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Autore: _Syn    31/10/2010    1 recensioni
Partecipa all'Halloween Party con il prompt "Suono di catene"
LinkAllen:
“Sei mai stato in Francia, Link?”
Il sorvegliante solleva il capo dal suo libro – una volta tanto libero dai documenti – e si ritrova davanti il volto curioso e sporco di panna di Allen Walker. Non sa se rispondergli o dirgli che sta facendo un disastro con quella torta. Alla fine decide di sperare che il suo sorvegliato si ricordi a cosa serva quel quadrato di stoffa bianco posto accanto al piatto e ne faccia buon uso.
“Non sono autorizzato a parlarne.” risponde quindi.
“Non ti ho chiesto se hai importato in Francia un carico illegale di dolci, Link. Era una domanda semplice.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Standing on a broken field'
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Note di Alexiel: Ce la devo fare *O* Entro domani devo pubblicare le tre storie dell'Halloween Challenge. Questa è la prima, una breve LinkAllen pre-casoG. Perché loro sono adorabili e io mi sciolgo semplicemente quando ne leggo o ne scrivo. E Tim è il golem più irriverente della storia. Buona lettura <3

Maybe he knows, maybe he doesn’t


“Sei mai stato in Francia, Link?”

Il sorvegliante solleva il capo dal suo libro – una volta tanto libero dai documenti – e si ritrova davanti il volto curioso e sporco di panna di Allen Walker. Non sa se rispondergli o dirgli che sta facendo un disastro con quella torta. Alla fine decide di sperare che il suo sorvegliato si ricordi a cosa serva quel quadrato di stoffa bianco posto accanto al piatto e ne faccia buon uso.

“Non sono autorizzato a parlarne.” risponde quindi.

“Non ti ho chiesto se hai importato in Francia un carico illegale di dolci, Link. Era una domanda semplice.” replica Allen, spazzolandosi anche il secondo piatto di torta. Per fortuna, l’educazione che lo distingue porta la sua mano ad afferrare il tovagliolo e, in men che non si dica, il suo viso torna lindo e pulito. E’ incredibile come Allen Walker riesca a cambiare lievemente personalità mentre mangia.

“Anche la mia risposta era semplice, Walker.” ribatte Link. Qualcosa gli dice che Walker non gliela darà vinta così presto.

“D’accordo, non insisto.”

Se non fosse un sorvegliato serio e ossequioso, Link a quel punto spalancherebbe la bocca e la sua treccia si affloscerebbe sconvolta sulla sua spalla, in attesa di essere rifatta per riprendere un aspetto dignitoso. Ma lui si limita a sollevare gli occhi verso Allen, dopo averli riportati sul suo libro, ritenendosi sorpreso ma anche sollevato. L’ha capito che, nonostante un’accusa di eresia penda sulla sua testa, Allen Walker sia un ragazzo educato – anche se quando decide di contraddirlo si impegna fortemente ed è anche capace di far perdere a lui il contegno che dovrebbe contraddistinguerlo. Ma ci sono casi, come quello, in cui andare d’accordo ed evitare di battibeccare diventa più facile. Forse sono gli zuccheri che ha appena ingerito, oppure il fatto che il giorno dopo partiranno per la Francia, oppure semplicemente perché è da un po’ che Walker se ne sta per i fatti suoi, ignorando la sua presenza per quel paio d’ore al giorno in cui si stende sul letto e ascolta la registrazione del suo golem. Non sa cosa voglia trovarci, l’ascolta continuamente, ma non sembra esserci nulla che riesca a sconvolgere la sua mente a tal punto da rendere noti certi indizi del caso che potrebbero scagionarlo o peggiorare la sua situazione. In ogni caso, Walker non ne parla mai. La ascolta e Link lo osserva in silenzio, così come è suo compito fare, e poi il sorvegliato si alza dal letto, lo sguardo pensieroso e intriso di un’emozione che Link, dopo giorni e giorni di osservazione, ha convenuto essere “malinconia”. Oppure è confusione, ma per essere confusione ha reso gli occhi di Walker molto diversi dal solito.

Tuttavia a lui non interessa questo, ma se quella “malinconia” fosse utile a procurare indizi sarebbe un vantaggio. L’unico problema è che la malinconia da sola non basta, bisogna trovare l’indizio successivo e capire da cosa è causata. Link non è stato addestrato per tenere conto di sentimenti e reazioni umane, calde.

“Io... io credo di esserci stato, tanto tempo fa.” Allen si lascia sfuggire quelle parole come se fosse immerso in un ricordo lontano e piacevole, ma subito dopo i suoi occhi diventano diversi, riprendono il senso della realtà e un sorriso dispiaciuto, di scuse, investe Link all’improvviso.

“Mi dispiace, Link, non voglio infastidirti con le mie chiacchiere...”

Abbassa lo sguardo, Allen, e cerca di ricordare. Certi ricordi del passato sembrano arretrare in una nebbia pesante e densa, in cui la voce di Mana riecheggia come una nenia ipnotica, piena di parole che sembrano quasi rivolte a qualcun altro e non a lui. E’ a quel punto, più o meno, che Allen sente una goccia di paura infrangersi sul cuore, a formare tanti cerchi concentrici che fanno sfumare la voce di Mana. Diventa sempre più lontana e vaga, ma il suo sorriso di clown è sempre vicino. Le labbra si muovono a vuoto e dà una sensazione macabra, come se il clown stia giocando con lui, divenuto improvvisamente spettatore ignaro e non più assistente. Non sa quale sarà il prossimo sorriso di Mana, la sua prossima mossa. Andrà a destra o a sinistra? Sorriderà oppure tornerà serio? Chiamerà qualcuno dal pubblico o chiederà al suo assistente di aiutarlo? Quando la confusione diventa troppo angosciante, allora, Allen scaccia via ogni immagine e attraversa quelle nebbie per rintanarsi nella realtà, riascoltando la registrazione del Maestro. Un po’ lo conforta, un po’ lo spaventa. Un po’ gli manca.

Non si tratta, pensa, di credere a quelle parole o meno, quanto più Allen si dice che la cosa più importante in quel momento sia capire cosa pensi lui. E’ lui a pensare oppure il Quattordicesimo? E’ lui quello che sente ancora il sapore del dolce di Link oppure è tutta un’illusione? Abbassa gli occhi e sorride stanco, chiedendosi cosa penserebbe il suo sorvegliante se gli domandasse:

“Link, potresti assaggiare quest’ultimo pezzo di torta e descrivermi esattamente il suo sapore?”

Ma significherebbe cedere ancora di più all’insicurezza, comportarsi stranamente e convincersi di non essere più se stesso. Non è questo che dovrebbe fare per combattere, no?

Non può permetterselo, non adesso. Dubitare di se stesso sarebbe come consegnarsi volontariamente a Lvellie. Sarebbe come tradire i suoi amici. Come ammettere di avere il cuore in catene, come confessare di non dormire la notte perché quella catene tintinnano macabramente. Di notte il suono è più intenso, diventa inquietante e risucchia il buio stesso, per portarlo nel cuore di Allen. Nel buio non potrà leggere cosa vi è scritto, nel buio si nasconde la paura – ancora e ancora. Non capisce più se quelle siano davvero tenebre oppure se sia lui a tenere gli occhi chiusi.

Mentre stringe il bordo del tavolo per restare ancorato alla sua realtà, Allen avverte una sensazione di amarezza che cerca di spazzare via le sue speranze.

Dopotutto, se sperare fosse così semplice come sembra non avrebbe senso farlo. Limitarsi a pensare di potercela fare senza impegnarsi o senza metterci l’anima nello sforzo è la vanificazione della fiducia che gli altri ripongono in noi. Li vede, Allen, gli occhi di Lenalee, i suoi occhi scuri che gli chiedono di rimanere, di non sparire. Vede quelli di Lavi, che guardano ovunque, passato, presente e futuro, ma poi li percepisce per pochi secondi esclusivamente su di sé, perché neanche lui riesce ad ignorare ciò che succede oltre la carta e l’inchiostro.

“Walker?”

Quelli di Link sono una maschera di serietà e concentrazione. Sembra non vacillare mai, sembra che ogni regola esistente sia impressa a fuoco nelle sue pupille e lui non possa far altro che impegnarsi e rispettarle. Non sorridono mai, i suoi occhi, e Allen ogni tanto si domanda se non avere due occhi che sorridono significhi essere tristi oppure non conoscere nessuna emozione. O averle dimenticate, le emozioni...

Rabbrividisce e pensa che potrebbe dimenticarle anche lui, un giorno. E’ una sensazione fredda, che poi si scioglie nell’apatia. Fa tintinnare la catene, le lascia annodarsi e gli sembra che non possa scioglierle.

“Walker?”

Lui non vuole dimenticare. Non vuole ritrovarsi una spada nel cuore e non saper dire se sia morto oppure in agonia.

“Walker, potresti rispondermi?”

Alza gli occhi e incontra quelli di Link. E’ forse preoccupato? O magari irritato?

“Oh... stavo pensando, scusa, Link. Volevi qualcosa?”

E’ pensieroso, lo guarda come per cercare un indizio, oppure... è davvero preoccupato? Il fatto che non sappia spiegarselo significa che sta già perdendo dimestichezza con i sentimenti oppure significa che questa volta le cose sono più difficili del solito? Sente quasi una leggera frustrazione, davvero davvero lieve, perché potrebbe anche significare che i sentimenti di Link sono illeggibili. Magari si è sbagliato, magari anche Link sente qualcosa; è solo che lui non sa leggere.

“Domattina dobbiamo partire, Walker, volevo sapere se hai preparato tutto quello di cui avrai bisogno.” risponde Link.

“Ah... Ero a cena, mentre tu preparavi la valigia.” confessa, ridacchiando leggermente. Sa che l’aspetta una ramanzina. Infatti Link sospira e chiude il libro che stava leggendo.

“Allora pensaci ora, ma fa’ in fretta, vorrei andare a dormire. E Walker, lasciati aiutare da qualcuno, non sono sicuro che tu sia in grado di fare una valigia come si deve.” immagina che la riempirà di mitarashi dango senza pensare ai vestiti.

“Mi aiuta Timcampy.” infatti il golem svolazza subito intorno alla sua testa in attesa di ordini. Link guarda prima Allen e poi il suo fido compare.

Decide che non sono affari suoi. Lui deve sorvegliarlo, non impedirgli di riempire la valigia di dolciumi.


La valigia è pronta in pochi minuti, dopotutto in quanto Esorcista ha bisogno solo di qualche divisa di ricambio, biancheria e altre poche cose. Come una scatola – tre scatole – di dolci extra large, che Link scoprirà immediatamente, scoccandogli un’occhiataccia.

“Tim?”

Il golem, accoccolato sulla valigia, sale di qualche centimetro, fino a trovarsi faccia a faccia con il suo padrone.

Allen è sicuro di riuscire a leggere ogni emozione di Tim, forse perché è stato con lui e il Maestro per anni. E’ come il suo migliore amico, quello a cui confida tutto, che lo protegge e gli ricorda chi è. In quel momento, Allen si sente Allen. Lo sente perché Tim gli svolazza intorno e lo sfiora con la coda, rimbalzandogli di tanto in tanto sulla testa.

Vorrebbe chiedergli tante cose: ti fidi di me? Sono cambiato in questi anni? Mi resterai vicino? Vedi qualcosa di strano? Ma anche a te sembra che Link abbia sempre la stessa faccia?

Scuote la testa all’ultima domanda.

“Hai finito, Walker?”

Link, sulla soglia, lo osserva. Quasi sicuramente, anche se la valigia è piena, l’ha già capito che ha messo dentro quelle scatole di dolci.

“Proprio ora.” risponde.

Lui annuisce ed entra nella stanza, per mettersi a letto. Gli sembra di leggere un po’ di stanchezza sul volto del sorvegliante, cosa che vede raramente. Anche Tim se ne accorge e vola via dalla testa di Allen, per poggiarsi sulla spalla di Link.

Faceva così anche con il Maestro, qualche volta: se lo vedeva strano, o stanco, gli si accoccolava sulla spalla. Manca anche a lui, pensa Allen.

Gli viene in mente che prima di andare a letto ascolta sempre la registrazione, ma mentre Link cerca di allontanare Tim senza successo, cercando il pigiama, si dice che per quella sera si farà bastare quella sensazione, prima di annegare negli incubi e nella stretta soffocante della catene.

“Walker! Ti spiacerebbe?” Link ha la camicia mezza sbottonata e Tim incastrato nei capelli. E’ una delle scene più divertenti che abbia mai visto e se ride non lo fa per mancare di rispetto al sorvegliante – che comunque lo fulmina indignato – ma perché è quella la sua malinconia. Perciò aspetta qualche secondo prima di recuperare Tim e lascia crescere un po’ l’esasperazione di Link. Copre ogni suono, allontana i pensieri. Lo aiuta.

E, mentre sfila Tim dai capelli ingarbugliati di Link e lo guarda negli occhi, si chiede se ne sia consapevole.

Forse lo sa, e non riesce a spiegarselo.

Forse non lo sa, ma vorrebbe.

Quale che sia la soluzione, Allen gli rivolge un sorriso di scuse e porta via Tim, augurandogli la buonanotte.

Vorrebbe solo che il cuore che batte facesse tintinnare di meno quelle catene, e potrebbe trovarlo piacevole.


Note finali: Chiedo scusa, ma Link con la camicia mezza sbottonata è una tentazione a cui non ho resistito. E immaginateli così vicini mentre Tim è incastrato nei biondi e lunghi capelli di Link *O* Sì, mi sono lasciata prendere dalla fangherlite stavolta. XD

  
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