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Autore: Kiki May    29/10/2010    1 recensioni
[Crossover BTVS/BONES]
“… il vicecapo Summers, del dipartimento di Washington. L’indagine le appartiene. Mi aspetto la massima collaborazione e disponibilità. Dobbiamo catturare uno psicopatico che ha a carico tre omicidi accertati.”
Un pericoloso serial killer è tornato a colpire. Buffy e Brennan svolgeranno l'indagine nel tentativo di assicurare il criminale alla giustizia. La collaborazione le porterà ad aprirsi l'una con l'altra e a prendere importanti decisioni sul piano personale.
Buffyverse: AU [Buffy & Spike]; BONESverse: Inizio Sesta Stagione [Brennan & Booth]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Temperance Brennan
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi qui col nuovo capitolo.
Dovrei postare più lentamente, ma questa storia sta venendo fuori da sola ed è un immenso piacere scriverla. Mi diverte molto.

Un ringraziamento speciale ad Ezrebet che, in un commento, ha evidenziato un punto cardine della storia. ("La non presenza di Spike, così come quella di Booth, è più invandente di una loro effettiva comparsa nella storia")
E' vero quello che dici, ed è intenzionale. Sono contentissima che la storia ti piaccia. Quanto ai paralleli: sto cercando di rendere la storia di Whedon così come lui l'ha raccontata, con la sua visione particolare.
Grazie ancora!

 

E buona lettura!

 

 

 

 


4. Polissena

 

 


Oh, non temere,
   contro te non invoco il Dio dei supplici.
   Ti seguirò, perché lo vuole il fato,
   pronta a morire.
Ecuba [Euripide]

 

 


Armate e attentissime, Buffy e Brennan percorsero la proprietà, nascoste tra gli alberi di vite. La campagna sembrava deserta, non si udiva alcuna voce umana. Buffy comunicava a gesti, in silenzio, voltandosi di tanto in tanto a guardare Brennan, sempre senza distrarsi dal compito principale di sorveglianza ed esplorazione. La dottoressa la seguiva fedelmente, coprendole le spalle.
Furono necessari dieci minuti di cammino, nel fango riarso tra le radici scure, per raggiungere la casetta coloniale che dominava la collina. Accanto ad essa, imponente e sinistro, sorgeva l’edificio deputato alla conservazione e alla lavorazione del vino.
Buffy fece segno a Brennan e si mosse velocemente verso il patio della casa coloniale.
Pianissimo mormorò le istruzioni.
“Adesso proviamo ad entrare. È qui che abita, suppongo. Al mio tre, apriamo e ci infiliamo in soggiorno. Brennan, dietro di me.”
“Okay.”
Agili, le due donne raggiunsero la porta e la aprirono senza bisogno di forzarla.
Un silenzio spaventoso regnava nell’abitazione di Caleb Micheals.
Buffy annuì a Brennan e s’introdusse nel salotto, da dove proveniva un crepitio sordo e continuo. Un’anziana donna, seduta su un dondolo in legno, fissava il vuoto come assorta.
Buffy deglutì, intimorita dalla visione.
“È cieca.” sussurrò Brennan. “Dev’essere la madre del prete.”
“Chi siete voi?” domandò improvvisamente la signora. Il volto invecchiato e stanco sembrava cosparso di cenere, pallidissimo alla luce della finestra.
Buffy rabbrividì ancora una volta, riconoscendo la voce delle registrazioni, quella che informava del ritrovamento dei cadaveri.
“Chi siete voi … due?” aggiunse la signora, affinando le percezioni che l’aiutavano a compensare la mancanza della vista. “Caleb! Caleb non c’è! Dov’è? Chi siete voi due?”
Brennan e Buffy non osarono rispondere. Con accortezza, guadagnarono l’uscita.
Se Micheals non si trovava in casa, poteva essere solo alla cantina, probabilmente in compagnia degli ultimi ostaggi.
Buffy aprì nuovamente la porta, ma venne bloccata da Brennan che, muta, indicò una fotografia sulla parete del corridoio.
Caleb Micheals assieme alle vittime.
Due ragazze mancavano ancora all’appello. Componenti anche loro del gruppo di preghiera organizzato alla Saint Thomas.
“Torneremo a prendere quell’immagine. Andiamo alla cantina.” mormorò il vicecapo.
Assieme all’antropologa si mise a correre in direzione dell’altro ingresso. Entrò attenta, lasciando passare la compagna di missione, socchiudendo gli occhi per fronteggiare l’oscurità della stanza.
Una scala conduceva al sotterraneo, dove dovevano trovarsi le botti di vino.
Dove le vittime venivano uccise.
Buffy precedette la dottoressa, impugnando l’arma con fermezza. Se Caleb si trovava all’inizio della scala avrebbe potuto colpirla con facilità.
Raggiunse il sotterraneo male illuminato, puntando in tutte le direzioni per precauzione. Fece un cenno a Brennan e la ritrovò alle spalle come sempre.
Un lungo corridoio si apriva ai loro occhi. Da una delle stanze in fondo proveniva un pianto sommesso, il suono di una voce.
Brennan annuì fiduciosa. Avevano trovato l’uomo e gli ostaggi. Corse assieme a Buffy, per raggiungere la camera scavata nella pietra in cui venivano serbate le botti di media grandezza. Da subito, le venne in mente la qualità delle ferite rinvenute sul capo della seconda vittima, la loro dimensione e angolazione. Ebbe la certezza matematica di aver trovato i margini degli oggetti contundenti che corrispondevano alle lacerazioni.

 


“Non avrebbe dovuto cercarmi! Stavo compiendo una missione! Stavo concludendo il mio scopo supremo! Avrebbe dovuto dimenticare la sua sporca figlia e continuare a vivere!”
Caleb Micheals era al centro della stanza. Un gigante nero e spaventoso, preda di un delirio folle. Alzava le braccia al cielo e benediceva la sacra missione di purificazione di cui s’era fatto protagonista. Urlava contro la madre della vittima, china su se stessa, incatenata ad una parete come una bestia selvaggia.
“Non avrebbe dovuto cercarmi! Per colpa sua non sarò in grado di purificare le ultime due ragazze! Era questo quello che mi avevano chiesto di fare! Indicare la via! Ed io l’ho fatto!”
La signora Brown piangeva, spaventata dal monologo invasato cui era costretta ad assistere. Nascondeva il volto tra le mani, addolorandosi per la triste sorte della figlia.
“Sporche ragazze! Io le ho purificate!”
Buffy e Brennan si fissarono in silenzio.
Il vicecapo di polizia l’alzò e si mosse dietro Caleb, puntandolo alla testa. Brennan aggirò la stanza, cambiando la possibile angolazione del suo fuoco di copertura, supportando Buffy da una posizione più riparata.
“CALEB MICHEALS! È IN ARRESTO PER IL SEQUESTRO E L’OMICIDIO DI CINQUE PERSONE! ALZI LE MANI E SI INGINOCCHI!” urlò il vicecapo a pieni polmoni, stringendo la presa sulla pistola d’ordinanza.
Il serial killer si voltò a guardarla, sorpreso.
Con un sorriso ironico, replicò all’ordine ricevuto.
“Anche tu, sporca donna, vieni nella mia casa e gridi.”
“Metti le mani in alto e allontanati dalla signora Brown. SUBITO!” scandì Buffy, serrando i denti.
In una frazione di secondo, ricordò l’ombra del Maestro, la luce folle nei suoi occhi.
Colma di rabbia e di odio, si morse le labbra, concentrandosi sull’uomo di fronte.
“MANI. IN. ALTO.”
“Sei venuta ad impedirmi di portare a termine la mia missione, sgualdrina?”
Buffy sogghignò malefica. Cominciava a sentire il ronzio degli elicotteri, i passi della squadra che si avvicinava per darle man forte.
Aveva vinto, ancora una volta.
“Sai, dovresti moderare il linguaggio. Chi non ti conosce potrebbe pensare che sei un idiota che odia le donne!”ribatté sarcasticamente gioviale, puntando i piedi al suolo. “Ora, allontanati dalla signora, porta quelle fottute mani in alto e mettiti in ginocchio o ti faccio un buco in fronte.”
“Sei così piccola e indifesa. Se ti tocco con un dito, sei una ragazzina morta.”
“Toccami con un dito, se ci riesci.”
Caleb sorrise ancora, sinistro.
Mosse qualche passo in direzione di Brennan e alzò le braccia, chinandosi. L’antropologa forense lo tenne sotto tiro, con calma e pazienza.
“Brennan, coprimi. Metto le manette a questo animale.”
Cauta e diffidente, Buffy avanzò in direzione del killer. A qualche passo di distanza, sferrò tre calci, all’addome, ai testicoli e alla bocca del criminale.
Caleb gemette di dolore e si stese al suolo, inerme. Con discreta fatica, Buffy riuscì ad ammanettarlo. Spinse il suo volto contro il fango, si mise ad urlare alla squadra che scendeva le scale del sotterraneo.
“SIAMO QUI! SIAMO QUI!”
Brennan si precipitò a liberare la prigioniera, dopo aver cercato la chiave giusta tra quelle accanto alla Bibbia del serial killer. Venne travolta in un abbraccio dalla donna terrorizzata, felice di essere sopravvissuta. Reagì goffamente, stringendo leggermente la presa a mo’ di rassicurazione.
La squadra d’assalto si fece largo nella stanza, premurandosi di accertare le condizioni fisiche della vittima. Bones si allontanò dalla donna e si avvicinò a Buffy, che non mollava l’assassino.
“Dove diavolo è Tara? Dove l’hai nascosta?!”
Caleb ridacchiava con la bocca premuta contro il pavimento, piena di sangue e terra.
“Dov’è Tara?!” ripeté il vicecapo Summers, spingendo il Cacciatore agli agenti perché lo prendessero in custodia.
Prima di essere portato via a forza, Caleb rispose dolcemente.
“Nel vino.”
Buffy e Brennan si guardarono incerte. La dottoressa ebbe un’intuizione fulminante.
“Deve averla nascosta in una botte!”
“Nelle … botti?”
“Mi aiuti a cercarla!”
Buffy fece segno ad un paio di uomini. Il cadavere di Tara venne scoperto nel giro di qualche minuto. Stipato in una cassa di legno vuota, con la gola recisa.
“Oh mio Dio!” mormorò Buffy, portandosi una mano alla fronte per frenare un capogiro improvviso. “L’ha uccisa! Siamo arrivate tardi lo stesso!”
Brennan annuì, esaminando le condizioni del corpo.
“Il cadavere è stato spostato e ci sono poche tracce di sangue, tenuto conto della ferita. Deve essere stata sgozzata altrove, probabilmente di fronte a casa Brown. In seguito, è stata portata qui per essere nascosta.”
“L’aveva già … Tara era già morta quando hanno chiamato per avvertire della sua scomparsa?”
“Molto probabilmente, sì.”
“Oh Dio.”
Buffy dovette poggiarsi alla parete, per prendere fiato un secondo.
Brennan fissò il volto della giovane poliziotta, trattenendo le lacrime.
“Non deve … aver sofferto molto.” aggiunse a mezza voce.
Il vicecapo si tenne lo stomaco, sconvolta.
Determinata, si rivolse ad un agente, afferrandolo per il colletto.
“Ascolti, deve eseguire i miei ordini alla lettera. Faccia spostare Micheals nelle celle dell’FBI, lo interrogherò personalmente tra qualche ora. Non dica a nessuno, ripeto nessuno, l’esatta locazione del prigioniero. Ha appena ucciso una dei nostri, il dipartimento lo vorrà massacrare, e a me serve un interrogatorio pulito per mandare il bastardo alla sedia elettrica. Mi ha capito?”
“Sissignora.”
“Un’altra cosa: cerchi un paio di uomini per sistemare il corpo nel più breve tempo possibile. Scattate le foto e fate quello che dovete fare in fretta. Voglio che l’agente Maclay venga subito composta per il funerale.”
“Signorsì.”
“Può andare.”
Brennan stava già provvedendo alla raccolta di indizi sul cadavere, scrutandolo piena di attenzione, quando entrò il capitano Rosemberg, devastata dal pianto.
“Willow!”
Il capitano ignorò l’amica al centro della stanza e si chinò esausta dinnanzi al corpo di Tara.
“Tara! Tara no!”
In lacrime, cadde in ginocchio, graffiando la bara di legno che custodiva il corpo della sua amata. L’aveva perduta per sempre. Aveva perso l’anima gemella, la persona che più amava al mondo.
“Tara!”
Brennan non riuscì a trattenersi e prese le mani del capitano, accorgendosi che tremavano incontrollabili. Cercò di parlarle, per non lasciarla scivolare sola nel baratro della disperazione.
“Capitano Rosemberg, mi guardi.”
“È morta! L’ha ammazzata! L’ha ammazzata!”
“Capitano, ascolti. La ferita è netta e profonda. Non ha sofferto, non deve essersene neanche accorta.” provò ad articolare, timidamente.
Detestava il coinvolgimento emotivo nei casi, preferiva rimanere un’osservatrice neutra ed ignorare le condizioni di rinvenimento dei cadaveri. Purtroppo, era in grado di sentire, di comprendere la sofferenza delle vittime.
Il loro dolore, che non avrebbe dimenticato.
Willow si abbandonò contro di lei, senza forze, singhiozzando ad alta voce. Buffy che era rimasta in piedi, quasi bloccata dalla scena a cui stava assistendo, trovò il coraggio per farsi avanti. Strinse la mani dell’amica, in un gesto pieno di calore.
“Willow, andiamo via di qui.”
“No! Non la lascio!”
“Will …”
“Non la lascio. Io resto qui!”
Buffy dovette allontanarsi.
Fece cenno ad un agente e alla dottoressa Brennan.
“Vado a prendere un po’ d’aria.”

 


Le avevano dato una bottiglietta d’acqua tiepida, che sapeva quasi di sangue e metallo. Bevve lo stesso, stremata.
Aveva passato mezz’ora ad urlare ordini, dare direttive, chiedere informazioni.
Era riuscita a fare trasferire padre Caleb nelle celle dell’FBI dove, presto, sarebbe stato raggiunto dal capo Giles e dal procuratore Julian. Aveva intenzione di lasciar friggere il bastardo per un po’, prima dell’interrogatorio. Aveva bisogno di distacco e controllo emotivo.
Sorrise a Brennan che la stava raggiungendo. L’antropologa si era offerta di fare un esame preliminare sul cadavere di Tara, nonostante non fosse sua abitudine. A quanto raccontavano un paio di agenti che avevano lavorato assieme a Booth,  la dottoressa Brennan pretendeva di avere a che fare solo con le ossa. Un cadavere con la pelle e gli organi al posto giusto sarebbe stato scartato immediatamente da quella strana donna.
“Il corpo di Tara sarà pronto ad un ulteriore esame e, poi, potrà essere composto per la funzione funebre.” disse Brennan, prendendo posto accanto al vicecapo di polizia.
A qualche metro da loro, la confusione della scientifica, le squadre che catalogavano le prove.
“Grazie dottoressa. Sono in debito con lei.”
“Per cosa?”
“Per aver accettato di svolgere un esame su Tara. Ha risparmiato una lunga trafila.”
“La dottoressa Saroyan dovrà comunque …”
“Sì, lo so. Grazie lo stesso, anche per aver accettato di correre il rischio. Siamo entrate da sole nella cantina di un pazzo omicida, abbiamo avuto fortuna.”
Brennan annuì.
“Quando interrogherà Micheals?” domandò, incuriosita.
Buffy fece un gesto vago, roteando gli occhi.
“Per adesso lasciamolo rilassare un momento. Prove ne abbiamo, c’è anche il cadavere di un’agente tra le sue botti di rosso corposo. Nessuna giuria gliela farà passare liscia.”
“Con molta probabilità, Micheals avrà la pena di morte. Credevo che lei fosse contraria.”
Buffy fece l’ennesimo gesto vago.
“Ogni regola ha la sua eccezione.”
Seguì un silenzio tranquillo, pacato, come quello di due persone abituate a lavorare insieme e a comprendere i rispettivi ritmi.
“La conosceva?” sussurrò Brennan, interrompendo l’attimo di quiete.
“Chi?”
“Tara. Mi è parso di capire che …”
“Tara era la ragazza di Willow, vivevano assieme da anni. Willow è … come una sorella per me.”
“Capisco.”
“Non è giusto.”
Buffy versò a terra il resto dell’acqua, sbarazzandosi della bottiglietta in un lancio.
“La madre di Caleb … l’ho vista prima che la portassero via. È talmente vecchia e malata che non credo capisca realmente quello che sta capitando. Mi domando se si rendeva conto di quello che faceva suo figlio, se era consapevole di ciò che era costretta a dire nelle telefonate alle centrali di polizia. Non credo che potremo saperlo mai. È davvero troppo vecchia.”
“Vuole trovare un senso, vicecapo Summers?”
“Non lo so. Non sono brava con le cose sensate.” sospirò Buffy, scuotendosi dal torpore. In un secondo, si drizzò in piedi e si fece forza. “Devo lavarmi e mettermi a posto per l’interrogatorio. Devo chiamare mia sorella. Non prenderà bene questa cosa.”
“Mi dispiace.”
“Dispiace più a me. Non ho il coraggio di parlare a Dawn.”
Brennan aggrottò le sopracciglia, pensierosa.
Seguì il vicecapo che si dirigeva alla macchina.

 


Alle celle di detenzione, situate al terzo piano dell’FBI, si accedeva da un corridoio luminoso, pulito, che dava su un ufficio guardato a vista da un agente di sorveglianza.
Willow Rosemberg, in divisa, si avvicinò alla sicurezza e chiese di passare, mostrando il distintivo di capitano della polizia di Washington. Lentamente, raggiunse il tavolo a cui sedeva la guardia.
Sorrise, ostentando una calma innaturale.
“Sono il capitano Rosemberg. Ho bisogno delle chiavi.”
“Mi dispiace, signora. Il vicecapo Summers ha dato ordine di non fare passare nessuno. Abbiamo solo un sospettato in consegna al momento. Il vicecapo …”
“So cosa ha detto! Sono della divisione omicidi anche io, controlli sul suo computer!”
Il tono del capitano si fece improvvisamente autoritario e l’agente, giovane e inesperto, si affrettò ad eseguire l’ordine, serrando gli occhi per l’imbarazzo.
“Mi scusi, signora. Non sapevo che …”
“Adesso.” scandì Willow, inflessibile. “Mi faccia passare immediatamente e chiuda le uscite. Il sospettato è accusato di aver ucciso sei persone, non vorrà mica farlo scappare?”
“Signora, lei entra da sola?”
“Non si preoccupi per me.”
“Ma …”
“Sono un capitano di polizia. So quello che faccio. Mi lasci passare!”
“Signorsì.”
“E chiuda quelle uscite, per l’amor di Dio, o farò rapporto ai suoi superiori.”
“Provvedo subito, capitano Rosemberg.”
Finalmente sola, Willow percorse il corridoio pregustando il dolce sentore della giustizia, l’appagamento orgasmico della violenza.
Il suo cuore sanguinava ancora per Tara e, finalmente, avrebbe potuto provare sollievo.
Chiuse gli occhi, percorsa da un brivido di anticipazione, da una fitta di dolore inarrestabile. Qualcosa, dentro di lei, urlava.
L’anima, probabilmente.
Aveva bisogno di lavare la sofferenza col sangue, di sferrare un colpo, netto e impietoso, al petto dell’uomo che le aveva tolto tutto.
Superò due celle vuote e raggiunse quella di Caleb Micheals. Come prevedibile, l’assassino era stato incatenato dalla testa ai piedi. Non avrebbe potuto muoversi, non avrebbe potuto chiedere aiuto.
Stringendo il coltello con gioia febbrile, Willow aprì le sbarre.

 

 

 


Note Nerd ~


- Polissena è la figlia di Ecuba, nella tragedia che vede la madre protagonista. Anche Polissena, come Ifigenia, è una vittima innocente della guerra. In particolare, il suo personaggio si contraddistingue per il coraggio e la virtù dimostrati nell'affrontare il destino di morte.

- Le analogie tra le eroine tragiche e le protagoniste femminili dei capitoli spero siano chiare.

- I dialoghi tra Buffy e Caleb riprendono, volutamente, i dialoghi originali della serie BTVS. E' un omaggio e non mi approprio del lavoro di nessuno. ù____ù
*Kiki rotola via vergognosamente*

  
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