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Autore: Ladychic    29/10/2010    2 recensioni
La fanfiction tratta di quella che in un certo senso è la parte più fragile e debole di Sakura. Quella riguardante i suoi sentimenti. E soprattutto quella riguardante la confusione del suo cuore.
Naruto apparso da una strada buia come per infondere la luce stringe tra le mani il mio nastro e sorride. La persona che è venuta a salvarmi è qui di fronte a me. E allora tutto mi è subito più chiaro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Brezza di Marzo

 

E’ bello vedere il sole tramontare dietro la grossa montagna degli Hokage, anche se ciò causa la conclusione del mio giorno libero.

Tuttavia il cielo dipinto d’arancio mi trasmette una strana  sensazione di calore e protezione.

Sono immersa in una pace irreale, seduta sul verdeggiante prato di Konoha contemplo in silenzio i numerosi uccellini che tra gli alberi non cessano di cinguettare, come se volessero mostrarmi la loro gioia primaverile.

Oggi sono semplicemente io, nessun coprifronte sui capelli, nessun distintivo ninja.

Oggi sono semplicemente Sakura.

Sfioro nostalgica il nastro rosso regalatomi da Ino  che porto sempre dentro la borsa. Ritengo che quel nastro sia stato l’inizio di tutto,  quel banale accessorio per capelli mi ha dato la forza necessaria per iniziare la mia vita tanti anni fa.

Continuo a crogiolarmi tra i ricordi passati sia belli che amari quando una sferzata del fresco  vento di Marzo mi ruba di mano il nastro.

Mi alzo immediatamente e cerco di afferrarlo invano. Il vento lo trascina lontano da me.

Inizio a correre per tentare di non perderlo di vista, ma quel “banale accessorio per capelli” accompagnato dal vento, scompare dal mio campo visivo e si perde tra le vie, ormai buie, di Konoha.

Sono disperata! Per anni avevo conservato quel nastro che tanto aveva significato (e che significa tutt’ora)  per me!

Corro, corro, corro. Affannata ruoto in continuazione la testa a destra e a sinistra speranzosa di scorgere dietro un angolo buio il colore rosso del mio nastro.

L’angoscia mi invade lentamente. Dove può essere?

Questa strana circostanza mi richiama alla memoria un’altra ricerca ugualmente disperata e ugualmente fallimentare che turba la mia vita da parecchio tempo.

Ora anche il dolore inizia a farsi spazio tra il mio cuore ormai sfinito.

I pensieri si intrufolano maligni nella mia testa. Non posso piangere. Non devo piangere.

La notte ormai ha coperto il villaggio portando con se il freddo.

Dov’era la pace di qualche ora prima? Dov’era quella sicurezza e quella familiarità che il colore arancio del tramonto mi infondeva?

 

Giro lungo l’ennesima traversa e il mio cuore pare alleggerirsi alla vista del nastro che lentamente si accascia a terra lungo il marciapiede.

Sorrido felice avvicinandomi quando una mano afferra il tanto ricercato nastro.

Piano piano il possessore di quella mano inizia a delinearsi sempre più alla mia vista.

I miei occhi vengono catturati dall’oscurità  di quello sguardo nero.

Mi fissa immobile, non posso crederci, l’oggetto che cercavo è tra le mani del soggetto della mia più disperata ricerca.

Il mio corpo inizia a tremare.

Con un sorriso appena accennato sembra volermi porgere il nastro. Non so cosa fare.

Titubante sollevo la mano per afferrarlo, ma in quel momento, lo stesso nel quale sussurro il suo nome, l’allucinazione di Sas’ke-kun sfuma davanti ai miei occhi liberando il nastro che riprende la sua danza trasportato dalla fredda brezza notturna.

Calde lacrime solcano il mio volto, su quel marciapiede non c’è rimasto nulla. Non c’è mai stato nulla.

Sconfitta ritorno sui miei passi, decisa a iniziare da capo la ricerca.

Mi volto un’ultima volta verso la via nella quale avevo immaginato Sas’ke-kun e noto che quello era un vicolo cieco.

Riprendo a correre soffocando i singhiozzi e la disperazione;  il cuore fa male, troppo male.

Per favore qualcuno mi aiuti ad uscire da questo tunnel buio e freddo chiamato vita!

Sto per cedere quando il nastro mi svolazza a qualche centimetro dal viso e lentamente si accascia nuovamente a terra.

Cammino per afferrarlo quando  vedo l’arancione accogliere tra le mani delicatamente il mio nastro.

Naruto apparso da una strada buia come per infondere la luce stringe tra le mani il mio nastro e sorride.

La persona che è venuta a salvarmi è qui di fronte a me.

E allora tutto mi è subito più chiaro.

«Questo è tuo Sakura-chan, vero?»

Annuisco e allungo la mano per afferrarlo. Questa volta la mia mano ha un contatto con la sua pelle.

Il perché io stia piangendo e il perché sia in giro per strada di notte sarebbero arrivati poi.

Per ora rimaniamo solo io e lui uniti in quella stretta di mano che vale più di mille parole e più di mille emozioni;  per ora rimane solo il mio sguardo rinchiuso tra quegl’occhi azzurri e limpidi che niente hanno a che vedere con l’oscurità.

Il mio cuore torna ad essere leggero ma nello stesso tempo riprende a battere velocemente  come per informarmi del fatto che sono ancora viva, che ci sono ancora mille ragioni per vivere.

Sparisce ogni preoccupazione: l’angoscia, la disperazione, il dolore sembrano esser stati spazzati via dal semplice sorriso del “mio migliore amico”.

«Grazie»

Naruto non sa a cosa tutto quella semplice parola si riferisca.

La spiegazione gliela darò inseguito.

Per ora rimane solamente il mio corpo stretto nel suo abbraccio profumante di ramen ed estremamente arancione, quell’arancione che mi infonde tanta protezione, calore e sicurezza, anche in quella fredda brezza di Marzo.

 

Fine

Riflessioni:

C’è un parallelismo tra la ricerca del nastro e la sua assidua ricerca di Sasuke.

Il nastro non personifica altro che la vita della stessa Sakura, la quale tra le mani dell’Uchiha non è reale, ma solo un’immaginazione.

Invece ” tra le mani” di Naruto, la vita di Sakura è stabile, reale e sicura.

Bastano la semplicità del sorriso di Naruto e l’associazione del colore arancione alla protezione a dare pace al  cuore di Sakura che ha sopportato troppo, e che ormai è stanco di soffrire.

 

Bene, spero di avere reso quanto più intuibili possibili queste riflessioni all’interno della storia…

E spero, ovviamente, che sia stata di vostro gradimento, questa è la prima volta che mi cimento in un genere dove più che i fatti si descrivono le riflessioni e i sentimenti di un personaggio, quindi siate clementi e perdonatemi nel caso in cui qualche pensiero nella mente di Sakura non vi sia chiaro!

Grazie per la lettura, a presto, Chiara.

  
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