Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Miyumi san    13/11/2005    0 recensioni
La parte 2 dura pochissimo (x sapere come tt è cominciato leggete Destiny parte 1) Recensite!!!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Kisch, Taruto e Pai, insieme alla piccola Mika Ichigo, erano nella loro navicella spaziale. In lontananza si intravedeva la terra. -Ma quanto ci mettiamo?- disse lamentosamente Mika. -Smettila di piagnucolare, Mika!- esclamò Taruto. Mika gli fece la linguaccia, e Taruto finse di essere arrabbiato per divertire la nipote. Mika rise, e Taruto cominciò a fare le facce più strane, attirando le risate della bambina. -Taruto, vorresti smetterla? Mi togli la concentrazione- protestò Pai. -Ah, fratellone, dovrai farci l’abitudine quando tuo figlio crescerà!- ribattè scherzosamente Kisch. –Mio figlio è sempre stato silenzioso e riservato- insistette Pai, voltandosi appena. –Tutto suo padre- disse Kisch. Lui e Taruto scoppiarono a ridere, imitati da Mika, e persino Pai sorrise (aleluia Nda). Finalmente la navicella spaziale si trovò appena sopra l’atmosfera terrestre. Kisch prese in braccio Mika, raccomandandole di stare il più attaccata possibile a lui, e tutti e quattro si smaterializzarono proprio sopra Tokyo. –E ora che si fa?- chiese Taruto. -Ci fingeremo umani, con quel marchingegno che ha inventato Pai- rispose Kisch con decisione. –Non è un marchingegno, ci permette di modificare il nostro aspetto fisico, così sembreremo umani- lo corresse Pai, estraendo la macchina. Poco dopo i tre fratelli si ritrovarono mutati in esseri umani. Mika non ne ebbe bisogno perché lei, grazie al sangue di sua madre, era capace da sola di trasformarsi in umana. -Ma adesso dove andiamo?- chiese di nuovo Taruto. –Smettila di fare domande!- sbottò Kisch. –alloggeremo in un…com’è che si chiama…- -Hotel?- suggerì Mika, indicando l’insegna di un albergo di lusso. -Esatto- Si avviarono verso l’edificio e presero una suite con tre camere da letto, il salotto e il bagno, e anche i servizi in camera. Dopo mezza giornata che erano lì però cominciarono a stancarsi perché non erano pratici della terra nonostante il loro breve soggiorno lì 6 anni fa. Quindi uscirono e si diressero verso il centro di Tokyo. -Papà, com’è fatta la mamma?- chiese Mika mentre Kisch la teneva per mano. –Tua madre era bellissima, e ci scommetto che lo è diventata ancora di più. Quando l’ho incontrata aveva 180 lune (se i miei calcoli sn esatti Nda), ma qui si contano gli anni interi, non le lune. In pratica aveva 15 anni. Aveva i capelli rossi e corti, e dei bellissimi occhi color cioccolato. Era molto cordiale, simpatica…non con me, però. -Perché, papà?- -Beh, noi…non andavamo molto d’accordo, avevamo idee molto diverse per tutto- -E com’è che poi avete fatto me?- Kisch si morse il labbro. Non poteva certo spiegarle cosa aveva fatto ad Ichigo! Il ricordo, seppure un po’ sfocato, era comunque vivido nella sua mente (e anche in quella di Ichigo, ci scommetto Nda). -Basta domande, Mika. Ora dobbiamo stare attenti. Qui c’è molta gente e potresti perderti. E non sai ancora smaterializzarti!- la zittì Kisch, e strinse la mano della figlia. -Papà, dove potrei trovare la mamma?- -Dovresti trovare un posto che viene chiamato Caffè Mew mew. Non so esattamente dov’è, però- Mika si fissò in mente quell’informazione (e le tornerà molto utile, mi sa Nda). La folla cominciò ad infittirsi, e stare uno accanto all’altro diventata difficile. Poi, quando un uomo passò tra Mika e Kisch, le loro mani si separarono, e la folla li divise. –Papàààààààààààà!- gridò Mika. La voce di Kisch che la chiamava si perse lontano. -Fatemi passare, c***o, ho perso mia figlia!- -Non male- disse un vecchio. –La ritroverai presto in uno di quei bei vicoli che i signori per bene frequentano…- Kisch, in preda ad un attacco d’ira, estrasse uno dei suoi tridenti e lo conficcò nella pancia dell’uomo, che si accasciò a terra. Mentre la gente si riuniva attorno al cadavere, Kisch, Taruto e Pai si allontanarono. –Dobbiamo trovarla!- disse disperatamente Kisch. Mika Ichigo era tutto per lui. La amava forse più di Ichigo stessa. -Ma come facciamo? Non possiamo volare per cercarla, non dobbiamo farci scoprire, non sappiamo se le mew mew sono ancora in azione- disse Taruto. Pai annuì. –Non ti preoccupare, Kisch, è sveglia e saprà certamente ritrovare la via per il nostro albergo. Ha preso da te, quindi…- lo rassicurò Pai. -Dopo azioniamo il satellite di ricerca, così la troveremo- disse Taruto. Kisch, di malavoglia, annuì e lo seguì. Mika intanto si aggirava per le strade di Tokyo, preoccupata. Si sentiva completamente persa. Lei non aveva nessuno oltre suo padre. Poi le venne in mente sua madre. Lei ora era lì, sulla terra. Era un punto di riferimento, in mancanza di suo padre. Perciò, ricordando le parole del padre, si mise a chiedere in giro del Caffè Mew mew. Dopo circa un’ora riuscì a raggiungerlo. Era sempre il solito, ma un cartello diceva: “Closed”. Mika si abbattè molto. –E ora come faccio?- si chiese. -Sei tutta sola?- disse una voce femminile dietro di lei. Mika si girò e vide una bellissima donna sui 21 anni, dai capelli rossi come i suoi e occhi simpatici color cioccolata. Mika annuì, esaminando la ragazza. -Ho perso il mio papà- disse Mika, chinando il capo. Ichigo le sorrise. –non ti preoccupare, ti troverà presto. Intanto vuoi venire a casa mia? Ti offro una tazza di cioccolata calda bella densa- -Cos’è la cioccolata?- chiese Mika. -Santo cielo, non hai mai assaggiato della cioccolata?- -No. Mio papà mi ha detto che è molto buona, ma non l’ho mai vista prima!- -Ah! Allora a maggior ragione vieni da me, che te la faccio assaggiare! Poi chiameremo il tuo papà sul suo telefonino- -Papà non ce l’ha, il telefonino- disse Mika, pur non sapendo per niente quello che fosse. Ichigo le tese la mano e Mika la prese. –Andiamo- disse. Le due si incamminarono verso la nuova casa di Ichigo, che lei condivideva con Masaya, il quale quel giorno non c’era. Ichigo preparò al cioccolata e aspettò che diventasse tiepida, poi la offrì alla bambina che ne bevve subito un sorso. -E’ deliziosa!- esclamò Mika, con due baffi marroni di cioccolata sopra la bocca. Prese un tovagliolo e si pulì la bocca. -Allora- esordì Ichigo, -tu non vivi qui, vero? Perché sei venuta? Per farti una vacanza?- -No. Per cercare la mia mamma. Papà mi ha detto che lei non potette tenermi, non so perché. Sono venuto con lui e con i miei due zii. Però non so bene dove posso trovarla- -Da dove vieni?- -Da molto lontano- rispose Mika. Il cielo cominciava a scurirsi. –Ah… non posso certo lasciarti andare via a quest’ora!- disse Ichigo, accorgendosene. –Posso rimanere a dormire qui?- chiese Mika. –Non so dove andare- Ichigo annuì. –Certo! Poi domani in un modo o nell’altro cercheremo di trovare il tuo papà- Mika sorrise, e Ichigo la fece coricare nella camera da letto degli ospiti. -Il tempo si sta guastando- disse Mika osservando il cielo scuro illuminarsi di fulmini. –Già- riconobbe Ichigo. -A proposito, signora…tu come ti chiami?- chiese Mika mentre si infilava nel letto. -Ichigo- rispose l’ex mew mew. -Davvero? Anche io! Però io mi chiamo Mika Ichigo. Ma papà non usa mai tutti e due. Solo quando è arrabbiato. Poi mi rincorre per tutta la casa, ma quando mi prende finge di darmi le botte, e in realtà ci sediamo sul divano e io mi addormento sempre addosso a lui- Ichigo chiuse la porta della camera della bambina e riflettè un attimo. –Mika Ichigo…- mormorò. -Sì?- fece la voce della bambina. Ichigo aprì la porta. –Cosa c’è?- -Mi hai chiamata tu!- -No, io non ho detto nulla- -Sì, hai detto “Mika Ichigo”, che è il mio nome!- ichigo si stupì. –Ci senti da così lontano?- Mika annuì. –E anche da più lontano- Ichigo chiuse la porta e andò a coricarsi in camera sua. –Mika Ichigo- sussurrò, in modo che quella strana bambina non la potesse sentire. Era un nome poco comune, ichigo! Come mai quella bimba portava il suo stesso nome? E i suoi capelli erano rossi proprio come i suoi! Qualcosa non quadrava (ma l’idea che sia tua figlia non ti sfiora nemmeno, eh? Nda). Prese il ricevitore e compose il numero di Minto. –Pronto?- disse la voce della sua amica. –Minto, sono ichigo. Senti, tu e le altre domani dovete venire subito da me, devo farvi vedere una cosa. Avverti tu le altre- Minto sbuffò. –Ok- disse, e riattaccò subito. Ichigo si addormentò con mille pensieri in testa. Kisch camminava avanti e indietro per la sua suite. -Ma insomma, Kisch, smettila!- esclamò Pai. Kisch si fermò e si sedette sul letto. Taruto guardò il fratello con apprensione. –Non ti preoccupare, Kisch, quando avremo finito di sistemare questo affare lo azioneremo e troveremo Mika- Kisch annuì nervosamente. –Occorrerà tutta l’energia elettrica dell’edificio- fece notare. –E ti importa dell’energia elettrica di questi idioti più che di tua figlia?- Kisch aprì la bocca per ribattere, ma non emise alcun suono. –E poi- continuò suo fratello senza guardarlo, -si da il caso che anche io tenga a Mika, dato che è mia nipote, quindi non mi tiro certo indietro, anzi, in genere non mi soffermo nemmeno a pensare…- -E’ questo il tuo problema!- rise Taruto. -…pensare, dicevo, quali potrebbero essere le conseguenze di uno stupido blackout- disse Pai, lanciando un’occhiataccia a Taruto, che smise di ridere, mordendosi il labbro inferiore. Kisch sorrise. –E poi non ti preoccupare! E’ tua figlia, e questo è tutto dire!- lo rassicurò Pai. Ma comunque l’alieno non si sentiva ancora del tutto calmo. Un tuono particolarmente violento svegliò la piccola Mika Ichigo, che restò immobilizzata nel suo letto dal terrore, col cuore che batteva a mille e gli occhi sbarrati mentre fissava il cielo illuminarsi di lampi. Trovando un po’ di coraggio (in questo preciso istante sn le 22 e 22!! Nda) si alzò dal letto e si avviò nella camera da letto di Ichigo. Si avvicinò alla ragazza addormentata. –Signora? Posso stare qui con lei?- Ichigo annuì nel sonno, non capendo bene quello che accadeva. Si spostò per fare spazio a Mika, e la bimba si sentì subito rassicurata dalla bella camera protetta, dal calore del letto e dalla presenza di qualcuno più grande di lei che, Mika lo sentiva, non avrebbe esitato a proteggerla. Ichigo si svegliò presto la mattina dopo, e lanciò un urlo da pelle oca quando vide la piccola Mika appallottolata accanto a lei. La piccola aprì gli occhi dorati. –Perché hai gridato?- -Tu…tu perché stai qui?!!- chiese Ichigo scossa. –Io ieri notte te l’’ho chiesto, e tu hai detto di sì!- disse Mika Ichigo alzandosi. Ichigo si passò una mano sulla fronte. –Capisco, però devi svegliarmi, scuotermi, non parlarmi direttamente!- -Se mi hai risposto, vuol dire che eri sveglia!- ribattè Mika. “Com’è testarda!” pensò Ichigo, un po’ colpita. Si alzò e andò in cucina. Mika la seguì. –Mi fai un’altra cioccolata?- chiese gentilmente. Ichigo la osservò per un momento, poi annuì distrattamente. Quell’aria…le era familiare, in qualche modo. La gentilezza di Mika nascondeva qualcosa, ne era certa. Continuò a guardare la bambina che sorseggiava la sua cioccolata. –La smetti di guardarmi?- chiese sfrontatamente la piccola. –Non essere maleducata!- rispose automaticamente Ichigo. –Ma che vuoi da me, se resti lì a fissarmi come una mammalucca che cosa dovrei dire?- Ichigo strinse le labbra. “E’ anche arrogante!” pensò con amarezza. Tale e quale a…represse un brivido di terrore e ricacciò nella sua mente quel doloroso ricordo. Si accorse che Mika la guardava coi suoi occhi aurei. –Perché mi guardi?- chiese Ichigo, infastidita. –ecco, così vedi che significa essere guardata in quel modo!- disse Mika facendole la linguaccia. In quel momento bussarono alla porta. -Vado ad aprire, tu resta dove sei- intimò a Mika. –E pulisciti la bocca- aggiunse. Minto, Retasu, Purin e Zakuro entrarono in casa. -Ma come, non c’è il tuo Masaya?- chiese Minto col suo solito tono. –No, è in viaggio per lavoro- disse Ichigo, sorridendole. –E tu sei sempre la stessa!- Risero tutte. -Ragazze, vi ho chiamate qui per farvi vedere…una cosa…qualcuno- disse ichigo sedendosi su una poltrona. Mika entrò in quel momento in salotto. –Lei- disse Ichigo accennando alla bambina. –Una cosa e qualcuno sono sinonimi?- chiese la bambina con una voce fredda che stupì tutti. Sembrava così adulta! -L’ho trovata che girovagava ieri davanti al Caffè e l’ho presa con me. E’ solo una bambina, non potevo mica lasciarla tutta sola! Ma lei mi ha dato molte informazioni su di sé. Ha detto che voleva venire qui da sempre, che cercava sua madre che l’aveva abbandonata alla nascita a suo padre. Poi mi ha detto…varie altre cose, del tipo che non conosceva la cioccolata eccetera. E poi…guardatela, insomma. Guardate i suoi capelli, e i suoi occhi…mi ricordano tanto quelli di…lui, e poi prima si è mostrata sfrontata…ragazze, io ho un sospetto- concluse Ichigo. -Cioè pensi che…ma no, impossibile- disse Zakuro stupefatta, guardando la bambina, che esplose in uno sbuffo. –La smettete di guardarmi tutti?- -Com’è sfacciata!- esclamò Retasu. -Anche questo mi preoccupa- ammise Ichigo. –Soprattutto, direi io- ribattè Minto. Mika, non capendo niente di quello che stava succedendo, si sedette su un’altra poltrona e rimase lì a fare il broncio. –Mika, chi è tuo padre?- chiese Retasu. –Non ve lo posso dire, papà mi ha sempre detto di non dire a voi chi è e chi sono io- disse Mika. –Non ci puoi neanche dire da dove vieni?- chiese Purin. –Da molto lontano- fu la sua risposta. Improvvisamente suonarono alla porta. –Vado io- disse stancamente Ichigo. Aprì la porta…
  
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