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Autore: MihaChan    27/10/2010    4 recensioni
Un affare grosso in pentola, una parola di troppo, usata per fare una bella impressione, per dimostrarti una persona matura, seria, intenta a crearsi un futuro, quando in realtà il tuo unico pensiero è divertirti. Peccato che poi le belle parole ti si ritorcano contro. La paura che tutto vada in fumo t’invade, già t’immagini, nonostante la maggiore età, le ramanzine di tuo padre, e ti maledici mordendoti la lingua, dannatamente eloquente.Fortunatamente c’è lui, il tuo caro vecchio –e ottimo- amico, che, saputa la notizia, trova con rapidità la soluzione, e ovviamente, quando ti spiega il suo “geniale” piano, rimani molto perplesso, ma controvoglia, ti ritrovi costretto ad accettare la cosa, poiché forse, è l’ultima –e unica- ancora di salvezza –anche se non ne sei pienamente convinto- per il casino che TU hai creato. Sei nella merda, ragazzo mio… Complimenti.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Capitolo 05

Viva Las Vegas!

Las Vegas.
La città dello shopping.
La città del gioco d’azzardo legalizzato.
La città dell’alcol reperibile sempre e comunque.
La città dove puoi sposarti e divorziare nell’arco di una sola giornata.
La città dov’è facilmente reperibile uno spettacolino per “soli adulti” in qualsiasi momento.
Las Vegas, soprannominata Sin City, la “Città Sporca”, attira ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo, offrendo loro ogni tipo di divertimento e intrattenimento.

Arrivammo a Las Vegas che erano le dodici del mattino, fuori all’aeroporto, ci aspettava una limousine bianca –mandata da Mr. Murphy- che ci accompagnò al “A Blue Rose Resort & Casinò”.
«Tu ci sei già stato nell’albergo/casinò di Mr. Murphy, Axel?» Chiese Elliot, mentre eravamo in viaggio.
«Sì, qualche anno fa, con i miei…»
«E com’è?»
«Com’è?! Mi chiedi com’è, Demyx?! Lo vedrai quando ci arriviamo.» Lo liquidai rapidamente, ma non avevo preso in considerazione il fatto che mi avrebbe tormentato e, infatti, dopo diversi minuti ricolmi di “eddaieddaieddaieddaieddai”, lo accontentati.
«Ok. E’ una cosa immensa. L’edifico è composto da trenta piani, alto una novantina di metri, e ci sono circa 6.000 stanze, ci sono sei piscine che occupano un totale di 7 acri, non so quanti negozi che vendono di tutto e di più, venti ristoranti diversi, cinque discoteche, diverse sale dove offrono spettacoli tutte le sere, un centro congressi di 35.000 mq e il casinò di 11.000mq. Contento?»
«Oh Gesù…» Sussurrò Elliot, portandosi una mano vicino alle labbra.
«Miseriaccia! Altro che divertimento!!» Sbottò Demyx, eccitato come mai per quella che, sicuramente, si sarebbe trasformata nella sua –prima e ultima- vacanza migliore della sua esistenza a mie spese.
Quando arrivammo all’albergo, casinò, o come preferite chiamarlo, fummo accolti da alcuni facchini, che presero le nostre valigie portandole in quelle che sarebbero state le nostre stanze.
Demyx era così eccitato che si avviò all’avanscoperta del Resort in totale solitudine, sperai che non si perdesse… Anche se la vedevo dura. Già m’immaginavo di sentire la voce dell’altoparlante, proferire le seguenti parole: “Si cercano gli amici del Signor Dem” per essere poi, interrotta, da Demyx stesso, che s’impadroniva del microfono urlando terrorizzato con la voce smozzata dal pianto: “ELLIOT! AXEL! MI SONO PERSO! VENITEMI A PRENDERE!!!”
Bella figura di merda….

Si avvicinò quello che poi si dichiarò il Capo ricevimento, riferendoci che Mr. Murphy in persona gli aveva detto di dirci -…- che avevamo un tavolo già prenotato per il pranzo, che quella sera alle otto ci aspettava a cena con la consorte, che si scusava per non averci accolto di persona e dandoci le chiavi delle nostre stanze.
«Grazie… Voi avete fame?» Chiesi a Elliot.
«Io non molta… Tu, Sora? Hai fame?» Il bambino negò, e iniziò a spingerla per avviare una piccola gita turistica in quell’enorme posto, ed ero d’accordo nel soddisfare la sua curiosità.
«No, per ora preferiamo fare un giro. La ringrazio.» Dissi, liquidando l’uomo che ci augurò di passare una buona giornata, Elliot ricambiò sorridendogli.

Iniziammo a girovagare per quell’immenso primo piano. Ogni tanto lanciavo occhiate a Elliot e Sora, quest’ultimo, era così eccitato che gli brillavano gli occhi, non sapeva dove lanciare lo sguardo, continuava a spostare la testa a destra e a sinistra, su e giù, con un enorme sorriso sul viso. Elliot, invece, guardava tutto con calma e con un sorriso radioso, un sorriso che non avevo mai visto prima di allora.
Mi piaceva quel sorriso, le rendeva il viso più dolce e sembrava più giovane di quanto già non fosse. Mi ritrovai per tutto il tempo a fissarla intensamente, ero ammaliato da quella sua espressione, e ovviamente, se ne accorse, e ricambiò il mio sguardo un po’ confusa.
«Ho qualcosa sul viso?»
«No.»
«E perché mi fissi?»
«Mi piace il sorriso che hai ora» Confessai, sorridendo innocentemente. Lei alzò un sopracciglio scettico, però poi si mise a ridere, ringraziandomi.
Wow!
E io che pensavo che mi avrebbe fulminato…


D’improvviso, mi sentii afferrare la mano, abbassai lo sguardo e mi ritrovai la manina di Sora stretta alla mia. Lo fissai un po’, poi tornai a fissare Elliot.
Mi guardai in giro, e mi venne spontaneo pensare che, in quel momento, per chi non ci conosceva, dovevamo apparire come una famigliola felice intenta a godersi una vacanza a Las Vegas, e la cosa non… non mi dispiaceva, a essere onesti.
Insomma…
Sora era un bambino stupendo, quello che un po’ tutti sognano di avere, sorridente, allegro, dolce, furbo, che entrava nel cuore di tutti senza alcuna difficoltà, rimanendoci per sempre.
Elliot era una donna altrettanto stupenda, forte, decisa, un po’ incazzosa, ma questo la rendeva più affascinante, ti regalava un sorriso difficilmente –per diffidenza, non perché musona- ma quando lo faceva, ti lasciava senza fiato. E poi, era bella, molto bella.
Zack, se non te ne fossi andato, saresti stato l’uomo più fortunato del mondo.
Vecchio marpione.
Continuammo a passeggiare –senza ricevere alcun richiamo per riprenderci Dem… Strano- fino alle due, poi, affamati, andammo al ristorante, dove ci abbuffammo fino a sentirci male –e di Demyx ancora nessuna traccia-, dopodiché, andammo a vedere quelle che sarebbero state le nostre stanze per un tempo ancora da determinare…
Salimmo sull’ascensore accompagnati dal Receptionist –anche perché non avevo la minima idea di dove andare- che ci scortò fino alle stanza, dicendoci che quella sulla destra era la nostra, mentre quella sulla sinistra del nostro accompagnatore. Lo ringraziammo, entrando.
«Accipicchia! Questa… Questa è una casa! Altro che stanza!» Sbottò Elliot, guardandosi in giro. Aveva ragione eh, appena entravi trovavi un salotto con due divani e una megatelevisione da cinquanta pollici, con un tavolino di cristallo e una libreria, sia ricolma di libri che di alcolici di ogni tipo, sulla destra, c’era la porta che portava al bagno, con la Jacuzzi, ovviamente, poi, sulla sinistra, c’era la camera da letto, anch’essa enorme.
«Tutte le stanze dell’albergo sono così?»
«Beh no, questa è una delle Suite più costose dell’albergo, per questo è così grossa.»
«Chissà che faccia farà Dem quando la vedrà.»
«Non farmici pensare…»
«Comunque… Dobbiamo dividerci la stanza…?» Chiese
«Beh…» Esitai un secondo «Ovvio. Ma io dormirò sul divano» Aggiunsi subito.
«Ovvio.»
«Ovvio…» Rimanemmo di nuovo in silenzio, poi notai che Sora era scappato. «Dov’è Sora?»
«…SORA!»
Corremmo entrambi in camera da letto, dove lo trovammo saltellare allegro sul divano.
«MAMMA! Guadda! Satto su lettone io!»
«Attento che cad…» Neanche il tempo di finire la frase che si sfracellò al suolo «…Come non detto.» Sussurrai, guardandolo mentre i lacrimoni iniziavano a scendere sul suo viso.
«Che ne dite di guardare qualcosa? Ci sono un sacco di DVD qui… Vieni Sora, scegliamo cosa vedere!» Dissi, per evitare di farlo piangere e farlo distrare. La cosa funzionò, visto che mi corse contro.
Lo lasciai scegliere quello che preferiva e prese il dvd –che non credevo esistesse!- “Make Mine Music”, che raccoglieva una serie di cortometraggi della Disney. Ci accomodammo tutti e tre sul letto –ovviamente Elliot volle mantenere le distanze, e Sora la aiutava spiaccicandosi di fianco a me. Fu un’immensa gioia rivedere “Lambert Leone Tenerone”, e lo fu ancor di più quando intonai insieme a Sora –e Elliot- la canzone di questo cartone.
Piano piano, l’atmosfera iniziò a cambiare, Elliot si addormentò di colpo mentre Sora si calmò colpito dal sonno. Mentre guardavamo, tranquilli la televisione, mi afferrò la mano, iniziando a giocare con le dita, mi misi a osservarlo… Le sue manine erano piccole e morbide, il visino paffuto era ornato da un colorito rosso, i capelli più incasinati di quanto non fossero i miei, gli occhioni di un azzurro incredibile e quel sorriso innocente perennemente stampato sul volto.
Mi piaceva Sora, di solito i bambini non mi dicevano niente, li ritenevo tutti casinisti e capricciosi, invece Sora non mi trasmetteva quelle sensazioni. Mi ero affezionato a lui. Rimanemmo in quel modo fino a che non si addormentò, stringendo sempre la mia mano nella sua, mi sentivo così bene che mi addormentai anch’io.


Quando mi risvegliai diverse ore dopo –erano le sei- mi ritrovai il viso di Elliot particolarmente vicino, strabuzzai gli occhi preso alla sprovvista, per poi rilassarmi, inchiodando il gomito sul letto e appoggiando il viso sulla mano, posizione assunta per studiarmi un po’ meglio la ragazza.
I lunghi capelli castani le scendevano morbidi sul viso, rilassato dal tranquillo sonno che stava facendo, una mano era nascosta sotto la testa, mentre l’altra giaceva vicino al viso. Le labbra, invece, erano socchiuse, intende ad aspirare e espirare l’aria, che le gonfiava leggermente il ventre.
Sì, l’avevo già detto più volte ma, ripeterlo non faceva mai male; Elliot era bella, molto bella.
Mi ritrovavo spesso a fissarla incantato, anche sull’aereo avevo seguito i suoi movimenti, cogliendo ogni sorriso dolce che regalava al figlio. Anch’io li avrei voluti ricevere quei sorrisi.
Rimasi a fissare quelle labbra rosee e carnose per un bel po’, poi, sopraffatto da un istinto quasi primordiale, mi avvicinai lentamente a lei inclinando un po’ la testa, pronto a far aderire le nostre labbra, ma mi bloccai prima di farlo.
Aspetta. Aspetta.
Che sto a pensà? E soprattutto, che sto FACENDO?!
Ma sono impazzito! Elliot è, la ragazza del mio migliore amico… Non posso pensare ne fare queste cose così….
E’… No, Era la ragazza del mio migliore amico…

Tornai a fissarla un po’ confuso.
Che mi fossi infatuato di Elliot? O era solo attrazione fisica?

Oh cazzo.

Non era possibile… Elliot mi piaceva?

Sì, mi piaceva.
Beh, non potevo di certo darmi torto… Aveva molto fascino, fisicamente era proprio il mio tipo e anche caratterialmente non era male, era testarda e io adoravo le persone testarde, era più facile litigare e a me piaceva avere scontri verbali.
Zack…
Non t’incazzi se ti dico che Elliot mi piace, vero?
Si mosse, tanto che temetti si stesse svegliando, ma no, aveva solo cambiato posizione, una posizione che di certo non m’invitava a evitare di avvicinarmi ancora di più. Sospirai chiudendo gli occhi, per non fare stronzate, per non perdere il controllo, ma non ce la feci, e mi avvicinai nuovamente a lei, quando mi resi conto che mancava qualcosa…
L’atmosfera?
Beh sì, ma non era quella…
Il fatto che dormiva?
Anche…
Ma era altro ciò che mancava… Ma cosa…?
Abbassai la testa, e mi resi finalmente conto di cosa mancava…
«SORA!» Urlai scattando seduto sul letto, facendo svegliare di colpo Elliot, che mi guardo con gli occhi sbarrati.
«Cosa Sora?!» Proruppe spaventata, mi alzai dal letto, correndo nella stanza affianco, dove lo vidi intento a sfare le valigie divertito, Elliot si avvicinò, guardando la scena allibita. C’erano panni di ogni genere sparsi dappertutto, me ne arrivò uno anche in faccia. Mi mobilitai per vedere di cosa si trattasse e… Eh beh!!
Un paio di mutandine nere di seta mooooooolto sensuale!
Elliot, indossi questa robina tu?!
Mica male.
Elliot si accorse subito di cosa avevo tra le mani, mi tirò una gomitata nel plesso solare, che mi fece perde fiato, obbligandomi a mollare l’indumento per mantenermi lo stomaco dolorante.
Cazzo, che forza!
Recuperato l’indumento e fermato Sora, disse che voleva andare a cercare Demyx, giacché non si faceva vivo da quando eravamo arrivati. Annuii, continuando a mantenermi lo stomaco che, se avesse potuto parlare, avrebbe urlato: Pietà! M’ARRENDO!
Scendemmo, ritrovandoci di nuovo nell’enorme hall del resort ancora piena di persone, anzi, forse ora ancora più pieno. Iniziammo a girare, a chiedere in giro se avessero visto un povero deficiente allegro come un bambino girovagare per li, ma nessuno seppe aiutarci, finché non incontrammo una coppia che ci disse che lo avevano appena visto al Casinò, intento a giocare a poker.
«Demyx che gioca a Poker? Ma se non conosce manco le regole!» Sbottai, corrugando le sopracciglia. Dissi a Elliot di aspettarmi li, visto che Sora non poteva entrare nel Casinò.
Mi avviai di fretta li dentro, cercandolo per tutti i tavoli che c’erano all’interno dell’enorme struttura –e porca miseria, cercarlo per 11.000 mq era dura-, finché non lo trovai intento a giocare vicino a un tavolo, circondato da cinque uomini che sembravano tutto fuorché principianti.
Ahia…
«Demyx!» Sbottai, avvicinandomi a lui «Che cavolo stai facendo?!»
«Gioco, non vedi?»
«Ma… ma…!» Mi avvicinai al suo orecchio, tenendo ferma la testa con la mano, che si stringeva imperterrita. «Tu non sai giocare a Poker, imbecille!» Sussurrai
«Ma cosa dici?! Hic!»
«…Sei ubriaco?»
«Chi…hic… io?! Ma quando mai! Hic! Ho bevuto giusto un… Un goccino… Hic!»
«…»
In quel momento, avvenne il miglior Palm Face della mia vita. Sbuffai, afferrandolo per la collotta.
«Cosa fai?! M-mollami! Hic! Non vedi che sto vincendo?!» Sbottò, contrariato
«Ma che vincendo!» Proruppi, guardandolo male.
«Ehrm… Guardi che il suo amico ha ragione… Per ora è quello con più punti e vittorie» Intervenne il Croupier.
«Davvero?»
«Sì.»
«Questo moccioso ci sta stracciando tutti! Non ha perso nemmeno una volta!»
«Oh…» Ero sbigottito… Forse l’alcol lo rendeva più abile? O aveva semplicemente un culo della Madonna? Non sapevo proprio, ma comunque questo non cambiava che doveva smetterla e riprendersi dalla sbornia, siccome quella sera avrebbe dovuto badare a Sora. Io e Elliot dovevamo incontrarci con Mr.Murphy e la moglie, non potevamo rimandare di certo. Lo portai via, con enorme disappunto degli altri che giocavano e suo, ma non m’importava.
Uscimmo da li, e non vi trovai Elliot… Ecco, avevo trovato uno, e avevo perso l’altra… Dov’era andata?!
Ok, ok. Ora porti Demyx in camera e… Anzi, chiedi la cortesia a uno che lavora qui di portarlo in camera e inizi le ricerche.
Detto fatto. Lasciai Demyx nelle mani delle receptionist, che dissero che ci avrebbe pensato loro, e mi avviai alla ricerca di Elliot, che trovai dopo poco all’interno di un… cos’era?
Entrai e vidi una decina di donne intende a guardare dietro una porta, mi avvicinai a Elliot tranquillo.
«Cosa guardi?» Mi guardò, indicandomi l’interno della sala, dove vidi Sora, in compagnia di altri bambini più o meno grandi di lui, intenti a giocare, seguiti da alcune animatrici.
«…Un…»
«Un asilo, se vogliamo.»
«Non sapevo dell’esistenza di questo posto…»
«Beh, meglio così, no?» Sussurrò lei, facendo spallucce «Almeno non dobbiamo preoccuparci più di tanto…» aggiunse, guardandomi.
Ci guardammo per un po’ negli occhi senza fiatare, mi piaceva il suo sguardo, oh cazzo se mi piaceva. Peccato che interruppe lo scambio di feromoni –almeno da parte mia- spostando lo sguardo nuovamente dietro la porta di vetro, riprendendo a parlare.
«Demyx? L’hai trovato?»
«Ah, sì…»
«E dov’è?»
«L’ho fatto portare in camera, è ubriaco…»
«Ma che imbecille» Sbuffò, massaggiandosi la fronte con la mano. «Senti ma allora… Lo lasciamo qui Sora? Loro fanno il servizio completo…»
«Servizio Completo?»
«Sì, li tengono per tutta la giornata e, se serve, anche la sera… Mi ha detto la titolare che li portano anche a dormire… E visto che Dem non è nello status giusto per guardarlo…»
«Sì, va benissimo. Neanche io mi fido di lasciarlo solo con lui»
Ci mettemmo d’accordo con le ragazze dell’asilo, e ci dissero che non c’erano problemi, che potevamo goderci la nostra serata romantica tranquillamente. Ovviamente Elliot era già pronta a smentire che la nostra fosse una serata romantica, ma la zittii prima che potesse aprir bocca. Salutai di fretta e furia le animatrici trascinandomi Elliot, che si dimenava.
«Perché mi hai zittita?!» Sbottò una volta fuori, infuriata.
«Perché, ci tengo a ricordarti che, le signorine li lavorano per Mr.Murphy, non dobbiamo farci sfuggire nessuna parola di troppo, genio!» Risposi, additandola.
«Ehi!»
«E non ti alterare per così poco!» Aggiunsi, tirandole un piccolo colpetto sulla fronte con il dito.
«Io non mi altero! E non toccarmi!»
«Sì, invece! Ti alteri eccome!»
«No!»
«Sì!»
«NO! E smettila, idiota!» Urlò, tirandomi un piccolo pugno sulla spalla.
«Ehi! Vedi? Lo stai facendo di nuovo! Ti stai alterando!»
«Sei tu che mi fai alterare!»
«Io?! Ma se fai tutto tu!»
«IO?! Ma se stai facendo tutto tu!»
«Ma smettila!» Sbottai, incrociando le braccia al petto e voltandomi un po’.
«Sei insopportabile!» Urlò, ritornando dentro all’asilo.
«Anche tu sei insopportabile!» Urlai, con un sorriso divertito sul viso.
Adorabilmente insopportabile.
Mi portai le mani in tasca, aspettando che uscisse da li. Dopo poco uscì e, ovviamente, mi lanciò un’occhiataccia, risi divertito, facendola alterare ancora di più. Ma che potevo farci? Più si alterava, più mi piaceva! Mi veniva spontaneo provocarla.
Camminammo a addebita distanza per un bel po’ di tempo, poi controllai l’orario e vidi che erano già le sette.
«Elliot?»
«Che vuoi?»
«Dobbiamo andare a prepararci, sono le sette.»
«Ok»
Non aggiunse atro, dirigendosi verso l’ascensore che richiamò più volte premendo con insistenza quel bottone… Che si stesse immaginando me al posto di quell’innocente bottoncino innocente? Per così poco, poi?
Mi avvicinai tranquillo, mentre la porta si apriva. Entrammo e premetti il tasto ventisei. Il tragitto –di qualche minuto- fu totalmente immerso nel silenzio, così come lo fu il tempo passato in camera per cambiarci. Quando la rividi pronta, rimasi quasi senza fiato, era stupenda in quel vestito viola, che scendeva leggero sui suoi fianchi, coprendole le coscie fin sopra il ginocchio.
«Wow…» Sussurrai, fissandola. «Seì… Bellissima!» Aggiunsi. Mi guardò con gli occhi ridotti a due fessure e con il muso lungo. «E smettila di tenermi il broncio! Ti ho fatto un complimento, sai? Dovresti dirmi: “OH! Grazie Axel! Anche tu stai benissimo!”»
«Zitto, imbecille!» Rispose, uscendo dalla stanza senza aspettarmi.
Aw, è esageratamente adorabile.
Ok, basta Axel! Non fare l’imbecille!

La seguii, assicurandomi prima di scendere che Demyx stesse ok, e fortunatamente era così… Addormentato beatamente sul letto della sua stanza.
Prima di avviarci nella sala da pranzo, passammo a vedere come stava Sora, e potevo dire che stava benissimo, si stava dilettando nel pitturare con le mani un enorme tela messa sul pavimento, era così intento a divertirsi che non si accorse della nostra presenza.
Una volta sicuri che fosse tutto ok, andammo a incontrare Mr.Murphy e signora, che però non furono molto puntuali.
Io e Elliot rimanemmo ad aspettarli al tavolo per una mezz’oretta senza rivolgerci mezza parola, e così non andava bene…
«E dai, Elliot… Smettila di tenermi il broncio… Non mi sembra di averti offesa così tanto… Anzi, non ti ho proprio offesa» Sussurrai, quando mi stancai di quel silenzio.
«Io non sono arrabbiata, e non ti tengo il broncio» Rispose stizzita.
«Sì, ok…»
Sbuffai stancamente, appoggiando il mento sulla mano guardandomi in giro, la sala era piena di gente di ogni tipo, lanciai una rapida occhiata all’orologio e vidi che erano già le nove e mezza.
«Che palle…»
Dopo un po’, arrivò il capocameriere, spiegandoci che Mr.Murphy aveva avuto un problema –non grave, per fortuna- che gli impediva di venire. Si scusò con noi per non averci avvisato prima e ci invitò a ordinare la cena offerta interamente da Mr.Murphy.
«Mangiamo?» Chiesi a Elliot, che continuava a non rivolgermi la parola. Mi guardò un secondo prima di proferire parola.
«Andiamo in camera.» Sussurrò, con un tono di voce molto basso.
Eh?
Una proposta indecente?!

La guardai malizioso, ma l’occhiata truce seguita da un calcio sotto la sedia mi fece intendere che no, la sua non era una proposta indecente.
«Ok, allora…» Ordinammo la nostra cena per quattro –eh beh, anche quell’imbecille di Demyx e il piccolo Sora dovevano mangiare-, chiedendo loro se potevano portarcela in camera, cosa che fecero non molto dopo.
Nel frattempo, andammo a recuperare Sora e, tutti insieme, tornammo nella nostra Suite. Quando arrivò il cibo, svegliai Demyx alla meglio e mangiammo nel silenzio, se non per Sora che tra un boccone e l’altro se ne usciva con uno dei suoi discorsi no-sense troppo carini da ascoltare.
Quando finimmo, rispedii Demyx in camera sua a dormire, mentre Elliot annunciò al piccolo Sora che era l’ora di fare il bagnetto.
«Lo porto io a fare il bagno!» Sbottai, avvicinandomi.
«Cosa?»
«Ma sì! Sora, vuoi fare il bagno con zio Axel?»
«Tì! Mamma! Io fare bannetto con zio Acel!» Disse entusiasta, afferrandomi la mano e spingendomi verso la porta del bagno.
Elliot ci pensò su un po’, per poi dare il consenso.
«Vieni qua, ti devo dare un paio di cose e qualche istruzione.» Disse, avviandosi verso una valigia, da essa estrasse un paio di bottiglie.
«Allora, usa questo shampoo e questo bagnoschiuma, che sono adatti a lui e se gli finiscono negli occhi non bruciano… Ma tu cerca di non farglielo finire negli occhi lo stesso. Assicurati che non scenda con la testa sott’acqua e…» Scese nuovamente nella valigia, estraendo una busta che aprì, afferrando una paperella di gomma e soffiandomela a due centimetri dal naso «…Buon divertimento.»
Afferrai gli oggetti, avviandomi verso il bagno con il piccolo che mi seguiva come un cagnolino, mancava solo che scodinzolasse e potevo davvero definirlo tale.

Entrammo nella vasca –che avevo riempito di schiuma-, lui subito iniziò a giocare con i suoi giocattoli, soffiando sulla schiuma e schizzandomi l’acqua in faccia, lo lasciai fare per un po’, finché non decisi che era il momento di lavare i capelli.
Non si ribellò anzi, mentre gli massaggiavo la testa iniziò a canticchiare.
«Il coccodillo come fa! Non c’è nettuno che lo sa! Si abbia ma non stilla, sosseggia camomila e mezzo addommentato te ne vaaaaa»
«Ahahahah!»
Canticchiò la canzone per tutto il tempo dello shampoo, lo seguii cantando insieme a lui, e la cosa lo rese alquanto felice.
Quando finii, passai a lavarli a me stesso, impresa ardua ma non impossibile. Chissà come avrebbe reagito Elliot nel vedermi con i capelli al naturale? Forse non avrebbe resistito a tanto fascino e la non proposta indecente di prima sarebbe diventata LA proposta.
Ok, stavo esagerando.
Sciacquai i capelli, sistemandomi di nuovo meglio nella vasca, mentre Sora intonava un'altra canzone, giocando con una barchetta.
«Quel guuufo con gli occiali che guardo che ha!» Urlò convinto «Lo prendi papà?» Chiese poi, voltandosi e guardandomi fisso negli occhi. Rimanemmo a fissarci in quel modo per diversi secondi.
«…»
Voleva che gli rispondessi?
Beh sì, imbecille, aspetta che tu dica di sì come nella canzone
«Papà?» Ripetè, fissandomi sempre con quegli occhioni.
Aveva ripetuto papà, ma questa volta mi suonò diverso il modo in cui l’aveva detto…
«Sì…» Sussurrai, un po’… Come potevo dire… Confuso?
Rimanemmo nella vasca ancora per un po’, poi Elliot ci richiamò. Uscimmo tutti imbabbucchiati dagli asciugamani, e passai Sora a Elliot appena fuori.
«Ettomi!» Strillò contento, andando in braccio alla madre, che lo portò a vestirsi. Recuperai il pigiama –pigiama poi, era il pantalone di una tuta e una t-shirt dei LA Lakers-, tornando in bagno per indossarlo.
Quando uscii, visi Elliot e Sora già sul letto, lei era intenta a raccontargli una storia, canticchiando di tanto in tanto qualche canzone. Era intonata e brava, il tono che usava trasmetteva pace… Anche io mi sarei addormentato facilmente così. Rimasi a guardarli finché Sora non si addormentò.
Elliot uscì dalla camera, socchiudendo un po’ la porta a soffietto, poi mi guardò per diversi minuti.
«Stai bene con i capelli al naturale…» Sussurrò, superandomi.
«Grazie.» Risposi sorpreso. Lanciai un occhiata nella camera dove Sora dormiva, sorrisi nel vederlo così rilassato.
«E’ adorabile…» Proruppi, osservando dietro la porta.
«Vero… Un po’ capriccioso a volte, ma adorabile» Rispose tranquilla. La guardai mentre recuperava la sua roba dalla valigia, e mi venne naturale dirle una cosa.
«…Senti…»
«Cosa?»
«…Tu… Tu parli mai di Zack a Sora?» Ci furono diversi attimi di silenzio, e quasi mi pentii di averglielo chiesto, ma la risposta pacata e sicura di Elliot mi fece ricredere.
«Certo…Perché me lo chiedi?»
«No perché prima… Prima, mentre ci lavavamo, ha iniziato a cantare e mi ha chiamato… Papà… »
«Cantava “Sei forte papà?”»
«Beh sì»
«Allora che pretendi? E’ normale.»
«Sì ma… Quando non gli ho risposto, mi ha guardato richiamandomi papà…»
«Ah…» Sembrava stupita quasi quanto me «Gli sarà venuto così, spontaneo» Disse poi, facendo spallucce e dirigendosi verso il bagno.
«Sicuramente. Però sai, mi ha fatto piacere» Confessai, grattandomi la testa.
«Piacere?»
«Sì. Voglio molto bene a Sora, e l’idea che mi abbia chiamato papà mi fa intendere che anche lui ne voglia molto a me» Spiegai, grattandomi un braccio. Lei non disse altro, e neanche io sapevo che dire, quindi chiusi li il discorso, parlando di altro e lasciandola libera di fare quello che voleva.
«Oh beh, vado a dormire sul caro vecchio divano… Ci vediamo domani, notte.»
«’Notte»

Andai sul divano, tanto bello quanto scomodo, almeno per dormirci non era il massimo. Ci misi mezz’ora prima di trovare una posizione relativamente comoda, e fu proprio in quel momento che Elliot uscì dal bagno, guardando verso di me. Chiusi rapidamente gli occhi e attesi di sentire i suoi passi sul pavimento prima di riaprirli. Notai –grazie alle luci sempre accese di Las Vegas- che aveva in dosso una maglietta grigia larga e lunga, ma non abbastanza da nascondere le culotte dello stesso colore della maglia, che mettevano ben in mostra il suo bel fondoschiena.
E dopo questa bella visione, posso dormire beato.

Continua.


L’angolino dell’Autrice:

Note:

Kyaa! Capitolo cinque! *W*
Eh sì, il titolo del capitolo è stato rubato dalla splendida canzone di Elvis! Chi, a parte lui, poteva ispirarmi?! XD
Ora, ci ho messo un casino a postare perché ero sommersa da alcuni lavoretti, tra cui: Aiutare i miei con la sistemazione della nuova casa, fare 5 commissioni, finire due disegni che avevo iniziato secoli orsono, scrivere con la mia dulce _Ella_ alcuni capitoli della nostra FF…
Insomma, non ho avuto molto tempo. Quindi, vi chiedo perdono sia per il ritardo che per la scarsità del capitolo >.<
Vi prometto che il prossimo compenserà anche questo!!!
E ora, i ringraziamenti!!! *_*

_Ella_:
Pucci pucci buhbuh! *____*
*Viene portata via con la camicia di forza*
Se inizio così…. Non oso immaginare come finisco XD
DemDem è un genio incompreso, c’è poco da fare XD Eh sì, tu fingi di non sapere chi sia… Come direbbero i pinguini di “Madagascar”: «Tu non hai visto niiieeeeeente.» XDDDD
Per il resto già sai tutto, visto che ci sentiamo di continuo su msn…
Quindi ti saluto qui, mia cara!
Un bacione grande grande! <3

ka93:
Ahahahah V____V
DemDem è più utile di quello che sembra, davvero! Per questo lo lovvo *_*
Comunque, ok, mi rassegnerò (come se poi fosse una cosa impossibile da fare! Sora è troppo puccio *_*)
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, e spero di aver soddisfatto la tua voglia di vedere la demenza di Demy e la pucciosità di Sora *_* Fammi sapere!
Bacio!

KaMiChAmA_EllY_:
Una nuova commentatrice!!! *O*
Ma davvero ti scusi perché hai commentato?! Ma dai!! Per me è un enorme piacere ricevere commenti di ogni tipo da qualsiasi persona, che la conosca o no! Quindi non preoccuparti assolutamente!!!
Allora, prima di tutto; Grazie mille per i complimenti! Sei estremamente gentile >////<
Poi, sono contenta che la storia ti piaccia! Spero di sentire la tua anche nei prossimi capitoli!
Un bacio

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan




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