Olèèèè,
direi che ce l’ho fatta!
Oddio ragazze ce l’ho fatta a pubblicare il capitolo!
(caspita ora comincio a piangere dall’emozione XD), okok,
non aspettatevi chissà che eh! Si tratta, fondamentalmente di un capitolo di
passaggio, ma abbastanza rilevante ai fini della storia, dal momento in cui
svelerà qualcosa sul modo di vedere le cose di Rose (bella lei *///*). Spero con
tutto il cuore che possa piacervi, mi auguro di aver fatto un lavoro
accettabile nonostante i mille impegni XD.
Angie, gioiaaaa *-* Sono
tanto felice che il capitolo ti sia piaciuto, mi auguro che anche questo ti
piaccia XD. Sono dolcissimi non è vero?? (che poi, detto tra me e te, non sono
neanche sicura di essere io a scrivere sta storia perché non vado molto d’accordo
col romanticismo, mah, sarò
mica posseduta?? XD scherzo XD) grazie, grazie e fammi sapere che ne pensi tesò! Ti mando un bacione =***
Sofia, ma quante belle parole *-* Vabbè
che della recensione e del capitolo ne abbiamo parlato già abbastanza su msn
quindi mi limito a ringraziarti! Sappi solo che ho avuto paura di non riuscire
a pubblicare sto capitolo e se l’ispirazione è tornata appena sei tornata anche
te, ci sarà un motivo no?? XD spero che il chap ti
piaccia sister, ti voglio un gran bene <3<3 =**
Gio, tesorino
mio ti ho fatta piangere?? (spero che sia una cosa buona altrimenti la prossima
volta picchiami ù.ù) grazie mille per tutte le
recensioni che mi lasci e anche perché mi sopporti XD Spero che il capitolo ti
piaccia. Una bacione =**
Valibi,
*__________* nuova lettrice, nuova recensione! Ciaooo
^^, sono tanto felice che la storia ti piaccia e grazie per tutti questi
complimenti! Mi riempiono il cuore di gioia davvero, spero che questo capitolo
non ti deluda e che tu voglia farmi sapere ancora cosa ne pensi ^^ Un bacione
anche a te cara =**
Ovviamente grazie anche a tutti quelli che leggono
soltanto ^^
Buona lettura a tutti =D
La luce penetra lieve attraverso le spesse tende che coprono
l’enorme finestra che illumina la mia suite, il sole è già bello forte,
nonostante sia presto. E’ una di quelle splendide giornate limpide che si
vedono raramente di questi tempi, una di quelle che ti aprono il cuore e ti
mettono di buon umore.
Sono sveglio da una mezz’oretta ma ho deciso di non alzarmi, è
la prima volta che ozio nel letto, essendo una persona iperattiva, per me le
giornate non sono mai abbastanza lunghe, eppure ora sento solo il bisogno di
fermare un po’ il tempo, o almeno il mio tempo.
Alle 11 abbiamo l’aereo, io e Rose ritorniamo in Scozia,
mentre Shannon si ferma a Londra per un altro paio di giorni per sistemare
alcune cose di lavoro, prima di filare a casa e cercare di mettere su qualcosa
per la band con Tomo e Tim. Io ne avrò ancora per qualche mese, ma quando
finirò di girare il film sarà sempre meglio cominciare a lavorare da basi già
belle e certe che dal nulla assoluto.
A volte mi rendo conto che non sarebbe facile per nessuno
essere me, nella mia vita non esiste il tasto pausa, ma sono stato io a
volerlo. Buttarmi a capofitto nel lavoro, cercare di ottenere la perfezione da
ogni cosa in cui mi cimento, mi aiutava e mi aiuta a non pensare ad altro. Quel
fantomatico “altro” che sapevo mi avrebbe fatto solo soffrire, ancora e ancora
e ancora, ora si è trasformato in qualcosa che mi fa stare dannatamente bene,
una verità alquanto scomoda e difficile da accettare dopo anni, ma con la quale
ho imparato a convivere.
Avevo dimenticato il vuoto allo stomaco che si forma ogni
volta che lei ti regala un sorriso, l’incessante battito del cuore quando la
senti disposta a donarti sé stessa, lo strano tremolio delle gambe se la
incontri sulla tua strada e non te lo aspettavi, quella insensata voglia di
mandare a quel paese tutto e tutti e fermare il tempo nei suoi occhi, perché
non avresti bisogno d’altro.
Lo sto riscoprendo pian piano, ora, con lei, e mi sento un
ragazzino.
Rose dorme accanto a me e la sto fissando da quando ho aperto
gli occhi, ho visto panorami ed orizzonti fantastici nella mia vita, ho
assistito a fenomeni da mozzare il fiato, alla potenza esaltante della natura,
questo grazie ai numerosi posti che ho avuto la fortuna di visitare.
Ma mai e dico mai ho
incontrato qualcosa di lontanamente paragonabile alla meraviglia di questa
visione.
È sdraiata sulla pancia e volge il viso addormentato verso di
me, i capelli sono sparsi un po’ dappertutto e alcune ciocche ribelli le cadono
davanti agli occhi beatamente chiusi, il lenzuolo la tiene coperta fino a metà
schiena, il resto è solo pelle nuda, ma non credo senta freddo, il riscaldamento
è al massimo, le braccia circondano il cuscino morbido e io vorrei che lo
facessero con il mio corpo, le labbra semi aperte sono invitanti e rosee come
lo splendido colorito delle sue guance che hanno abbandonato il solito pallore,
riesco a vedere la curva sinuosa del piccolo seno schiacciato contro il letto e
il solo pensiero di averla avuta tra le braccia fino a poche ore prima mi
blocca il respiro e mi secca la gola, ingoio a vuoto e porto una mano a
carezzarle il viso.
Quante volte l’avrò già guardata in questo modo? Quanto tempo
avrò lasciato scorrere via completamente perso in lei? È solo che non mi sembra mai abbastanza.
Non voglio che si svegli, mi piace osservarla riposare, c’è
una contagiosa serenità nei suoi lineamenti e mi fa bene, le sposto i capelli
dagli occhi e mi avvicino di più a lei passando a toccarle la schiena nuda, le
lascio un piccolo bacio sulla fronte e sospiro chiudendo gli occhi e godendomi
il calore della sua pelle.
Questi giorni sono passati troppo in fretta, è sempre triste quando
le vacanze di Natale giungono al termine, ma questa volta l’amarezza la sento
particolarmente forte, non riesco ancora a credere a tutto quello che è
successo e, soprattutto, a come questo assurdo sentimento ne sia uscito illeso,
se non rafforzato.
Sono stati, con tutta probabilità, i 20 giorni più
assurdamente rilevanti della mia vita, tutte le mie priorità, i miei perché, le
mie convinzioni, le mie certezze, sono state rimescolate a tavolino, dando vita
a un me che di me ha ben poco, ma che, allo stesso tempo, porta con sé una
sensazione che avevo da tempo abbandonato, la serenità.
La mia essenza è ormai intrappolata dietro quelle palpebre
chiuse, che scendo a baciare con dolcezza.
Ma per quanto sia grande questa luce, nasconde un’ombra
altrettanto minacciosa, quando pensieri oscuri si affacciano alla mia mente li
ricaccio indietro con quanta forza ho per evitare di cadere in un baratro di
disperazione, è in quei momenti che ho bisogno di sentirla, concreta e viva, tra le mie braccia, ho bisogno di sentire
il suo respiro caldo, la sua voce melodiosa.
Perché potrebbe sparire da un momento all’altro, perché
potrebbe distruggermi così come mi ha fatto rinascere, perché contro la forza
che intende portarmela via non potrei nulla, un fottuto nulla…a
nulla varrebbero i miei sforzi di tenerla legata alla mia anima, perché
volerebbe via in un sospiro.
E allora cosa ne sarà della mia vita?
Spalanco gli occhi, immediatamente lucidi, contro questi
pensieri e automaticamente la stringo come se temessi che potesse succedere in
questo istante.
Poso la mia fronte sulla sua e sento il suo lento e regolare
respiro sulle labbra, metto a tacere il vuoto allo stomaco che urla pensieri
insensati e ricordi dolorosi di lei su
un letto d’ospedale, sola e triste. Il ricordo di quelle lacrime amare contro
un destino non voluto.
“Jared?” sussurra lei con voce impastata di sonno. Sorrido, so
che si sta svegliando, probabilmente sarò stato io, mi allontano
impercettibilmente per osservarla sbattere le palpebre e tentare di aprirle
liberando la luce che si cela nei suoi splendidi e caldi occhi.
“Piccola” le rispondo, so che sentire la mia voce la rincuora
e infatti la sento immediatamente tirare un sospiro di sollievo e fare
un’adorabile smorfia.
“Non sono piccola” ribatte socchiudendo le palpebre e fissando
gli occhi nei miei.
“Sì che lo sei” mi avvicino posandole un bacio sul naso, la
sento mugugnare qualcosa di poco sensato, afferro parole come “non è vero” ma
poi rinuncio a cercare di comprendere cosa sta dicendo dato che urge in me la
voglia impellente di sentirla ancora mia.
Mi spingo verso di lei, vicini all’inverosimile e tento di
bloccarla contro il mio corpo, ma lei riesce a sfuggirmi per un soffio e si
mette a sedere passandosi una mano sul viso e tra i capelli, incurante della
sua nudità calda e invitante, mi stendo con le braccia dietro la testa ad
osservarla.
“Che ore sono?” domanda sbadigliando, faccio spallucce anche
se so che non può vedermi.
“Non lo so con precisione, ma è presto” sfodero uno dei miei
toni più seducenti e la vedo irrigidirsi per poi trafficare con il lenzuolo e
coprirsi il più possibile, come se
servisse a qualcosa, il gesto mi diverte e comincio a ridere, lei si volta a
guardarmi senza capire, è di una dolcezza e un’innocenza disarmante, se non sapessi
quanto in realtà sia donna mi strapperei, vergognandomi, dai miei stessi
pensieri.
Dopo qualche secondo le si disegna un sorriso malizioso sul
viso e comincia a gattonare verso di me, molto lentamente, bloccandomi la
risata in gola, pregustando il momento in cui la riavrò tra le mie braccia.
Porta le sue labbra estremamente vicine alle mie senza però fare altro, si
spinge col corpo su di me, sono già pronto al meglio quando la vedo catturare
il mio braccio destro e allontanarsi immediatamente.
“Sono quasi le nove, fra due ore dobbiamo salire su un
benedetto aereo Signor Leto, le conviene darsi una mossa” sbotta dopo aver
controllato l’orario dall’orologio che porto al polso e che ieri notte ho
dimenticato di togliere, la osservo scappare in bagno con tanto di bocca
aperta, non posso credere che mi abbia fregato in questo modo. Non posso
credere che mi sia sfuggita per ben due volte nel giro di pochissimi minuti.
Questa è una cosa che il mio ego non tollera.
Dal bagno proviene il rumore scrosciante dell’acqua della
doccia prima che mi decida ad uscire dallo stato di shock e andare a prendere
ciò che è mio di diritto.
Entro in bagno, infilandomi con lei sotto la doccia, incurante
delle sue proteste e del suo improvviso pudore, potrei inventarmi almeno una decina
di scuse plausibili e evidentemente poco credibili, ma preferisco metterla a
tacere con un bacio, a volte il silenzio vale molto più di qualsiasi parola.
E il silenzio con cui la prendo è accompagnato solo dal suo
continuo ansimare coperto dal rumore dell’acqua, c’è una sola ed essenziale
verità: lei mi appartiene.
***
All'Aeroporto
internazionale John F. Kennedy c’è la solita assurda folla, quando arriviamo.
Siamo, nonostante il piccolo contrattempo, colpa mia lo ammetto,
miracolosamente riusciti ad arrivare in tempo per l’imbarco, le valigie sono
apposto, mio fratello è puntuale e c’è un minimo di tristezza comune, perché
stiamo per lasciarci alle spalle una città splendida e giorni che lo sono stati
almeno altrettanto.
“Spero
di ritornarci un giorno” sussurra Rose col viso schiacciato contro il vetro del
finestrino dell’aereo appena decollato, dando un ultimo sguardo a New York che
va scomparendo sotto di noi, scambio un’occhiata densa di significato con
Shannon che inaspettatamente si rivolge a lei “Certo che la rivedrai, ci
torniamo non appena finite di girare il film” pronuncia la frase con
noncuranza, quasi fosse stata la cosa più ovvia del mondo, continuando a tenere
lo sguardo fisso sul computer e vedo Rose sorridere con tenerezza verso di lui e
poi tornare a guardare oltre il finestrino. Altra occhiata e l’improvvisa speranza di poter camminare di
nuovo con lei tra quelle strade, scuoto la testa e scaccio, al solito, i
pensieri negativi.
Il
viaggio è stato mediamente lungo ma comodo, Rose ha dormito per la maggior
parte del tempo, Shan e io abbiamo parlato un po’ prima che lui crollasse esattamente
come lei, io non sono riuscito a dormire se non una mezz’oretta, ho scritto
qualcosa su twitter e girovagato fra siti web finché i miei occhi non hanno
protestato, poi ho rinunciato al computer e ho deciso di provare a scrivere
qualcosa ma Rose si è accovacciata poggiando la testa sulla mia spalla, allora
mi sono di nuovo perso a guardarla e ho preferito avere una scusa per
stringerla tra le braccia piuttosto che pensare ad altro.
Quando
siamo scesi all’Heathrow airport, era già buio.
“Ciao
Shan” Rose ha abbracciato mio fratello con uno sguardo a metà tra la tristezza
e la gioia “E grazie di tutto” Shannon non le ha risposto, si è limitato a
darle un buffetto sulla testa e so che aveva il cuore in gola “Abbi cura di te,
eh bambolina” c’era tanto affetto in quelle parole e glielo ha dimostrato
abbracciandola ancora mentre lei sorrideva.
“Ci
vediamo presto Jay” mi ha allungato una pacca allontanandosi da lei, ho annuito
e l’ho abbracciato a mia volta, l’abbiamo osservato allontanarsi e prendere il
taxi che lo avrebbe portato all’albergo, a noi due toccava un viaggio più
lungo.
Siamo
arrivati sul set a sera inoltrata, mi sono accorto che siamo stati quasi gli
ultimi a tornare quando ci ha accolto una folla di persone tra le quali spiccava
per solarità, David.
Le vacanze hanno fatto davvero bene a tutti, c’è molta meno
tensione, i loro visi sono distesi e tranquilli, si chiacchiera animatamente e
la conversazione è piacevole, ognuno ha qualcosa da raccontare e tutti noi ci
prestiamo ad ascoltare con educazione e sana curiosità.
Rose è dall’altra parte della sala, David le passa un braccio
attorno alle spalle e lei sorride beata, metto a tacere la punta di gelosia e
mi ripeto che è meglio così, non voglio che la nostra pseudo relazione sia
sotto gli occhi di tutti, ogni tanto, tra una battuta e un’altra, le lancio
delle occhiate discrete e qualche volta l’ho anche sorpresa a guardarmi per poi
abbassare lo sguardo imbarazzata.
Dio, quanto la adoro! Probabilmente non riesco a rendermene
pienamente conto.
Dal momento in cui ha posato gli occhi su di lei, Dave non
l’ha lasciata andare neanche per un secondo e
così sono almeno un paio d’ore che non riesco ad avvicinarla, neanche
volendolo con tutta l’anima. Rose, dal canto suo, sembra essersi rifugiata tra
le sue braccia e accetta di buon grado le estenuanti attenzioni che le rivolge
l’uomo. Continuo a non capire quale sia il motivo di tanta apprensione e, dopo
tutto quello che ho passato con lei, non posso fare a meno di sentirmi
spodestato.
Dovrei essere l’unico, di diritto, a poterla stringere in quel
modo.
Lei si è accorta del mio nervosismo e continua a lanciarmi
occhiate a metà tra la meraviglia e il buonsenso, so benissimo di dover
mantenere la calma, ma più mi guarda più agita in me la voglia di andarla a
strappare da quelle braccia.
Ad ogni modo, il tempo passa in fretta quando si è in buona
compagnia, e domani ci tocca ricominciare di buon’ora, motivo per cui tutti
stanno cominciando a lasciare l’allegra comitiva e tornare ognuno nella propria
roulotte.
“Stanotte dormi da me?” sussurro all’orecchio di Rose
facendola sobbalzare, l’ho raggiunta non appena David si è allontanato,
chiamato probabilmente da qualcuno.
“Non posso Jared, stanotte sto con Dave” risponde lei
voltandosi verso di me.
“Cosa??” sono incredulo. Lei mi guarda perplessa prima che la
scintilla della comprensione le illumini il bel viso, subito dopo comincia a
ridere di gusto fino ad arrivare alle lacrime, la fulmino con gli occhi.
“Ma no! Non per quello che pensi tu! Ma per chi diavolo mi hai
presa? Lui è il mio migliore amico, ricordi?” si affretta ad aggiungere
continuando a sorridere.
“Ma…” provo a ribattere, ma lei mi
zittisce con un dito “buonanotte Jared”
sussurra a pochi centimetri dal mio viso per poi scappare verso David che la
sta aspettando, il mio corpo si tende verso di lei inevitabilmente attratto, ma
rimango fermo sul posto sospirando e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Mi sento derubato di una piccola ma indispensabile parte di
me.
Mi dirigo a passo svogliato verso la roulotte che dista
pochissimo.
Ora cosa faccio? Bè, ci sono molte cose che potrei fare, una
fra tante: dormire. Ma so che non ci
riuscirei quindi mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo verso il letto
lasciandomici cadere, sembra particolarmente scomodo ma è inevitabile ora che
il metro di paragone è il Paramount, cerco di non pensarci e mi sistemo meglio
che posso con le spalle al muro, recupero carta e penna dal cassetto e
raggiungo un livello decente di concentrazione nonostante i mille pensieri.
Mi abbandono tra le braccia del silenzio e mi sgranchisco i
muscoli del collo, la penna è semiposata sul foglio e lascia piccoli segni neri
e quasi invisibili mentre il flusso dei ricordi lascia la mia mente per
riversarsi sul bianco foglio che ho davanti.
Ci sono molte cose da dire, più di quante credessi.
Non è il mio solito modo di scrivere, in genere butto giù
frasi essenziali che possano andare facilmente a strutturare il testo di una
canzone, questa volta, invece, le parole la fanno da padrone, scorrono
incessanti e mi rendo conto solo alla fine che probabilmente dovrò lavorare il
doppio per tirarne fuori qualche verso.
Eppure c’è così tanto, c’è tutto quello che ha fatto parte
della mia vita negli ultimi mesi, c’è quel passo che mi ha condotto verso una
nuova fase del mio essere, c’è il ricordo di quello che ero e che non ho smesso
ancora del tutto di essere, ci sono io e c’è lei, la mia piccola ragione di
vita, il mio destino, il mio immenso desiderio, il mio tutto.
Leggo e rileggo almeno cinque volte tutto quello che ho
scritto, non mi sembra vero di essere stato io, fino a qualche mese fa non
avrei mai detto di essere in grado di scrivere cose del genere, non avrei mai
creduto possibile che potesse esistere qualcosa che avrebbe sconvolto a tal
punto la mia intera esistenza, ma quel qualcosa esiste e ha un nome, il nome
più dolce che io abbia mai udito. Mi appoggio al cuscino, rigirando il ciondolo
a forma di rosa tra le dita, è piccolo, essenziale, bello e caldo allo stesso
tempo, esattamente come lei, lo stringo al cuore fingendo che possa contenere
quel tanto che basta di lei a non farmi
sentire la sua mancanza e socchiudo gli occhi, lasciando i pensieri liberi di
vorticare nella mia mente, alla ricerca pigra di un altro barlume di
ispirazione, i fogli delicatamente poggiati sul letto poco distante da me.
Il dolore
della caduta è indescrivibile, parte dal cuore e consuma ogni singola parte del
mio corpo, intorno a me è tutto dannatamente buio ma forse ho gli occhi chiusi.
Provo ad
aprirli ma la sensazione non cambia, a parte, forse, l’insensato istinto di
voltare la testa dietro di me, come se mi aspettassi di trovare qualcosa di
estremamente importante. E c’è! È la luce quella, dista qualche metro da me, ed
è come un dolce richiamo a casa, mi muovo a fatica distrutto dal dolore, ma
ogni passo verso la fonte luminosa mi rinvigorisce e mi apre il cuore, quando
sono abbastanza vicino riesco a distinguere una figura e il mio cuore perde un
battito quando riconosco il suo sorriso.
È lei. È
Rose.
Sorride,
e quello è lo splendido sorriso che la caratterizza, che la rende speciale, ed
è da quel sorriso che esplode la luce inverosimile, che mi rincuora e inquieta
allo stesso tempo. L’averla riconosciuta non fa altro che aumentare la mia
voglia di raggiungerla, sembra posta ad una distanza infinita e sono solo le
sue braccia tese verso di me a darmi la forza di continuare a camminare,
nonostante il dolore se ne stia andando, sento d’improvviso un peso gravarmi
sul petto, rallentandomi fino a schiacciarmi.
Respiro
affannosamente e cerco il suo aiuto con gli occhi, lei si accorge della mia
difficoltà e fa un piccolo ma essenziale passo verso di me, permettendomi di
allungarmi verso di lei e pregustare il momento in cui la mia mano sfiorerà la
sua.
Sto
tornando a casa.
A meno di
un centimetro dalla sua pelle, Rose si lascia cadere a terra e la luce si
spegne quasi immediatamente, una tremenda sensazione di vuoto invade il mio
misero corpo e cammino a tentoni nel buio cercando di ritrovarla, aspettandomi
di ritrovarla. Ed è lì, perfettamente chiara nel buio più totale, come se mi
fosse dato di guardare in faccia la nuda e cruda realtà, mi accovaccio a
toccare il suo corpo bianco, freddo e privo di vita, privo di luce.
È così
che finirà.
Urlo
afflitto il mio dolore sperando che qualcuno mi senta e possa piangerne la
perdita. Non si accorgono che brancoliamo tutti nel buio? Non si accorgono che
la luce si è spenta?? Come faremo senza la luce?? Cosa sarà di me?
Lascio
cadere le mie lacrime sul suo viso, e l’acqua salata cancella pian piano la sua
immagine.
No, no,
lei deve restare qui!
Ma è
troppo tardi, sono solo, perso, distrutto, e vorrei morire, vorrei non essere
mai esistito e continuo a brancolare nel buio, consapevole che non ci sarà
nessun benedetto ritorno a casa.
La mia
casa è appena scomparsa.
Mi tirò su gemendo un sospiro spettrale e affannoso, sono
sudato e seduto sul mio letto. Il peso grava ancora sul mio petto e quando
abbasso gli occhi mi accorgo che non si tratta altro che del ciondolo di Rose. Il
primo prepotente istinto è quello di girarmi alla mia destra per ritrovare il
suo corpo, ma lei non c’è e la sensazione di inquietudine si fa spazio possente
dentro di me. Mi metto in piedi, ricordando d’improvviso tutto, mi sono
addormentato mentre cercavo altra ispirazione, ma ho dormito solo quaranta
minuti circa.
Rose sta bene…Rose sta…sta bene.
Mi accorgo da solo dell’assurdità dei miei pensieri. Devo
andare a cercarla.
Esco fuori e l’aria pungente mi gela il viso, ho i brividi di
freddo ma non mi interessa, in questo momento avrei solo bisogno di stringerla
tra le braccia. Il sogno mi ha sconvolto in modo assurdo e, ora che ci penso,
mi ricordo perfettamente quello che sognai il giorno in cui ho fatto l’amore
con lei per la prima volta.
Mi sembra tutto terribilmente profetico.
Ho paura.
Mi dirigo verso la sua roulotte, senza la minima sicurezza di trovarla,
ma la porta è semichiusa e vedo una luce provenire dall’interno. Il passaggio
di una piccola ombra riaccende la speranza, Rose c’è! Sono tentato di entrare
senza neanche bussare quando sento delle voci che bloccano a metà l’atto di
aprire del tutto la porta.
“…in sostanza, sono stati i giorni
più terribilmente meravigliosi della mia vita, Dave” sospira Rose, c’è una
piccola nota di tristezza nella sua voce sussurrata, ritiro la mano che era
rimasta ferma a mezz’aria e mi avvicino senza far rumore per riuscire a
guardare all’interno, non riesco a vederla, probabilmente sarà sul letto,
abilmente nascosto alla mia vista, ma i miei occhi si posano su David che è
seduto su una sedia a gambe accavallate e la osserva con un’aria di paziente
dolcezza.
“Non era quello che volevi?” domanda l’uomo “Infondo ti ho
scelta anche per questo, sapevo fin troppo bene che avresti apprezzato” ride
apertamente e Rose con lui.
“Brutto imbroglione! Io non sapevo che nel cast ci fosse
Jared, quando ho deciso di girare questo film!” un piccolo sussulto quando
sento pronunciare il mio nome.
“Ahaha! È vero, sarà stato il
destino allora” noto che il regista le fa l’occhiolino e una serie di
sensazioni strane e sconosciute cominciano a impossessarsi di me.
“E comunque, se vuoi saperlo, no. Non era quello che volevo”
lei improvvisamente smette di ridere.
“Cosa?” l’esclamazione di David è a metà tra lo stupefatto e il
perplesso.
“No, Dave. Mi sarebbe bastato anche solo guardarlo da lontano.
Tutto quello che ho avuto è stato fin troppo. E questo…bè,
questo non era quello che volevo”
“Rose, non dire sciocchezze. Sappiamo bene entrambi cosa provi
per lui”
“Ed è questo il punto, Dave! Non avevo bisogno di altri mille
motivi per innamorarmi di lui! Non avevo bisogno di tutto questo per capire che
lo amo…e tu sai che lo amo più della mia stessa vita”
Ed è un’esplosione di tutto…di tutto
e di niente…è il battito accelerato del mio cuore…è il vuoto allo stomaco…è
il tremolio alle gambe…E’ tutto centuplicato! Mi
appoggio alla roulotte, stando ben attento a non farmi sentire, sospirando un
sorriso e scuotendo la testa.
Mi ama.
Quelle due parole, hanno vitale importanza per me. Sulle sue
labbra hanno un suono così dolce, così inverosimile, così straordinariamente
vero!
“Rose, non scherzare su questo argomento” la voce di David mi
riporta alla realtà.
“Oh, fanculo Dave! Sai benissimo che
è vero! Non ho mai avuto paura di morire, mai! Fino a questo momento” il mio
cuore accelera di nuovo i battiti
“ho paura di perderlo. Ho paura di perdere tutto questo.
Perché? Te lo sei mai chiesto? Perché è successo a me? Questo è un sogno, uno
splendido sogno ad occhi aperti. Ci ho fantasticato talmente tante di quelle
volte che fatico ancora a crederci. Ho paura che prima o poi mi sveglierò” un
sospiro amaro e una mezza risata accennata “mi è stato tolto tutto nella vita,
ma ho imparato ad accettarla così com’era, finanche ad apprezzarla e amarla,
non ho mai chiesto niente perché ho sempre avuto fiducia nel fatto che in tutto
c’è un disegno più grande. David, se Dio mi aveva voluta malata, probabilmente
era il suo modo di consolarmi e di promettermi che presto avrei riabbracciato
la mia intera famiglia. Non c’era bisogno di lacrime. Ho aspettato
pazientemente il giorno in cui avrei potuto sorridere di nuovo, col cuore
leggero, il peggio sarebbe passato in fretta me lo sentivo” un attimo di pausa
che aumenta la tensione del mio corpo fino a distruggermi “ma poi mi è stato
donato lui. Una luce così forte da far male nel buio della mia vita. Ma lui
cos’è David? È un dono o una punizione? Non ho mai avuto tanta voglia di vivere
e, nonostante tutto, sento che la vita mi sta pian piano abbandonando. Perché?
Perché proprio ora? Perché non voglio perderlo? Perché mi distruggo il cuore
pensando al momento in cui non sentirò più le sue mani sul mio corpo? Perché
l’ha saputo, Dave? Perché sta nascendo qualcosa tra di noi? E non posso fare a
meno del suo sguardo, del suo respiro…non posso fare
a meno di lui!” un piccolo singhiozzo mi spezza il cuore in due, i miei occhi
spalancati e increduli riflettono il terrore di ciò che provo dentro “lui è la
cosa più importante della mia vita ora…mi fa stare
bene ma allo stesso tempo mi distrugge…ti ripeto che
no, non era quello che volevo”
Respiro in modo affannoso come se tutte quelle parole fossero
state strappate via dai miei incubi.
“Rose…” sento David sussurrare
appena udibile al di sopra dei singhiozzi sommessi di lei.
“Io lo amo, Dave” le parole fuoriescono come un fiume in piena
che investe le poche ultime difese erette intorno al mio cuore, mi stringo una
mano al petto sopraffatto dalle emozioni senza nome che vorticano nella mia
anima. Il pianto di lei si fa tremendamente incontrollato e vorrei tanto
stringerla in questo momento, vorrei sentirla vicina come mai prima d’ora.
Vedo David alzarsi e dirigersi verso di lei, scompaiono
entrambi alla mia vista e posso solo sentirli “Tesoro…ehi,
tesoro calmati. Andrà tutto bene, te lo prometto. Andrà tutto bene” qualche
attimo di relativo silenzio mentre Rose smette di piangere, riesco a sentire il
mio respiro forte e chiaro e ho paura
che qualcuno possa accorgersi della mia presenza.
“E’ meglio se ora vai a dormire, è tremendamente tardi e
domani cominciamo presto. Buonanotte piccola”
“Buonanotte Dave”
Mi accorgo un secondo troppo tardi di essere terribilmente
esposto e che di qui a poco il regista si accorgerà della mia presenza, ma sono
troppo sconvolto per inventare una bugia che stia in piedi e anche per scappare
da qualche parte o nascondermi nel buio pesto che mi circonda.
È per questo che quando David esce dalla roulotte, chiudendosi
accuratamente la porta alle spalle, io sono ancora qui, gli occhi persi nel
vuoto e le braccia abbandonate lungo i fianchi, incapace di qualsiasi reazione.
Lui rimane fermo a guardarmi non appena si rende conto che sono qui, e per un
attimo c’è solo silenzio, un silenzio quasi innaturale che mi sembra di non
riuscire a sostenere.
“Tu lo sapevi Dave. Sapevi già tutto non è così?” sono il
primo a parlare, non c’è bisogno che lui mi chieda se ero qui da molto, perché
la mia espressione non nasconde la verità, e non c’è bisogno nemmeno che sia
più chiaro con la domanda, perché lui sa
di cosa sto parlando.
“Sì, Jared. Sapevo che era malata quando l’ho scelta per
girare questo film. È stata lei a dirmelo il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Ma non l’ho inserita nel cast solo per questo, è dotata di un incredibile e
straordinario talento, le ho solo dato un’opportunità. Se non avesse voluto
accettarla avrebbe garbatamente rifiutato”
“Perché proprio questo film?” mi sembra uno scherzo di cattivo
gusto.
“I miei Alan ed Helen non hanno niente a che fare con voi due,
Jared. Rose non ha ritenuto allora che la storia potesse farle del male e non
lo ritiene nemmeno ora. Ho conosciuto davvero poche persone come lei e ha tutta
la mia stima e il mio affetto”
Lo guardo negli occhi e probabilmente risulterò implorante ma
ho solo bisogno di conferme.
“Jared, ascolta. Rose ha già avuto attacchi del genere prima
che succedesse con te in queste vacanze, e, credimi, so come devi esserti
sentito, perché quando è accaduto davanti ai miei occhi, non sono riuscito a
riprendermi per molti giorni e penso che un po’ tutti su questo set ve ne
sarete accorti. Sono il primo a credere che lei non si meriti tutta questa
sofferenza, ma tu, tu Jared, la fai stare bene come non ricordavo di averla mai
vista da quando la conosco, a prescindere dalla serenità con cui affronta la
sua vita. Tu le hai dato una speranza per continuare a vivere. Fa che non sia
stata vana” mi fissa con dolcezza e non riesco a buttare giù il nodo che mi
stringe la gola e fa male.
“David io…” ma non riesco ad
aggiungere altro, è tutto nuovo e diverso per me che non sono abituato al
sentimento, crolla tutto pian piano, una distruzione lenta e inarrestabile,
finché qualcosa ti dice che ogni molecola del tuo corpo continua a vivere solo
per lei. Lui mi lancia un’occhiata comprensiva che mi aiuta più di mille parole
e gli sono grato per il fatto che assista in silenzio a questo momento intimo e
inaspettato che non avrei mai creduto possibile potesse prendermi in presenza
di qualcuno che non fosse mio fratello.
“E ora va da lei, ti sta aspettando” lo dice con sicurezza e
mi da una piccola pacca sulla spalla prima di sparire nel buio e lasciarmi solo
a un passo dall’unica cosa che mi da la forza di continuare a respirare in
questo momento ma che allo stesso tempo complica la mia vita più di quanto sia
possibile.
Resto qualche secondo a guardare la porta, titubante,
aspettandomi quasi sperando che d’improvviso si aprisse da sola, poi la spingo
delicatamente ed entro nella stanza ancora illuminata con la fioca luce
artificiale.
“Jared, che ci fai qui?” mi domanda Rose, è seduta sul letto e
si asciuga frettolosamente le ultime lacrime che le solcano il viso, prova a
comportarsi come se niente fosse ma non riesce a nascondere un piccolo tremolio
nella voce.
La raggiungo in un attimo e faccio quello che avrei voluto
fare dal momento in cui ho messo piede fuori dalla mia roulotte, la abbraccio,
stringendola spasmodicamente e sentendo il suo inebriante profumo e lei
ricambia con la stessa forza, con lo stesso bisogno.
Lascio perdere, per una volta nella mia vita, le parole,
sarebbero superflue e inutili e poi in fondo non riuscirei a parlare neanche se
lo volessi con questo tremendo nodo che mi stringe la gola.
Lei si abbandona con la testa posata nell’incavo del mio collo
e resto così, inginocchiato davanti a lei che sembra sempre più piccola tra le
mie braccia, pian piano l’agitazione mi abbandona, il torpore della stanza
scioglie tutti i miei muscoli irrigiditi
dal freddo e le sue braccia sono, se possibile, ancora più calde e
rassicuranti.
Ora sto meglio.
Si allontana qualche centimetro da me e mi fissa negli occhi,
ha questa caratteristica che la contraddistingue da ogni altra, riesce a
sostenere il mio sguardo nella maniera
più naturale possibile e nell’attimo in cui i suoi occhi scuri entrano nei miei
sento che nessun altro potrebbe capire ciò che stiamo provando all’infuori di
noi stessi. Prendo una sua mano tra le mie e me la porto alle labbra
lasciandovi un dolce e profondo bacio, respirandone il profumo e chiudendo gli
occhi perché possa restare fisso nella mia mente, poi quella stessa mano,
lentamente, la poso sul mio cuore.
Sento il calore avvolgente partire dal petto e riversarsi in
tutto il mio corpo.
“Promettimi che ci sarai, Jared. Qualsiasi cosa succeda. Comunque
vada. Promettimelo, per favore” la sua è quasi una supplica e nasconde un
singhiozzo, proprio il suono che in questo momento non riesco a sopportare.
Allungo una mano verso il suo viso e l’accarezzo togliendole
qualche ciocca dagli occhi, è così grande che le copre tutto il viso e mi rendo
improvvisamente conto di amare una piccola donna, fragile, indifesa ma allo
stesso tempo, forte e orgogliosa.
“Te lo prometto”
Non c’è nessun’altro posto in cui vorrei essere ora, se non
qui. A casa.
Eccoci qui a
fine capitolo! ^^
Stavolta non
ho niente da farvi vedere o ascoltare mannaggia! Ma vabbè
è solo un capitolo di passaggio, come ho già detto! Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto lo stesso e spero in qualche vostro commento.
Grazie a
tutti!
Alla prossima
e un bacione forte =*
Rò