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Autore: Fiamma Drakon    01/11/2010    5 recensioni
[Halloween 2010]
«Allora perché non facciamo una prova di coraggio? Stanotte, nel cimitero sulla collina, appena fuori città».
La proposta venne accolta da un silenzio a dir poco tombale, interrotto solo dai respiri dei presenti.
In quella totale assenza di suoni, Gakupo fu il primo a prendere l’iniziativa: «D’accordo! Ci stiamo!».
«Sì!» si aggiunse l’amico.
«Va bene, allora anche noi ci stiamo!» convenne decisa Meiko.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gakupo Kamui, Kaito Shion, Luka Megurine, Meiko Sakine, Miku Hatsune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prova di coraggio «Ragazzi?».
Gakupo e Kaito, in camera di quest’ultimo, sistemati davanti al pc, si voltarono in contemporanea all’indirizzo della porta e delle tre figure che vi erano comparse, in evidente posa d’attesa.
«Sììì?» fecero ambedue in coro.
«Che cos’avete in programma di fare stasera?» chiese Miku.
«Non avrete mica intenzione di stare tutto il giorno appiccicati a quell’aggeggio?» sbottò Meiko, incrociando le braccia sul petto, picchiettando con una certa irritazione le dita su un gomito.
I due si scambiarono un’occhiata che era tutta un’argomentazione e che strappò letteralmente uno sbuffo contrariato a Luka, fino ad allora rimasta in silenzio.
«Non avete intenzione di uscire nemmeno la notte di Halloween?» chiese.
Kaito fece spallucce con sufficienza.
«Non vedo che bisogno ci sia: saranno tutti in giro a far casino...» commentò.
«E allora?» interloquì Meiko, inarcando un sopracciglio «Sono tre giorni che non mettete il naso fuori di casa se non per andare a scuola» aggiunse.
«Ma perché tanti problemi?» intervenne Gakupo «Se volete uscire, potete andare coi gemelli».
«No, Rin e Len vanno con Teto e Neru a fare “dolcetto o scherzetto”. E poi loro non si sono confinati in casa!» obiettò Megurine con più forza, come a voler sottolineare ulteriormente il punto.
Miku si volse, dando loro le spalle.
«In realtà non escono perché hanno fifa di andare in giro a notte fonda» esclamò, in tono di superiorità.
«Cosa?!» fece Gakupo.
«Non è vero!!» s’indignò Kaito.
Meiko e Luka si scambiarono uno sguardo: sembrava che quell’affermazione li avesse smossi dalla loro ferrea posizione.
«Davvero...?» proseguì la castana.
«Be’, non sembrerebbe...» continuò l’altra, facendo imbestialire i due ragazzi.
«Veramente le fifone qui dentro siete voi!» le aggredì Kaito, senza pensare alle conseguenze fisiche di quel che aveva appena osato dire.
Meiko si preparò a saltargli addosso, ma la risposta di Miku la fermò: «Allora perché non facciamo una prova di coraggio? Stanotte, nel cimitero sulla collina, appena fuori città».
La proposta venne accolta da un silenzio a dir poco tombale, interrotto solo dai respiri dei presenti.
In quella totale assenza di suoni, Gakupo fu il primo a prendere l’iniziativa: «D’accordo! Ci stiamo!».
«Sì!» si aggiunse l’amico.
«Va bene, allora anche noi ci stiamo!» convenne decisa Meiko, mentre sulle labbra della compagna si allargava un sorrisetto trionfante: erano riuscite nell’intento che si erano prefissate nel momento stesso in cui avevano aperto quella porta, ossia farli uscire da casa almeno per la notte di Halloween.
Poco importava in che modo.
Il resto del pomeriggio trascorse ad un ritmo incredibilmente veloce: i minuti scivolarono via come l’acqua tra le mani, le ore come schegge di ghiaccio sul vetro.
Così si giunse ben presto alla prova che quella sera attendeva l’allegro quintetto.
Uscirono in gruppo da casa e si diressero tutti insieme al grande cimitero che occupava tutta una collina ad est della città, poco lontano dalla periferia.
Il sole moriva sull’orizzonte mentre partivano.
I bambini iniziavano ad uscire e girare per le strade, mascherati e ansiosi di andare a fare “dolcetto o scherzetto”. I costumi erano la più parte sempre sullo stesso tema: vampiri e lupi mannari - per le bambine le streghe. Qualche mummia faceva la sua sporadica apparizione fra le tante maschere uguali ma visibilmente diverse.
«Che noia...!» commentò Kaito, stiracchiandosi.
«Aspetta di arrivare, allora!» lo rimbeccò Miku, ridacchiando con fare innocente, ma premettendo già qualcosa di particolare.
«Sì, non avete mai sentito parlare del cimitero?» chiese Luka, voltandosi ai due baldi giovani, in coda al gruppetto.
«No, perché?» fece Gakupo, incuriosito.
«Be’, girano un sacco di voci in merito. Mi sorprende che non ve ne sia giunta alcuna» proseguì Meiko in tono criptico, dando un pizzico di mistero in più al tutto.
«Dicono che i precedenti becchini si siano persi e non siano mai stati ritrovati...»
«Sbagli Luka: dell’ultimo prima di questo ritrovarono la camicia a brandelli»
«Ma dell’uomo nessuna traccia, quindi è come se non avessero trovato niente».
Meiko ci rifletté su qualche istante, poi si strinse nelle spalle e concluse: «Sì, hai ragione».
«Io ho sentito dire che a volte, durante la notte, la collina si riveste di nebbia e da essa si ode giungere uno straziante grido di donna» intervenne Miku allegramente.
«Parli di quella Joanne che, secondo le vecchie storie, fu portata ancora viva al cimitero dall’amante che abusò di lei per poi assassinarla?» chiese Luka.
«Sì, proprio lei» confermò Hatsune, annuendo con vigore «Dicono che fu uccisa proprio nei pressi della chiesa, sulla cima».
«Povera ragazza...» sospirò Meiko, afflitta, scuotendo la testa «Non meritava di morire in quel modo».
«P-perché... com’è morta?» osò chiedere Kaito.
«Dopo averla stuprata, il suo amante le inflisse un’atroce ferita al ventre, le recise i seni e solo allora, dopo averla fatta soffrire come una bestia, pose finalmente tregua alla sua infelice esistenza» spiegò in tono greve la castana.
«Non avrete mica paura di incontrare il suo fantasma?» scherzò su Luka, sorridendo di sghimbescio ai due maschietti.
«Noi?! Figurati! Piuttosto dovreste preoccuparvi per voi!» replicò Gakupo, cercando di infondere una forza alle sue parole che in realtà non sentiva minimamente: non aveva avuto una buona impressione del luogo verso cui erano diretti, anzi, avrebbe voluto girare i tacchi e andarsene, così come Kaito.
Però, ormai avevano la loro virilità in ballo, per cui non potevano tirarsi indietro.
Al massimo potevano sperare che proprio quella sera quella Joanne non si decidesse a farsi vedere - né che tornasse qualche becchino-zombie dall’aldilà per banchettare con le loro cervella.
«Devo guardare meno tv» pensarono nel medesimo istante i due, scuotendo il capo, affrettandosi dietro alle tre donzelle.
Arrivarono davanti al cancello pochi minuti più tardi, quando ormai il crepuscolo stava per lasciare completamente spazio alla notte vera e propria.
Al di là dell’inferriata si scorgevano le cupe ombre delle lapidi e delle statue che s’innalzavano dal terreno, trasudando un’angoscia funebre tale da far accapponare la pelle.
La luna piena che si stava alzando nel cielo fungeva da bianco e puro sfondo al profilo della chiesa diroccata che dominava il crinale della collina che si ergeva al centro del camposanto.
Gakupo e Kaito deglutirono nervosamente: se avessero immaginato un’atmosfera così spettrale non avrebbero acconsentito ad andare.
«Vediamo un po’... la notte di Halloween lasciano sempre aperto il cancello. Sapete, c’è chi va a trovare i suoi morti...» informò Miku quasi casualmente, accostandosi per prima al cancello, posandovi sopra le mani e spingendo.
L’inferriata s’aprì con un cigolio oltremodo lento e sinistro, come se i cardini non fossero più stati usati da una vita.
«Andiamo!» invitò Hatsune, precedendo il gruppo oltre l’entrata.
All’interno l’atmosfera era, se possibile, ancor più spettrale di come appariva dall’esterno: l’erba era rada e rinsecchita, scurita dalle tenebre della notte; le lapidi e le statue angeliche si stagliavano, nere, contro la volta celeste.
Ogni loro passo era accompagnato dal rumore di ghiaia smossa.
Ovunque guardassero, Gakupo e Kaito scorgevano ombre cupe e inquietanti, talvolta rassomiglianti a contorte figure umane.
Un corvo gracchiò lugubre in lontananza, facendo sobbalzare palesemente i due giovanotti.
«Dove... andiamo?» chiese Kaito, cercando di assumere un contegno virile e coraggioso - ahimé, fallendo.
«Sbaglio o sei a disagio?» commentò Luka, inarcando con fare provocatorio un sopracciglio.
«Era solo per sapere...!» replicò il ragazzo, indignato, impallidendo all’udire un secondo, stridulo gracchiare.
«Io direi di andare a dare un’occhiata alla chiesa diroccata sulla collina» propose Meiko, un sorriso sghembo che lasciava ben trapelare una buona dose di malizia.
Dal suo sguardo, pareva che si stesse godendo appieno la reazione alla proposta appena espressa, tutt’altro che gradita ai maschietti.
«È una splendida idea!» asserì Miku, annuendo con vigore ed entusiasmo «Forza, andiamo!» aggiunse, precedendo gli altri verso la collina.
«Voi due, avete per caso bisogno di un abbraccio incoraggiatore?» li prese in giro Luka, voltandosi verso il duo maschile in coda.
«No!» sbottò Gakupo, fingendosi offeso, superando di gran carriera la ragazza, imitato immediatamente dall’amico.
Le due ragazze - rimaste indietro - si scambiarono un’occhiata e un sorriso di tacita intesa, prima di avviarsi dietro i due.
«Ehi, Gakupo...» sussurrò Kaito labilmente, cercando di farsi udire e al contempo muovere il meno possibile le labbra, per non farsi sorprendere dalle loro accompagnatrici.
«Che c’è?»
«Ma intorno alla chiesa... non è dove quella ragazza è stata uccisa?».
Gakupo deglutì nervosamente, ricordando “l’allegra” storiella ascoltata lungo la strada verso quel posto.
«S-sì...» mormorò, con voce strozzata per la paura.
«Ma... non pensi che...?».
Kaito lasciò volutamente in sospeso la frase, lasciandogli intuire un chiaro: “... possa apparire davvero?”.
«No, certo che no!» replicò il samurai.
«E se...?» aggiunse l’attimo successivo, riponderando la questione - ed impallidendo al solo pensiero.
«Nooo...!» negò l’altro, un po’ incerto.
Il tentativo, almeno in apparenza, era quello di sdrammatizzare un po’ tutta la faccenda e di darsi un po’ di coraggio, cosa in cui, peraltro, non erano riusciti.
Camminavano fianco a fianco, quasi sfiorandosi, come se la presenza reciproca dell’altro fosse una sorta di ancora di salvezza per i nervi di ambedue, tesi come corde di violino.
Avevano paura, si leggeva loro negli occhi, eppure lottavano per nasconderlo, pur non riuscendoci.
Proseguirono fino ai piedi del colle accompagnati da un silenzio a dir poco irreale.
Quando giunsero alla base della collina, un velo sottile di nebbiolina spettrale coprì il terreno alla vista, innalzandosi fino ad oscurare anche le gambe dei presenti.
Gakupo e Kaito si guardarono intorno, confusi e allarmati.
«Nebbia?» domandò Kamui.
«Fino a poco prima non ce n’era nemmeno l’ombra...» osservò l’altro.
Un grido agghiacciante saturò il silenzio attorno a loro, simile a miliardi di schegge di ghiaccio lanciate all’intorno.
Un tremito ben visibile li attraversò da capo a piedi, mentre i loro occhi assumevano un’espressione di puro terrore: la voce che avevano udito era quella di Miku.
«Ragazzi! Ragazzi!».
La nebbia si era alzata ulteriormente, coprendo ogni cosa alla vista, quindi anche le due ragazze dietro di loro, che sbucarono dal biancore a passo di corsa, quasi investendoli.
«Era Miku ad urlare?» chiese Luka, preoccupata.
«Cos’è successo?» domandò l’altra, allarmata.
«Non ne abbiamo idea» rispose Kaito, scuotendo il capo.
Il quartetto si mosse, come di comune e tacito accordo, procedendo: pochi metri più avanti, scorsero il profilo di qualcosa a terra.
Megurine si chinò a raccoglierlo, cosicché gli altri poterono vedere di che cosa si trattasse: con un disagio ed una preoccupazione quasi palpabili, gli altri tre scoprirono trattarsi dell’amata cravatta dell’amica.
«Dove... dov’è andata?» chiese Kaito.
«Andiamo a cercarla. Separiamoci, così potremmo perlustrare ovunque» propose Luka.
«Buona idea» convenne la compagna «Tu, Kaito, vieni con me. Luka e Gakupo andranno insieme» decise subito dopo, strattonando a sé il giovane dai capelli blu, avviandosi da una parte.
«Allora... noi andiamo di qua?» chiese il samurai alla ragazza, esitante.
«Be’, che aspetti? Forza, dobbiamo ritrovare Miku!!!» gli rispose Megurine, infervorata, afferrandolo e trascinandolo dalla parte opposta a quella in cui erano andati gli altri due.
Non riusciva a credere che Miku fosse sparita: era così strano. Eppure sapeva bene che non era tipo da farsi mettere i piedi in testa senza almeno tentare di resistere: tutto il suo entusiasmo doveva in qualche modo aiutarla a difendersi...!
Kaito e Meiko, nell’ispezionare la loro parte di cimitero, stavano vicini, quasi abbracciati, guardando ciò che li circondava con timore e attenzione al tempo stesso.
«Non può essere... che se ne sia andata?» chiese Kaito dopo un po’, volgendosi a guardare la fidanzata.
«Non dire stupidaggini. Non ci avrebbe mai lasciati qui da soli, senza avvertire... e abbandonando la sua cravatta» replicò la castana, logica «Sembrerebbe piuttosto che... le sia capitato qualcosa» aggiunse, con dispiacere.
«Ma c...?».
Kaito fu interrotto da due grida disarmoniche e familiari, che si levarono dalla nebbia, in lontananza, facendo accapponare la pelle al ragazzo, congelato sul posto come da una ventata d’aria gelida.
«Erano Gakupo e Luka...!» commentò la ragazza.
«Dovremmo andare a cercarli...» continuò lui.
Lei annuì, quindi si avviò assieme al fidanzato attraverso il banco di nebbia, in cerca dell’altra coppia.
Pochi minuti dopo, finalmente, scorsero il profilo di Gakupo, accasciato a terra, in ginocchio.
«Cos’è successo?» domandò l’amico, chinandosi vicino a lui, scuotendolo per una spalla.
«Luka...» mormorò semplicemente in risposta.
«Cosa le è accaduto? Dov’è?» insistette Meiko, avvicinandosi.
Kaito notò che l’amico era pallido e che pareva stravolto dalla paura.
«Si era fermata un attimo per risistemarsi uno stivale e... qualcosa l’ha presa. Una figura. Mi ha detto che se la volevo vedere di nuovo dovevo andare... in cima alla collina...».
«Allora è là che andremo» asserì decisa l’unica femmina sopravvissuta «Coraggio, tirati su e... mettiamoci in marcia!».
Sembrava ancora più sicura di sé di quanto fosse di solito, come se la situazione in cui si erano casualmente trovati invischiati le avesse messo addosso una dose d’energia extra.
Gakupo e Kaito la seguirono con un certo timore, ma anche con determinazione: in fondo, aveva ragione.
Dovevano ritrovare Luka e Miku, la quale, con ogni probabilità, era stata portata anch’essa sulla sommità del colle dal misterioso rapitore.
Il banco di nebbia s’infittiva minuto dopo minuto, rendendo l’ascesa della piccola altura un’impresa più difficile di quanto sembrava, in quanto dovevano stare non solo attenti a dove camminavano - a rischio di incespicare in qualche sasso o sbattere contro lapidi e statue - ma anche a non perdersi.
Nel procedere su per la collina, Kaito e Gakupo stavano vicini, mentre Meiko camminava qualche metro davanti a loro.
Dopo un po’ che camminavano, udirono un rumore di passi che si accompagnava al loro.
Si fermarono e attesero, con il cuore in gola: i passi erano lenti e vagamente sinistri, poi pian piano presero ad accelerare sempre di più, fino ad acquisire il rumore tipico di una corsa forsennata di fuga - pur sempre mantenendo il suo ché di sinistro.
«Cos’è?!» chiese Kaito, agitato.
«YAAAAAAAAAAH!!!».
«Meiko!» chiamò Gakupo.
Corsero avanti e si bloccarono: innanzi a loro, nella nebbia, si trovava Meiko, ma... non era sola.
Accanto a lei stava l’ombra di un’altra persona, più bassa, i capelli lunghi e due braci ardenti che brillavano al posto degli occhi.
«Andate via...!» sibilò, sinistra e minacciosa.
«Kaito!» chiamò Meiko, spaventata.
«Meik...!»
«Andate via...!».
Gakupo ingoiò la paura che gli attanagliava la gola e replicò un abbastanza deciso: «No!».
«No...?» ripeté l’essere «Allora... venite».
La castana mandò un grido, poi le due ombre svanirono nella nebbia.
I due ragazzi erano rimasti lì, fermi e spaventati, senza accennare a muoversi. Rimasero immobili ancora per alcuni istanti, prima di riprendere a muoversi.
«A-andiamo?» chiese Kaito.
«Prima tu...» replicò il samurai, invitandolo a precederlo.
«Perché prima io? S-sei tu il più grande...» controbatté l’altro, con voce bassa e incerta: dopo aver visto che cosa era successo a Meiko - dato che si trovava in testa al gruppo - nessuno dei due aveva voglia d’imitarla.
Kamui deglutì: era un ragionamento, quello dell’amico, tutto sommato logico, per sua sfortuna.
«O-okay...» asserì, avanzando con esitazione.
L’uno affianco all’altro proseguirono su per il fianco dell’altura, stretti come a farsi coraggio.
Quando arrivarono sulla cima, dinanzi a loro si materializzarono i lineamenti di grosse lapidi e delle decadenti rovine della chiesina, posta al centro.
«Dove... dove saranno?».
A Kaito non piaceva l’atmosfera, che si era fatta all’improvviso più tesa e gravosa. Voleva ritrovare le ragazze e andarsene da lì il più presto possibile, semplicemente.
Si guardò intorno, cercando di superare con la vista il muro di nebbia che li circondava.
«Non ne ho idea... forse sono nella chiesa...» azzardò.
«Okay...».
Si avviarono verso di essa, ma si fermarono quasi subito sentendo il rumore di passi strascicati sulla ghiaia che avevano udito anche in precedenza. Dalla nebbia emersero tre ombre, poste tutt’attorno a loro, tutte con i medesimi inquietanti occhi rosso sgargiante rigorosamente fissi su di loro.
Un grido lancinante ruppe il silenzio.
Era stato così agghiacciante da poter competere con lo stridio allucinante delle unghie sul vetro e tale da far drizzare i capelli in testa ai due malcapitati, che riuscirono a realizzare solo che era stata una delle ombre lì presenti a lanciarlo.
Il perché non lo sapevano - né volevano saperlo.
«Gakupo andiamocene...!»
«Per dove? E poi... le ragazze?»
«Andate viaaa...!».
Il samurai deglutì rumorosamente.
«Forse dovremmo lasciar perdere...» si contraddisse subito, arretrando di qualche passo.
«Andate via...»
«Viiiiaaaa...»
«Viaaaaa...!».
Stretti nell’invincibile morsa di un terrore viscerale, Gakupo e Kaito si strinsero l’uno all’altro in un abbraccio carico di terrore, mentre impallidivano e serravano gli occhi.
«ANDATE VIA!».
«Non fateci del maleee!!!» frignarono in coro, supplicanti, accasciandosi al suolo in ginocchio.
Udirono distintamente i passi in avvicinamento e chiusero ancor di più gli occhi, rimanendo là completamente immobili, attendendo la fine.
Invece, tutto ciò che udirono furono... delle risate. Cristalline, femminee... familiari.
«Ragazzi, avreste dovuto vedere le vostre facce...!».
Dalla nebbia emersero le tre ombre, nelle quali i due, riaperti gli occhi, riscontrarono le figure delle tre giovani scomparse.
«Voi?!» sbottarono in coro Kaito e Gakupo, scettici.
 «Credevate davvero che fossimo i fantasmi?!» li prese in giro Luka, ghignando malevola.
«N-no... certo che no!» replicò Kamui.
«Però è stato cattivo da parte vostra!»
«Ma ci siamo anche divertite un sacco!!» esclamò Miku, ridacchiando.
«E poi, sentiamo...» intervenne Meiko, minacciosa, facendo scrocchiare pericolosamente le nocche «Ci avreste seriamente lasciate qui, razza di vermi?».
Kaito divenne quanto più piccolo possibile.
«N-no, certo che no!!!» si apprestò a negare, accompagnando l’affermazione con una vigorosa scossa del capo.
L’espressione della castana s’incupì ulteriormente.
«Sarà meglio...» sibilò a denti stretti.
Miku rise.
«Aaah, quest’anno Halloween è stato davvero indimenticabile!».
   
 
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