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Autore: ruhe    30/10/2010    0 recensioni
Lei è una ragazza che è costretta dalla madre a cambiare città ed è preoccupata. Charlotte (la protagonista) non ha mai avuto amici poichè lei viene considerata strana.
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardavo oltre quel vetro trasparente del finestrino posteriore di un giallo taxi,guardavo com'era quella città nuova per me,mi chiedevo come mi sarei ambientata,nuova casa,nuova scuola,nuovi amici,se li avrò,beh si,sono sempre stata una tipa solitaria,mai avuti amici,no,nemmeno ai tempi dell'asilo. Diciamo che le persone tendevano ad allontanarmi perchè secondo loro sono diversa,già. Diversa per il mio modo di vestirmi,di truccarmi,di parlare e anche per i bracciali che porto al polso. Bracciali acquistati allo scopo di coprire,si coprire quegli spessi tagli che ho sulle braccia..La loro presenza è dovuta al mio amore per il sangue,lo amo a tal punto da gettarmi in un mare di rovi solamente per veder sgorgare quell'inchiostro rosso dalla mia pelle,si amo anche il suo sapore,amo quando mi si insinua tra i denti per poi scendermi giu per la gola,cazzo se lo amo!
Il taxi frenò bruscamente interrompendo le mie fantasia perverse.
Aveva inchiodato per via di un ragazzo,si un ragazzo che stava affrontando la strada senza badare a noi e alle altre macchine. Quel ragazzo era particolarmente strano,aveva una folta e lunga criniera nera,non riuscivo a guardarlo nei dettagli poichè proseguiva dritto per la sua strada con aria assente,finchè non voltò quel suo bianco viso verso di me. Ci fissammo per circa un minuto,poi se ne andò..
Rimasi immobile per altri 30 secondi,almeno dopo la visione del suo volto,riportava immense cicatrici ma non erano quelle ad avermi impressionato,bensì i suoi occhi,scuri come la pece ma all'interno bianchi. Possedevano un'aria alquanto misteriosa quanto interessante.

Quando poggiai per la prima volta i piedi su quel pavimento di quella casa nuova ero ancora innebita dalla visione di quel bellissimo ragazzo,le sue cicatrici gli davano un'aria forte,vissuta ma ciò che davvero lo rendevano speciale erano quegli occhi mai visti,quegli occhi che emanavano mistero,quegli occhi per cui avevo perso la testa nel tempo di uno sguardo.
Improvvisamente mi svegliai dai miei pensieri,ero ancora lì,sulla soglia davanti alla porta con le valige tra le mani,mi diressi al piano di sopra insieme a mia madre Melanie. Al piano superiore era situata la mia camera. Quando ci entrammo i miei occhi vedevano solamente un letto ricoperto da bianche lenzuola, quelle lenzuola che presto avrebbero visto il rosso del mio sangue. Le pareti erano spoglie e l'armadio era un basso scaffale di legno.
Melanie mi poggiò una mano sulla spalla e con un forte sorriso mi disse:
-La vedi,Charlotte? La decorerai come più ti piace!
L'idea non mi attirava molto,devo dire!
Disfai velocemente le valige e mi lasciai cullare dal pensiero di quel nero giovane ricoperta dalle bianche lenzuola sotto le quali mi addormentai..

Mi svegliai grazie ad un raggio di sole che mi rifletteva sul viso. Oggi sarei dovuta andare a comperare del materiale per il giorno successivo,il primo giorno di scuola!
Mi alzai velocemente dal letto dirigendomi verso il grande specchio poggiato sulla parete. Fissai per qualche secondo la mia immagine riflessa,i miei lunghi neri e lisci capelli erano stranamente ordinati, i due anelli neri di ferro che contrastavano con le mie rosse labbra non si erano spostati nemmeno di un millimetro,lo spesso tratto che avevo fatto il giorno precedente attorno gli occhi si era leggermente sbaffato ma i miei grigi occhi spiccavano comunque e la mia pelle era più bianca del solito. Mi infilai di fretta e furia la mia maglietta preferita ,un paio di jeans scuri e i miei scarponi,neri anche quelli. Mi diressi verso il bagno per sciacquarmi il viso,lavarmi i denti e ripassarmi il trucco.
Uscendo di casa sbattei la porta producendo un tonfo sordo. Dopo di chè abbracciai il gelido vento autunnale.
Mentre mi dirigevo verso il centro della città fermai un passante per chiedergli dove avrei potuto trovare una cartoleria ma ciò che ottenni fu solamente un mare di sguardi affilati e squadratrici,chiunque notasse la mia presenza rimaneva allibito ed iniziava a commentarmi.
Un'ora dopo avevo già fatto tutti gli acquisti e mi ritrovai a girovagare per la città senza meta,accompagnata da occhiate penetranti.
A quel punto decisi di dirigermi verso casa e mi incamminai.
Quando fui arrivata gettai il mio lungo corpo sul divano appena acquistato da mia madre e accesi la tv.
-Hei amore! Hai comprato le cose per la scuola?. Chiese mia madre.
Con aria scocciata fui costretta a risponderle.
-Ovviamente mamma!
-Non ti va proprio di cambiare scuola? . Domandò nuovamente mia madre notando il tono della mia voce.
-Mamma,che non mi vedi?Lo sono più che a Natale!
-Beh,contando che tu passi le vacanze Natalizie senza mai uscire della tua camera,nemmeno per mangiare.
-Mamma non è il momento per le prediche!
-Vabbè,comunque mi ha chiesto Perla,la nostra vicina,se alle cinque vai a casa loro per conoscere sua figlia Jenny,ha la tua stessa età!E io le ho detto che ci saresti andata.
A quelle parole sobbalzai di scatto dal divano facendo cadere il telecomando a terra.
-No mamma,io non ci andrò..
-Oh,si,tu ci andrai. Hai 16 anni chà, devi smetterla di chiuderti in e!.

Dopo qualche minuti di litigio mi diressi in camera sbattendo la porta.
Il nervoso mi portò ad aprire la mia borsa blu scuro e ad accendermi la mia solita Camel Light.
Quella sigaretta mi calmò e mi spinse a scendere al piano inferiore per il pranzo.
Al culmine delle scale incontrai mia madre che quando mi vide il suo viso mutò forma,diventando più malinconico.
Quella visione mi scosse alquanto.
Io e mia madre ci sedemmo al tavolo senza mai parlare.
Si sentiva solamente il rumore delle forchette che sbattevano sul piatto di coccio.
Mentre continuavo a portarmi forchettate di pasta al sugo alla bocca pensavo quale sarebbe stata la cosa giusta da fare, rischiare ulteriori insulti e le solite occhiatacce di ribrezzo che odiavo,erano la cosa che più non sopportavo,facevano male più della lametta che giornalmente aiutava il mio sangue a fuoriuscire.
Oppure tra me e Jenny sarebbe nata un'amicizia,ma sarebbe stata un'amicizia superficiale ,non avevo bisogno di lei.
Infilzati gli ultimi tre rigatoni di pasta e portati alla bocca mi alzai portando il piatto con me,lo lanciai violentemente nel lavandino e me ne andaii dirigendomi verso il bagno.
Arrivataci aprii lo sportello del rosso mobiletto che avevo insistito per portarmelo dietro dalla vecchia casa. Rovistai tra i profumi e le creme,stavo cercando la mia adorata arma, ma non la trovavo quindi aprii l'astuccio dove tenevamo gli aggeggi per la manicure.
Lì trovai delle affilate forbicette.
Le afferrai in una dura presa e le premetti nel mio polso sinistro.
Il sangue cominciò a sgorgare così velocemente che la testa cominciò a girarmi,andava per conto suo.
Il mio corpo cadde a terra e il sangue continuava ad uscire copiosamente e da lì il vuoto,non vedevo nulla,non sentivo nulla,percepivo solamente il polso battermi.
  
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