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Autore: Jade    13/11/2005    6 recensioni
Ginny ha scelto la sua strada ed ora si trova ad Azkaban. Il suo destino pare ormai segnato ma qualcuno cerca di salvarle la vita...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo

Prologo

La rivoluzione era riuscita, il regno del terrore era finito, Voldemort era caduto insieme ai suoi. Il Ministero, ricostruito e riempito dei vecchi(se ancora vivi) e nuovi dipendenti era leggermente nel caos. Il Ministro eletto dal consiglio degli anziani sopravvissuti, per un periodo di tempo che sarebbe variato dai tre ai sei mesi, doveva far fronte a inimmaginabili problemi che si duplicavano ogni ora. Percy Weasley, che aveva bramato quel posto di prestigio per anni, ora desiderava solo non essersi mai fatto avanti. Qualcuno bussò alla sua porta e alzando gli occhi dagli innumerevoli incartamenti guardò il segretario davanti a se per nulla infastidito da quell’ennesima interruzione. Alzò un sopracciglio

-Avanti- vide il fratello e con un cenno della mano congedò il segretario che uscì chiudendo la porta. Percy fece un sospiro

-Ron, ti aspettavo- disse serio mettendo da parte un foglio appena firmato

-Ciao Percy, tutto bene?- vestito da Auror, sudato e anche assonnato si avvicinò alla scrivania con una cartellina che straripava di fogli sotto il braccio

-Si, potrebbe andare meglio però- il rosso si fece avanti e gli mise sopra una pila di carte il pacco di documenti. La cartellina aveva scritto sopra, con una grafia frettolosa, Effetti personali. Percy lo prese -Ci sono tutti?- chiese calmo

-Si- disse calmo Ron –Le famiglie più importanti hanno delle cartellina bianche e sono le ultime. C’è anche quella di Voldemort- lo avvertì

-Anche i suoi?- domandò vago. Ron si schiarì la gola e annuì

-Si. Solo coi suoi potremmo dare una pensione a vita consistente ad Auror invalidi, famiglie di Auror morti, famiglie che hanno perso i loro cari anche trai babbani se vogliamo- Percy alzò un sopracciglio

-Come me ha sempre voluto vivere bene. Non voleva fare la fine dei nostri genitori- Ron alzò un sopracciglio –Solo che io non ho le mani sporche di sangue come le sue. Ho avuto dei battibecchi con i nostri genitori, ma nulla più. Non ho mai ammazzato e non mi sono arricchito alle spalle di innocenti- Ron non rispose e si passò una mano trai capelli a spazzola. Percy lo scrutò –Dove vai ora? Hai finito il turno?-

-Vado a vedere al San Mungo come sta Harry. Poi vado a casa a dormire-

-Come sta Hermione? So che l’hanno dimessa stamattina- Ron annuì alzandosi

-Potrebbe stare meglio, ma non se la cava male-

-Bene-

-Quando inizieranno i processi? Harry lo vorrà sapere di certo- Percy gli mostrò gli incartamenti impilati ancora da leggere

-Quando avrò firmato tutto, procederemo. Saranno processi brevi comunque, non si discute che fossero pienamente coscienti di quello che facevano- Ron annuì

-Potremo vederla prima…Sai, la mamma…- Percy lo guardò negli occhi. Non era certo che òla cosa sarebbe stata possibile ma fece un gesto della mano per rassicurarlo

-Direi di si. Comunque vedremo bene in seguito- Ron si avviò alla porta -Ah!- il Ministro fermò il fratello -Ricordami di non farmi avanti per candidarmi a Ministro a tutti gli effetti quando le acque si saranno calmate. Una fatica così…non voglio nemmeno più vederla col binocolo!- Ron ridacchiò

-Si, certo, conta sia su di me che su tutti gli altri- Percy sorrise

-Ci vediamo- Ron annuì e se ne andò. Percy aprì la cartellina ocra e l’aprì. Scartò le singole carte all’inizio poi afferrò una ad una le cartelline voluminose con all’interno fogli rilegati per ogni singolo appartenente a quella famiglia. La prima “nobile casata” che si trovò tra le mani fu quella dei Rookwood, poi quella dei Macnair, subito dopo quella dei Parkinson, arrivò quella dei Lestrange e quella dei Malfoy, voluminosa e pesante. La tenne tra le mani tremando leggermente poi con un sospiro guardò l’ultima cartellina: Tom Riddle alias Voldemort. Se andavano in ordine di importanza, i Malfoy dovevano aver scalato le vette per bene in quei quindici anni. Chiuse la cartella ocra e aprì la cartellina dei Malfoy: quella che gli premeva di più in assoluto. Subito arrivarono quindici pagine intestate a Lucius Malfoy in cui si elencavano i suoi possedimenti terrieri, i suoi immobiliari, i suoi abiti, il suo denaro sparso per il mondo, i suoi gioielli…Venti pagine di sua moglie, Narcissa Malfoy, avevano dettagliatamente scritti i suoi averi(abiti e gioielli) con descrizioni da far male al cuore. Subito seguì il figlio, Draco Malfoy. Anche per lui dieci pagine di elenchi di ogni tipo. L’ultimo pacco di fogli(una trentina di pagine) avrebbe fatto invidia ad una regina. Virginia Malfoy aveva una rendita annua di sedici milioni di galeoni(che non era nulla se paragonata alla rendita del suocero e della suocera, ma quasi pari a quella del marito), versata da Voldemort in persona, possedeva gioielli(seicento pezzi provenienti da tutta Europa) che avevano un valore di nove milioni di galeoni e 1700 abiti di ogni tipo(invernale ed estivo) di un valore di sette milioni di galeoni. Percy alzò le sopracciglia e fece un lungo fischio

-Chi non farebbe carte false per una fortuna del genere?- guardò la foto, sulla scrivania, di loro sette fratelli da ragazzi. Ginny aveva sei anni, era seduta per terra davanti a tutti e sei, indossava un paio di jeans di Fred, una maglia di Ron e aveva due codina corte che avevano fatto ridere tutti(per di più erano storte). Non c’era nulla in quel visetto spesso bruciato dal sole di quella donna che era diventata. L’aria seriosa e distaccata non c’era nemmeno lontanamente. Gli occhi erano sereni, i modi di fare erano da bambina piena di sogni, nulla più. Dal cassetto della scrivania, chiuso con un incantesimo, estrasse un’altra foto. Era incorniciata ed era un ritaglio di giornale già sbiadito. Si era salvato dalla distruzione del ministero per caso, e ne era felice. Li si che si vedeva la diversità di Ginny comunque. In quella foto l’avevano già persa, era il giorno del suo matrimonio con Malfoy, il giorno che sparì delle loro vite. Sorrideva con indosso un vestito che sicuramente valeva uno stato intero, ma i suoi occhi erano seri e pronti a tutto. A guardarla bene non era Ginny, era una Malfoy fatta e finita! Ripose la foto e ripensò ai suoi genitori e ai suoi fratelli davanti a quell’articolo di giornale. Stupore, rabbia, dolore…Ce ne avevano messo per sopportare l’idea di quell’unione e di quello che lei era divenuta. In realtà, tutti avevano rimosso quella parentela che faceva troppo male. Come se nulla fosse. Logicamente fino a che dietro una maschera argento tutti loro Weasley non scorsero due occhi verdi che lasciavano poche speranze…

-Ministro- i pensieri di Percy furono interrotti da un Auror

-Si?-

-Ci sono stati degli avvistamenti sospetti- Percy si accigliò

-Mangiamorte?- chiese alquanto irritato dalla cosa. Non amava i guai

-Temiamo di si- l’Auror giovane si morsicò le labbra e Percy annuì

-Fate preparare una spedizione poi cercate fino in capo al mondo se fosse necessario- lui annuì –Ogni due ore voglio un rapporto su ogni passo che avete fatto. Non voglio Mangiamorte in giro! Non voglio guai e nemmeno una sommossa di quei maledetti assassini!- disse con l’indice che puntava su di lui –Aumentate gli uomini ad Azkaban e anche al San Mungo!-

-Si signore!- e se ne andò veloce. Il rosso aspettò che i passi fossero lontano poi sbattè il pugno con forza. Tremò tutto

-Maledizione!! Maledizione! Maledizione!-

***

Ron entrò in ospedale e si diresse verso la stanza 44 al terzo piano. Harry stava leggendo seduto sul letto e stava decisamente meglio di come lo aveva trovato il giorno prima

-Ron- disse il moro appoggiando il libro –Come stai?-

-Bene- si sedette affaticato –Sono a pezzi…-

-Come sta Hermione? I tuoi?-

-Hermione sta bene e ha solo bisogno di riposo- sbadigliò –Come me- Harry sorrise –I miei stanno benissimo a parte per il fattore Ginny. Percy è su di giri per questo lavoro che lo sta massacrando. Prima o poi va in crisi se le cose non si quietano presto!- Harry annuì

-Verrà processata?-

-E sicuramente dissennata! Come minimo-

-E non ti disturba? A me si- Ron ci pensò

-Ho smesso di pensare alla fine che avrebbe fatto, molto tempo fa Harry- oil rosso annuì –La mamma finge che non le interessi ma in realtà…lo so che non è vero. Papà fa meno fatica a fare l’indifferente. Per lui è come se non esistesse-

-E voi come state? Voi sei intendo- Ron alzò le spalle

-Lo sai Harry. Sai che tutti noi la pensiamo in modo diverso- fece un sospiro –Comunque presto andremo da lei. Percy ci darà un permesso speciale- si schiarì la gola –E anche lui verrà se riuscirà a liberarsi- Harry annuì

-Io sarò al processo invece- asserì Harry –A parte Percy, voi ci sarete?- domandò

-E’ tutto da decidere- si guardarono –E poi è possibile che faremo solo quello di Ginny- Harry annuì –Tu li farai tutti?

-Uno per uno- sorrise –E mi assicurerò anche che buttino la chiave una ad una!- Ron ridacchiò

-Lo immagino!-

-Non puoi immaginarlo- dichiarò serio e con una punta di rabbia Harry. Si guardarono negli occhi e Ron sorpreso non proferì parola –Non sai Ron…quello che vuol dire per me averli messi tutti nelle segrete. Non lo sai affatto- Ron si leccò le labbra

-Hai ragione, scusa- Harry calmo scosse la testa

-Scusami tu- pronunciò –E’ che sono un po’…su di giri- Ron annuì

-Ti capisco amico. Ora vado a casa. Sono due giorni che non dormo-

-Stammi bene-

-Tu vedi di uscire in fretta invece- sorrise Ron –Ti rivogliamo tra gli Auror in forma come non mai- Harry alzò le spalle

-Vedrò che si può fare-

  
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