Brezza
di Marzo
E’
bello
vedere il sole tramontare dietro la grossa montagna degli Hokage, anche
se ciò
causa la conclusione del mio giorno libero.
Tuttavia il
cielo dipinto d’arancio mi trasmette una strana
sensazione di calore e protezione.
Sono immersa
in una pace irreale, seduta sul verdeggiante prato di Konoha contemplo
in
silenzio i numerosi uccellini che tra gli alberi non cessano di
cinguettare,
come se volessero mostrarmi la loro gioia primaverile.
Oggi sono
semplicemente io, nessun coprifronte sui capelli, nessun distintivo
ninja.
Oggi sono
semplicemente Sakura.
Sfioro
nostalgica il nastro rosso regalatomi da Ino
che porto sempre dentro la borsa. Ritengo che quel nastro
sia stato
l’inizio di tutto, quel
banale
accessorio per capelli mi ha dato la forza necessaria per iniziare la
mia vita
tanti anni fa.
Continuo a
crogiolarmi tra i ricordi passati sia belli che amari quando una
sferzata del
fresco vento di
Marzo mi ruba di mano il
nastro.
Mi alzo
immediatamente e cerco di afferrarlo invano. Il vento lo trascina
lontano da
me.
Inizio a
correre per tentare di non perderlo di vista, ma quel “banale
accessorio per
capelli” accompagnato dal vento, scompare dal mio campo
visivo e si perde tra
le vie, ormai buie, di Konoha.
Sono
disperata! Per anni avevo conservato quel nastro che tanto aveva
significato (e
che significa tutt’ora)
per me!
Corro,
corro, corro. Affannata ruoto in continuazione la testa a destra e a
sinistra
speranzosa di scorgere dietro un angolo buio il colore rosso del mio
nastro.
L’angoscia
mi invade lentamente. Dove può essere?
Questa
strana circostanza mi richiama alla memoria un’altra ricerca
ugualmente
disperata e ugualmente fallimentare che turba la mia vita da parecchio
tempo.
Ora anche il
dolore inizia a farsi spazio tra il mio cuore ormai
sfinito.
I pensieri
si intrufolano maligni nella mia testa. Non posso piangere. Non devo
piangere.
La notte
ormai ha coperto il villaggio portando con se il freddo.
Dov’era
la pace di qualche ora prima?
Dov’era quella sicurezza e quella familiarità che
il colore arancio del
tramonto mi infondeva?
Giro lungo
l’ennesima traversa e il mio cuore pare alleggerirsi alla
vista del nastro che
lentamente si accascia a terra lungo il marciapiede.
Sorrido
felice avvicinandomi quando una mano afferra il tanto ricercato nastro.
Piano piano
il possessore di quella mano inizia a delinearsi sempre più
alla mia vista.
I miei occhi
vengono catturati dall’oscurità
di quello sguardo nero.
Mi fissa
immobile, non posso crederci, l’oggetto
che cercavo è tra le mani del soggetto
della mia più disperata ricerca.
Il mio corpo
inizia a tremare.
Con un
sorriso appena accennato sembra volermi porgere il nastro. Non so cosa
fare.
Titubante
sollevo la mano per afferrarlo, ma
in
quel momento, lo stesso nel quale sussurro il suo nome,
l’allucinazione di
Sas’ke-kun sfuma davanti ai miei occhi liberando il nastro
che riprende la sua
danza trasportato dalla fredda brezza notturna.
Calde
lacrime solcano il mio volto, su quel marciapiede non
c’è rimasto nulla. Non
c’è mai stato nulla.
Sconfitta
ritorno sui miei passi, decisa a iniziare da capo la ricerca.
Mi volto
un’ultima volta verso la via nella quale avevo immaginato
Sas’ke-kun e noto che
quello era un vicolo cieco.
Riprendo a
correre
soffocando i singhiozzi e la disperazione;
il cuore fa male, troppo male.
Per favore
qualcuno mi aiuti ad
uscire da questo tunnel buio e freddo chiamato vita!
Sto per
cedere quando il nastro mi svolazza a qualche centimetro dal viso e
lentamente
si accascia nuovamente a terra.
Cammino per
afferrarlo quando vedo
l’arancione accogliere tra
le mani delicatamente il mio nastro.
Naruto
apparso da una strada buia come per infondere la luce stringe tra le
mani il
mio nastro e sorride.
La persona
che è venuta a salvarmi è qui di fronte a me.
E allora
tutto mi è subito più chiaro.
«Questo
è
tuo Sakura-chan, vero?»
Annuisco e
allungo la mano per afferrarlo. Questa volta la mia mano ha un contatto con la sua pelle.
Il
perché io
stia piangendo e il perché sia in giro per strada di notte
sarebbero arrivati
poi.
Per ora
rimaniamo solo io e lui uniti in quella stretta di mano che vale
più di mille
parole e più di mille emozioni;
per ora
rimane solo il mio sguardo rinchiuso tra quegl’occhi azzurri
e limpidi che niente
hanno a che vedere con l’oscurità.
Il mio cuore
torna ad essere leggero ma nello stesso tempo riprende a battere
velocemente come
per informarmi del
fatto che sono ancora viva, che ci sono ancora mille ragioni per vivere.
Sparisce
ogni preoccupazione: l’angoscia, la disperazione, il dolore
sembrano esser
stati spazzati via dal semplice sorriso del “mio
migliore amico”.
«Grazie»
Naruto non
sa a cosa tutto quella semplice parola si riferisca.
La
spiegazione gliela darò inseguito.
Per ora
rimane solamente il mio corpo stretto nel suo abbraccio profumante di
ramen ed
estremamente arancione, quell’arancione che mi infonde tanta
protezione, calore
e sicurezza, anche in quella fredda brezza di Marzo.
Fine
Riflessioni:
C’è
un parallelismo tra la ricerca
del nastro e la sua assidua ricerca di Sasuke.
Il nastro non
personifica altro che la
vita della stessa Sakura, la quale tra le mani dell’Uchiha
non è reale, ma solo
un’immaginazione.
Invece
” tra le mani” di Naruto, la
vita di Sakura è stabile, reale e sicura.
Bastano la
semplicità del sorriso di
Naruto e l’associazione del colore arancione alla protezione
a dare pace al cuore
di Sakura che ha sopportato troppo, e che
ormai è stanco di soffrire.
Bene, spero di
avere reso quanto più
intuibili possibili queste riflessioni all’interno della
storia…
E spero,
ovviamente, che sia stata di
vostro gradimento, questa è la prima volta che mi cimento in
un genere dove più
che i fatti si descrivono le riflessioni e i sentimenti di un
personaggio,
quindi siate clementi e perdonatemi nel caso in cui qualche pensiero
nella
mente di Sakura non vi sia chiaro!
Grazie per la
lettura, a presto,
Chiara.