…DESTINO…
Era
un giorno cupo,il
tipico giorno autunnale di Amburgo. L’investigatrice aveva
ricevuto una
chiamata urgente dalla stazione della città e si era
precipitata all’istante
sul luogo. Quel maledetto giorno c’era stato un omicidio in
un vagone
ferroviario. Questi casi l’attraevano irresistibilmente,e non
poteva mai
sottrarsi al desiderio di risolverli. Ancora non aveva molta fama,ma a
lei interessava
solo fare bene il suo lavoro. Quando giunse a destinazione un uomo le
andò
incontro con passo frettoloso.
-“Menomale
che è
arrivata signorina,la stavamo giusto aspettando! Mi segua,da questa
parte!”
esclamò. La donna lo seguì senza proferir
parola,camminando sulla ghiaia e
provocando uno scricchiolio al quanto sinistro,come se la situazione
non fosse
già abbastanza inquietante. L’uomo che la
precedeva si fermò bruscamente
indicando il vagone.
-“L’omicidio
è
avvenuto al suo interno.” Comunicò.
-“Allora
sarà meglio
entrare per dare un’occhiata. Il corpo non lo avete toccato
vero?” chiese poi
Rosalie.
-“No,non
abbiamo
contaminato assolutamente niente. Tutto è come quando
è stato trovato.”
Rispose.
-“Posso
sapere con
chi collaboro?”
-“Oh,certo,mi
scusi signorina.
Sono l’ispettore Jacob Brian.” Disse porgendole la
mano elegantemente.
L’investigatrice la strinse fortemente comunicando la sua
forza istintiva. Poi
con passo freddo ed elegante Rosalie entrò nel vagone. Mise
a fuoco la figura
del cadavere e si avvicinò cautamente per poi inginocchiarsi
di fianco alla
vittima. La ragazza non riportava nessuna ferita aperta,quindi non era
stata
utilizzata né una pistola né un pugnale.
Scostò i capelli dal
collo,quest’ultimo non recava nessun segno di strangolamento.
E così due
opzioni andarono infrante. Ne restava solo una ma tutto era da vedere.
-“Sappiamo
come è
stata uccisa la ragazza?” domandò allora.
-“No,comunque
si
tratta di un ragazzo.”
-“Di
un ragazzo?”
chiese stupita “Ha dei tratti somatici davvero molto
delicati,non me ne ero
resa conto. Comunque chi era?”
-“Si
chiamava Jared
Halle,aveva 21 anni. Il suo sogno era quello di avere successo nel
campo della
musica,ma si sa…con i tempi che
corrono…”. Effettivamente in quell’ arco
di
tempo era un sogno irraggiungibile e impossibile,così come
esprimere i propri
pensieri al vento, figuriamoci suonarli e cantarli.
-“I
familiari sono
stati avvisati?”
-“Si,sono
completamente sconvolti e distrutti. Soprattutto il
gemello,Luke.”
-“Posso
parlargli
dopo aver perquisito più attentamente il cadavere?”
-“Ma
certo signorina.
Se vuole intanto glielo chiamo.”
-“Non
occorre.”
Replicò secca,poi tornò ad occuparsi dei
particolari. La prima cosa che notò
era un bigliettino all’interno della tasca dei pantaloni,ben
visibile,forse vi
era stato messo apposta. La donna lo estrasse delicatamente, come se
avesse
paura di disturbare la sua morte e lo aprì. Esso citava:P.N.
Solo tre
lettere,una breve sigla che non assumeva nessun significato. Poi
notò che in
una mano stringeva uno specchio,lo osservò con estrema
attenzione fino a notare
che vi si rifletteva una parola: Blonde. Riflesse molto su
ciò che poteva
significare e ne aveva una qualche vaga idea. Mise il bigliettino nella
tasca
della giacca ed uscì nel vento gelido
dell’autunno,dirigendosi dal presunto
gemello,lo riconobbe subito dalla particolarità dei tratti
somatici.
-“Posso
parlarle?”
chiese con gentilezza e fare esperto.
-“Certo…”
rispose
flebile andandole incontro.
-“Secondo
lei chi è
stato?”
-“Io…io
non lo so. So
solo che in quell’angolo là la polizia sta
trattenendo i sospettati.” Disse con
voce tremante. Agli occhi di Rosalie sembrava così
innocuo,in fondo anche lei
sapeva cosa voleva dire perdere una persona cara,lei aveva visto i suoi
genitori morire sotto i suoi occhi per mezzo della guerra,proprio
questo la
spinse ad intraprendere il suo lavoro a soli 18 anni. Ora ne aveva
appena
compiuti 24 ma la sua esperienza era maggiore di molte persone che
investigavano da più anni. C’era anche da dire che
per la prima volta in vita
sua si sentiva attratta da un ragazzo,ma non ci fece molto caso.
-“Ha
qualche idea del
perché?” insistette.
-“No,ma
con i tempi
che corrono ho paura che la causa sia stata la nostra voglia di
esprimerci.”
-“D’accordo,per
ora
mi basta così! Credo che la interpellerò anche
più tardi.” con questa frase lo
lasciò lì per tornarsene nel luogo del delitto
seguita dall’ispettore Jacob.
-“I
sospettati?”
domandò Rosalie.
-“Glieli
devo
chiamare?”
-“Esattamente!”
rispose. Dopo qualche minuto arrivarono tre uomini. Due dei quali erano
in
divisa,cosa che la insospettì molto. Il terzo era un uomo
rozzo che non sapeva
nemmeno come era finito in quella situazione.
L’investigatrice decise di
interrogarli brevemente ed una volta finito aveva una delineazione
intuitiva
del quadro generico. Poi cominciò a parlare informando le
persone presenti
delle sue constatazioni:
-“Allora,ora
vi dico
come la penso: la vittima ha lasciato due indizi. Uno era un
bigliettino con su
scritta una siglia:P.N.,sono sicura che dato i sospettati si tratta di
“Partito
Nazzista”. Il movente sarebbe che uno di voi due –e
qui si soffermò sugli
uomini in divisa- aveva paura che si esprimessero contro il vostro
regime
dittatorio così ha pensato di toglierne di mezzo uno,ha
pensato bene a uno solo
perché sapeva che uccidendone uno l’altro non
avrebbe combinato niente. Come
“arma” è stato utilizzato del
veleno,come lo so? Rispondo subito,la vittima
teneva in mano uno specchio sul quale si rifletteva la parola
“Blonde” e si
tratta di un veleno potente,la cui principale caratteristica
è il suo colore
violaceo. Da qui sono riuscita a capire chi è il
colpevole.” Alle parole di
Rosalie i due soldati divennero immobili come delle statue,non che
questo li
preoccupasse,dato che ormai era lecito uccidere,ma non senza un motivo,
però
più che altro li infastidiva essere accusati.
-“E
chi accuseresti
donna?” chiese uno di loro.
-“Il
suo collega,come
può notare anche lei ha una macchia viola sulla manica della
divisa,e questa è
una traccia del veleno.” Rispose imperturbata. Il soldato
accusato strinse gli
occhi e non proferì parola poi portò la sua mano
a coprire la macchia,ma ormai
il gioco era fatto. Rosalie ordinò alla
“polizia” se così può essere
definita
di portarlo via,ci sarebbe stato un interrogatorio ed un verdetto a
seguire.
Poi si accucciò a chiudere gli occhi al cadavere
augurandogli un buon riposo e
si diresse nuovamente fuori dove vi trovò Luke. Lo raggiunse
velocemente a
passo spedito.
-“Allora?”
chiese
lui.
-“Ho
scoperto il
colpevole,è stato uno dei soldati nazzisti. Chi altro
sennò?” rispose
triste,non sopportava che gente come i cosiddetti soldati vagassero
liberi per
le strade delle città uccidendo a destra e manca.
-“Quindi
avete
risolto il caso?”
-“Si..ma
ciò non può
portare indietro quel povero ragazzo.” disse demoralizzata.
Poi,non si sa se
per le parole pronunciate dalla bocca di Rosalie,o se per il sollievo,
Luke posò
delicatamente le sue labbra su quelle della giovane donna,facendola
rabbrividire di piacere. Questo era il suo primo bacio. Ma proprio
mentre esso
si consumava sotto i loro sguardi un colpo di sparo giunse alle loro
orecchie.
Successivamente il proiettile trapassò
l’investigatrice per poi giungere sino a
Luke e caddero insieme sul terreno duro. L’impatto ne
causò la morte
istantanea,mettendo fine alle loro vite e ad un amore che sarebbe
potuto
sbocciare. Ma una cosa positiva c’era: Luke avrebbe raggiunto
suo fratello
gemello Jared senza più doverlo lasciare. In fondo
è proprio vero che l’uno non
può vivere senza l’altro e il destino aveva
esaudito quelle parole dette.