveva ritrovato, tutti hanno iniziato a trattarmi come un'eroina. Mi dicevano: che bambina coraggiosa che sei stata, cose di questo genere, ma non erano cose vere. Insomma, io in quella situazione mi ci sono trovata mio malgrado. Io...io non ho fatto niente di speciale. Sono semplicemente sopravvissuta e questo non dovrebbe essere un merito.”
JJ strinse le labbra, capendo perfettamente come poteva sentirsi. Per il suo lavoro si ritrovava spesso a contatto con le vittime o con i loro familiari ed era abituata a vedere le loro reazioni, eppure vedere Alaska in quel modo rendeva il tutto più complicato.
“Hai ragione.- confermò seria- Non dovrebbe esserlo. Te lo assicuro, Alaska, noi stiamo facendo tutto...”
Si dovette interrompere a causa del trillare insistente del proprio cellulare. Alzò un dito in direzione della sua ospite, facendole segno di aspettare, e poi si allontanò con un breve cenno di scusa.
“Jareau.” rispose, con tono professionale.
Dall'altra parte gli arrivò la voce frizzante di Penelope, che gli spiegava gli ultimi risultati delle sue ricerche. Era riuscita a risalire all'indirizzo di Charles Danko e in quel momento Morgan, Reid e Prentiss stavano dirigendosi alla sua abitazione. Inoltre, la tecnica era piuttosto sicura che anche l'agente Crowford e Gordon stessero andando là.
“JJ, c'è bisogno della tua capacità diplomatica, laggiù: hai presente che cosa potrebbe succedere con due maschi alpha come il mio muffin al cioccolato e quel Crowford?Se ci aggiungi anche il piccolo genietto geloso e la grinta di Prentiss, mescoli per bene e lasci in forno a 180° per venti minuti è probabile ottenere la terza guerra mondiale.” snocciolò Garcia in fretta.
La bionda agente FBI sporse il capo oltre la sagoma della porta in cui si era infilata per rispondere a quella chiamata e osservò la ragazza che si guardava intorno, la mente proiettata in chissà quali pensieri “Garcia, sono qui con Alaska in questo momento.- spiegò JJ- Sta iniziando ad aprirsi sinceramente su quanto sta accadendo e credo davvero che abbia bisogno della presenza di qualcuno vicino a lei in questo momento. É davvero necessario che vada anche io?”
“Dolcezza, sai che per me il benessere di Nocciolina viene prima di tutto, ma Hotch e Rossi non ci sono, quindi credo davvero che dovresti andare.- confermò a malincuore Penelope- In ogni caso, potrei tenere occupata Al facendole una telefonata strategica non appena la lasci sola, telefonata in cui parleremmo di cose completamente senza senso in grado di farla distrarre per un po'. Che dici?”
JJ sospirò, prima di assicurare a Penelope che l'avrebbe richiamata. Quando tornò in salotto Alaska aveva un'espressione interrogativa.
“Problemi?” domandò, sorridendole incoraggiante.
Alla bionda agente FBI si strinse il cuore all'idea di non poter continuare il discorso che stavano affrontando prima della telefonata, perciò cercò di scacciare quel pensiero, scuotendo la testa e rispondendo alla domanda di Ross “Temo di sì. Devo tornare in ufficio.” disse, con un sorriso di scuse stampato sul bel viso.
Alaska le fece un cenno noncurante con la mano “Capisco. Il lavoro è lavoro.”
“Sei sicura che vada bene per te rimanere qua da sola?- incalzò, preoccupata- Forse, potrei restare ancora un po', per continuare il discorso di prima e...”
La giovane antropologa scosse la testa “Non c'è problema, JJ, davvero.- le assicurò- Mi hai portato da mangiare, abbiamo chiacchierato un po', direi che hai rallegrato la mia giornata da reclusa in modo egregio.”
JJ la scrutò attentamente alzando un sopracciglio, mentre l'accompagnava alla porta d'ingresso “Ha detto Penelope che ti chiamerà tra un po', per tenerti compagnia.”
Alaska le rivolse un sorriso radioso “Davvero?Fantastico!-trillò, prima di dargli un abbraccio prima di lasciarla andare- Siete davvero gli amici migliori che mi potessero capitare.”
L'agente ricambiò quella stretta con un sorriso sulle labbra: a quanto pareva era davvero impossibile turbare la serenità di Ross.
In effetti, si ritrovò a pensare mentre scendeva le scale del palazzo dove abitava Reid, il problema più grave in quel momento era appunto il motivo per cui qualcuno volesse con tutte le proprie forze fare del male a una persona tanto innocua.

Angolo fra Virginia Avenue e la 24esima strada. Washington, DC.

Non c'era nessun particolare effettivo che dimostrasse che dietro quella porta si trovasse lo squallido bilocale che aveva affittato ormai da tre mesi Charles Danko. Vicino al campanello non vi era nemmeno una misera etichetta per segnalare che abitasse affettivamente qualcuno al di là di quella porta, e davanti all'uscio il decrepito zerbino lasciato dagli inquilini precedenti sembrava augurate tutt'altro che un benvenuto.
Morgan fece un cenno a Reid e Prentiss. Alle loro spalle, anch'egli con la pistola in pugno, Crowford sembrava non aspettare altro che fare irruzione in quell'appartamento.
Con un calcio ben assestato Derek buttò giù la porta “FBI!” gridò, seguito a ruota dai propri colleghi.
“FBI!” gli fece eco Nate, spalancando la prima porta che si era trovato davanti: il suo interno era inesorabilmente vuoto.
Emily scosse la testa, mentre si guardava intorno. Sembrava che nessuno abitasse lì dentro da molto tempo, ormai. “Direi che Danko non torna a casa da un po'.”
“Già.- concordò Morgan, riponendo l'arma nella fondina- Probabilmente sapeva che saremmo riusciti a risalire al suo nome.”
Voltò la testa più volte, alla ricerca di Spencer, e notò solo allora che non era ancora uscito dalla camera che avrebbe dovuto ispezionare “Hai trovato qualcosa, Reid?”
“Reid?- chiamò di nuovo Derek, entrando nella stanza che il giovane collega stava controllando- Reid hai trovato qualc-...”
Le parole gli morirono in gola non appena posò lo sguardo sulla parete della camera.
Non si poteva riconoscere un solo centimetro dell'intonaco ammuffito che avevano visto nel resto della casa poiché l'intera superficie era stata tappezzata da foto ritraenti il medesimo soggetto. Alaska Ross.
Qua e là si leggevano anche nitidamente scritte fatte a mano, la grafia distorta dalla rabbia, in un rosso acceso. C'erano numerosi insulti, ma la parola più ricorrente, la stessa che in quel momento stava fissando Reid con occhi vacui, era una : muori.

Casa di Spencer Reid. Washington, DC.

JJ se ne era andata solo da pochi minuti quando il campanello dell'appartamento suonò di nuovo.
Alaska corse ad aprire, immaginandosi che potesse essere la donna che magari aveva dimenticato qualcosa, invece si trovò davanti una ragazzina di sì e no nove anni.
“Hey!” la salutò con un sorriso luminoso.
La bambina la scrutò attentamente “Tu ti chiami Alaska Ross?” si informò con un tono che doveva sembrare professionale, ma che non faceva quell'effetto a causa della sua vocina acuta.
“Proprio così.” confermò l'antropologa, incuriosita.
“Un poliziotto mi ha detto che dovevo darti questa busta.” recitò a memoria.
Alaska prese la cartelletta che gli stava porgendo e alzò un sopracciglio “Un poliziotto?”
La ragazzina annuì “Mi ha detto che tu avresti capito. Ha detto che è uno di quelli che ti stanno seguendo in questi giorni.”
Ross annuì: probabilmente doveva essere un messaggio di uno dei membri della sua scorta e l'avevano consegnato a quella bambina per evitare di destare sospetti di qualsiasi tipo.
“Sei stata molto gentile a portarmelo.- sorrise nella direzione della piccola- Posso offrirti qualcosa per ringraziarti?”
La bambina le rivolse un sorriso sgangherato, che mostrava una buffa finestrella al posto degli incisivi superiori “Mi ha detto che mi avresti offerto una fetta di torta!”
Alaska rise, facendole segno di seguirla “Ma certo, tesoro. Sai, ormai sono famosa per la mia torta al cioccolato alla seconda.”
“Alla seconda?” ripetè confusa, mentre Ross le consegnava una porzione abbondante di dolce.
“Già. Raddoppio le quantità di cioccolato consigliate.- rivelò, strizzandole l'occhio- Allora, che ne pensi?”
La ragazzina parlò con ancora la bocca un po' piena “E' buonissima!”
Alaska rise soddisfatta mentre la piccola si avviava di nuovo verso la porta “Ora devo andare. Grazie della torta. Ah, il poliziotto ha detto che devi leggere quello che c'è scritto nella busta al più presto, ha detto che è urgente.”
“Eseguirò immediatamente!” assicurò l'antropologa mentre la salutava con una sventolata di mano.

Angolo fra Virginia Avenue e la 24esima strada. Washington, DC.

“Reid...” si sentì chiamare di nuovo, stavolta dalla voce dolce di JJ. Dal canto suo, nemmeno si era accorto del suo arrivo.
Era rimasto semplicemente fermo, paralizzato dalle immagini affisse sulla parete di quel sudicio appartamento.
Il tocco delicato della mano della donna sul suo braccio non riuscì nell'intento di fargli togliere lo sguardo da quelle foto: come poteva qualcuno, si domandava scioccato, aver preso di mira in quel modo la sua dolce, tenera e sensibile Alaska?
Sentì un telefono squillare e poco dopo la voce Penelope.
“Che c'è Garcia?” le domandò Morgan, era così frustrato dal buco nell'acqua che era risultato essere quell'irruzione che non aveva neppure voglia di usare uno dei suoi vezzeggiativi.
“Ho scoperto una cosa che di certo non vi farà piacere sapere.- buttò fuori tutto d'un fiato- Charles Danko è morto cinque anni fa.”
Gordon spalancò gli occhi “Come è possibile?”
“Non è il vero nome del nostro uomo, probabilmente ha acquistato l'identità in vista del suo piano.” continuò a spiegare Garcia.
“E' probabile.- confermò Crowford con tono grave- Il traffico d'identità, con tanto di numeri di previdenza sociale, si sta espandendo sempre di più...”
La voce di Reid, tuttavia, sembrò essere ancora più cupa di quella dell'uomo “Lui sapeva che lo avremmo trovato. Sapeva che saremmo venuti qui.”
“Come puoi dirlo?” domandò di nuovo Gordon, incerto.
“La denuncia per aggressione è recente, probabilmente l'ha fatto apposta per depistarci, per farci avere un nome, che non corrisponde alla sua vera identità, e continuare a procedere indisturbato con quella.” riepilogò velocemente il giovane profiler.
“Sta giocando con noi?” chiese Nate, la rabbia palpabile nel suo tono di voce.
Emily scosse la testa e si scostò una ciocca di capelli corvini dagli occhi “Non credo. Non corrisponde al profilo tipico del sadico, non è una soddisfazione per lui giocare con le forze dell'ordine. Vuole togliere da sé l'attenzione, sviare le indagini per raggiungere il proprio scopo.”
“Abbiamo comunque l'identikit, giusto?” fece notare Gordon dopo qualche istante di riflessione.
“Giusto.-confermò Morgan- Dobbiamo far partire un nuovo controllo con le registrazioni delle telecamere della zona che ha già analizzato Penelope e cercare di estrapolarne qualcosa.”
JJ annuì “Chiamo Garcia.”
Mentre uscivano dall'appartamento Derek strizzò con una mano l'esile spalla di Reid, cercando di essere incoraggiante “Lo troveremo, ragazzino.”
...

Ci sono sacrifici, a volte, che non ci si aspetterebbe mai di essere in grado di fare. Sono i sacrifici più duri, quelli che devono essere fatti all'improvviso, senza seguire un piano d'azione preciso. Si calcola velocemente l'entità delle potenziali perdite e se ne prende atto, andando incontro a una battaglia che ha scelto noi e non viceversa.
I sacrifici, a volte, sono necessari e vanno affrontati da soli, nonostante la fiducia posta nelle persone care.
Mentre varcava il portone di quell'edificio fatiscente, Alaska continuava a ripetersi che non aveva altra scelta. Sentiva i propri passi scricchiolare sull'asfalto della pavimentazione e, quando si decise ad alzare lo sguardo dalle punte dei propri piedi, riconobbe non molto distante da sé una figura umana.
Il cuore le batteva all'impazzata, tanto che si stupì di essere in grado di sentire le parole che le stava rivolgendo al di là di quel suono martellante che le rimbombava nelle orecchie.
“Eccoti, finalmente.- la salutò l'uomo, con un ghigno obliquo sul volto- Sono contento che tu non mi abbia fatto aspettare troppo.”




So che a questo punto genuflettermi al vostro cospetto non è piùsufficiente ma, vi prego, abbiate pietà di una povera ragazza con il gene dellasfiga dominante e potenziato in laboratorio! La pubblicazione di questocapitolo ha dovuto affrontare delle avversità epiche, che nemmeno Omero inpersona (se fosse vissuto nel Ventunesimo Secolo e fosse stato informato dellarivoluzione tecnologica) avrebbe potuto immaginare. Per prima cosa mi è mortoil modem. RIP. E quindi ho dovuto aspettare qualche giorno per la sostituzione(leggi: perchè quelli del call center capissero che non è vero che sono unacippa lippa con la tecnologia ma che si rendessero conto che c'eraeffettivamente un problema). Nel frattempo, come se quello non fosse già statoun ostacolo sufficiente, il pc è andato in crash mentre scrivevo. Il file wordsu cui lavoravo (e su cui c'erano tutte le storie di Alaska, compreso ilseguito di questa; l'altra storia che avevo iniziato a pubblicare e che ora stomodificando e un'altra che penso di pubblicare a breve o quando avrò finitoquesta) è diventato irrecuperabile. Giuro che mi è venuta una crisi istericadato che erano più di 300 pagine!In ogni caso, non so se per mezzo di qualedivinità, ma sono riuscita a recuperare tutto, in una forma orribile, senzapunteggiatura nè dialoghi o formattazione, ma comunque ho recuperato illavoro...Perciò, membri della giuria, spero che possiate perdonarmi e che nonmi condanniate ad una terribile pena che in fondo non merito!Spero di aversuscitato la vostra compassione, perciò, prima di continuare, proporrei diriporre qualsiasi fucile a canne mozze, bisturi chirurgico, motosega, asciabipenne, o a qualsiasi altra arma abbiate sfoderato e tornare ad essere leaffabili personcine di sempre. FFFFFFFFFatto?Bene!:)

A questo punto...TA-DAN!Il nuovo capitolo, finalmente!!Che ne pensate?Hodovuto riscrivere totalmente delle parti che ho perso durante il crash del pc,ma spero che non sia così pessimo come credo (sono in un periodo di pessimismocronico...) e scusatemi per gli errori di battitura che prbabilmente ci sarannoqua e là...A parte questo: che ne pensate?Ormai siamo in dirittura d'arrivo, cisaranno ancora 3 o 4 capitoli alla fine della storia e dopo, via con labonus-story!:)

Dunque, mi sono stati segnalati problemi con l'immagine di Nate, perciòne ho cercata un'altra, spero che questa volta riusciate ad aprirla NathanielCrowford in ogni caso, se dovessi aver di nuovo fallito miseramente nel mioobiettivo, ho trovato il nome dell'attore: Wentworth Miller (NB cercare sueimmagini con la faccia incazzosa se no non vale!)

AH, ho cambiato editor html perciò se c'è qualcosa di strano nellaformattazione della storia date la colpa ad Amaya (quello nuovo) e NVU (che hadeciso di non collaborare più con me). Bacionissimi, e fatemi sapere che nepensate del tanto atteso (spero) nuovo capitolo!JoJo :)

lillina913 : Hey, sono davvero contenta che hai trovatocomunque il tempo di recensire!Mi fa davvero piacere!:) Spencer e Alaska sonouna coppia fenomenale, coi loro caratteri così diametralmente opposti sonocerta che potrebbero risolvere tutto, ed io, ovviamente, da autrice malvagiaquale sono, li faccio passare attraverso un milione di disgrazie prima difargli ritrovare la meritata serenità!Spero che l'evoluzione della storia, coni suoi personaggi, continui a piacerti!Ah, ti ho aggiunto a MSN, però ho avutoseri problemi con pc e internet quindi non sono potuta entrare molto...di certotroveremo occasione per parlare un pò!Bacioni

Maggie_Lullaby : Oddio, ora ti ho sulla coscienza: hocreato un addicted!XD Mi sa che sei andata in crisi di astinenza con tutto iltempo che ti ho fatto aspettare!Povera!In ogni caso...wow, devo dire che ora misento decisamente onorata sia per la pubblicità che per la recensionepositiva!!!Wow!(ora vado in panico perchè ho l'ansia da prestazione con i nuovicapitoli!urgh!) Mi segnerò la tua richiesta per Babbo Natale, metterò una buonaparola per farti avere un Reid funzionante ed efficiente sotto ogni aspetto,altrimenti andrò a rapirti l'originale...ho sempre sognato di diventare unSI!Sto sclerando, ora smetto di scrivere se no sfaso e...sì, quel qualcuno seiproprio tu!!Maledetta, è diventata un'ossessione!(spero che l'immagine stavoltasi apra!)Besitos, dear, alla prossima!

Unsub : Hey!Sono contenta che ti piace questo contrasto dicaratteri, anche a me piaceva l'idea e credo davvero che un tipo come Reidavrebbe davvero bisogno di una persona spensierata e anche un pò svampita comeAlaska, giusto per fargli un pò schiodare i piedi da terra ogni tanto!PoveroNate, nessuno lo ama!:( e Alaska...beh, è Alaska, quindi è praticamenteimpossibile che si possa accorgere dell'eventuale cotta che lui ha per lei edel fatto che questo possa disturbare Spencer...E' fatta così!:D Al prossimocapitolo!(Spero di postare velocemente davvero, questa volta!)

Antu_ : Hola!So che il tuo non era un commento a questocapitolo, ma sto seguendo l'ordine cronologico dei commenti, così...Al solito,thanks per i complimenti, sei davvero gentile e mi fa piacere leggere i tuoicommenti...Nate...beh, ho notato che ha suscitato la tua stessa reazione anchein altre persone, poveretto, un incompreso: non è che vuole essere cattivo èche...uhm...ok, un pò cattivo lo è. Capita!eheheh (quel soprannome...uhm, stopensando di metterlo in bocca ad Alaska, credo che sia nelle sue corde chiamareReid in quel modo!XD Ho il tuo permesso di utilizzarlo?Giuro che uso ilcopyright!!pleaseeeeeeeee, mi è venuta in mente una scena or ora!) In ognicaso: sono sempre felice di leggere i tuoi commenti, al prossimocapitolo!Baciotti

TrueLife: Come puoi notare dall'immenso ritardo con cui hopostato, gli impegni stanno sommergendo anche me in questo periodo, quinditranquilla!:) Mi fa molto piacere che continui a leggere la mia storia,comunque, e che abbia superato l'esame di puntigliosità. (Ti capisco, anche iosono una che quando vede un errore, anche sul giornale, tira fuori unapignoleria inimmaginabile) Adesso mi hai messo un pò d'ansia, però, ricontrollerò i capitoli diecimila volte per non farmi sfuggire nemmeno un errore di battitura!eheheh!Spero di aver creato un link decente per l'immagine di Nate stavolta, e sono contenta che ti piaccia la scelta che ho fatto per Alaska. Una fan di Hotch, eh?Anche io lo adoro ma dato che quando ero piccola guardavo Dharma&Greg ogni volta che seguo Criminal Minds guardo Hotch, ma veo Greg: un disastro!eheheh!Grazie mille per i complimenti, al prossimo capitolo (o a quando avrai tempo di commentare) Kisses

Giunone : Lo so, lo so, lo so. Mi metterò nell'angolo, in ginocchio sui ceci, indossando il cilicio e fustigandomi da sola come punizione per i miei ritardi cronici, ma davvero non riesco fare altrimenti. Scusa, abbi pietà!;) In ogni caso, grazie mille per i complimenti, sono contenta che le mie idee per la storia ti piacciono, mi fa molto piacere sapere di essere ricreativa :) Al prossimo capitolo, dear, baci baci!

PS.C'è qualcosa di sbagliato in questo capitolo, non so...l'ho provato a editare con una miriade di editor html diversi e nessuno è come il mio nvu che non funziona più, sigh e sob!Qualcuno conosce un buon editor html visuale, facile da usare e che sia collaborativo e non dotato di una propria personalità malvagia?Fatemelo sapere, vi prego, in qualsiasi modo!
Detto questo, vi saluto (davvero stavolta)E scusate se nei commenti ci sono parole appiccicate, colpa dell'editor malvagio e ora non ho tempo per metterle a posto:scusate scusate scusate!...Bye Bye by JoJo-depressa e bistrattata dalla tecnologia


   
 
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