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Autore: whateverhappened    26/10/2010    11 recensioni
Voldemort è appena scomparso. C'è chi dice che sia morto, chi dice che si sia semplicemente rifugiato da qualche parte. Per Bellatrix non è morto, vuole ritrovarlo e continuare la loro missione. Un folle piano da realizzare, un folle metodo per ritrovare il Signore Oscuro, la follia in agguato per Alice e Frank.
Storia scritta per il contest "Proud or Ashamed of Being a Black" indetto da Vogue.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Bellatrix Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Per te. "Per tu!" suonava male.





Insanity












Nel silenzio della via deserta il rumore dei tacchi pareva risuonare all'infinito. Camminava sicura, spedita, incurante dell'attenzione che le scarpe potevano procurare su di lei. In quella via di sudici babbani nulla avrebbe potuto impensierirla, avrebbe facilmente fatto fuori chiunque si fosse messo sul suo cammino. Percorse il viale da cima a fondo camminando in mezzo alla strada, quasi pregustandosi il momento in cui avrebbe visto le facce attonite delle persone da cui si stava recando.

«È questa.» disse uno degli uomini alle sue spalle. Si voltò appena, squadrando l'individuo che aveva parlato da capo a piedi, quasi sfidandolo a ritirare le sue parole.

«Ne sono sicuro, ho controllato nelle carte di mio padre.» confermò, per nulla intimorito, guadagnandosi un leggero cenno d'assenso della donna.

Si voltò verso l'abitazione a due piani, identica a tutte le altre della via, non si distingueva neppure per una tegola. Dalle finestre poteva vedere due persone poco più giovani di lei, stavano tranquillamente dando da mangiare ad un bambino di circa un anno. Un ghigno di pura malvagità si dipinse sulle labbra della donna mentre toccava il cancello bianco. Amava prendere di sorpresa le persone, dava a tutto un tocco ancor più drammatico. Spinse in avanti il cancello in legno, muovendo qualche passo sul sentiero che conduceva alla grande porta bianca. Dall'interno della casa sentì dei rumori e istintivamente si morse la lingua, a quanto pareva si erano accorti che qualcosa non andava. Se ne rammaricò per un attimo, ma subito si ricordò del motivo per cui si trovava lì e la lucidità tornò ad impossessarsi della sua mente. Poco importava se non si fosse divertita, quella sera era solamente in cerca di informazioni. Arrivò alla porta in un attimo e, senza problemi di alcun tipo, la aprì con un incantesimo non verbale. Vi mise una forza tale da scardinarla e farla cadere pesantemente a terra, la cosa le fece acquistare ulteriore sicurezza, sebbene fosse già convinta che avrebbe avuto la meglio.

«Mamma, Neville! Veloce!» sentì dire da una voce maschile. Stava gridando, nelle sue parole si poteva percepire l'apprensione e la paura che potesse capitare qualcosa al bambino. Di nuovo la donna ghignò, quasi orgogliosa dell'effetto che il suo solo arrivo faceva sulle persone, persino su Auror di esperienza come quei due. Udì l'inconfondibile pop di una Smaterializzazione, evidentemente erano riusciti a mettere in salvo il bambino.

«Buonasera.» disse con voce glaciale, introducendosi in una casa in cui mai sarebbe stata invitata. Sul suo volto era stampata un'espressione di cortesia talmente finta da risultare sgradevole, anche non conoscendola si sarebbe potuto capire che non aveva buone intenzioni.

«Bellatrix Black.» disse l'uomo a qualche metro da lei. Era davanti alla moglie, la bacchetta ben salda nella mano destra, così come quella della donna. Un angolo della sua bocca si alzò quando sentì il cognome. Era sposata già da due anni, eppure in molti ancora la chiamavano con il suo cognome da nubile, e lei non faceva nulla per correggerli. Era fiera delle sue origini molto più che del suo matrimonio, sebbene Lestrange fosse di gran lunga quello che suo padre definiva un buon partito.

«Ebbene sì. Non sembri contento della mia visita, Paciock.»

«Non mi fa piacere trovarmi una Mangiamorte in casa.» rispose con lo stesso tono l'uomo. Bellatrix alzò un sopracciglio, studiando l'espressione sul suo volto. Frank Paciock, Grifondoro, aveva la stessa età di sua sorella Narcissa. Era sempre stato eccessivamente sarcastico per i suoi gusti, persino saccente qualche volta. In fondo si era sempre aspettata che un giorno avrebbe tradito il suo sangue.

«Oh, e io che pensavo di aver ricevuto un invito per il the.» ribatté con acidità Bellatrix.

«Che cosa vuoi?» domandò la donna dietro Frank. Nei suoi occhi Bellatrix poteva vedere lo stesso furore e la stessa determinazione che vi era in quelli del marito, un tale amore per il bene da farle provare quasi disgusto.

«Alice, non è vero? - chiese nuovamente con finta cortesia – Tu eri amica del mio caro cuginetto, Sirius.» ghignò compiaciuta quando vide un velo di rabbia negli occhi della donna. Alice aveva la stessa età del parente ripudiato, insieme avevano trascorso gli anni di scuola e il corso per Auror, e in quel momento era convinta che egli avesse venduto i Potter. Come se quell'inetto potesse essere in grado di architettare qualcosa di così arguto, pensò Bellatrix, Sirius non aveva decisamente le carte per fare il doppio gioco.

«Sono sicura che me lo saluterai quando lo vedrai.» disse ancora, stuzzicando di proposito i coniugi Paciock. Li vide stringere maggiormente le bacchette, guidati ora anche dalla rabbia verso Sirius.

«Te lo ripeto ancora una volta, e sarà l'ultima: che cosa vuoi?» chiese Frank, probabilmente determinato a buttarla fuori di casa il prima possibile. Bellatrix sorrise, un sorriso che fece correre un brivido lungo la schiena di Alice per quanto era pieno di cattiveria.

«Frank, Frank... Non credo che tu sia nella posizione per poter minacciare.» disse dopo qualche istante, scuotendo la testa molto teatralmente.

«A me non sembra. Sei sola, noi siamo due. Sarai anche una fra i migliori Mangiamorte, ma ci sappiamo difendere.» negli occhi scuri di Bellatrix si accese un lampo che Frank e Alice mai avrebbero voluto vedere. Era minaccioso, oscuro. Le parole di Paciock non avevano minimamente toccato l'orgoglio di Bellatrix, consapevole della sua bravura nel combattimento, ma avevano avuto il potere di farla arrabbiare ulteriormente. Quei due traditori del loro sangue credevano forse che fosse una sprovveduta? Sebbene fosse convinta della sua superiorità, non avrebbe mai affrontato da sola una missione come quella. Era importante, necessitavano di quelle informazioni, non era il caso di rischiare in alcun modo. Quella stessa mattina aveva protestato quando suo marito si era offerto di andare con lei, ma a mente fredda si era resa conto che quattro bacchette erano sempre meglio di una. Aveva acconsentito ad essere accompagnata da quelli che riteneva i Mangiamorte più fedeli al Signore Oscuro, ma l'entrata in scena doveva essere sua.

«Oh, che disdetta! Ora dovrò arrendermi - sul suo volto si dipinse una finta espressione di tristezza - Di' un po', Paciock, credi davvero che sia così stupida?» in un attimo il suo volto divenne rabbioso. I coniugi Paciock non ebbero quasi il tempo di rendersi conto di quel che accadeva che vennero investiti da tre lampi di luce rossa.

«Expelliarmus!» dissero tre voci in coro. La forza degli incantesimi uniti non solo riuscì a disarmare la coppia, ma li fece anche cadere all'indietro. Bellatrix si avvicinò a passi spediti, guardandoli dall'alto con un ghigno in volto. Con la scarpa colpì lo stinco di Frank.

«Pensi ancora di poter minacciare, Paciock?» l'uomo alzò il volto di scatto, guardandola con sfida. Nei suoi occhi Bellatrix vide ancora lo stesso furore notato in precedenza.

«Erano nascosti, Black, è una mossa da codardi.»

«Ma davvero? Non sta scritto da nessuna parte che i Mangiamorte debbano attenersi alle vostre stupide regole da Grifondoro.» ignorando lo sguardo di disprezzo di Alice, che avrebbe altrimenti ricambiato con un'occhiata ben più fulminante, li legò grazie ad un incantesimo non verbale. In un attimo venne raggiunta dai tre uomini che l'avevano accompagnata, che rimasero tuttavia alle sue spalle.

«Rodolphus e Rabastan Lestrange. Ti sei portata la famiglia, Black.» disse Alice con quella stessa ironia del marito. Bellatrix sogghignò, continuando con quell'irriverenza avrebbero soltanto peggiorato la loro situazione.

«Hanno così tanto insistito che non ho resistito. Devono giocare anche loro, ogni tanto.» nello sguardo che le rivolsero i Paciock Bellatrix non riconobbe né disprezzo né odio, quello che vi vedeva era puro e semplice disgusto. Sentimento reciproco, per quel che la riguardava.

«Mi fai schi...» stava dicendo Alice, ma si interruppe all'improvviso. Bellatrix girò appena il capo verso gli altri Mangiamorte, in un attimo capì la reazione della donna. Da dietro Rabastan si era fatto vedere l'ultimo uomo, di certo i Paciock non si aspettavano di vederlo con lei.

«Anche tu! Maledetto! Lurido porco!» gridò a quel punto Alice, fuori di sé dalla rabbia. Due tradimenti nel giro di così poco tempo erano troppi da sopportare. Frank rimase in silenzio, impallidendo.

«Tuo padre lo sa che sei uno sporco Mangiamorte? - continuò Alice - Rispondimi, Crouch!»

«In effetti... no. E di certo non sarai tu a raccontarglielo.» rispose l'individuo in questione. Leggermente più alto di Rodolphus e ben più magro, Bartemius Crouch Jr pareva evidentemente soddisfatto della sua posizione. Bellatrix gli rivolse uno sguardo compiaciuto, quel ragazzo era quasi un suo allievo, gli aveva insegnato molto delle Arti Oscure.

«Se avete finito con i convenevoli - intervenne, muovendo le mani come fosse annoiata - Io direi di passare al motivo della nostra presenza.» subito Crouch si zittì, passandosi poi una mano fra i capelli biondi. I coniugi Paciock le rivolsero uno sguardo nuovamente ricco di sfida, che non fece altro che far sogghignare Bellatrix. Non avrebbero ceduto facilmente, era chiaro, ma ciò non era necessariamente un male.

«Che cosa volete da noi? Ormai il vostro amato Signore è morto, siete spacciati. - disse con fervore Frank - Non sai che abbiamo già iniziato gli arresti?»

«Certo, Frank, certo. Tuttavia servono prove, sia per un arresto che per poter affermare che qualcuno è morto. A quanto mi risulta non avete trovato il corpo del Signore Oscuro, non è vero?» si avvicinò minacciosamente all'uomo, prendendolo per il meno e schiaffeggiandolo appena.

«Harry Potter è vivo, Black. Quale altra prova vuoi?» ribatté Frank.

«Oh, sì, Harry Potter. Un bambino - scosse la testa, evidentemente sorpresa dalle sue stesse parole - Ha più o meno l'età del vostro, giusto? A proposito, gran bel bambino. Potrei pensare di andare a trovarlo uno di questi giorni.»

«No!» l'urlo di Alice la interruppe, tuttavia Bellatrix rimase immobile nella sua posizione. Sogghignò appena, ma bastò a spaventare Alice.

«Lascia stare Neville, Black. Non osare toccarlo.» disse fra i denti Frank. Bellatrix lo guardò leggermente sorpresa, doveva ammettere che nelle sue parole vi era una determinazione curiosa per un uomo legato.

«Mi credi forse capace di far del male a un bambino, Frank? - domandò, con un'espressione fintamente sorpresa e innocente - Non lo farei mai! Ho un nipote della stessa età, sai? È un vero tormento.» scosse la testa pensando al figlio della sorella. Era vero, il figlio di Malfoy - così lo chiamava quando pensava a lui in senso negativo - piangeva sempre quando la vedeva.

«Da una Mangiamorte mi aspetterei di tutto.» ribatté con lo stesso tono di prima Paciock.

«Non ti preoccupare. Tu dimmi quello che voglio sapere e al tuo caro pargoletto non accadrà nulla. Dov'è il Signore Oscuro?» alle sue parole Frank la guardò stupito. Rimase un istante immobile, prima di scuotere la testa dubbioso.

«Te l'ho detto, Black. È stato sconfitto, è morto.»

«E io ti ho detto, Paciock - rispose dura, graffiante - che non c'è nessun corpo, quindi non è morto. Lo avete portato voi Auror da qualche parte, magari all'estero.»

«Tu straparli!» nella risposta Bellatrix percepì una nota divertita che le mandò il sangue alla testa. Strinse improvvisamente le labbra e i suoi occhi si spalancarono a dismisura, era infuriata. Strinse con forza l'impugnatura della sua bacchetta di nocciolo, decisa più che mai ad usarla.

«Dici? O forse tu non dici la verità, potrebbe essere? Vediamo se riesco a schiarirti le idee! Crucio!» nel momento stesso in cui lanciò la maledizione Bellatrix si sentì pervadere dal potere. Amava sentire la forza fluirle lungo il braccio, continuare nella sua bacchetta e andare sempre a segno. Era una sensazione inebriante, la faceva sentire completa. Vide Paciock contorcersi ed urlare dal dolore. Pensare che non era nemmeno la migliore delle sue Cruciatus, la avrebbe definita una maledizione da riscaldamento.

«Allora, Frank, ti è venuto in mente qualcosa?» si abbassò fino a guardare l'uomo negli occhi, ora velati per via del dolore appena subito. Un angolo della sua bocca si sollevò a dimostrazione della sua soddisfazione.

«Non so cosa ti sia messa in mente, ma Voldemort è morto!» rispose dopo qualche istante, la voce leggermente rotta ma sempre decisa.

«Osi pronunciare il suo nome?» Bellatrix percepiva il sangue pulsarle contro le tempie, mentre la rabbia ribolliva nel suo stomaco. Quel traditore del suo sangue osava chiamare il Signore Oscuro con il suo nome, non lo avrebbe tollerato ulteriormente. Stringendo nuovamente la presa sulla bacchetta la puntò dritta verso la testa di Paciock, mentre percepiva sempre più forte la volontà di provocargli del dolore.

«Crucio!» non era più riscaldamento, i giochi erano finiti. La sua maledizione era potente, molto più forte delle sue già temibili Cruciatus. Voleva vedere Paciock gridare, implorarla di smettere. Voleva vederlo soffrire. Frank gridò, ma non si piegò: alla sua rinnovata domanda rispose allo stesso modo. Di nuovo Bellatrix lanciò la sua maledizione, sempre più potente, ma di nuovo Paciock si ostinò a negare.

«Basta! Non sa niente, non lo vedi?» gridò all'improvviso Alice, che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Bellatrix interruppe la Cruciatus, portandosi vicina alla moglie di Paciock. Fissò il suo volto pallido e rotondo, ora coperto di lacrime. Non aveva aperto bocca fino a quel momento, forse per non peggiorare ulteriormente la situazione o forse, come pensava Bellatrix, per tenersi fuori nella speranza di non venire attaccata.

«Non sappiamo niente.» ribadì, chinando la testa e tirando su col naso, probabilmente cercando di fermare il pianto. Bellatrix la guardò con disgusto, non aveva mai tollerato la gente che piangeva. Osservò per un momento Frank, allo stremo delle forze dopo aver sopportato diverse maledizioni. Non era possibile che non sapessero nulla, ne era certa, quei due erano fra gli Auror più in vista nella lotta contro il suo Signore.

«Niente, eh? Che strano, non ti credo. Forse al tuo caro Frank serve qualche stimolo per ricordare. Rodolphus, ci pensi tu? - con la testa fece un cenno verso Alice, immediatamente entrambi i Paciock capirono cosa aveva in mente - Sai, ha un tocco più delicato.» aggiunse, sussurrando le parole nell'orecchio di Alice, quasi fossero un segreto. Lestrange lanciò una Cruciatus verso Alice, che immediatamente urlò. Le sue grida erano acute, penetranti, molto più fastidiose di quelle del marito.

«Allora, ti è venuto in mente qualcosa?» chiese nuovamente a Frank, che la fissò in risposta. I suoi occhi erano leggermente vacui, testimonianza della potenza delle maledizioni da lei inflitte. Bellatrix non poté evitare un moto d'orgoglio nel vedere di cosa fosse capace.

«No? Forse ti serve ancora un po' di incoraggiamento.» ad un altro cenno del capo Rodolphus tornò a Cruciare Alice, aiutato ora dal fratello e da Crouch. La forza non era ancora paragonabile a quelle di Bellatrix, che era la vera esperta di Cruciatus fra i Mangiamorte, persino il Signore Oscuro si era complimentato con lei per quella sua attitudine. Bellatrix ignorò del tutto le grida di Alice, concentrandosi sulle reazioni di Frank: a capo chino, l'uomo tremava come una foglia.

«Niente di nuovo?» Frank la fissò di nuovo con quei suoi occhi vacui, nessuna espressione in volto.

«Non so... Che cosa...» Bellatrix roteò gli occhi udendo quelle frasi sconnesse, prive di alcun senso.

«Ancora niente? Che pazienza che ci vuole con te, Paciock! - scosse la testa - Devo pensare a tutto io.» mosse qualche passo in direzione di Alice, fino a trovarsi dritta davanti a lei. La donna aveva la stessa espressione del marito, gli stessi occhi vacui, e pareva ancora più provata. Le puntò contro la bacchetta, quasi appoggiandola alla sua fronte.

«Crucio!» disse con forza. La maledizione che lanciò era forse la più potente di quella serata, di certo era di gran lunga maggiore di quelle del marito e del cognato. Bellatrix la prolungò di molto rispetto alla sua tempistica, percependo il classico pizzicore lungo il braccio e sentendosi sempre più potente. La donna aveva smesso di urlare dopo i primi istanti, limitandosi a contorcersi per il dolore, finché non sbatté la testa contro il muro. Quando alzò il capo Bellatrix notò che il volto di Alice era totalmente inespressivo.

«Hai bisogno di altri incentivi, Paciock? O vuoi finalmente dirmi dov'è il Signore Oscuro?» incalzò senza troppo preoccuparsi della strana situazione di Alice. Alzò il capo di Frank con una mano in modo che i loro sguardi si incrociassero, ma non ottenne alcuna risposta.

«Ti sei mangiato la lingua? Crucio!» lanciò la maledizione quasi senza accorgersene. Era stato un gesto istintivo, dettato più dall'abitudine e dall'esasperazione che da un reale ragionamento. Paciock era scosso dai fremiti, ma le grida erano state sostituite da un mugolio sommesso. Istintivamente Bellatrix aumentò la forza della Cruciatus finché non udì Frank urlare di dolore, solamente allora la interruppe. Paciock era ora immobile sul pavimento, rannicchiato su se stesso quasi a proteggersi da ulteriore violenza. Gli occhi erano sempre più vacui, come quelli di Alice, ed entrambi sembravano misteriosamente inconsapevoli della loro presenza.

«Bellatrix.» la chiamò Rodolphus, a voce appena udibile. Lei si voltò di scatto, sul suo volto un'espressione in grado di incenerire chiunque.

«Che c'è?» disse dura, assottigliando gli occhi in direzione del marito.

«Credo che non otterrai più nulla da questi due. Sono andati.» con un cenno del capo le indicò Alice. Quando Bellatrix si voltò la vide grattare il pavimento, quasi volesse scavare una buca. Ghignò disprezzante ma non rispose.

«Credo che abbia ragione. Li hai mandati fuori di testa!» concordò Crouch, avvicinandosi a Frank. Gli prese il polso per poi lasciar andare il braccio, che ricadde a peso morto sul pavimento. L'uomo, come se non si fosse accorto di nulla, rivolse a Crouch uno sguardo vuoto. Bellatrix sbuffò esasperata, quindi mosse qualche passo verso la porta.

«Cosa faccio, finisco il lavoro?» la fermò Rabastan. Lei roteò gli occhi, innervosita da quel cognato che le chiedeva il permesso di fare qualsiasi cosa. Al suo posto lei avrebbe lanciato due Avada Kedavra senza chiedere consiglio alcuno, ma Rabastan pareva necessitare sempre di un ordine. Si voltò per acconsentire ma un pensiero le passò per la mente: non avrebbero comunque parlato, era impossibile rimettersi dalla pazzia causata dalle Cruciatus. Fissò Alice, che stava ancora grattando il pavimento, e scoppiò a ridere. Il suono freddo e quasi metallico delle sue risa non riuscì a contagiare gli altre tre, che la osservarono stupiti senza aprire bocca.

«No, lasciali vivere. Saranno la testimonianza di ciò che possiamo fare. Vedremo se il prossimo si rifiuterà di dirci dov'è il Signore Oscuro.» si voltò di scatto, affrettandosi verso la porta. Uscì con passi rapidi e svelti, ghignando orgogliosa mentre evocava il Marchio Nero. Potevano anche aver arrestato qualche Mangiamorte, ma di certo loro non erano scomparsi. Avrebbero ritrovato il loro Signore e perseguito la loro causa con ancora più volontà di prima, fino a distruggere uno per uno i babbani. Lasciò la casa dei Paciock senza voltarsi, senza curarsi di Alice che giocava con la carta di una caramella trovata a terra o di Frank che si dondolava, senza ripensamento alcuno.


La vita è ben poca cosa, ma è una cosa immensa a paragone del disprezzo per la vita.























Questa storia ha partecipato al contest "Proud or Ashamed of Being a Black" indetto da Vogue sul forum di Efp. Si è classificata prima fra le storie con protagonista Bellatrix e quarta in classifica generale, a parimerito con quella di lilyblack. La citazione assegnatami era quella conclusiva, che è di Seneca.

Giudizio:
-Grammatica: 10/10
-Stile e Lessico: 10/10
-Originalità: 14/15
-IC: 15/15
-Attinenza alla citazione: 10/10
-Giudizio personale: 10/10

Totale: 69/70

Perfetta la grammatica, sia la sintassi che la punteggiatura sono ottime, prive di qualsivoglia errore.
Ottimi lessico e stile, che utilizzi in modo lineare e coerente con la situazione descritta. Sinceramente, nel leggere le tue storie sembra di avere a che fare con gli Harry Potter della Rowling, come se fosse lei stessa a scrivere, caratteristica sicuramente encomiabile.
Un punto di penalizzazione alla voce ‘originalità’ solo perché hai trattato l’aspetto più sfruttato di Bellatrix, la sua insania (come da titolo), la gioia che le procura la tortura e la foga che la contraddistingue nel voler negare la realtà dei fatti, nel momento in cui viene a conoscenza della dipartita di Voldemort. Interessante è invece il contesto, quello della tortura dei Paciock, che io avevo letto solo e soltanto dal punto di vista di questi ultimi, e ancora più interessante l’introspezione della donna, della quale hai curato alla perfezione l’IC. E’ la solita Bella, con quella vena di follia che la contraddistingue, eppure in lei c’è qualcosa di più: Bellatrix Black è disperata perché non vuole accettare la realtà che Frank ed Alice continuano a ribadirle, che tutti continuano a ribadirle. Non è padrona di sé, non ha controllo, non si rende conto di aver portato i due coniugi alla pazzia a furia di Cruciatus. Bella si rende conto del fatto che senza di lui la sua stessa esistenza ha sempre meno senso, e si attacca saldamente ad una speranza quantomeno vana. Cosa che acuisce la sua crudeltà, e fa sì che lasci in vita i due, nello stato in cui li ha ridotti, come segno di una forza che probabilmente non possiede più, o almeno non come prima.
La citazione si sposa bene con il suo personaggio, proprio perché il disprezzo è la caratteristica che maggiormente le appartiene, proprio perché la considerazione che ha della vita altrui è nulla, e perché si sente piccata dal fatto che i Paciock per lei provano solo disgusto, e non l’odio o il disprezzo stesso che lei avrebbe voluto vedere, per sentirsi di nuovo potente.
Una storia davvero intensa, che mostra i meandri di una mente vacillante, divisa fra ciò che è palese e ciò che la speranze le dice di credere. Il ritratto di una donna disposta a qualunque cosa pur di ottenere ciò che vuole, pur nella confusione che i recenti avvenimenti le causano. Splendida.

Ringrazio di cuore per il giudizio e per il punteggio altiiiiiissimo, non me lo aspettavo proprio!
   
 
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