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Autore: WhereIsMyMind    25/10/2010    6 recensioni
Frutto di una collaborazione tra barbydowney e WhereIsMyMind.
"Matt sapeva chi era quel ragazzo, andava al suo stesso liceo, e anche se era di un anno più grande, frequentavano lo stesso anno. Si chiamava Dominic Howard." (tratto dal prologo della fanfiction)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, eccoci qui con un nuovo capitolo, sperando che vi piaccia. Ringraziamo Deathnotegintama, Lilla Wright, LuNa1312 e MuseLover perché seguono questa fan fiction.

MuseLover: Ti ringraziamo tantissimo per il bellissimo commento! =) siamo felici che ti sia piaciuto! diciamo che eravamo abbastanza spaventate sul come descrivere il LORO fatidico incontro...^^ speriamo di essercela cavate!

_DyingAtheist: grazie mille per i complimenti *arrossiscono*

Lilla Wright: grande, anche tu hai letto il libro!!  =) fantastico! speriamo di continuare a soddisfare la tua curiosità! =)

Deathnotegintama: diciamo che Matt è un po' pazzerello!! xD eh sì...chi non adora Dom??? <3

Patri: ti ringraziamo tantissimo per la recensione, siamo felicissime di ispirarti e speriamo di continuare a farlo anche con i prossimi capitoli!



Il mese di ottobre quell’anno fu uno dei più strani per Dominic.    
Era da giorni e giorni che Matt gli sembrava diverso: era sempre con la testa tra le nuvole e capitava spesso di vederlo chiudersi in se stesso e farsi da parte, fissando il vuoto in preda a chissà quale pensiero. Ogni suo movimento sembrava esprimere tensione, come se ci fosse qualcosa ad affliggerlo. Dom aveva notato subito questo cambiamento nel suo amico, non senza un briciolo di apprensione. Non era abituato a doversi trovare così spesso a riempire dei silenzi colmi di disagio quando si trovava con Matt: la parlantina del moro era stata la prima caratteristica che lo aveva colpito conoscendolo, ed ora questa sua versione silenziosa era quasi inquietante.  D’altro canto, l’idea che ci potesse essere un problema che Matt non voleva condividere con lui lo faceva sentire tagliato fuori dalla sua vita, ed era una sensazione che faceva male, in un modo e con un’intensità che non riusciva a spiegarsi.

Fu per questo motivo che un martedì, all’uscita da scuola, Dom decise di affrontare la questione. Lui e Matt stavano camminando insieme verso casa, come di consueto. Ancora una volta, il silenzio era caduto su di loro dopo poche chiacchiere di circostanza che non avevano nulla a che vedere con la confidenza e gli scherzi che avevano caratterizzato il loro rapporto fino a poco tempo prima. Dominic aspettò per qualche minuto che Matt iniziasse a parlare, ma quando vide che il moro sembrava non avere intenzione di rivolgergli la parola, troppo immerso nei propri pensieri, decise di affrontarlo.

“Matt, si può sapere che ti prende?” sbottò, fermandosi di scatto.
Matt si fermò a sua volta, voltandosi verso di lui e guardandolo con aria interrogativa. Sembrava sinceramente sorpreso dal modo in cui Dom aveva esordito.
“Che vuoi dire?” domandò, inclinando leggermente la testa da un lato come faceva solitamente quando non riusciva a capire qualcosa.
“Sei strano ultimamente. Stai sempre per conto tuo, non parli mai.. Sei diverso” rispose Dominic, scrollando le spalle. Guardò Matt che, in piedi di fronte a lui, sembrava in difficoltà. Le parole del biondo lo avevano colto alla sprovvista e per qualche momento non seppe cosa rispondere. Si limitò a fissare Dom, cogliendo la preoccupazione nei suoi occhi senza capirne realmente il motivo scatenante.
“Se anche fosse così, qual è il problema? Che fastidio ti do se parlo di meno?” ribatté con semplicità. Ancora non riusciva a capire cosa ci fosse dietro la domanda del biondo, e la paura di avergli fatto un torto involontariamente lo assalì in un istante.
“Non mi dà fastidio. È solo che se ci fosse qualcosa che non va io vorrei che tu me lo dicessi. Magari potrei aiutarti” gli spiegò Dominic, e subito vide lo sguardo di Matt indurirsi.
“Io non ho bisogno di aiuto” esclamò il moro, sulla difensiva. Finalmente capì dove voleva andare a parare Dominic con le sue domande, e nonostante la sua preoccupazione gli facesse piacere, il suo orgoglio gli impedì di ammetterlo persino a se stesso, e lo spinse a chiudersi ancora di più.
“Se tu invece di tagliarmi fuori mi parlassi..” iniziò Dom, ma fu interrotto da Matt che continuò al suo posto:
“Cosa? Cosa accadrebbe se lo facessi? Mi daresti una mano? Cancelleresti ogni problema? Non farmi ridere!” esclamò, sprezzante. Gli faceva male rivolgersi in quel modo a Dominic, eppure era più forte di lui. Odiava mostrarsi debole, dare l’idea di avere bisogno di aiuto.
Dom sospirò e gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla ossuta. Stava lottando dentro di sé per mantenere la pazienza e non alzare la voce nonostante l’irritazione crescente dovuta all’atteggiamento di chiusura del suo amico.
“Io voglio aiutarti, Matt. Siamo amici, non è così che ci si comporta tra amici? Non ci si aiuta a vicenda?” chiese a voce bassa, cercando di non innervosirlo ulteriormente.
Matt si scrollò la sua mano di dosso, in un gesto rabbioso ed istintivo.
“Il fatto che tu sia mio amico non ti dà il diritto di metterti in mezzo a cose che non ti riguardano. Stanne fuori, è chiaro??” ringhiò, con le gambe che gli tremavano per la rabbia.
Dominic indietreggiò istintivamente di un passo, preso alla sprovvista dalla reazione di Matt, che mai gli aveva parlato in questo modo prima d’ora, neanche durante i loro sporadici litigi. Rimase in silenzio, a corto di parole, ad osservare gli occhi di Matt colmarsi di imbarazzo e tristezza nel giro di pochi istanti. Prima ancora che potesse replicare in qualche modo, il moro abbassò lo sguardo e gli parlò, stavolta con un tono di voce pacato.
“Ci vediamo domani, Dom” mormorò, voltandosi e riprendendo a camminare verso casa senza mai guardare indietro.

La voglia di seguirlo era tanta, ma Dom si sforzò di non cederle. Non riusciva a dimenticare la rabbia con cui Matt si era rivolto a lui, il modo in cui gli aveva chiuso la porta in faccia quando gli aveva offerto il proprio aiuto, volendo solamente dargli una mano. Non capiva cosa ci fosse dietro ad un tale atteggiamento, né come mai quel rifiuto lo avesse fatto rimanere così male. Sospirando si sedette sull’orlo del marciapiede, affondando il viso nelle mani e prendendo dei respiri profondi per calmarsi. Non aveva voglia di tornare a casa, voleva solamente trovare il modo di risolvere quella situazione al più presto perché odiava discutere con Matt, odiava l’idea di non potergli parlare liberamente, odiava il timore che le cose tra di loro fossero cambiate.

 Furono questi pensieri che lo tormentavano a spingerlo ad alzarsi in piedi, un buon quarto d’ora dopo, e a dirigersi a passo deciso verso casa dell’amico, con la voglia di sistemare le cose una volta per tutte. La strada per arrivarci era così familiare ormai che Dom sentiva di poterla percorrere ad occhi chiusi, ed il tragitto durò poco più di dieci minuti, lasso di tempo in cui il biondo ripeté nella sua mente frasi su frasi, tutte volte a far capire a Matt che non voleva essere invadente e che il suo interesse era dovuto alla preoccupazione.
Quando si trovò di fronte alla porta d’ingresso, bussò energicamente, preparando la sua migliore faccia pentita. Ad aprire però fu la nonna di Matt, che lo salutò con un sorriso gentile, essendo abituata a vederlo spesso tornare a casa insieme al nipote. Lo fece entrare, mormorando qualcosa riguardo ad una tazza di tè che Dominic accettò senza neanche pensarci molto su, troppo impegnato a cercare il suo amico con lo sguardo nel salotto.
“Cercavo Matt..” disse, rivolgendosi alla nonna, che gli fece cenno di sedersi sul divano.
“Si sta facendo la doccia, è tornato da poco. Aspettalo qui intanto, ho proprio bisogno di un po’ di compagnia” gli rispose lei, dirigendosi in cucina per preparare il tè. Nei minuti in cui Dom rimase solo nel salotto, si guardò intorno in cerca di fotografie, di qualcosa che potesse ricordargli Matt. Eppure non c’era nulla, solo delle fotografie in bianco e nero di una donna decisamente avvenente, che il biondo pensò essere la nonna del suo amico. Era tutto così spoglio e privo della personalità di Matt, che Dom si sorprese a pensare a quanto dovesse sentirsi solo il moro, in quella casa accogliente che però non sembrava appartenergli affatto.
“Ecco qui” disse la signora, tornando da lui con una tazza di tè caldo che accettò di buon grado. Si sedette sulla poltrona adiacente al divano e prese a sorseggiare la bevanda, subito imitata dal ragazzo. Il silenzio tra di loro ebbe vita breve.
“Allora dimmi, Dominic.. Come mai non sei tornato a casa con Matt? Mi è sembrato agitato quando è arrivato poco fa” esordì la signora, osservandolo attentamente come per captare ogni sua piccola reazione.
Dom abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra senza sapere cosa rispondere.
“Abbiamo avuto una discussione. Niente di serio però” replicò poi, rivolgendole un sorriso poco convincente e sperando che questo le sarebbe bastato come risposta.
“Lo immaginavo” disse invece la signora, scuotendo la testa con aria mesta. “In questo periodo è diventato intrattabile. Ho provato a parlargliene ma si chiude in se stesso, non lascia entrare nessuno”.
“È proprio per questo che abbiamo discusso. Io.. ho provato a chiedergli cosa c’è che non va, gli ho detto che avrei voluto aiutarlo.. e lui si è arrabbiato” si sfogò Dom, improvvisamente sollevato all’idea di poter parlare con qualcuno che avrebbe capito la sua preoccupazione e magari l’avrebbe anche condivisa.
“Vedi, caro.. Questo non è un periodo semplice per Matthew. Il fatto di essersi dovuto trasferire qui, così all’improvviso, non è stato semplice da digerire per lui. Ero stata così felice quando aveva finalmente portato un amico a casa, perché pensavo che questo avrebbe potuto cancellare quella tristezza che c’è sempre nei suoi occhi…e invece ultimamente le cose stanno peggiorando” sospirò la signora, bevendo un altro sorso di tè.
“Come mai stanno peggiorando? È successo qualcosa?” domandò Dom, e una parte di lui si sentì in colpa per quella domanda. Evidentemente Matt non voleva che lui sapesse costa stava accadendo nella sua vita, ma nonostante questo il bisogno di sapere quale fosse il problema era troppo forte per essere ignorato.
La donna rimase per qualche istante in silenzio, come ponderando se rispondere o meno. Poi finalmente si decise a parlare: “Non ne sono sicura. So solo che è da una settimana che si rifiuta di rispondere a sua madre quando chiama, o a suo padre, le volte che si degna di farsi sentire. Non vuole parlare con nessuno dei due. Non credo li abbia perdonati per avergli sconvolto la vita in questo modo” .
Dom annuì, capendo il discorso della signora. Nonostante Matt si fosse sempre mostrato spensierato e vivace nelle settimane precedenti, era facile notare in lui un alone di tristezza che dal primo momento lo aveva incuriosito. Sapeva che il moro non amava Teignmouth, e aveva pensato che quel sentimento derivasse dal fatto di essersi trovato catapultato lì all’improvviso, in quella cittadina che sembrava voler tarpare le ali di ogni giovane. Eppure evidentemente c’era di più, molto di più.

I suoi pensieri furono interrotti dal suono dei passi di Matt che scendeva le scale e faceva il suo ingresso nel salotto, fissando prima lui e poi sua nonna con uno sguardo indagatore.
“Che ci fai qui, Dom?” chiese, alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
Prima ancora che il biondo potesse rispondere, la nonna si alzò dalla poltrona rivolgendo un sorriso a Dom.
“Vi lascio parlare in pace” si scusò, andando poi a rintanarsi in cucina e chiudendo la porta alle sue spalle per concedere ai due ragazzi un po’ di privacy.
Dom si alzò in piedi, andando incontro a Matt e fermandosi a pochi passi di distanza da lui.
“Ero preoccupato. E poi non ci siamo lasciati proprio bene prima” replicò, cercando di sdrammatizzare con un mezzo sorriso che Matt non ricambiò.
 “Non ti devi preoccupare, io sto bene” rispose il moro con voce atona.
“A me non sembra che tu stia bene” gli disse Dom, onesto. Provò ad allungare una mano per toccargli un braccio in quello che voleva essere un gesto di conforto, ma Matt si scansò bruscamente.
“Ti ho già detto di non metterti in mezzo a cose che non ti riguardano!” alzò la voce, fissando il biondo con rabbia.
“Matt, io sono tuo amico! Lo vuoi capire? Voglio aiutarti!” esclamò Dom, stringendo i pugni per trattenere le mille emozioni che provava in quel momento. Rabbia, tristezza, preoccupazione, delusione.. un mix micidiale che gli faceva tremare le mani.
“Non puoi farlo! Smettila di insistere! E ora vattene via, non ne voglio più parlare!” ringhiò Matt, indicandogli la porta con una mano.
Dom rimase per qualche secondo come pietrificato di fronte alle parole del moro, che lo stava praticamente cacciando via. Non si sarebbe mai aspettato che una cosa del genere potesse accadere, e una sorta di incredulità lo fece rimanere fermo per alcuni lunghi istanti. Quando si mosse verso la porta, le sue gambe sembravano pesare una tonnellata. Una volta toccata la maniglia, si bloccò. Si voltò verso Matt, trovando il suo sguardo su di sé.

“Io non smetterò mai di preoccuparmi. Non penso di esserne capace. Posso smettere di chiedere, ok, lo farò. Ma non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te. Non sarebbe giusto” mormorò, prima di voltarsi nuovamente ed aprire la porta. Non fece neanche in tempo a varcarla e ad uscire, che sentì il rumore dei passi di Matt dietro di sé. Si voltò per guardarlo, e se lo trovò di fronte. C’era un’espressione indecifrabile nei suoi occhi azzurri, e Dom tenne lo sguardo nel suo per qualche istante, prima di sentire le sue braccia avvolgersi attorno al proprio corpo. Il biondo rimase di stucco quando Matt lo abbracciò, ma impiegò ben poco a ricambiare l’abbraccio, stringendo a sé quel ragazzo a cui sentiva di essere legato da un filo invisibile ma stranamente forte. Tutta la rabbia e la delusione che provava svanirono in quei momenti in cui rimasero uniti.
Quando Matt si tirò indietro, lo guardò con aria imbarazzata e le guance leggermente colorate. “Ci vediamo domani, Dom” gli disse, e il biondo non poté far altro che annuire, vedendolo sparire dentro casa chiudendosi la porta alle spalle. Nessuna spiegazione, nessun chiarimento. Solo quella sensazione di calore che gli si propagava nel petto.
  
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