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Autore: Shark Attack    29/10/2010    16 recensioni
Estrae il giornale da sotto il tavolo e me lo porge. -Pagina 38 – dice lapidario.
Mi pulisco le mani sul grembiule e lo apro, mentre continuo a non capire. -Che c'è che devo vedere?
E che non mi puoi dire a voce? Mi inumidisco due dita e inizio a sfogliare: pagina 20, 26...
-Me l'ha detto Naruto e...
Il mestolo cade per terra e il rumore dei suoi rimbalzi zittisce Sasuke.
Non credo ai miei occhi.
Getto a terra il giornale, di scatto, ripudiandolo.
Fisso con odio quell'ammasso scomposto di carta bianca sporcata da quelle orribili parole.
Odio i necrologi. Li ho sempre odiati.
"A Tokyo, il 13 dicembre, si è spenta, dopo una lunga malattia..."
[Dalla serie: The Way Of My Life][What Death Brings]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Way Of My Life'
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Forza, studia! Studia, Sakura, studia! Non ti distrarre, che l'esame è lunedì prossimo, dai!
“Il cuore è racchiuso da un sacco a parete doppia formato da una membrana denominata pericardio sieroso. La sua infiammazione, una pericardite, spesso consegue ad una diminuzione della quantità del liquido sieroso; in seguito a ciò, i foglietti pericardici possono formare aderenze dolorose che compromettono i movimenti del cuore...”



Ricordo che c'era il cambio dell'ora e che stavo attendendo l'arrivo del professore, quando ricevetti la telefonata che mi cambiò la vita.


-Pronto?


C'era il sole...


-Signorina Haruno?
-Sì, sono io... chi parla?
-E' il distretto stradale di Gunma, signorina. Ha un minuto?
L'aria si è fatta improvvisamente fredda e pesante. -Sì, certo, mi dica.
Ostento sicurezza, ma la verità è che ho un'orribile sensazione e qualcosa di viscido mi è sceso nello stomaco, gelandomi.
-Ha da sedersi?
Il freddo della seggiola dell'università si fa più presente, come se volesse rispondere al posto mio. -Sì, sono seduta... ma che succede?
-Mi dispiace molto, signorina. Sono davvero mortificato. I suoi genitori...



A volte mi viene da pensare a ciò che mi è successo in questa folle vita, e mi sento male.


Lingua secca, respiro quasi inesistente.
Come scusi, può ripetere?
So che può sembrare impossibile, signorina, ma abbiamo qui i documenti e...
Ho capito. Grazie.
Si... si sente bene?
Tu-tu-tuuu...
Prendi un bel respiro.
Mamma e papà.
Prendi un bel respiro, calmati.
Mamma e papà.
La vista si appanna, sono lacrime bollenti... il naso gocciola, mi sento tremare, non capisco più nulla! Mamma! Papà!
NOOO!!



Ricordo ogni istante, ogni momento.
Ironicamente, quelli mi fanno sentire meglio, come se quella ragazzina che piangeva nell'aula di anatomia fossi stata veramente io per l'ultima volta.
Dopo di ché, ero un'estranea, persino a me stessa.


Mi viene spesso da chiedermi “cosa ci faccio io qui?”, “che sto facendo?” e non ho mai una risposta pronta.
Non mi basta dire “stai facendo la spesa” o “sei in casa”. Non mi soddisfa mai.
E allora mi vien voglia di voltarmi, tornare indietro o andare a destra o a sinistra, altrove.
Ma non lo faccio.
Sento che sarebbe sbagliato, io devo fare la spesa per la mia famiglia e sono in casa perché questa è casa mia.
Allora dove sbaglio?
Perché mi sento così a disagio?
Penso che se si facesse una classifica dei miei stati d'animo predominanti da che sono nata, ai primi posti ci sarebbero il disagio e l'estraneità.
Estraneità.
Già.
Non riesco a non sentirmi giusta in nessun luogo.
Sono tutti uguali, tutti... distanti allo stesso modo.
A volte guardo quest'ingresso e mi domando che ci stia a fare, qui. Perché sono qui?
Perché mi ostino a chiamare questo posto “casa mia”?
E allora mi rendo conto che sto vivendo sulla soglia, alla disperata ricerca di un affetto che probabilmente non avrò più. Sono malata, sono apatica. Potrebbero dire di me che ho un dilemma esistenziale ma, ricondotto in una terminologia già fatta, come la frase di un cioccolatino, non rende affatto ciò che provo.
Chi sono io?
Cosa devo fare, ora?
Guardo i sacchetti della spesa e li porto con cura in cucina. Li metto sul tavolo ed inizio a vuotarli, cercando la collocazione per ogni oggetto.
Ma che sto facendo?
Getto a terra la confezione di cereali e li guardo sparpagliarsi sulle mattonelle.
Confezione famiglia.
Bastardi, io non ce l'ho più.
L'abitudine fa male.


Università.
Ieri era tutto diverso.
-Ciao, Sakura!
La guardo a mala pena. Sono così spenta che non ho nemmeno le forze di fingere un sorriso e ricambiare il saluto di Hinata.
-Ma... che hai? Non ti senti bene?
E' sempre così gentile e premurosa... fingi per lei, coraggio!
-Mhn...
No, non ho forze per dire nemmeno un “no, sto bene, grazie”.
-Ti fa male qualcosa?
A momenti rido.
Guardo i suoi occhi perlacei e non posso non pensare all'ironia di quel momento. Mi fa male qualcosa?
Vorrei, magari fosse così.
Vorrei essermi spaccata una gamba o esser stata investita sotto casa.
Sarebbe stato meglio.
-Sakura?
Almeno mi farebbe male solo una parte del corpo.
Non lo spirito.
Non l'anima.
Non tutta me.



Avevo 19 anni.
La casa era vuota.
Io ero vuota.


Questo atrio oggi mi sembra triste e solitario come quello di casa mia.
A volte mi torna in mente quel freddo che provai, a volte mi attanaglia nuovamente le viscere e mi porta al cimitero.
Non faccio mai venire con me né Tsuri né Mosu, ho troppa paura che lo potrebbero scoprire anche loro. O che possano incrementare il mio, con la loro ignoranza degli eventi.
E dell'affetto.
A volte mi siedo qui per terra, accanto al divano, sulle mattonelle gelide, cercando di contrastare con un freddo fisico quello mentale, ma non mi riesce mai. E allora spero che ritorni a casa qualcuno, che qualcuno mi saluti con un sorriso e mi chieda qualcosa, cosa hai fatto, che c'è per cena, mi fai una torta... e allora torno ad avere uno scopo e la mia vita ricomincia ad essere meno vuota.
Un abbraccio di calore in mezzo a mille fiocchi di neve.
In questa casa che sto iniziando a capire che è anche mia. Non solo dei miei affetti, come troppo spesso finisco per pensare.


E poi, immancabilmente, arriva lui.
Sasuke.
Al sol vederlo, la neve inizia a sciogliersi. Nel mio cuore so che posso contare sempre su di lui, ma...
Non so.
A volte mi siedo qui per terra, accanto al divano, sulle mattonelle gelide, e spero in un abbraccio di vita.


-Hai sentito?
Afferro il mestolo e giro ancora un po' il curry, spero che non si bruci, stavolta... -No, cosa?
Sasuke ha un'espressione contrita, triste. Dispiaciuta.
-Cosa succede?
Inizia a preoccuparmi, raramente è così...
-Quindi? - lo incalzo.
Estrae il giornale da sotto il tavolo e me lo porge. -Pagina 38 – dice lapidario.
Mi pulisco le mani sul grembiule e lo apro, mentre continuo a non capire. -Che c'è che devo vedere?
E che non mi puoi dire a voce? Mi inumidisco due dita e inizio a sfogliare: pagina 20, 26...
-Me l'ha detto Naruto e...
Il mestolo cade per terra e il rumore dei suoi rimbalzi zittisce Sasuke.
Non credo ai miei occhi.


A Tokyo, il 13 dicembre,
si è spenta, dopo una lunga malattia,
Hinata Hyuga Uzumaki,
madre affettuosa e moglie adorata.
Le esequie avverranno il giorno...



Getto a terra il giornale, di scatto, ripudiandolo.
Deve essermi calata la vista, non posso aver letto bene.
Fisso con odio quell'ammasso scomposto di carta bianca sporcata da quelle orribili parole.
Odio i necrologi. Li ho sempre odiati.
Ricordo il giorno in cui mi hanno chiesto di scegliere le frasi per i miei genitori, dicendomi ad ogni mia pausa l'ammontare del costo per pubblicarle sul giornale. Sono parole vuote, stupide, inutili. Non esprimono nemmeno una briciola di ciò che si prova quando scompare qualcuno a te caro.
Scuoto la testa disperata, cercando il punto migliore per sbatterla facendomi molto male. No, Sakura, reagisci. Ragiona.
Giusto. Non può essere vero.
Mi avvicino lentamente al quotidiano, mi chino e lo sollevo piano, quasi temendo che mi possa mordere.
Deglutisco e cerco di nuovo la pagina dei necrologi.
E rieccolo, il nome temuto.
Hinata...




A volte mi siedo qui per terra, accanto al divano, sulle mattonelle gelide, cercando di contrastare con un freddo fisico quello mentale.
Ma non mi riesce mai.





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Ehm. Non so da dove sia arrivata una simile ispirazione.. ^^”
Hinata morta? Non so perché ma già quando vi stavo annunciando che sarei tornata a settembre (mese ipotetico, tanto per dire “dopo le vacanze in generale”) avevo avuto un'idea che partiva da questo e quindi... chiedo scusa per i fan della piccola Hyuga! Sono fatta così: io sono le dita, batto la storia che viene da sola. Quando mi impongo di scrivere qualcosa mi viene una schifezza, quando non penso mi vengon fuori i capitoli migliori.
Spero che anche questa volta sia venuto fuori qualcosa di decente! XD

Anche se adesso, dopo aver letto una simile schifezza, scommetto che non rimpiangete più l'assenza di questa fic da EFP... ^^”
In ogni caso, rieccomi! The Way Of continua, come uno zombie riportato alla vita, ecco che la fic riprende il suo percorso! Contenti? :P
Spero di sì, dai!
Avevo annunciato una one-shot ma mi faceva vomitare, l'ho riscritta e il risultato non è cambiato molto, così l'ho ripensata ancora un po' e mi è venuto fuori questo primo capitolo, primo di una serie di... boh, per ora vado avanti e poi vediamo! ^.-
Ovviamente, dato che non ho ancora pensato ad una trama seria per questa 3° parte della saga, non posso aggiornare con la stessa frequenza dell'altra volta! Per cui... aggiornerò, prima o poi, non so dirvi quando ma state attenti che la Shark colpirà ancora! Mwuahahahah! XD
Ah, prima o poi risponderò anche alle recensioni per l'ultimo capitolo della 2° parte (le millemila recensioni! ^^”) così come ovviamente farò anche per quelle di questo capitolo, se mai ve ne saranno!
Alla prossima, allora!
Bye bye!


Shark



   
 
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