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Autore: Dean Lucas    28/10/2010    2 recensioni
Ian riabbraccia Isabeau ma scopre il prezzo del perdono di Ponthieu: i ragazzi si vedono costretti a ritornare con Isabeau nel presente in cerca dell'unico manufatto che può convincere Guillaume. Nel passato, una donna mette alla luce una bambina, senza sapere che avrebbe scritto alcune delle pagine più importanti della storia di Francia. Il suo destino si intreccerà con quello di Ian, Daniel, Isabeau e Ty, tra guerre e assedi, sconfitte e vittorie e soprattutto un nuovo amore più forte di ogni cosa. E quando tutto sembrerà ormai perduto, e la vita della misteriosa ragazza e il segreto stesso di Hyperversum saranno in grave pericolo, una donna dovrà prendere la decisione forse più importante nella storia dell'umanità. Chi c'è dietro Hyperversum? I ragazzi forse l'hanno sempre saputo, ma quando arrriverà finalmente il momento di conoscere la risposta, questa li sorprenderà più ancora delle loro incredibili avventure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehmm, si?”, Jodie era ancora assonnata mentre si svegliava e rispondeva al ricevitore sul comodino di fianco al letto.

“Buongiorno, Maggiore. Mi scusi se la disturbo a quest’ora, abbiamo quel regalo per lei”, annunciò la voce maschile, “sono qui con Kincaid alla reception, possiamo salire?”

Jodie cercò Szigi sul letto di fianco al suo. Non c’era, ma sentì il rumore dell’acqua che scrosciava nella doccia.

“E voi, sareste?” domandò alla voce.

L’uomo dall’altra parte, restò in silenzio per un istante. “Maggiore, non mi riconosce? Sono Mitch… saliamo?”

Jodie sorrise dentro di sé, “Certo, salite pure, siamo al secondo piano, alla 222”. Dopotutto non era granché, ma poter vedere quella donna, che aveva sempre tutto sotto controllo, almeno una volta alle prese con una situazione imprevista, la divertiva.

Quando Jodie attaccò il telefono, il rumore della doccia era cessato. Non passò molto che Mónika, coi capelli che ancora grondavano acqua e coperta appena da un asciugamano che si era avvolta intorno ai fianchi, fece irruzione nella stanza.

“Allora, con chi diavolo stavi parlando?”

Non ci fu bisogno di risposte: Jodie era di spalle e stava aprendo la porta. Proprio in quel momento, due uomini entravano nella loro camera e osservavano intenti la scena del loro capo che li accoglieva seminuda.

Jodie soffocò a stento la risata, mentre Mónika lasciava trapelare per la prima volta un’emozione e le sue guance avvampavano.

“’Giorno, boss…”, la salutarono i due uomini con un sorriso un po’ ebete.

“Si può sapere cosa accidenti ci fate, qui?”

“Li ho fatti salire io, scusami. Dovevano consegnare qualcosa e sembrava urgente…”, fece finta si scusarsi Jodie.

“I computer che aspettavi da Cinthya”, si affrettò a dire Mitch, senza distogliere lo sguardo dalle gambe affusolate del suo superiore.

“Molto bene”, replicò freddamente la donna, ignorando le occhiate dei due militari. “Torno subito, devo andare ad asciugarmi i capelli” e mentre passava davanti al letto, afferrò distrattamente i vestiti distesi lì sopra.

Quando sparì dietro la porta del bagno, i due compagni si scambiarono uno sguardo d’intesa e un’espressione eloquente delle labbra.

“Uomini…”, commentò Jodie, ma anche lei non poté fare a meno di ammirare la perfetta forma fisica del Maggiore. Poi aggiunse mentalmente: quando tutto sarà finito, mi iscriverò in palestra! Se voglio tornare com’ero prima di Alex…

Quando il Maggiore tornò, i volti dei tre ragazzi conservavano ancora un’aria complice e soddisfatta, che Mónika si preoccupò immediatamente di raggelare con un’occhiata. I suoi capelli adesso erano perfettamente asciutti e pettinati, indossava un paio di jeans aderenti e un sottile dolcevita nero senza maniche. Era a piedi nudi.

“I computer, tenente, avete già verificato che funzionano?” volle sapere senza indugi, mentre afferrava gli stivali scamosciati col tacco.

Mitch farfugliò qualcosa, poi giurò che avrebbero provveduto immediatamente.

“E cosa diavolo aspettavate?” lo interrogò la donna, mentre s’infilava con difficoltà il primo stivale, tirandolo con entrambe le mani.

“E poi, per l’amor del cielo”, sibilò roteando gli occhi verso l’alto, “la smetta di fissarmi in quel modo!”

“S-sì, boss”, scattò Mitch, “sorry, boss”.

Mitch e Kincaid si misero subito ad armeggiare con i computer, mentre Mónika regolava sopra il dolcevita la cinghia di cuoio della fondina ascellare e controllava l’otturatore della sua Beretta 9 millimetri, prima di introdurla nella sua custodia.  

 Né il primo portatile, né il secondo tuttavia si riavviarono.

“La batteria deve essersi scaricata”, suppose Jodie.

“E non c’è modo di trovare rapidamente un alimentatore di corrente, compatibile con uno dei due modelli?

“Bé, forse facciamo prima a tornare al castello. Gli adattatori dei portatili dovrebbero essere ancora lì.”

“Ok, mi sembra giusto proseguire lì dove è iniziato tutto. Avverto il Generale che torniamo a Chatel-Argent”.

Mónika aprì l’armadio e prelevò la giacca a vento.

Poi guardò Jodie, che era ancora nel suo pigiama Hello Kitty: “E tu? Hai intenzione di venire vestita così?”

Questa volta oltre ai due ragazzi, fu Mónika a sogghignare.

 

***

 

 

LeClercq pagò il taxi e camminò sul ghiaietto prima di raggiungere il moderno cancello che delimitava le proprietà di Chatel-Argent.

 Al videocitofono, annunciò il suo nome e tanto bastò per accedere senza ulteriori spiegazioni. Mentre percorreva la stradina all’ingresso, si tastò la tasca destra del cappotto di cachemire e trasse conforto dal percepire il freddo acciaio della Smith&Wesson a canna corta.

Oltrepassò velocemente il viale di platani e scorse l’amministratore del castello che gli veniva incontro a grandi passi, salutandolo con ampi cenni delle braccia.

Il Curatore approntò sul volto un sorriso amichevole e rispose prontamente al saluto, agitando a sua volta la mano.

Non l’aveva ancora raggiunto che l’altro uomo gli domandò: “Novità dal comando di polizia?”

LeClercq replicò con uno sdegnato scrollare del capo. “Mi rincresce, Monsieur, non hanno fatto alcun progresso.”

“Dite sul serio? Ancora nessuna notizia su dove possa trovarsi il codice?”, chiese sconsolato l’altro.

“Nossignore”, gli confermò, tacendo volutamente che Jodie era stata liberata.

L’amministratore lo guardò smarrito. “Cosa possiamo fare, adesso?”

“Non si preoccupi, ci penserà il mio istituto. Ci affidiamo ai migliori specialisti sul mercato, in casi come questo, senza badare a spese. Mi sono precipitato qui, proprio per condurre personalmente le ricerche”.

“Sono a vostra completa disposizione, Monsieur”, si affrettò ad aggiungere l’uomo, “il nostro personale può esservi in qualche modo di aiuto?”

LeClercq assunse un’espressione pensierosa, a beneficio del suo interlocutore, ma restò in silenzio, in modo che fosse l’altro a continuare.

“Ovviamente”, proseguì cautamente l’amministratore, prevedendo un lauto risparmio nei suoi costi di gestione, “dato che la signorina è in carcere e gli altri ospiti risultano scomparsi, forse lei crede, per non essere d’intralcio, che sia opportuno…”

“Certamente Monsieur, non si preoccupi, liberi tutto il personale interno.”

LeClercq attese, rilassandosi nella spa, che tutto il personale ordinario del castello abbandonasse l’immobile.

Quando fu certo che nessun altro lo avrebbe disturbato, entrò nel torrione, compiacendosi che ogni variabile, fino allora, si fosse comportata esattamente come aveva previsto.

Tutto in ordine, nessuna cosa fuori posto.

Il Curatore sorrise apertamente, traendo conforto dalla logica ineccepibile dei suoi ragionamenti e si addentrò dentro il castello medievale: ogni pietra simboleggiava una pagina di storia che lui conosceva alla perfezione, in ogni sua sfaccettatura.

Rassicurato di essere nel suo elemento, si sentì invincibile.

 

***

 

 

Guidava Mónika. Mitch e Kincaid erano rimasti a Lille e il viaggio si trasformò presto in una nuova occasione per porre a Jodie sempre nuove domande sulla prodigiosa tecnologia rinvenuta da Ian.

Quando le domande parvero esaurirsi e Jodie si sentiva pronta a chiedere al Maggiore di mettere su un po’ di musica, Mónika cominciò invece una noiosissima descrizione delle teorie di Seth Lloyd e del suo allegro gruppo di fisici quantistici al MIT. Jodie trovò divertente solo il fatto che lei, un ricercatore esperto di tecnologie, l’aveva persino sposato.

Da Lille, presero la A1 in direzione Sud per Arras, e da qui proseguirono a sinistra, imboccando lo svincolo per la A26. Poi il navigatore li guidò per le stradine provinciali fino a Chatel-Argent.

Al videocitofono non rispose nessuno, così furono costretti ad abbandonare davanti al cancello l’auto di servizio del Maggiore. Poi Szigi aiutò il Generale e Jodie a scavalcare la ringhiera, che percorreva i confini degli ampi giardini che circondavano il castello.

“Dove accidenti è tutto il personale?”, volle sapere John, non appena oltrepassarono la cancellata e si avviarono verso il vialetto di platani, “Per la miseria, non c’è nessuno!”

“Allora niente sandwich con paté de foie gras marinato nel cognac e tartufi, stasera!”, ti sarebbe piaciuto John, Daniel ne andava matto, si ricordò amaramente Jodie.

“Quasi tutto il personale è in servizio solo quando il castello è prenotato da qualche ospite”, cercò di spiegare la ragazza, “probabilmente confidavano che mi avrebbero dato l’ergastolo e li hanno mandati tutti a casa…”

“Meglio così, abbiamo maggiore libertà per provare la tua storiella…” bofonchiò Mónika.

“E allora proviamola subito!”, sperando che siamo ancora in tempo, si preoccupò subito dopo Jodie.

 

 

  
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