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Autore: RachieMecedes    29/10/2010    2 recensioni
Questa FF non è solo per i fan di Niley. Se la leggete tutta capirete perché. Dato che ho notato che non ci sono molte storie raccontate in prima persona da Nick, ho deciso di usare quel metodo per questa FF.
COSA IMPORTANTE: non ho la presunzione di credere di conoscere i veri caratteri dei personaggi realmente esistenti, semplicemente li ho adattati a come io me li immagino o come avessero più senso per la storia.
COSA IMPORTANTE 2: sto già lavorando al sequel, quindi state sintonizzati! ^_^
COSA IMPORTANTE 3: Ho alternato le righe (una riga si, una riga no) solo per non far incrociare gli occhi a chi legge.
Se non capite “come funzionano” i dialoghi, eccovi degli esempi (perché so che è un metodo poco chiaro ma le virgolette non mi soddisfano v.v )
Andai dal gatto – Ciao bello! – lo accarezzai.
- Che ci fai qui? – mi chiese mia sorella – non dovresti essere dal tuo amico?
Se trovate parole in corsivo nei dialoghi, vuol dire che bisogna dare una particolare cadenza a quella parola.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Non chiedetemi se sono stufo di questa vita perché rimarreste delusi dalla mia risposta.
 
Talk show, party esclusivi, tappeto rosso, premiere, tour, concerti… Sembra un sogno non è vero? Posso assicurarvi che non lo è. Spesso mi capita di voler fare una passeggiata da solo ma non posso perché io sono Nick Jonas e Nick Jonas + Foto Esclusive = Denaro.
 
Solo quando sei davvero molto ricco, ti rendi conto che soldi in esagerazione non portano nulla di buono.
 
 Mi alzai dal letto, infilai le pantofole e corsi al piano di sotto: mi sembrava di aver sentito il campanello.
 
Intravidi dei lunghi capelli castani ed un gigantesco sacchetto bianco, aprì la porta – Miley? –
appoggiò il sacchetto a terra e sospirò asciugandosi il sudore in fronte – Sono venuta… Portarti… - le appoggiai la mani sulle spalle – Rilassati, vuoi qualcosa da bere? – annuì.
 
Si sedette sul divano, esausta. Tornai dopo qualche minuto con un bicchiere colmo d’acqua fresca e glielo porsi. La bevve tutta d’un fiato. – Grazie – mi sorrise, adoravo il suo sorriso, l’ho sempre adorato – Beh, che dovevi dirmi? – indicai il sacchetto bianco ai suoi piedi, lei sbuffò.
 
– Mia madre ha una coltivazione di carote, ne sono cresciute troppe, ora non sa che farsene – la guardai senza fare una piega lei continuò – So che odi le carote – sollevai le spalle, a dire il vero in quel momento le adoravo: avevano portato lei a casa mia.
 
Era un silenzio così imbarazzante, troppo pesante – Come va con Liam? – Stupido, che ti salta in mente?! Lei fece un sorrisetto imbarazzato – Ci eravamo presi una piccola pausa, ma ora e tutto ok – abbassai la testa – Tutto ok? Forte – forse avevo esagerato con il sarcasmo, avevo paura che Miley si fosse offesa – E tu? – risposi stizzito senza nemmeno pensare.
 
- Io sono convinto che ci siano cose ben più importanti delle ragazze – ok, forse avevo esagerato – Non ti agitare – non mi agito.
 
 Si alzò e si avviò verso la porta – Sai Nick, ora ricordo perché abbiamo rotto – uscì. Cosa diavolo intendeva con quelle parole? Facevano molto male. Mi alzai di scatto e corsi fuori dalla porta. Vidi Miley con Tish e mia madre, le raggiunsi.
 
Senza farmi notare trascinai dai fianchi Miley verso di me, mi guardava seria ma non arrabbiata – Cosa intendevi dire? – mi si avvicinò sensualmente – Siamo sempre stati molto diversi – Tutto qui? Mi si avvicinò ulteriormente e mi appoggiò le mani poco sopra il sedere – Comunque sai, Nick, gli opposti si attraggono – Ci fissavamo senza dire una parola.
 
- Ragazzi, che fate? – Miley levò di colpo le mani dal mio corpo – ehm niente – risposi evitando lo sguardo di mia madre. Tish prese Miley per un braccio, guardò severamente mia madre e se ne andò.
 
Durante il tragitto verso casa, mia madre non disse una parola. Mi assalì un dubbio. E se fossero venute a sapere di quello che era successo tra me e Miley, quella volta a Dallas? Ricordo ancora la data e la ricorderò sempre: 20 Giugno 2009. Era stato bellissimo, dopo aver cantato la nostra canzone, live, per la prima volta, per la prima volta lo facemmo. Tutto durante quell’indimenticabile sera. Ma ora mi restava solo un fiabesco ricordo di lei, di noi.
Io e mia madre eravamo arrivati nel nostro giardino, mi fece segno con la mano di sedermi sulla panchina. Ubbidì. – Nicholas, io… - mi mordevo le unghie, mi sentivo agitato – Perché non me lo hai detto? – guardai di lato – detto cosa? – in realtà lo sapevo benissimo ma non avevo una risposta. – Insomma… Tu e Miley… Voi avete… - era molto imbarazzata, anche io lo ero – Va tutto bene – mi puntò il dito contro – no, non va tutto bene! Miley è troppo piccola per questo genere di cose – cosa? Stai scherzando? – Lei ha la mia età! – lei scosse la testa stizzita – Questo l’hanno detto i suoi genitori e comunque il mio compito è di tenerti lontano da lei, per evitare che lei e la sua famiglia subiscano brutte conseguenze – Non la metto incinta, so come funziona. – Non potete impedirci di incontrarci – lei sogghignò – Sai che lei ha un bellissimo fidanzato, vero? – ah, ecco. Allora perché mi è saltata addosso al parco?
 
Se ne andò.
 
Faceva già male di per se. Perché mia madre doveva fare così? Mi sdraiai sul prato e chiusi gli occhi. Sentì un rumore di fianco a me. Sarà il cane, pensai. Una mano calda mi si poggiò sul fianco. Aprì gli occhi di colpo – Non dovresti essere qui – gli dissi con una nota di malinconia mettendo la mia mano sulla sua – lo so ma volevo dirti che mia madre mi ha parlato di una cosa – evitai di chiederle di cosa. Lo sapevo. Cambiai discorso. – perché non lo lasci? – lei rise – Liam mi fa comodo, quando sono sola – spero solo non intendesse quello che penso.
 
Mi si avvicinò al collo e mi baciò con un risucchio fortissimo. Avevo il respiro mozzato. Tirò fuori una penna dalla tasca e iniziò a scrivere sul mio polso.
 
- Ogni volta che vedi questa scritta, ti prego pensami.
 
Annuì. Mi baciò sulla guancia, delicatamente questa volta e se ne andò.
Mentre rientravo in casa non potei fare a meno di guardare quella scritta Mileysul mio polso. Era vero, la sentivo già più vicina. Non credo che sia capitata a casa mia solo per portarmi quelle carote, Tish avrebbe potuto darle a mia madre. Non so se la mia era solo una sensazione o il fortissimo desiderio che fosse così, che Miley volesse ancora me, dopo tutto quello che era successo.
 
Aprì la porta. Mio padre era in piedi davanti a me con le braccia conserte e un’aria serissima.
 
- Dove sei stato? – sorrisi cercando di alleggerire l’aria – Ero sdraiato in giardino a riflettere.
 
- Beh… In tal caso… - Mi sorrise e aprì le braccia. Lo abbracciai. Questa storia non mi piace affatto: cosa avranno detto di preciso Billy Ray e Tish ai miei?
 
Solitamente risvolto le maniche di praticamente qualsiasi cosa perché mi danno fastidio, ma quella sera a tavola mi accurai di avre il polsi ben coperti. Non volevo mi rubassero questo piccolo pensiero di Miley.
 
L’aria era strana, ma solita.
 
- Se Nick non mangia le carote allora non le mangio neanche io! – borbottò Frankie, mia madre gli rispose cercando di non dare a vedere quanto era nervosa – Franklin, sai che Nick detesta le carote, l’ultima volta che abbiamo cercato di fargliele mangiare è stato male.
 
Frank rise – Ha vomitato?!
 
Joe tossì e lo rimproverò – Franklin, evita di dire certe cose a tavola per favore.
 
Sì. Lo vedevo dalla sua espressione. Joe sapeva.
 
 
 
 
Finita la cena lo feci venire con una scusa in camera mia: è insonorizzata.
 
- Che c’è? – mi chiese bruscamente – No, io chiedo a te che c’è. – corrugò la fronte – Joseph, tu sai perché mamma e papà non vogliono che veda Miley? – più che una domanda la mia era un’affermazione.
 
- No – mentiva. Capisco quando mente, perché non riesce a guardarmi negli occhi.
Prima che potessi rispondergli se ne andò. Presi il telefono. Un messaggio da Miley.
 
Vieni a casa mia, passa dal retro. I miei sono fuori casa.
 
No. Non potevo rischiare. Non senza sapere il motivo per cui non la potevo vedere. Se i miei genitori lo avessero dovuto scoprire probabilmente mi avrebbero vietato di andare al ballo organizzato dalla Disney.
 
Mentre elencavo i motivi per cui non sarei dovuto andare mi resi conto di essere a metà strada tra le nostre case.
 
Da lontano visi una figura che mi si avvicinava. Era troppo distante per capire di chi si trattasse.
 
All’improvviso tutti i lampioni, tutte le illuminazioni si spensero. Sobbalzai. È strano ma ho paura del buio, della notte. Sentì dei passi accanto a me. Era la figura che avevo visto prima? Il cuore mi stava esplodendo. Stavo per urlare quando…
 
- Nick? Sono io: Miley – mi abbracciò lateralmente. Che cosa stupida, ora che c’era lei con me mi sentivo improvvisamente tranquillo, protetto. Come se una ragazza di 18 anni potesse proteggermi. Eppure non avevo più paura.
 
- Oh ciao, andiamo? – mi prese la mano – Andiamo.
 
È incredibile come le cose più strane possano eccitarmi. Stavamo semplicemente camminando mano nella mano in una strada completamente buia. Eppure sentivo un certo desiderio nei suoi confronti. Anche solo quello di baciarla.
 
Ad un certo punto la presi, stretta, perfettamente aderente al mio corpo. Non potevo più aspettare. Appoggiai le mie labbra alle sue. Lei si strinse ancora di più a me. Mi morse il labbro inferiore poi continuò a baciarmi.
 
Si staccò lentamente dalla mia bocca. Mi abbracciò forte. Ora la desideravo ancora di più, ma cercai in tutti i modi di nasconderlo: non volevo passare per un pervertito.
 
Mi morse il lobo dell’orecchio e poi lo leccò piano. I miei respiri si erano fatti più pesanti. Le girai il viso verso il mio e la baciai, questa volta più appassionatamente. Prese le mie mani e le mise sul suo sedere. Stavo impazzendo.
 
Mi prese la mano e mi trascinò verso casa sua.
 
- Miley… - non capivo le sue intenzione e oltre il fatto che potevamo essere scoperti da un momento all altro, avevo una gigantesca paura di roivinare tutto.
 
Nel frattempo eravamo arrivati. Entrammo dal retro. Tutte le luci continuavano ad essere spente. Salimmo le scale.
 
- Sì? – mi trascinò sul suo letto.
 
- Che vuoi fare?
 
Sentì prima le sue mani appoggiarsi sulle mie spalle, poi il suo corpo che saliva a cavalcioni sul mio. Infilò la lingua nella mia bocca. Non potevo più sentire ragioni: la presi e la adagiai sul letto baciandola e spogliandola. Lei fece lo stesso con me. Stavo per chiederle di nuovo quali fossero le sue intenzioni quando tutte le luci si riaccesero.
 
La porta. Dei passi che venivano verso la stanza di Miley. Feci la cosa che al momento mi sembrava più giusta: corsi e mi chiusi in un armadio.
 
 
- Bocciolo, siamo a casa! – sentì la porta della stanza aprirsi.
 
- Ci… Ciao! – Tish iniziò a raccontare di quanto fosse stata divertente la cena.
 
- Sai Miley, c’era una ragazza che aveva un abito molto simile a quello che hai indossato alla premiere di The Lasta Song.
 
- Ehm… Wow… Forte! – Miley era terrorizzata.
 
- Voglio vedere se è perfettamente uguale al tuo. In quale armadio sarà? – il cuore iniziò a galopparmi. Cosa sarebbe successo se avesse aperto l’armadio e mi ci avrebbe trovato dentro completamente nudo? Smisi di respirare. Chiusi gli occhi.
 
Sentì l’anta di un armadio aprirsi. Mi volle qualche secondo per capire che non era l’armadio in cui ero io.
 
- Eccolo! Sì! È esattamente uguale!
 
- Mamma, papà, perché non andiamo in cucina? Devo parlarvi di una cosa – Brava Miley.
 
Una volta sentita la porta chiudersi, uscì dall’armadio senza fare il minimo rumore. Cercai il più velocemente possibile i miei vestiti e mi rivestii.
 
Uscii sul balcone dove c’era un albero che sembrava fatto apposta per salire e scendere dalla stanza di Miley. Scesi il più velocemente possibile. Poi corsi fino a casa.
 
 Entrai piano piano. Erano già tutti a letto, probabilmente credevano lo fossi anch’io.
 
Entrai nella mia stanza e mi tolsi i vestiti lanciandoli ovunque. Alzai il cuscino con noncuranza, presi il pigiama e me lo infilai.
 
Quello spavento mi aveva distrutto. Mi inflai sotto le coperte, guardai la scritta sul mio polso e spensi la lampada.
 
 
 
 
 
 
Mi sembrava di essere nel pieno di un post sbronza. Non fraintendetemi. Non mi sono mai ubriacato, ma questa sensazione è quella che immagino si abbia dopo una sbronza.
 
Sbadigliai. Mi strofinai gli occhi. Non avevo voglia di alzarmi ma mi annoiavo nel letto. Presi il portatile dal comodino. Controllai la casella postale. Sollevai le sopracciglia: un’email di Miley.
 
Mi dispiace che sia andata a finire così ieri.
 
Non ci avevo ancora pensato. Sapevo che sarebbe stato troppo rischioso. Non volevo più rischiare ora. Risposi in fretta.
 
Non importa. È meglio lasciar perdere.
 
- C’è nessuno? – urlai. Bene ero a casa da solo. Adoro stare a casa da solo.
 
Scesi in cucina. Presi i cereali e il latte. Sentì dei passi e andai a vedere: quando sei famoso non sai mai se a entrare in casa sia tua madre o una fan squinternata.
 
Sospirai. Era in lacrime. Speravo non fosse a causa mia e contemporaneamente non volevo le fosse successo niente di brutto.
 
- Nick… - la sua voce era tremolante, spaventata. – Miley, perché piangi? – mi avvicinai e la strinsi. Come mi era potuto venire in mente che mi fosse possibile stare senza di lei?
 
Mi accarezzò. – Perché, Nick? – sospirai – sarebbe più facile dimenticarci l’uno dell’altra – scosse la testa – Hai ragione, sarebbe più facile – capivo perfettamente dove voleva arrivare.
 
L’abbracciai. – Ce la faremo.
 
Mi baciò: sentivo le sue lacrime scivolare sul mio viso. Ci staccammo. Le sorrisi. Non un sorriso qualunque, uno malizioso, fatto oltretutto senza volerlo.
 
Contraccambiò il sorriso. Mi avvicinai e le asciugai le lacrime – Possiamo sempre continuare ora quello che abbiamo lasciato in sospeso ieri.
 
La avvicinai al mio corpo, lei si strinse a me e mi baciò appassionatamente. La presi per mano e la portai di sopra, in camera mia.
 
Mi sdraiai sul letto. – Pensi che anche questa volta saremo quasi scoperti? – Rise poi si fece subito seria – Spero di no. Non posso più aspettare.
 
Si sedette a gambe accavallate. Era così sexy con quella maglietta lunga che le faceva da vestito. Mi eccitai. Lei rise e mi appoggiò la mano sulla zona dei boxer. Misi la mia mano sulla sua. Iniziammo a spogliarci a vicenda.
 
[…]
 
 
Era stato stupendo. Eravamo sotto le lenzuola, accoccolati, in silenzio. Mi accarezzava le mani. In quel momento provavo dei sentimenti così intensi per lei che mi sentivo triste. Sì, perché sapevo che non potevamo stare insieme perché i nostri genitori ci avrebbero diviso e perché Miley stava con lui.
 
Improvvisamente crollai in uno dei sonni più profondi.
 
 
 
 
 
Mi svegliai di colpo. Miley non c’era più. Solo un biglietto da parte sua, sul comodino. Sorrisi. Adoro la sua scrittura. Rifletteva la sua personalità: così disordinata, modesta ma anche romantica a modo suo.
 
Caro Nicholas,
Ti sei addormentato. Sono stata a fissarti un po’: sei così dolce quando dormi. Volevo solamente dirti che sono stata bene con te e spero di continuare a stare con te, in un modo o nell’altro. Un bacio.
                                                                                               Tua Miley
 
 
- Nick? – Mia madre era tornata. Nascosi il biglietto nel cassetto del comodino.
 
- Si? Stavo dormendo.
 
- Preparati. Hai un’intervista a Good Morning America tra meno di un’ora – Accidenti! Me ne ero completamente scordato.
 
Mi vestii praticamente a caso, mi lavai i denti. Li odio.
 
Presi il telefono e Big Rob mi passò a prendere. Stetti in silenzio tutto il tempo: non avevo la minima voglia di parlare in pubblico.
 
Vidi i vestiti che dovevo indossare. Mi voltai. Una donna sulla trentina mi fissava sorridendo.
 
- Ehm… Posso aiutarla? – Cosa diavolo vuole?
 
- In realtà sono io ad aiutarti. A vestirti. – Cosa? Ho 18 anni, so vestirmi!
 
- Ehm… Ok… - Che palle.
 
Fu piuttosto rilassante. È esattamente questo, ciò di cui ho paura: inizi con il farti vestire una volta da un’assistente e finisci col non fare più nulla da solo come se avessi qualche grave problema.
 
Passai al trucco. Che noia.
 
Entrai in scena. La conduttrice sembrava un mix tra un’adolescente esaltata e una “so tutto io”.
 
- Allora Nick, come ti senti in questo periodo? Noi ti troviamo carinissimo!- Cercai di sorridere. Noi? Noi chi?
 
- Benissimo. Sento molto l’affetto dei fan nonostante mi sia preso un breve periodo di riposo.
 
- Abbiamo tutti visto JONAS L.A., ma dicci, Nick, tra te e Nicole è sbocciato l’amore anche fuori dal set? – Cosa? Non sanno chiedere altro.
 
- No, siamo amici – Direi siamo colleghi più che altro.
 
Rise. Che c’è da ridere? – Ma allora Nick, hai trovato l’amore? – Mi venne in mente Miley. Sorrisi.
 
- Sono single al momento – Non sanno parlare d’altro. Perché vogliono scavare nella mia vita privata?
 
- Nonostante questo. Sappiamo quanto tu e la tua vita siate meravigliosi. – iniziai a vedere rosso.
 
- No, per niente. Voi non lo sapete. La mia vita non è fantastica, io non sono fantastico. Sono solo una persona che sbaglia, come tutti voi, che a volte è infelice. – l’ho solo pensato o l’ho detto veramente?
 
Mi immagino già le polemiche che causerà questo mio sfogo. Chi se ne importa.
 
Ho dormito per ore eppure sono ancora stanco e frastornato. Mi strofinai gli occhi. Quando li riaprì mi trovai mia madre davanti.
 
- Nicholas – mi accarezzò i capelli – Tesoro, che c’è che non va?
 
Mi stava scendendo una lacrima, la trattenni – Niente. Ho solo bisogno di stare da solo.
 
Nessuno mi capisce, nessuno.
 
 
Tornato a casa mi fermai in giardino a riflettere. Mi sedetti sull’erba e guardai il cielo. Perché? Perché devono tutti pensare che la mia vita sia fantastica, che io sono perfetto? Non è così. Vorrei urlarlo al mondo intero ma non posso. Non sono il Nick Jonas che vedete in JONAS o in Camp Rock. Quelli sono programmi Disney è devono essere educativi per i più piccoli. Recito, non sono veramente così. Scossi la testa.
 
- Ciao – mi voltai a vedere chi era ma avrei riconosciuto quella voce tra mille.
 
- Oh ciao, Miley – Abbassai lo sguardo.
 
- Ho visto l’intervista – Si mise accanto a me e mi prese la mano accarezzandola – Nick, so che è difficile ma non prendertela. Adesso spero tu abbia capito il motivo per cui sono diventata così. Sentivo il bisogno di far capire alla gente come sono veramente.
 
- Miley… I miei fan hanno di me un’immagine, totalmente o quasi, falsa. Non penserebbero mai che io sia in grado di fare quello che ho fatto fino adesso, ieri notte, stamattina. Per loro sono un santo.
 
Rise – So come ti senti. Ma non c’è bisogno che tutti conoscano il vero te. Le persone che ami sanno come sei veramente. Il resto, che importa, no?
 
La baciai. – hai ragione. Mi strinse – Mi dispiace, devo andare ora. Ho promesso a Liam che – abbassai lo sguardo. Liam. Mi ero dimenticato che oltre i nostri genitori ci fosse anche lui a divederci. – Gli ho promesso che avremmo fatto shopping insieme questo pomeriggio.
 
- Vai – ero più freddo che mai. – Ma tu non sei arrabbiato, vero? – Arrabbiato? Sono a pezzi e tu mi lasci così per andare con lui.
 
- no – fece per baciarmi, mi spostai. Mi alzai di scatto senza guardarla e mi avviai verso la porta di casa.
 
- Nick… - non mi voltai. Non mi piaceva comportarmi così con lei, ma non ce la facevo a fare finta di niente.
 
Entrai in casa, quasi in lacrime.
 
Perché doveva farmi soffrire così? Mi sedetti con la schiena contro la porta e le mani sul volto. Miley Ray Cyrus, l’unica ragazza in grado di farmi piangere.
 
- Te l’avevo detto – mia madre mi tese una mano per farmi alzare.
 
- Detto cosa? – cercai inutilmente di non far tremolare la voce.
 
Mi abbracciò – Di non vederla più – voltai la testa di lato – Nicholas, non vedi come ti fa soffrire ogni volta?
 
Non mi pareva proprio che la prima volta che mi aveva allontanato da Miley avesse citato quest’argomento. Mentiva.
 
Me ne andai in camera mia. Restai lì tutto il giorno.
 
[…]
 
 
 
 
 
 
Questa sera toccava a me portare fuori la spazzatura. Faceva abbastanza freddo ma per fortuna indossavo una felpa piuttosto pesante. Sentì un rumore. Mi ritrovai Miley in lacrime davanti.
 
Stavamo lì in piedi, in silenzio, a fissarci.
 
- Mi dispiace – avevo esagerato.
 
Sì asciugò le lacrime e sorrise – no, è colpa mia. Vorrei stare con te solo che…
 
- Lascialo. Semplice no? – E che cavolo.
 
Ricominciò a piangere – Nick, tu non capisci, non posso lasciare Liam – Percepì un tocco di malinconia nelle sue parole.
 
- Perché? – mi prese le mani – I nostri genitori si sono già incontrati, si prospetta una cosa importante – ritrassi le mani – E’ ridicolo. Tu devi decidere cosa fare nella tua vita. Non so se voglio passare la mia con te se ti fai pilotare così dai tuoi.
 
Mi abbracciò ma le mie mani rimasero dov’erano – Nick… Non è solo questo il problema. Liam ha bisogno di me. Non sembra ma è un ragazzo molto fragile. Sta passando un brutto momento, suo fratello è in ospedale.
 
Contrassi la mascella dal nervoso la allontanai con un cenno – Miley, non so se vale la pena di combattere per noi se la pensi così. L’unico modo per dimostrarmi che ne vale la pena, è scegliere: o lui o io.
 
Rimase immobile e iniziò a piagnucolare – Scelgo te. Tutto il resto non importa – mi abbracciò, questa volta la strinsi anch’io – Ma non vuoi riflet… - mi interrupe – no.
 
La baciai. Intravidi il suo sorriso nel buio – Nick, dobbiamo scoprire perché le nostre famiglie ci ostacolano – Annuì. Mi baciò un’ultima volta e se ne andò.
 
Forse ero stato troppo duro ma non mi sembrava dispiaciuta di dover lasciare Liam. Se ero soddisfatto? Decisamente sì. Non potevo sopportare che la mia Miley abbracciasse, baciasse, andasse a letto con un altro.
 
Ero così felice che scrissi una canzone quella sera. Una delle poche cose vere che “si dicono” su di me è che scrivo canzoni per sfogarmi.
 
Una volta nel letto sollevai la mani del pigiama e guardai sul mio polso la scritta un po’ sbiadita.
 
 
 
 
Delle voci mi svegliarono. Guardai la sveglia: erano circa le tre di notte. Mi alzai e andai a piedi nudi di soppiatto in cucina, dove c’erano i miei che parlavano. Sembravano preoccupati.
 
- Denise, sai che lui non farebbe mai una cosa del genere. – Fare cosa?
 
- Lo so, ma il padre di lei ha visto tutto e… - Mio padre la interruppe bruscamente – Ti fidi di più di tuo figlio o di un estraneo? – continuavo a non capire. Mia madre scoppiò in lacrime.
 
Mio padre l’abbracciò. Stavo per entrare. Non dovevo farlo.
 
- Che succede? – rimasero a bocca aperta. Chissà quale balla si sarebbero inventati questa volta.
 
- Nicholas… - esordì mio padre – siediti – mi indicò una delle sedie in cucina. Anche loro si sedettero.
 
- Vorremmo parlarti di una cosa… Il… Il padre di Miley ci ha detto di averti visto mentre la molestravi – aprì occhi e bocca. Cosa? E soprattutto perché dire una cosa del genere?
 
- E’ ridicolo! Vi sembro il tipo di persona che fa queste cose?! – Cercai di risultura calmo non sono sicuro di esserci riuscito.
 
- No, piccolo, non dubitiamo di te – mia madre mi prese la mano – ora torna a letto. Mi accarezzò i capelli.
 
Mi alzai e mi diressi verso la camera. Ero sconvolto. Quindi ora l’intera famiglia Cyrus mi identificava come un maniaco? E’ vero, ci siamo spinti un po’ in la, a volte, ma lei era sempre stata d'accordo.
 
Non potei resistere. Impugnai il telefono.
 
Scusa se ti sveglio, piccola, ma ho appena scoperto perché i nostri, o meglio, i tuoi genitori ci danno contro. Domani te lo spiego. Vieni domattina. Sono sconvolto.
 
Mi addormentai.
 
 
 
 
Sentì una mano toccare la mia. Credevo si sognare. La strinsi.
 
- Hey, sei sveglio? – Ok, non era un sogno. Prima di rispondere pensai una cosa tipo “Oh no, sembro uno zombie! E l’alito mi odora di cadavere”.
 
- Sì, sì – sorrisi, cercando starle lontano.
 
- Dovevi dirmi dello scoop - Mi accarezzò il petto.
 
- Tuo padre ha detto ai miei di avermi visto mentre ti moltestavo – dissi freddo. Faceva male a me dirlo quanto a lei ascoltarlo.
 
Rimase immobile – C… Cosa? Perché mio padre avrebbe detto una cosa del genere? – Scossi la testa – Non lo so, ma dopo questa non credo che sarò in buoni rapporti con lui.
 
Rise. Non era una battuta ma glielo lasciai credere e risi anche io. – Hai una mentina o qualcosa del genere? – frugò nella tasca – Tieni, hai paura di avere l’alito pesante?
 
La baciai. Lei si mise a cavalcioni su di me. Facemmo per baciarci quando…
 
- Ehm… - Joe sbucò dalla porta – Sono venuto a prendere il Nintendo… Ehm… Scusate – Miley lo guardò male. Non si sono mai stati molto simpatici, ma in fondo, che importa?
 
- Non ho ancora lasciato Liam, stasera viene da me a mangiare con i suoi, quindi… - le guardai le tette – Capito – lei rise – non vorrai già…? – la baciai sulla guancia – Forse?.
 
Fece finta di tirarmi uno schiaffo, ridendo – ora devo andare. Tu. Casa mia. Alle quattro. – uscì dalla porta. Non mancherò.
 
 
 
Cercai di non dare nell’occhio mentre mi avviavo a casa di Miley. A metà strada intravidi suo fratello che Braison che mi faceva con la mano, cenno di raggiungerlo.
 
- Ciao Braz – mi colpì sulla spalla – Senti, bello, i miei sono usciti, la mia camera è la più sicura dato che è la più lontana dalle scale, Miley ti aspetta lì.
 
Sorrisi riconoscente – Grazie – scosse la testa – dopo aver saputo quello che è successo, questo è altro per voi. E comunque non mi fa impazzire Liam… - Risi e corsi da Miley.
 
Era sdraiata sul letto. Appena entrai mi guardò maliziosa – Eccoti finalmente, vieni qui – mi sedetti sul letto accanto a lei – Vedo che ti sei messo comodo oggi – rise indicando i miei pantaloncini bianchi – sollevai le spalle – sei uno schianto – mi baciò e si mise a calvalcioni su di me.
 
Iniziò a baciarmi delicatamente il collo. Persi il controllo. Mi tolse la maglia, io feci lo stesso con lei – Nick… - mi sussurrò con le labbra attaccate al mio orecchio – Sì…? – chiesi con voce soffocata – Ti voglio – appoggiò la mano tra le mie gambe.
 
[…]
 
Eravamo abbracciati, mi accarezzava la mano dolcemente. Stavo per addormentarmi – Nick…? Amore, devi andare, mio padre sarà a casa a momenti. – sospirai. Iniziai a vestirmi.
 
- Allora ciao – la baciai e mi diressi veloce a casa. Non mi sarebbe di certo dispiaciuto restare in quel caldo letto, tra le braccia di Miley a farmi una bella dormitina.
 
Entrai in casa – Ciao, piccolo – mi abbracciò mia madre – Com’è andata da Miley? – feci spallucce – Bene – non potevo di certo dirle spudoratamente che andiamo a letto insieme.
 
- Vado un momento in camera. – o meglio, in camera di Joe. Entrai senza bussare – Tu sapevi tutto, perché non me ne hai parlato? – gli sussurrai con ira.
 
Lui si grattò la testa – Avresti reagito male e probabilmente te la saresti presa con Miley – sapevo che Joe poteva mentirmi solo a fin di bene – Andiamo a mangiare o la mamma si arrabbierà, dai.
 
Non va così male, pensai, in fondo anche se io e Miley ci introntriamo di nascosto dai suoi, riusciamo a vederci, ed è questo l’importante.
 
Mio padre arrivò giusto in tempo – Che c’è di buono? – vidi mia madre mentre versava la minestra nei piatti e mi trattenni a stendo da dire “Di buono niente” – Minestra – sorrisi ironico verso Joe. L’odio per la minestra ci ricordava Kevin.
 
Mentre la inghiottivo non potevo fare a meno di pensare a lei e a lui, mentre cenavano con i loro genitori. L’avrà già lasciato?
 
Mia madre stava per sedersi quando suonò il campanello – Vado io – si diresse verso la porta. Mi chiedevo chi potesse essere a quell’ora, forse Demi in preda ad una crisi da sono-stata-lasciata-ancora?
 
Oh. Mio. Dio. Entrò nella stanza Miley in lacrime, disperata, affannata, mentre mia madre cercava di consolarla. Mi alzai di colpo e andai verso di lei abbracciandola. Mi strinse forte anche lei – Nicholas… - la presi per una mano e la portai in camera mia.
 
Le asciugai le lacrime con la mano – Cos’è successo, piccola? – evitò il mio sguardo – Braison aveva lasciato accesa la webcam per sbaglio e ci ha ripresi, oggi pomeriggio – sospirai, non volevo sapere il resto, ma dovevo – quando mio padre è tornato, aveva bisogno del computer, e dato che il suo è rotto è andato nella stanza di Braz per usare il suo. Ha visto il video ed è venuto da me dicendomi che sono una poco di buono, eccetera, che ho un ragazzo e il motivo per cui ha inventato quella storia – spalancai gli occhi – qual è il motivo? – scosse la testa – e una cosa frivola, Nicholas. Lui pensa che se sto ufficialmente con te, mi oscurerai dai media. Poi mi ha tirato uno schiaffo… -
 
Spalancai gli occhi – Cosa?! – irrigidì la mascella dal nervoso. In quel momento sarei potuto andare la e darle a quel bastardo.
 
Lei abbassò lo sguardo e ricominciò a piangere. La strinsi a me – Va tutto bene, piccola. Ci sono qui io con te. – non mi illudevo certo che le mie parole la facessero sentire meglio, ma provavo un certo sollievo nel pronunciarle.
 
La presi per mano e la portai in soggiorno – Siediamoci qui – indicai il divano.
 
Sentì la porta aprirsi – Togli le tue luride mani da mia figlia – mi alzai di scatto in piedi – ma si può sapere cosa vuoi da me? – lo pungolai. Ero molto, molto nervoso.
 
Mi tirò uno schiaffo. Il mondo si bloccò. Non mi aveva fatto male, ma sentii qualcosa dentro me che aveva bisogno di uscire.
 
Prese Miley per un bracciò e le urlò in faccia – Non permetterò che tu veda mai più questo idiota! – uscì sbattendo la porta.
 
Iniziai a piangere. Non appena mi resi conto che i miei familiari stavano venendo a vedere cosa fosse successo, scappai in camera.
 
Perché? Perché devo essere così maledettamente fragile. Avrei dovuto dirargliene uno più forte.
 
E Miley? Ora era sicuro che non l’avrei più rivista. E non l’avevo neanche salutata come si deve. Ricominciai a singhiozzare solo a quel pensiero.
 
Mamma, papa e Joe entrarono nella stanza – Nicholas – mio padre mi accarezzò i capelli – Lascia perdere – annuì, ormai io stesso mi ero arreso.
 
Mia madre si sedette accanto a me e mi abbracciò – Non uscire più con lei. Non te lo sto consigliando, te lo sto vietando – annuì di nuovo, aveva ragione. In cuor suo sapeva che non era di certo colpa di Miley, anzi sono quasi sicuro le dispiacesse per lei, ma non voleva più vedermi soffrire.
 
Joe aspettò che i nostri genitori se ne fossero andati – Sappi solo che se hai bisogno, io sono qui – gli sorrisi – Grazie, ti voglio bene – inclinò la testa e contrasse la bocca – Ti voglio bene anch’io.
 
Capitolo 2
 
Passò un mese, probabilmente il più triste della mia vita. Non facevo altro che piangere in silenzio sotto le lenzuola e cercare invano di contattare Miley.
 
Riprovai un’altra volta, l’ultima mi giurai. Impugnai il telefono e attesi: era ancora spento. Joe entrò nella mia camera, improvvisamente – Indovina? – fa che sia quello che penso – Tu, Miley a casa di Kevin alle 3 – non è possibile descrivere a parole la sensazione che provai. Saltai letteralemente in braccio a Joe – Grazie, grazie! Ti adoro.
 
- Anch’io – sorrise, era bello quando sorrideva.
 
Guardai l’ora – è meglio che vada, grazie ancora!
 
Corsi senza farmi notare da mia madre, presi la macchina e mi avviai verso la casa di Kevin, era in vacanza ora.
 
Mi batteva forte il cuore. Parcheggiai e vidi Miley, vicino all’entrata, abbozzare un timido sorriso. Le corsi incontrò abbracciandola, non riuscì a trattenere le lacrime, mi sembrava passata un’eternità.
 
- Ciao – la fissavo mentre due lacrime mi rigarono il volto.
 
Lei abbassò lo sguardo – Mi sei mancato – anche tu, piccola. Non le risposi, la presi per mano e la portai in salotto.
 
Mi sedetti sul divano e lei mi si mise sopra, a cavalcioni. Sentì una voglia fortissima avvolgermi, era da quando l’avevo vista per l’ultima che non avevo un orgasmo; ma non ci avevo pensato troppo, ero occupato a disperarmi.
 
- Allora tesoro mio, cosa faremo? - tesoro mio, non mi aveva mai chiamato così. Se non quando avevamo quattrordici anni, ma non penso conti, a quell’età non si fa nulla sul serio.
 
 
- Non lo so – tagliai corto, forse perché volevo solo riscattare il mese senza di lei o probabilmente perché non sapevo davvero cos’avremmo potuto fare.
 
- Incredibile – incrociò le braccia – Non ci vediamo da un mese ed è così che ti comporti – sapevo di essere strano e scontroso, ma volevo semplicemente godermi il momento, come se domani dovessi morire. Pessima prospettiva, vero?
 
 
- Scusami – la strinsi – è solo che non ho idea di come possiamo stare insieme contro il volere dei nostri genitori – spalancò occhi e bocca.
 
 
- Ho un’idea – si morse il labbro – è stupida però… - la baciai – Prova – sospirò – se rimango incinta di te, non possono non farci incontrare- fece spallucce, rimasi a fissare il vuoto. Valeva la pena? Valeva la pena di bruciare la mia adolescenza per stare con una ragazza? La guardai: lei non è una ragazza, lei è l’amore della mia vita. Sì ne vale la pena.
 
- Ottima idea – annuì – ma quando…? – scosse la testa – oggi. Per forza, Nick, probabilmente non avremo altre occasioni.
 
Annuì – Quindi… Ehm… - mi assicurai che la porta d’ingresso fosse chiusa e portai Miley per mano nella stanza degli ospiti.
 
Si sdraiò sul letto. Era stupenda, mi tolsi la giacca di pelle e la raggiunsi.
 
Mentirei se dovessi dire che non mi facesse un po’ impressione non usare alcuna protezione, in certi momenti mi sentivo titubante, ma se quello era l’unico modo per stare con lei, era la cosa giusta da fare.
 
Una volta finito mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola – Perciò ora non si torna più indietro? - Chiesi scherzosamente, lei annuì sorridendo – Non si torna più indietro – ero un po’ speventato, ma in fondo lei probabilmente lo era più di me, le presi la mano – Quindi noi due per sempre, piccola – appoggiò la testa sulla mia spalla – Noi 3, Nicholas.
 
Ci rivestimmo velocemente e ci avviammo verso la porta d’ingresso. Miley si voltò verso di me e mi abbracciò – Chissà quando ci rivedremo – stava per scendermi una lacrima, mi trattenni corrugando il volto e abbozzai un sorriso, solo per lei – Presto, ne sono sicuro – mi baciò
– Abbi cura di te – aprì la porta e corse via, forse fu meglio così, fissare la sua figura che si allontanava e si faceva sempre più piccola fino a scomparire avrebbe fatto troppo male.
 
Chiusi la porta a chiave e salì in macchina. Perché diavolo dev’essere sempre tutto così difficile?
 
Arrivai a casa e aspettai, aspettai e ancora aspettai, un mese, due mesi, tre.
 
Era quasi Settembre ormai. Corsi in camera mia ed andai su uno dei tanti siti di gossip nel web. Digitai il suo nome ed eccole, le foto del suo ultimo concerto. Il cuore mi batteva forte, così forte da farmi male. Mi avvicinai ulteriormente allo schermo, mi scappò una risata beffarda: quella non mi sembrava una che avesse l’aria di essere al terzo mese di gravidanza.
 
Chiusi il portatile e mi buttai sul letto. Le possibilità erano molte. Forse non era rimasta incinta e i suoi non le hanno permesso di incontrarmi. Forse hanno scoperto che era incinta di me e l’hanno fatta abortire. O forse, la cosa che mi sembrava avesse più senso in quel momento, aveva cambiato idea, aveva semplicemente preso una stupida pillola del giorno dopo e aveva messo fine a tutto. La odiavo.
 
Andai in cucina, giusto per affogare la mia disperazione in un po’ di buon e non salutare cibo.
 
- Hey Nicholas, ho ottime notize – mio padre, non avevo fatto caso fosse lì.
 
- Cosa? – risposi piuttosto pacato: sicuramente sarebbero state novità riguardo il lavoro.
 
- Per il tuo nuovo tour da solista avrai un nuovo menager, io starò a casa ad occuparmi della famiglia – mi innervosì. Non faccio farte della famiglia anch’io?
 
- Forte – risposi ancora più annoiato di prima.
 
- Vi incontrerete stasera allo studio di registrazione, verrà anche sua figlia, ha due anni meno di te, se non sbaglio – contrassi la mascella: non volevo avere a che fare con nessuna ragazza per almeno un secolo, o perlomeno finchè non mi sarebbe passata l’angoscia per la storia con quella.
 
- Ok, mi farò carino, allora – risposi sarcastico: mio padre da quando mi impedì di vedre Miley non faceva altro che cercarmi ragazze. Non lo biasimo, dev’essere brutto vedere il proprio figlio così giù di morale.
 
È strano, ma parlare con mio padre mi fece sentire un po’ meglio.
 
[…]
 
Sentì la voce di mia madre provenire dal piano di sotto – Nicholas! Preparati!
 
Spalancai l’armadio e rimasi a fissarne il contenuto, mentre tenevo le dita appoggiate alle labbra, di tanto in tanto le muovevo. Mi bloccai: perfetto. Presi una maglia grigia con una stampa nera, dei Jeans aderenti e la classica giacca di pelle.
 
Mentre mi vestivo ripensai involontariamente a quella storia: mi sentivo così stupido, tutta quella fatica, per cosa? Scacciai quei pensieri e scesi, in salotto.
 
Mio padre mi fece cenno di salire in macchina, lì mia madre stava già seduta sul sedile anteriore – Sei felice di cominciare un nuovo tour? – cos’è questa? Un’intervista? – Sì.
 
Mio padre arrivò e ci avviammo allo studio di registrazione.
 
Non appena entrammo ci fu la fiera dei convenevoli. Che noia.
 
Mi si presentò davanti un’uomo sulla quarantina, alto, abbastanza magro, aveva l’aria di una Rockstar. Rimasi a fissarlo per un po’, finalmente, qualche secondo dopo mi porse la mano.
 
- Piacere, Alex Phoenix, sarò in tuo nuvo manager, bello – sorrisi, sembrava davvero una rockstar, aveva uno strano carisma.
 
- E quella e mia figlia, va da lei intanto che mi accordo con tuo padre – mi diede un colpetto sulla spalla e mi diressi verso la figlia.
 
Era girata di spalle, le appoggiai una mano sulla schiena per farla voltare.
 
Si girò in fretta. Aveva dei lunghi capelli biondi, gli occhi verde-azzurro con un tocco di grigio, un naso alla francese decorato da una cascata di lentiggini. Indossava una t-shirt nera con una scritta bianca e un paio di pantaloncini di Jeans con un paio di Converse bianche.
 
Sembrava annoiata ed entusiasta allo stesso tempo.
 
Mi presentai – Ehm… Ciao! Io sono Nick – mi strinse la mano.
 
- Io sono Phoebe – sembrava indifferente nel vedermi. All’inizio credevo che il padre l’avesse portata con se perché era una mia fan, ma evidentemente non era così.
 
Era affascinante a suo modo. Vedendola solo in volto mi sarebbe potuta sembrare una di quelle principessine rosa confetto, tutte zucchero filato. Osservando i suoi atteggiamenti però era evidente che non fosse così.
 
Restammo in silenzio finché i nostri padri ci dissero che sarebbero andati a discutere in ufficio.
 
- Allora… - iniziò spavalda lei – come ci si sente ad essere Nick Jonas? – da schifo. – Ehm… è diciamo forte – lei sorrise e sollevo le spalle.
 
- Usciresti mai con una tua fan? – no cara, io voglio uscire conte.
 
Emisi una risata beffarda - No assolutamente! Sono così maniacali e fuori controllo, oserei dire matte – Sono un bravo attore.
 
C’era qualcosa che non andava, perché mi fissava così? Sembrava molto offesa ed irritata.
 
- Io sono una tua fan e non sono niente di queste cose – Cosa? No! Accidenti, non sarebbe dovuta andare così! Idiota che non sono altro.
 
Cercai di riparare il danno, sospirai - Phoebe io non… - si voltò e se ne andò senza una parola.
 
Mi tirai una sberla sulla fronte. Ma che c’è di sbagliato in me?
   
 
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