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~ La pagnotta nel forno ~
Okay. Respira, Rachel. Respira. Ecco, brava: inspira, espira. Ti
fischiano le orecchie: meglio se provi a sederti. Credi che sia un brutto
sogno? Prova con un pizzicotto… No, visto? Il test è ancora tra le tue mani ed
è ancora positivo.
Benvenuta nel Fantastico Mondo delle
Teenager Incinte.
Rachel deglutì e chiuse gli occhi. Le mani le tremavano.
Non poteva crederci. Una volta. Una sola dannata volta
aveva agito senza pensare, e queste erano le conseguenze?!
C’erano ragazze che facevano sesso ogni giorno e lei rimaneva fregata la prima
volta che lo faceva?! Ma che giustizia era quella?
Okay. Ora calmati. È
inutile piangere sul latte versato. O sulla verginità perduta. Ora devi pensare
a cosa fare, Rachel.
Ma che pensare e pensare! Cosa c’era da pensare? Le
soluzioni al problema erano solo due: disfarsi dell’inatteso fardello o
portarlo per nove mesi.
“Ehi, Rach? Tutto
bene lì dentro?”
La voce arrivò ovattata a causa della porta chiusa, ma la riscosse
ugualmente. Aveva raccontato tutto a Cora e Lula quella mattina. Dopo la scuola avevano preso la
macchina di Cora e avevano guidato fino all’ultima
farmacia prima dell’autostrada. Era entrata Lula a
prendere il test di gravidanza e poi erano andate tutte a casa di Rachel.
Si alzò dal bordo della vasca da bagno con lentezza e
scorse il proprio riflesso nello specchio. Aveva gli occhi sgranati e
spaventati, la pelle tirata e pallida.
Beh, che ti
aspettavi? Non hai mica scoperto di aver vinto alla lotteria.
Prese un bel respiro e aprì la porta.
“Allora?!” Lo sguardo grigio di Lula era intenso e preoccupato. Cora
si tormentava l’unghia del pollice seduta sul letto.
Rachel abbozzò un sorrisino nervoso. “Beh, direi che è una A+. Peccato che questo test
non faccia media…”
Cora spalancò la bocca, gli occhi blu
pieni di sorpresa e orrore. La bocca di Lula divenne
una linea sottile. “Vuoi dire che sei incinta?” chiese con voce grave.
“Così pare.”
“Oh, mio Dio, Rachel!” gridò Lula,
alzando le mani al cielo. “Come hai potuto essere così stupida? Non solo sei
andata a letto con Elijah Dickson, ma ti sei fatta
pure mettere incinta!”
Rachel sentì la rabbia montare. “Non è che ci fosse
scritto da qualche parte ‘tutto compreso’, eh!”
“Oh, per cortesia! Mai sentito parlare
di contraccettivi?”
“Non stavo proprio pensando quando l’ho fatto!”
“Lula! Rach!
Calmatevi!” intervenne Cora,
frapponendosi tra le due. “Quel che è fatto è fatto. È inutile
continuare a litigare per qualcosa che non abbiamo modo di cambiare.
Concentriamoci sul problema più urgente: cosa pensi di fare, Rachel?”
Rachel sbuffò dal naso. “Cosa vuoi che faccia? Per tutto
l’anno alle lezioni di Sociologia ho proclamato di essere contro l’aborto: sarei
un’ ipocrita se adesso ricorressi a un Centro Per
L’Interruzione Della Gravidanza.”
“Ne stai facendo una questione di principio?!” strillò incredula Lula,
guardandola con disapprovazione.
“Non. È. Una. Questione. Di. Principio”
disse tra i denti Rachel, lanciando un’occhiata indignata alla biondina.
Si indicò il basso ventre. “Qui dentro c’è una vita!”
“Lì dentro c’è un fagiolo!”
“Un fagiolo che tra nove mesi sarà un bambino!”
“Smettetela di litigare!” gridò Cora,
guardando entrambe severamente. “La decisione di tenerlo o
meno dipende solo da Rachel, Lula.”
Lula incrociò le braccia al petto,
imbronciata. “Voglio solo che si renda conto che nove mesi di gravidanza non
sono un gioco. Rach, hai solo diciassette anni: è una
responsabilità troppo grande da gestire da sola.”
Rachel sorrise, amara. “E quindi è meglio disfarsi del
problema? Gettarselo dietro le spalle e fare finta che non sia successo niente?”
“Sto solo dicendo che, se lo tieni, andrai incontro a una
marea di ostacoli. Dovrai dirlo ai tuoi genitori. Dovrai sopportare nausee e
voglie improvvise. Ingrasserai. Dovrai affrontare i commenti a scuola. E tutti
i tuoi progetti per il futuro finiranno nel dimenticatoio!”
Cora vide il labbro di Rachel tremare.
Si mise dietro l’orecchio un ciuffo di capelli rosso scuro e si allungò per
prendere una mano dell’amica. “Ehi, Rach, perché non
ti siedi?” L’accompagnò al letto. Le prese il volto tra le mani. “Ascolta, non
devi decidere per forza su due piedi. So cosa pensi riguardo all’aborto, ma
devi convenire che anche Lula ha ragione: una
gravidanza a diciassette anni non è una cosa da niente.”
Dietro di lei, la bionda annuì grave. “Prenditi un po’ di tempo per pensarci,
okay? Valutare i pro e i contro, mm?” disse, accarezzandole i
capelli dolcemente. “Piuttosto, hai intenzione di informare Dickson?”
Rachel sgranò gli occhi. A questo non aveva proprio
pensato.
Non c’è da stupirsi:
hai fatto di tutto per scordarti di quella notte. Dell’anello che Brad ha
regalato ad Amanda. Del rumore che ha fatto il tuo cuore quando si è rotto.
Dello sguardo affranto e furioso di Dickson che ha
incontrato il tuo. Del vostro brindisi silenzioso. Di come hai appoggiato le
tue labbra sulle sue, in un gesto che sapeva di disperazione e di conforto. Di
come lui ti ha sorpresa, rispondendo con fervore. Del viaggio nel suo pick-up.
Del suo respiro caldo e umido. Delle sue mani. Della sua pelle sulla tua… Okay,
Rachel: basta ricordare.
“Io… Non lo so” ammise, guardandosi le mani intrecciate in
grembo.
“Okay” disse Cora.
Lula grugnì. “Non so quanta differenza
faccia dirglielo. I suoi unici pregi sono il bell’aspetto e gli spermatozoi che
fanno centro al primo colpo. Per il resto è solo un fallito, destinato a
rimanere impantanato in questo buco di città.” Di fronte allo sguardo di
rimprovero di Cora, fece una smorfia. “Cosa?! È vero, lo sappiamo tutte e tre. E poi, sveglia! È un
ragazzo: non si prenderà mai le sue responsabilità, anche se metà della
pagnotta in forno è sua. Non appena glielo dirai, fuggirà via come se fosse
inseguito dai lupi.”
“Questo non puoi saperlo…” tentò di ragionare la rossa.
“Oh, ti prego!” sbuffò Lula. “I
suoi amici lo chiamano lo Stallone della Foster High!”
Rachel si rannicchiò sul letto e appoggiò la fronte sulle
ginocchia, mentre le due amiche continuavano a discutere. Sospirò. Doveva dirlo
o no a Dickson?
Lula ha ragione: considerata la sua fama
di sciupafemmine, potrebbe darsi che Dickson si sia già trovato in una situazione del genere e se
ne sia infischiato.
D’altro canto, non era nemmeno giusto che non ne sapesse
nulla. Insomma, non le sembrava democratico che decidesse lei per entrambi,
senza sentire suonare l’altra campana.
Ma avrai il coraggio
di dirglielo, Rachel? E di dirlo ai tuoi? Ce la farai a guardare negli occhi
tuo padre e tua madre e dire che hai fatto sesso con un ragazzo che non ami e
che sei rimasta incinta? Riuscirai a sopportare ciò che leggerai sui loro visi?
Sentì le lacrime salirle agli occhi e si raggomitolò di
più su se stessa. Il peso della situazione la colpì all’improvviso. Sarebbe
stata in grado di gestirla? Le sfuggì un singhiozzo.
“Oh, Rachel…” mormorò Cora,
sedendosi accanto a lei e cominciando a disegnarle confortanti cerchi sulle
scapole. Appoggiò la fronte sulla tempia di Rachel. “Non preoccuparti,
stellina. Qualsiasi cosa tu decida, Lula e io ti
appoggeremo e ti staremo vicine. Non è vero, Lula?”
La bionda sospirò. “Ma certo! Che tu decida o meno di tenere il Fagiolino.” Le carezzò brevemente i
capelli. “Anche se al momento spero solo che la tua decisione comprenda il
permesso di castrare con le mie mani lo Stallone della Foster High.”
A Rachel sfuggì un risolino,
umido di pianto. Cora la strinse in un abbraccio. Lula cominciò a elencare i modi in cui avrebbe asportato
gli attributi di Dickson.
La situazione non è
delle migliori, Rachel, ma almeno non sei sola…
Commenti:
Innanzitutto,
salve a tutti, cari e coraggiosi lettori. E grazie di aver letto queste pagine.
Nonostante
abbia pubblicato qualcosina gli anni passati su
questo meraviglioso sito, non ho mai osato approdare nella ‘Sezione Originali’,
considerando i miei personaggi sempre troppo ‘sciapi’ per poter reggere la
sfida di un intero racconto originale.
E
allora cosa ci fai qui?, direte voi. Per di più
trattando un tema così delicato?
Beh, perché
stavolta credo di essere pronta alla sfida: Rachel, Cora,
Lula, Elijah e tutti gli altri mi sono entrati dentro
e penso di dover dar loro una chance.
E anche
se l’argomento si prospetta difficile e più e più volte affrontato, mi sta
molto a cuore scriverne la mia versione e per questo vi assicuro che cercherò
di trattarlo col massimo tatto.
Perdonatemi,
dunque, per avervi tediato così a lungo e, se questo primo capitolo vi ha incuriosito, spero che leggerete anche il secondo la
prossima settimana!
Una
buona serata a tutti/e voi!
Ale