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Autore: Black_Eyeliner    01/11/2010    5 recensioni
[Uchihacest] - [Partecipante alla Challenge della Community 1Frase]
#38 – Significati
In un’occhiata, in un silenzio, in un bacio o in una frase di Itachi, col tempo Sasuke aveva imparato a decifrare ogni significato, con la pazienza e la dedizione di un interprete di lingue morte, ormai mute, come corde vocali spezzate da un fugace stupore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Nda:  Con un pò di ritardo in occasione di Halloween riprendo a scrivere, inaugurando quello che seguirà con un post in un fandom e su un pairing che, sebbene tratti poco, continuo ad adorare visceralmente.  Questa fic partecipa alla Challenge delle Community 1frase: sono 50 pezzi in tutto che si possono leggere separatamente o come una storia intera, fate voi XD.

Colgo occasione per ringraziare tutti quelli che nonostante la mia lentezza negli aggiornamenti continuano a seguirmi e a commentarmi, sperando questa eccessiva dose di zucchero non nausei troppo.

Non mi resta che augurare buona lettura e rimandare alle note di fine storia.

Alla prossima.

B_E **

 

 

 

Our Love In Lipstick Traces

 

 

“Here am I

a lifetime away from you

The blood of Christ,

or the beat of my heart

My love wears forbidden colours”

 

Ryuchi Sakamoto

To

ItachixSasuke

 

 

 

 

 

 

 

 

#16 – Istante

 

C’erano istanti fugaci, come battiti d’ali nere o di ciglia ricurve, in cui a Sasuke le parole morivano in gola; o, forse, era stato quel particolare istante a rubargliele, spegnendole per sempre come candele in un soffio tremulo e tiepido: l’istante in cui, quando Itachi gli aveva detto che per lui sarebbe sempre stato un muro da scavalcare, Sasuke si era chiesto in silenzio -“Ed io… Io cosa sono per te, Itachi?”

 

 

#07 – Denti

 

Talvolta, invece, era il respiro stesso a mancargli; come quando alla sera, nascosto tra lo stipite e l’anta della porta socchiusa, Sasuke osservava rapito i denti del pettine districare armoniosamente le ciocche corvine dei capelli di Itachi, mordendosi convulsamente le labbra fra i propri.

 

 

#23 – Dolce

 

Sembrava fatta di granuli opalini di zucchero la luce che, dalle imposte semiaperte, colava gocce glassate di luna sulla pelle nuda di suo fratello maggiore; cosicché, anche quando i vestiti tutti scivolavano, ammucchiandosi attorno alle caviglie sottili di Itachi, Sasuke continuava a spiarlo, domandandosi se quella pelle avesse davvero lo stesso sapore dolce dello zucchero.

 

 

#48 – Lingua

 

Tra le lunghe ciglia nere e ancora imperlate di pianto, l’aveva intravista-lenta- sgusciare tra le labbra di Itachi; per poi percepirla-calda- scorrere piano sulla propria pelle e lambire il sangue che, in rigagnoli vermigli, ancora colava dalla piccola ferita aperta all’altezza del ginocchio: solo allora Sasuke aveva chiuso forte le palpebre, reprimendo lo stesso gemito che aveva soffocato nel cuscino la notte prima, al pensiero di quella lingua intenta a raccogliergli dal ventre teso le ultime gocce della propria liquida, solitaria, proibita passione.

 

 

#33 – Taglio

 

“Andiamo otouto, smetti di piangere… E’ solo un piccolo taglio!”, lo aveva un po’ preso in giro Itachi, sorridendogli dolce; e Sasuke aveva fatto altrettanto: da un lato perché il sorriso del suo niisan era tanto bello quanto raro, dall’altro perché, nonostante fosse ancora un ragazzino, trovava ci fosse un che di ilare nel modo in cui Itachi continuava a non accorgersi dei tagli, ben più profondi, che ogni suo sorriso gli apriva nell’anima, graffiandola d’insopportabile, sanguinante amore.

 

 

#06 – Lavoro

 

“Il tuo lavoro è più importante di me, ammettilo!”, Sasuke, le iridi ossidiana illanguidite da lacrime orgogliosamente trattenute, aveva rimbrottato, scoccando un’occhiata bieca al fratello: succedeva ogni volta che, le valigie pronte sull’uscio e un taxi giallo in sosta sotto casa, le prime foglie rinsecchite si portavano via, in un malinconico turbinare, sia l’estate che il suo niisan.

 

 

#29 – Lacrime

 

“Mi spiace, otouto… Sarà per la prossima volta…”: più Sasuke pensava a quelle solite, maledette parole, più tutte le lacrime trattenute all’improvviso rompevano le dighe dell’anima, come acido nero a corrodere l’odio, sciogliendolo in gocce di liquido amore.

 

#42 – Viaggio

 

Probabilmente a quell’ora Itachi doveva essere ancora in viaggio; eppure Sasuke non aveva potuto fare a meno di allungare una mano esitante verso il comodino: forse, dopo il “pronto” dall’altro capo del filo, aveva solo immaginato di sentire Itachi dire “stupido fratellino”, mentre senza proferir parola, il più piccolo aveva riattaccato di malgarbo la cornetta.

 

 

#19 – Orologio

 

Il ticchettio monotono delle lancette lo stava lentamente conducendo alla follia; con ogni istante trascorso, aumentava proporzionalmente la smania di distruggere a pugni quello stupido aggeggio fatto di ingranaggi, molle e rotelle: sempre che non fosse stata notte fonda e Sasuke non avesse di proposito riprogrammato quel dannato orologio sul fuso Tokjo-Londra, così come il proprio cuore su ogni battito a scandire persino i secondi restanti al ritorno di Itachi.

 

 

#40 – Sabbia

 

E a Sasuke piaceva pensare ad ogni goccia di sangue pulsata come a un granello di sabbia, a colmare una clessidra dal vetro soffiato d’amore o d’impazienza di voler riabbracciare Itachi al più presto.

 

 

#41 – Aereo

 

Mentre Itachi era via, affacciato dalla finestra della sua stanza, spesso Sasuke si smarriva ad osservare la scia evanescente di un aereo nel cielo notturno: e fingeva quelle strie aranciate fossero stelle cadenti, perché sapeva che, presto, uno di quegli aerei avrebbe esaudito il suo desiderio di riportargli l’amore.

 

 

#20 – Computer

 

Quando Itachi aveva visto Venomous_Hebi finalmente online, non era riuscito a non scrivergli, chiedendogli con fare scherzoso perché la sera prima, visto che gli mancava così tanto, prima gli aveva telefonato, e poi subito aveva riagganciato: ma, quando vide la scritta “il contatto si è disconnesso”, aveva preferito dare la colpa alla pessima connessione internet di quella camera d’albergo, piuttosto che al suo stupido otouto; “maledetti computer”, aveva borbottato fra sé e sé, richiudendo seccato il portatile.

 

 

#24 – Maglia

 

Mettendo a soqquadro l’armadio, Itachi si era spesso chiesto che fine avesse fatto la vecchia maglia nera che adorava indossare una volta tornato a casa; nel frattempo, Sasuke sorrideva comodo nel proprio letto, assopendosi poco alla volta, mentre continuava a inebriarsi del profumo del suo niisan annidatosi tra le trame di quella stoffa morbida, stretta spasmodicamente tra le dita: tuttavia, pensando a quella maglia sbrindellata e ormai troppo larga, entrambi fingevano di ignorare quanto fossero ben più intricate le trame invisibili del loro proibito desiderarsi disperatamente l’un l’altro.

 

 

#03 – Caffè

 

“Quand’è che ti deciderai a comprare delle tazze nuove, niisan?”, Sasuke lo aveva rimbeccato, fissandolo bieco con l’aria di un gattino arruffato; tanto adorabile che Itachi aveva a stento represso l’istinto di scoppiare in una fragorosa risata: non glielo avrebbe detto, ma per lui non c’era niente di meglio che far scorrere il fusuma a prima mattina e strappare la tazzina dalle mani del suo otouto ancora assonnato, sorseggiando di proposito il suo stesso caffè dal punto in cui Sasuke aveva poggiato le labbra, in un bacio del buongiorno indiretto e ammiccante.

 

 

#04 – Interrogatorio

 

Sasuke, nei momenti in cui con le iridi nere e imperscrutabili lo fissava infido, scrutandolo in tralice, era l’unica persona al mondo che riuscisse a farlo sentire come uno sprovveduto sul banco degli imputati; specie quando  ritornava da un viaggio di lavoro: e, anche se si sentiva la coscienza pulita, Itachi calibrava bene le parole da usare, già conoscendo il proprio diritto di rimanere in silenzio e sapendo che il suo stupido otouto non si sarebbe fatto scrupoli ad usarle per lui o contro di lui.

 

 

#18 – Rossetto

 

Alla fine dell’ennesimo interrogatorio, per spiegare la chiazza rossastra che spiccava ambigua su di un polsino inamidato della camicia che indossava, Itachi aveva estratto dalle valigie un libriccino; non v’era stampato nulla sulle pagine ormai non più bianche: solo c’erano disegnati quei baci che aveva sempre sognato di donare alle labbra di Sasuke, la scia di un desiderio tracciata in macchie di rossetto carminie e brillanti, proprio come gli sguardi roventi che seguitava a scoccargli.

 

#47 – Penna

 

Quando però Sasuke gli aveva chiesto perché non avesse usato una semplice penna, il più piccolo dei due si era subito pentito, portandosi i palmi alla bocca e arrossendo violentemente: poi, prima di allontanargli le mani e baciarlo appassionatamente, Itachi aveva sospirato contro la sua bocca, sussurrandogli che nulla in realtà sarebbe valso a rendere giustizia  alla bellezza delle sue labbra.

 

 

#01 – Gelosia

 

Sasuke si era vergognato, quella volta, per aver calpestato il proprio orgoglio con quella scenata di gelosia così fuori luogo; ma si era vergognato ancor di più quando, inaspettatamente, le labbra di Itachi si erano posate sulle proprie, in una tacita, appassionata dichiarazione d’amore.

 

 

#36 – Ripetere

 

“Tutto questo è sbagliato”, si era ripetuto Sasuke all’infinito quella notte, bagnando di lacrime il cuscino; eppure il ricordo delle labbra di Itachi premute contro le proprie e l’armonia perfetta delle loro lingue voluttuosamente intrecciate, la bellezza stessa del loro primo bacio trascendeva ogni eco, ormai sempre più lontana, di una morale troppo fasulla affinché non si spegnesse in un ti amo urlato al vento.

 

 

#27 – Alba

 

L’indomani, abbracciati sul rivo erboso del fiume che scorreva come sempre tranquillo, in occasione del Tanabata avevano deciso di attendere assieme l’alba seguente; e mentre guardavano il cielo macchiarsi di rosa, appesi al ramoscello di bambù, i tanzaku oscillavano, sospinti dal fresco vento estivo: se anche se li fosse portati via, non avrebbe avuto importanza, perché sia Itachi che Sasuke sapevano quei foglietti recavano su scritto lo stesso desiderio.

 

 

#49 – Note

 

Come bolle di sapone, le note vaghe e moderate provenienti da un pianoforte suonato con innegabile trasporto, galleggiavano nell’aria profumata di fiori di loto: erano anch’esse sette; proprio come i peccati, pensò Itachi continuando a suonare, chiedendosi come quell’amore sbagliato che aveva cominciato a provare per il suo otouto potesse essere possibilmente annoverato come uno di essi.

 

 

#08 – Libro

 

Sfogliando le pagine di quel piccolo libro rilegato in pelle, Sasuke aveva scorto sull’ultima la grafia di Itachi farsi per una volta un po’ meno decisa, tremula come una foglia scossa dal vento, componendosi in una dedica tanto sincera quanto sofferta.

 

 

#38 – Significati

 

In un’occhiata, in un silenzio, in un bacio o in una frase di Itachi, col tempo Sasuke aveva imparato a decifrare ogni significato, con la pazienza e la dedizione di un interprete di lingue morte, ormai mute, come corde vocali spezzate da un fugace stupore.

 

 

#17 – Cane

 

Seppur sfuggente, accarezzando distrattamente quella piccola palla di pelo, mentre se ne stava seduto sul pontile ad osservare il tramonto di chermisi, Sasuke alla fine era riuscito a cogliere anche il senso di quella frase: e forse era proprio vero che mentre un cane rincorre gli amici e morde i nemici, gli uomini sono troppo sciocchi da confondere persino l’odio con l’amore.

 

 

#14 – Massaggio

 

Quel pomeriggio, tutto era iniziato come un gioco innocente: chi si fosse fatto trovare per primo nel proprio nascondiglio, sarebbe stato il servo dell’altro per una giornata; e, sebbene Itachi si fosse fatto trovare di proposito, strabuzzò ugualmente gli occhi, non immaginandosi che Sasuke gli avrebbe chiesto, tra tutte le cose,  proprio di massaggiargli la schiena.

 

 

#32 – Latte

 

E più che la fragranza stucchevole del latte di cocco e dell’olio di mandorle, Sasuke pensò non ci fosse nulla di più dolce delle dita esperte di Itachi che continuavano lente a scorrere la sue scapole nude,  scendendo sempre più giù, vertebra dopo vertebra, smorzandogli il respiro.

 

 

#39 – Ossessione

 

Adorava le sue dita, anzi: era man mano divenuto ossessione il desiderio di  Sasuke di osservarle all’opera perché, che Itachi stesse o scrivendo o sfiorandogli affettuosamente la fronte,  trovava ci fosse una sinuosa, elegante leggiadria nel modo in cui le muoveva.

 

# 05 – Melodia

Spesso Sasuke rimaneva a distanze convenientemente lontane ad ascoltare la musica dolce, battuta sui vecchi tasti d’avorio ingiallito, proveniente dall’altra parte del fusuma: e con aria trasognante, pensava a quanto le dita di Itachi, pur senza neppure toccarlo, riuscissero a strappare una nostalgica melodia alle corde tese della sua anima.

 

 

# 09 – Chiave

 

In quegli istanti interminabili, che fosse in chiave di basso o di violino, Itachi sapeva come fare della musica stessa una chiave per aprire i sogni di Sasuke: per poi sbirciarci e vedersi riflesso, come in uno specchio rotto o l’eco di un pianto sordo.

 

 

#10 – Sguardo

 

Itachi li avrebbe volentieri esauditi uno dietro l’altro: ogni sogno di Sasuke realizzato negli sguardi che, velati di emozioni mai stanche, continuavano entrambi a scambiarsi.

 

 

#28 – Oscurità

 

La schiena di suo fratello, come in quella sera di rami secchi artigliati alla luna piena, non gli era mai sembrata più lontana, mentre Sasuke, evitando a tentoni foglie e virgulti scricchiolanti per non inciampare, gli arrancava dietro; quando però Itachi gli aveva chiesto se, per caso, avesse paura del buio, il più piccolo aveva sputato un “no” velenoso, continuando a seguirlo laddove tra i tronchi muschiati, l’oscurità aveva cominciato a farsi man mano più fitta.

 

#43 – Bosco

 

Eppure Sasuke, di tutti i posti dove si sarebbe immaginato l’avrebbe condotto, non si aspettava proprio il boschetto di querce a nord del fiume; quando poi Itachi gli aveva sussurrato di fare silenzio per non turbare gli spiriti che infestavano quella silente radura, il minore dei due aveva sussultato, deglutendo a vuoto e fingendo solo di ignorare quelle pietre coperte d’edera e licheni che facevano capolino, troppo simili a lapidi, dall’erba alta.

 

 

#26 – Pallone

 

Si narrava in quel luogo, oltre ai kappa e agli yuurei, vi fosse rimasto lo spirito di un fanciullo che, pur di rincorrere la sua palla, era morto scivolando proprio in quel fiume; nonostante snobbasse con una punta di scetticismo quelle sciocche credenze popolari, quando si voltò e non scorse più Itachi, Sasuke rabbrividì, sentendosi sfiorare la punta del piede: e l’urlo altisonante che si sollevò tra i rovi e le foglie secche nel momento in cui vide una palla davanti a sé, bastò a coprire l’eco giocosa del “Buon Halloween, stupido otouto”,  beffarda alle sue spalle.

 

 

#37 – Sfumature

 

A Itachi doveva piacere molto quella canzone, a giudicare da quante volte l’ascoltava o la suonava al pianoforte; e quando partiva per uno dei suoi viaggi, Sasuke si rintanava spesso nella sua stanza, mettendo su il cd: pensando che più di colori veri e propri, il loro amore indossava ancora solo sfumature proibite, come strie di nuvole caramellate dalle luci iridescenti e acquose dell’alba.

 

 

#35 – Quadro

 

Sasuke lo sapeva che, sebbene fosse lontano, anche Itachi, giorno dopo giorno, osservava quegli stessi colori addensarsi come caramello freddo, tinte tenui e sfumate rubare man mano nitidezza all’opacità, componendosi nella prospettiva romantica di un quadro malinconico e struggente.

 

 

#15 – Fotografia

 

Come quella vecchia fotografia di famiglia che Sasuke ancora conservava e a cui aveva strappato un pezzo, tenendo per sé solo l’immagine di un Itachi imbronciato e in disparte, di cui oramai aveva perso memoria in ogni sorriso che il suo niisan gli aveva regalato da quando aveva iniziato ad accantonare i ricordi: come caramelle ad addolcire il palato di un sogno lontano.

 

 

#46 – Polvere

 

L’altro pezzo invece Sasuke l’aveva nascosto nell’ultimo cassetto del comò; quello in cui, coperti da un velo immemore di polvere giallastra, i loro genitori sorridevano felici, ignorando la colpa di aver donato sia a lui che a Itachi lo stesso, identico sangue.

 

 

#34 – Anniversario

 

Sasuke  si recava spesso al tempio a pregare per loro; anche ora che, le mani giunte, le labbra sussurranti e le palpebre chiuse, davanti agli ihai di Fugaku e Mikoto Uchiha, nel quinto anniversario della loro morte, supplicava il perdono per un qualcosa che non l’avrebbe mai dovuto meritare: se non fosse che l’amore che provava lo nutriva per il suo stesso sangue.

 

 

#25 – Gelo

 

Quando le gelate dell’inverno ormai finito si scioglievano come panna liquida a scivolare sui primi boccioli gonfi dei ciliegi in fiore, tornando da scuola, Sasuke sentiva il proprio cuore ricominciare a pulsare, rompendo lo strato di ghiaccio che lo aveva avvolto fino a quel momento: il momento in cui, dal taxi giallo in sosta sotto casa, aveva visto scendere Itachi, i capelli sciolti al vento primaverile e le valigie ancora in mano.

 

 

#22 – Pelle

 

“Sono a casa”, gli aveva detto semplicemente, con quella voce che a Sasuke pareva non aver ascoltato per lungo, troppo tempo; e, invece di abbracciare suo fratello maggiore, lo aveva seguito fin dentro casa, in silenzio: fin dentro la sua camera, dove Itachi, poggiando le valigie a terra, aveva preso a spogliarsi di quegli abiti troppo pesanti, rivelando centimetro dopo centimetro sempre più di quella pelle talmente bianca e perfetta da togliere il fiato.

 

 

#30 – Tatuaggio

 

Ti fa molto male, niisan?” – Correvano spiraliformi e di un nero assoluto quelle lingue ricurve sulla pelle nivea di Itachi, componendo un tribale sulla sua spalla sinistra; “solo un po’”, aveva asserito Itachi, sorridendo all’espressione stranita e un poco spaventata di Sasuke nell’ammirare curioso quello strano tatuaggio.

 

 

#11 – Biancheria

 

Itachi aveva chiuso gli occhi, stringendo forte i pugni per non lasciare le proprie mani peccassero ancora, toccando colui che mai avrebbero dovuto anche solo sfiorare; ma quella piccola lingua, calda e innocente, a ripercorrere e inumidire leggermente i contorni di quei segni impressi sulla pelle ancora arrossata della propria spalla, aveva avuto lo stesso potere di persuasione delle parole di Sasuke, quando gli aveva chiesto in un sussurro “ti fa ancora male, Itachi?”, mentre baciandolo sulle labbra, la biancheria inesorabilmente aveva cominciato a scivolargli lungo le gambe.

 

 

#02 – Lenzuola

 

A Itachi non era mai piaciuto commemorare la memoria dei defunti; tuttavia, con Sasuke nudo, tremante e sudato, supino sotto di sé mentre iniziava a farsi strada dentro di lui, non riuscì a non pensare a cosa avrebbero detto i loro genitori se li avessero visti così, ad amarsi disperatamente tra le stesse lenzuola matrimoniali che una volta erano loro appartenute.

 

 

#45 – Sesso

 

Aggrappandosi violentemente alle spalle del fratello, mentre gli donava verginità, amore ed eterna fedeltà, Sasuke decise che a quell’unione talmente dolce e furiosa non potesse essere dato il nome di sesso, mentre venendo pur senza smettere di piangere, il ti amo che tante volte aveva ricacciato in gola, si infrangeva come un’onda di passione in un singhiozzo tra il collo e spalla di Itachi, sopra e dentro di sé.

 

 

#14 – Regalo

 

Erano rimasti stesi in quel letto ad abbracciarsi, amarsi e poi attendere che i respiri affannosi tornassero regolari per quasi tutta la notte; “questo è per te”, gli aveva detto all’improvviso poi Itachi, allacciandogli al polso quel piccolo filo di metallo leggero e brillante comperato a Londra: un po’ in imbarazzo, pensando a quanto fosse ben poca cosa rispetto al regalo che il suo Sasuke gli aveva appena fatto.

 

 

#44 – Bracciale

 

“Ti amo anch’io” gli aveva infine sussurrato Itachi, baciandolo divertito per distogliere lo sguardo commosso di Sasuke dal braccialetto d’oro bianco al suo polso, sfavillante nelle prime luci rosee dell’aurora.

 

 

#50 – Manette

 

Si era lasciato baciare dolcemente, accarezzando i capelli finalmente sciolti sulle spalle e sul petto di Itachi e gemendo il suo nome; Sasuke ricordava la prima volta che avevano fatto l’amore, così come ricordava quel bracciale, simile ad un pegno d’amante o alla parte visibile di un paio di manette: di cui l’altra parte, invisibile, stringeva il cuore di Itachi, come nella dolce illusione di non lasciarlo mai più andare.

 

 

#21 – Salato

 

Gli anni erano ormai trascorsi, inesorabili come l’acqua in costante caduta del fiume: inarrestabili; ma, nonostante il tempo passato, Sasuke continuava a mettere negli udon in brodo la stessa quantità abbondante di sale che piaceva tanto a Itachi, anche se il posto di fronte a lui a quel tavolo sarebbe stato vuoto, non solo per il prossimo inverno.

 

 

#14 – Sete

 

Sasuke era certo, dopo aver mangiato quella roba, avrebbe avuto una sete tremenda; ma era ancor più certo che non poteva per nulla compararsi a quella febbricitante sete di vendetta che gli toglieva il sonno la notte, o alla sete implacabile di riabbracciare Itachi, pur sapendo che mai più nessuna occasione futura gliene avrebbe concesso il privilegio.

 

 

#31 – Occhiali

 

 Le mani giunte e il capo chino davanti al santuario di famiglia, Sasuke inspirò l’effluvio fragrante dell’incenso al sandalo, prima di schiudere riluttante gli occhi: vide come al solito i Jizo davanti agli ihai dei suoi genitori, i kunai che aveva collezionato davanti a quello di Shisui e i suoi occhiali preferiti davanti a quello di Obito; solo davanti a quello di Itachi c’erano due oggetti, un braccialetto in oro bianco e un libriccino dalle pagine non più bianche, sul cui fronte spiccava la scritta a mano “Our Love in Lipstick Traces.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Credits + Dizionario

 

 

#41 – Aereo: Theme Song “Airplanes” di B.O.B.

 

Fusuma: Nell'architettura giapponese, i fusuma () sono pannelli verticali rettangolari che scorrendo ridefiniscono la struttura delle stanze, o fungono da porte, all'interno delle abitazioni tradizionali. (Wikipedia)

 

Tanzaku: I tanzaku sono desideri o preghiere che vengono appesi ai rami degli alberi di bambù tipici della festa giapponese di Tanabata.

I desideri vengono scritti su apposita carta tradizionale giapponese, a volte circondata da un bordo dorato, che viene prodotta in due misure standard (convertite da misure in pollici): 6,1 x 36,2 e 7,6 x 36,2 circa. (Wikipedia)

#17 – Cane – Citazione di S. Freud

Kappa: Il kappa (河童, kappa?) è uno uno spirito del folklore e della mitologia giapponese che abita in laghi, fiumi e stagni. (Wikipedia)

Yuurei: Gli yuurei sono fantasmi della tradizione giapponese.

#37 – Sfumature – Theme Song “Forbidden Colours” di Ryuchi Sakamoto.

Ihai: tavolette su cui sono incisi i nomi dei defunti nei cimiteri e nei santuari giapponesi.

Udon: Gli udon (Giapponese: うどん o 饂飩 raramente 餛飩; cinese: 烏冬, o spesso 烏冬麵) sono spaghetti di grano tenero, a volte spessi come i nostri pici, popolari sia nella cucina coreana che nella cucina giapponese. Si servono in brodo in varie versioni: guarniti con tofu (豆腐 o 荳腐) fritto o gamberi tempura. (Wikipedia)

Jizo: Statuetta comune in Giappone, soprattutto nei cimiteri per la credenza popolare che sia uno dei protettori dei defunti; è anche associato ai neonati prematuri o malformi e agli aborti, che secondo la tradizione giapponese protegge dalla punizione che ricevono per il dolore che causano ai loro genitori; è anche considerata divinità protettrice dei viaggiatori, e statue di Jizō sono comuni lungo le strade.

   
 
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