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Autore: AcidBee    28/10/2010    4 recensioni
Beatrice, quindici anni, iperattiva, sempre sorridente e perennemente sarcastica, é una frana con i ragazzi.
Jacopo, quattordici anni, alle ragazze piace perché le fa sentire bene. E perché, diciamocelo, ha il sorriso più bello di tutto il liceo.
Simili pur essendo diversi, entrambi desiderosi di dare uno sguardo curioso al mondo e di lasciarsi andare, pieni di aspettative, in qualcosa che li faccia semplicemente essere felici.
Ma quando quella che sembra solo una semplice storia arriva a coinvolgerli più di quanto potessero immaginare, saranno pronti a prendersi più sul serio, a crescere ancora un po?
« Mi chiamo Beatrice, chiamatemi Bee.
Ho la bellezza di quindici anni e sono una di quelle che voi adulti definireste «una ragazza seria».
Ecco, trovo questa definizione decisamente fuori luogo, perché se c'è una caratteristica che mi appartiene é proprio la non-serietà... insomma, io passo il tempo a fare figuracce e a riderci sopra. Quindi, vi sbagliate. [...]
Sono la ragazza più
normale del mondo, e sono qui per dimostrare che l'amore a quattordici anni esiste. »
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teenage Dream







• Act 2 • Your kisses leave me breathless.












Oh, Dio. Stavo baciando uno sconosciuto.
Beh, in fondo un po' sapevo chi fosse... Ma Bee, questo non ti giustifica!
In quel momento il mio malato cervello si spense grazie al cielo, e riuscii a concentrarmi solo sulle labbra di quel ragazzo.
Oddio, baciava divinamente... era così intenso come bacio, non avevo mai provato una sensazione del genere.
Presa dalla foga del momento e ancora annebbiata dall'alcool che reggevo così male, lo presi per mano e lo trascinai verso l'uscita sul retro che mi aveva illustrato prima Francesca, ignara dell'utilità che potesse avere quell'informazione, cercando un po' di intimità.
Appena varcata quella porta ci ritrovammo all'aperto e mi sentii appoggiare delicatamente contro il muro da quel ragazzo che tanto mi coinvolgeva, con le sue mani allacciate attorno ai fianchi.
Azzardai un contatto più profondo dischiudendo la bocca e le nostre lingue iniziarono una strenua lotta che avrebbe certamente portato alla mia autodistruzione tanto bruciavo dall'interno. Si staccò dalle mie labbra e dovetti aver mugugnato qualcosa in segno di protesta, perché potei scorgere un sorriso dipingersi sulle sue labbra che si spostarono ad accarezzarmi il collo scoperto.
Ero così presa da quel contatto così provocante che non mi accorsi del tempo che passava, c'eravamo solo io e lui e il muro dietro di me... finché una ventata d'aria gelida non mi risvegliò da quello che poteva tranquillamente essere un sogno incredibilmente realistico.
Spalancai gli occhi e parte della nebbia nella mia testa doveva essersi dissipata, perché finalmente mi resi conto di dov'ero e soprattutto cosa stavo facendo.
Mi divincolai da quella presa incredibilmente soffice con una faccia seriamente spaventata, e dall'espressione di puro stupore che si dipinse sul volto del ragazzo intuii che anche lui aveva come preso una secchiata in faccia.
« Oddio... » mormorò arrossendo violentemente, ancora leggermente sotto shock.
Da quel fatidico rossore compresi che anche lui era nella mia situazione, e la tensione si stava tramutando in pesante imbarazzo, non avevamo nemmeno il coraggio di guardarci in faccia.
« Senti... » esordimmo contemporaneamente. Ci scappò una risata per quella sincronia così fuori luogo, e più alleggeriti finalmente ci guardammo negli occhi.
Aveva due specchi azzurri incredibilmente dolci, e mi guardavamo sinceramente dispiaciuto.
« Senti », ripresi finalmente, « penso sia chiara la situazione: abbiamo bevuto tutti e due un po', e ci siamo lasciati andare... questo non significa niente, vero? Non ci conosciamo neanche... » conclusi sorridendo.
Perfetta. Diplomatica, una maschera di tranquillità. Solo il mio cuore batteva ancora per l'affanno di prima, ma quello purtroppo non lo potevo spegnere per un po', dannazione.
Nei suoi occhi balenò qualcosa per un instante, un'emozione che non seppi decifrare, poi si decise a parlare anche lui.
« Già. » Tutto qui? Dopo... quello, era tutto ciò che riusciva a dire?
« In ogni caso, sono Jacopo. Di prima C. » Ah, ecco.
« Beatrice, seconda B. » dissi allungando una mano, e me ne pentii all'istante. Avevamo passato diversi minuti imboscati fuori dal locale e io gli stringevo la mano? Dio, che idiota! Stupida, patetica ragazzina!
Lo vidi trattenere una risata, probabilmente la pensava come me, e stringermi la mano forse solo per cortesia. Che imbarazzo, speravo solo che il buio non gli fece notare quanto ero arrossita.
Ancora silenzio.
Una pesante coltre si stava puntualmente stendendo da noi, in quel momento così equivoco non poteva essere altrimenti.
Mentre mi scervellavo nel tentativo di trovare qualcosa da dire, dalla porta uscì una figura familiare, che riconobbi come quella di Matilde; oh Dio, allora esisti!
« Bee, dove cazzo eri finita?! Sono dieci, dieci minuti che ti cerco, Mel ha appena finito di limonare con l'ultimo tipo e... » finalmente notò la figura davanti a me, e mi lanciò un'occhiata maliziosa prima di rivolgersi a Jacopo.
« ...e tu chi saresti? » disse serena come al solito. Meno male che mi aveva trovato lei al posto di Melissa, conoscendola lei avrebbe deciso di lasciarci da soli a continuare quello che aveva interrotto.
« Jacopo, prima C. » salutò lui con un cenno del capo. Era chiaramente divertito dall'entrata di Matilde.
« Bene Jacopo, contenta di fare la tua conoscenza, ma adesso dovrei requisire la mia amica, é un problema? » riprese regalandogli un sorriso sincero.
« No no, fai pure » ricambiò lui, rivolgendosi poi a me: « ci si vede... Bee ».
Feci appena in tempo ad ammiccare imbarazzata che venni portata via di peso dal mio angelo custode.
Si fermò qualche metro più in là, e dopo aver controllato di non essere sentita da nessuno, incrociò le braccia sotto il petto assumendo un'aria da malefica direttrice di orfanotrofio fallito. Deglutii vistosamente non sapendo cosa aspettarmi come ennesima ramanzina.
« Ok, domani prova a fuggire, morire, ammalarti o qualunque altra cosa ti impedisca di darmi delle spiegazioni decenti e giuro che ti trovo, Beatrice cara! »
Oh, merda. Quando mi chiamava Beatrice era seriamente incazzata.
« O-ok, certo mammina, ricevuto » tentai probabilmente invano io di sdrammatizzare mettendomi sull'attenti come un soldatino.
La sua espressione terribilmente seria non mutò di mezzo millimetro.
Poi, distese finalmente le labbra in un sorriso e iniziò a parlare a raffica facendomi domande sull'accaduto, senza più voglia di aspettare l'indomani.
Le raccontai tutto per filo e per segno, e resistetti all'impulso di lodare le prestazioni di Jacopo per non esasperarla ulteriormente visto il suo salvataggio di quella sera.
Dovetti però ripetere tutto il racconto ad una sconcertata Mel, che si era precedentemente intrattenuta con l'amico di Jacopo che finalmente capii che si chiamava Davide, su cui disse che era un bel ragazzo ma niente di che, soprattutto era piccolo.
Sorrisi sapendo che questa era l'ennesima scusa per non impegnarsi con un ragazzo a tempo indeterminato.
Mel era fatta così, aveva troppa paura di attaccarsi alle cose, abituata com'era alla solitudine.
Tornai a casa esausta, dissi due parole a mia mamma sulla festa giusto per non destare sospetto, e mi buttai sul letto ancora vestita.
Dio, che serata movimentata. Avevo la lingua a pezzi per aver spiegato infinite volte l'episodio di Jacopo e... oh beh, anche per altro. A quel pensiero inconsciamente sorrisi ed arrossii, in fondo non mi era dispiaciuto né me ne ero pentita. In fondo era stata solo una cosa nata per caso, no? Una strana coincidenza destinata ad iniziare e finire lì.
Improvvisamente, il mio cellulare prese a vibrare incontrollato facendomi ridestare da quello che era una specie di stato catatonico nel quale ero caduta, e rivoltai il piumone del letto tentando di farlo riaffiorare.
Per fortuna si trattava solo di un messaggio, altrimenti non sarei riuscita a rispondere vista la situazione disperata in cui mi trovavo.
Da: Tommy :P
Hey tappa, sei andata via senza salutare :( Pazienza, non mi avresti trovato, ho conosciuto una ragazza... wow! E tu? In molti hanno notato che sei fuggita via con uno...
Se all'inizio la mia espressione era stata di tenera felicità per il mio amico che ogni volta ne trovava una nuova, all'ultima parte del messaggio sbiancai, cancellando dalle labbra il sorriso ebete che mi si era dipinto.
Panico.
In quanti ci avevano visti? Ero una che detestava essere al centro dell'attenzione, e certe ragazze del liceo sapevano diventare estremamente perfide, se avessero saputo della mia “scappatella” non avrebbero esitato a tartassarmi senza pietà.
Scrissi in fretta un messaggio a Tommy chiedendogli se veramente tutti ci avevano notato, troppo agitata per congratularmi con lui per la sua conquista.
Un minuto, due minuti e niente risposta.
Quando l'ansia aveva finito per divorarmi quasi completamente, accolsi lo squillo del telefono come una salvezza divina.
Da: Tommy :P
Ma che dici, saranno stati tre o quattro, r i l a s s a t i Bea ;) E comunque hai la tua personale guardia del corpo qua che ti proteggerà dai paparazzi! In ogni caso, carino il ragazzo, eh!
Tirai un sospiro di sollievo. Bene, niente assurde pare mentali sul tornare a scuola lunedì.
Invano pensai di potermi concedere finalmente la notte di sonno tanto agognata quando il cellulare, con mia grande sorpresa, squillò nuovamente.
Ok, avrei seriamente ucciso chiunque fosse a turbare il mio sonno, era stata una giornata pesante dannazione!
Molto lentamente allungai la mano verso il comodino dove avevo posato quell'infernale aggeggio, e con occhi affaticati mi accinsi a leggere il display che non avevo mai trovato così luminoso.
Da: Mel <3
Giusto perché tu non mi consideri un'amica indegna, so già che vuoi il suo numero ma non posso accontentarti, puoi chiederlo con l'inganno al suo amico Dave (34820391**) Trovati una scusa e dormi serena :P
Ok, forse non l'avrei proprio uccisa.
Magari anche ringraziata.
Però, qualunque cosa avessi deciso, la rimandai al giorno dopo, e mi addormentai all'istante col sorriso sulle labbra, ancora senza fiato per il bacio di quella sera.
Non riuscivo a respirare lentamente, forse si era tenuto un po' della mia aria dopo il bacio.
Un p' di me, magari.

*

Fu una settimana leggera.
Ero piuttosto serena, ancora libera da stremanti interrogazioni per il momento, nonostante già ricevevamo minacce a proposito dell'imminente maturità a cui mancano solo quattro anni, e già dovevamo fare tesoro del programma.
Tutte cazzate, non avevo intenzione di pensarci per almeno tre anni e mezzo.
Stavo pian piano tornando alla mia vecchia routine prima delle vacanze, rispetto all'anno prima avevo ottenuto maggior fiducia dai miei genitori e quindi più permessi.
Ero fiera di essere riuscita ad iniziare così bene l'anno, la mia perfezione maniacale voleva avere sempre un quadro della situazione immacolato.
C'era però una pecca in quell'ordine preciso, una stonatura che s'infiltrava stressante nei miei pensieri se non stavo attenta.
Ecco, pensavo spesso a quella sera. E quanto mi era piaciuto stare, anche se per così poco, con Jacopo. Tutto questo non era certo facilitato dall'inizio di quella che poteva diventare amicizia col suo compagno Dave, che per quanto sapesse essere fissato e fin troppo egocentrico mi andava particolarmente a genio.
Lo incontravo spesso durante l'intervallo e conversava volentieri col mio solito gruppo di amiche a cui si aggiungevano Tommy e il suo amico Marco, un biondo ragazzo per il quale avevo avuto un certo interesse un po' di tempo prima, senza che si concludesse niente.
Con chi in realtà mi interessava veramente, e cioé il moro che tanto mi aveva stregata, non riuscivo ad avere tutta questa confidenza.
Il nostro rapporto fino a quel momento (escludendo la festa maledetta) si era basato solo su sguardi per lo più imbarazzati nei corridoi, ai quali si aggiungevano quelli che ci scambiavamo ignari di essere scoperti.
E tutto questo mi stava logorando.
Insomma ragazzo, se ti interesso veramente fatti avanti! era il mio pensiero più ricorrente in quel periodo.
Così, decisi di dare una mossa alla situazione.
Era giunto il momento di tirare fuori la Bee che più mi piaceva, quella ragazza che tanto faceva disperare le sue amiche.

*

« Si Dave, sarebbe fantastico! Un'ottima idea! » Quel tono mieloso avrebbe dovuto insospettirlo, ma non sembrò farci caso.
Ero da venti estenuanti minuti al telefono con Davide, e non voleva sapere di organizzare un'uscita con anche il suo tanto agognato amico, nonostante glielo stessi suggerendo tra le righe da ormai troppo tempo. E finalmente si era deciso, invitandoci a casa sua per un pomeriggio intero, Mel, Mati, Jaco ed io.
Ero geniale. Nessuno mi avrebbe mai più fermata ora.
Finii la conversazione in poco tempo liquidando il mio povero amico, e iniziai a girare per casa con un'affascinante espressione ebete appiccicata in faccia, senza curarmi di dove andavo.
Stavo praticamente volteggiando tra una stanza e l'altra felice come una bambina con un nuovo regalo, e passai in quello stato tutto il venerdì pomeriggio e il sabato mattina, giorno per il quale era fissato l'appuntamento, sotto lo sguardo preoccupato ed esasperato delle mie due amiche.
Perfino durante la lezione con quell'acida della prof. di matematica non riuscii ad evitare una fantastica figuraccia a causa della mia aria decisamente persa.
« Beatrice, gradirebbe degnarci della sua attenzione? - mi sentii improvvisamente richiamata – o preferisce ritornare nel suo mondo dei sogni, dove la sta aspettando il suo biondo cavaliere? »
Moro professoressa, é decisamente moro, la corressi mentalmente.
Non potei ignorare le risate di sottofondo che accompagnarono a braccetto il ghigno sadico della prof., ma non me ne curai particolarmente.
Anzi, feci esattamente come mi aveva suggerito l'arpia. Mi chiusi nel mio fantastico mondo dove un moro da stupro mi prendeva in braccio facendomi salire sul suo bianco destriero.
Alla faccia di quella zitella acida, che rischiava di rovinarmi la giornata. Ecco, così impari, pensai mettendo su un broncio deciso.


Non ero nervosa, di più.
Quasi mi tremavano le gambe.
Sveglia idiota, state andando tutti insieme a casa di un amico per una merenda, mi suggerì qualcosa nella mia testolina bacata.
Ansia da prestazione? Forse.
Improvvisamente non fui più sicura di niente, forse mi ero vestita troppo normalmente, forse il filo di eyeliner che avevo scelto di mettere era eccessivo... e se non gli fossi piaciuta? Avevo assolutamente bisogno di uno specchio. Si, ecco cosa volevo, un bello specchio.
Peccato che fossi sul tram che si dirigeva a casa di Dave e stessi annuendo con aria poco convinta da venti minuti di fitte chiacchiere con il resto della compagnia, mentre in realtà avevo la testa da tutt'altra parte.
« Sentite ragazzi, vi annuncio che non ho niente da mangiare: devo fermarmi a prendere della pasta al negozio all'angolo, chi mi segue? »
« Oddio Dave, io proprio no: dammi le chiavi di casa che inizio a metter su l'acqua. » Ma perché il suo tono anche svogliato mi sembra sempre così... solare?
« Jacky, non ti sopporto, scansafatiche che non sei altro. Bea, per favore, non mi fido a lasciarlo su in casa da solo... te la senti di accompagnarlo? » Certo Dav, non si capisce proprio così, eh!
Sul punto di arrossire, annuii tentando di sembrare pacata ed indifferente.
« Ok, vieni, ti faccio strada io. » si rivolse a me con uno dei suoi sorrisi migliori. E chi si sarebbe azzardata a non seguirlo?
La casa di quel caso umano di Davide era enorme: mi sarei di sicuro persa dopo il primo corridoio senza Jacopo; un labirinto di stanze si apriva dall'ampia anticamera, da cui s'intravedeva la parte iniziale di un'enorme salone, e rimasi ancor più stupita scorgendo ben due cucine, di cui una adiacente a quella che doveva essere la sala da pranzo.
Scossi la testa basita: la mia piccola casa, chiamata affettuosamente “buco”, non poteva competere con quell'enorme castello.
« Ti devi ancora riprendere, eh? E' difficile le prime volte abituarsi. Dovresti vedere la casa al mare... » Anche lui era evidentemente sconsolato, evidentemente ancora non si capacitava dell'enormità di quella casa. Non osai immaginare come fosse quella al mare.
« Allora, ci mettiamo al lavoro? » dissi, improvvisamente di buon umore. Oltre che rendermi incredibilmente impacciata, almeno quel ragazzo riusciva a contagiarmi con quel suo perenne buon umore.
« Subito, mein fuhrer!* » mi rispose lui, accompagnandomi in cucina e porgendomi tovaglia, posate e piatti da disporre sulla tavola.
« Non avrai intenzione di far lavorare solo una povera ragazzina! » lo provocai alzando un sopracciglio fintamente scocciata.
« Non ci avevo minimamente pensato, mylady, io mi occuperò di far bollire l'acqua nel frattempo! » La quantità di buffi epiteti con cui mi stava appellando mi facevano morire dal ridere e dall'imbarazzo, diamine! Ma perché non aveva una schiera di ragazze pronte a sbavargli dietro? Oh, già, c'erano...
A quel pensiero mi si strinse lo stomaco: non avevo certo dimenticato tutte quelle oche di prima che gli svolazzavano intorno parlandogli in modo così zuccheroso da far venire la carie a chiunque ascoltasse...
Non era certo il ragazzo più bello o affascinante della scuola, anzi, Dave era decisamente più carino di lui, ma la sua naturale serenità e il suo sorriso così sincero gli avevano procacciato un notevole numero di ammiratrici, che prontamente avrei ucciso una ad una con un fucile se ne avessi avuto la possibilità.
Era così piacevole stare con lui che quei pochi minuti in cui fummo da soli volarono, e a momenti Mel, Mati e Dave sarebbero tornati in casa, ne ero certa.
Andare avanti e indietro per i corridoi sistemando tavola e cucina mi aveva fatto venire fame e caldo, e sentii l'impellente bisogno di togliermi la felpa.
Ma stava andando tutto troppo bene per i miei gusti, e infatti mi ritrovai incastrata con la cerniera nei capelli.
« Oh merda! » bofonchiai incapace di strapparmi drasticamente quell'impiccio. Perché non mi ero slacciata la cerniera, e avevo invece cercato di sfilarmela dalla testa?! Ero probabilmente troppo sovrappensiero per poterci pensare.
« Aspetta, ti aiuto io... » mi venne incontro lui, ma la cerniera non volle arrendersi neanche sotto il tocco delle sue mani, finché con un rumoroso click! non decise di aprirsi solo per esasperazione.
Ma giusto perché ero troppo poco imbarazzata, nel venire via la felpa mi sollevò anche la maglietta scoprendo una considerevole porzione di pancia.
Ecco, e la mia figura da maniaca con squallidi tentativi di abbordaggio l'avevo fatta. Perfetto, tutto era stato rovinato da quel terribile cliché e dalla mia faccia completamente rossa.
Certo, anche il fatto che fossimo così vicini e che lui avesse lasciato aperti i primi due bottoni della camicia aveva contribuito a rendere il mio respiro così accelerato... oddio stupidi ormoni, non siamo più in estate, non é il caso di ballare la conga!
Ma era forse solo uno scherzo di questi ultimi inutili “esseri” o non era solo un'impressione che il suo viso si stesse avvicinando sempre più al mio?
Ma sì, assecondiamoli questi idioti! pensai mentre mi avvicinavo sempre di più alle sue labbra...
Le nostre labbra si muovevano con leggerezza le une sulle altre, i nostri cuori battevano all'impazzata e il silenzio era spezzato solo dai nostri lievi respiri.
Quel bacio non ebbe niente a che vedere con il precedente: in primo luogo eravamo tutti e due (parzialmente?) lucidi, e mentre il primo era stato guidato probabilmente solo dall'istinto e dall'alcool questo era incredibilmente dolce e misurato, quasi un sussurro.
Misi timidamente le mani tra i suoi capelli incredibilmente morbidi, e lui rispose stringendomi delicatamente tra le sue braccia, che sembravano state create appositamente perché io ci stessi dentro.
Tutto era tornato perfetto, finché non suonò il citofono, il cui squillo fu accompagnato da una serie di imprecazioni a mezza bocca provenienti da tutti e due.
Ero ancora senza fiato, nuovamente per colpa sua.
Dovevo fare in modo che perdesse quel vizio di tenersi sempre qualcosa di mio.












*espressione tedesca che significa press'a poco “mio signore”.





To be continued...












Come osa ripresentarsi quella sclerata?
Saaalve people, eccomi sfortunatamente di nuovo qua...
Come vedete, sono in ritardo e il capitolo fa schifo, ma dettagli, non so con che faccia mi accingo a postarlo.
Bene, già da questo capitolo siamo nel vivo della storia, indugiare troppo mi sembrava stupido, ma la parte tenera e tutta rose e fiori non durerà molto, purtroppo per voi e per loro.
Perché il succo di questa storia sono i loro incasinatissimi problemi adolescenz... ehm, esistenziali ^^, non la loro perfetta (ma anche no!) vita.
Rispondo veloce veloce alle due recensioni che mi avete lasciato, e vi ringrazio 8 preferiti, 8 seguiti e 1 ricordata!

@LadyMarmelade: grazie tesoro ^^ anche adesso ti ho lasciata sempre un po' col fiato sospeso, mi dispiace :P
Spero di averti fatto apprezzare il capitolo, a me fa un po' schifo xD
A presto <3
@Coccinella_: Emmettì tesoro :3 grazie mille, sono felice che la storia ti piaccia :D
Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo che non è proprio una delle mie più grandi produzioni xD
Bacio **

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Bene, noi ci vediamo tra un po', non so quando, vedrò il prima possibile :D
Un bacio,
la vostra Bèa.
   
 
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