Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: __Di    01/11/2010    6 recensioni
Fu come se per un momento tutto ciò che stava succedendo fosse stato cancellato, come se sotto di lui non ci fosse più il pavimento, come se le pareti girassero lì. I suoi pensieri cominciarono a rimbombargli in testa e all’improvviso si fermarono di colpo, per poi ricominciare a girare, un’altra volta, senza avere un senso compiuto o una logica. E si ritrovò a sfiorare appena quelle labbra con le sue, senza nemmeno rendersene conto.
Si staccò da Kurogane con una lievissima tachicardia e con il volto in fiamme, coprendosi la bocca con le dita e quasi non si accorse che quegli occhi vermigli lo stavano scrutando.
«Cos'era quello?» biascicò una voce assonnata e stupefatta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tre-Gevaar Magie
















Fay stava accucciato a terra in un'altra delle sue posizioni strane, con le ginocchia al petto e le braccia in avanti, ma il naso, e tutta la faccia ovviamente, erano rivoluti all'insù, verso il cielo in attesa dei fuochi d'artificio che non accennavano ad iniziare ad esplodere.
Quella, e Kurogane gliel'aveva fatto notare non una, non due, ma ben sette volte, non era affatto una seratina calda, anzi, probabilmente, neppure gli abiti che indossavano a Celes sarebbero stati abbastanza per proteggerli da tutto quel freddo. Il pomeriggio aveva lasciato lentamente il posto alla sera, in un passaggio graduale, scandito dal progressivo abbassarsi della luce e dall’allungarsi delle ombre e un lieve raffreddamento dell‘aria. La neve, che si vociferava sarebbe arrivata entro il tramonto, non cadde, ma le nubi continuarono ad accumularsi a oriente.
Il ninja, stava seduto a gambe incrociate avvolto nel suo mantello oltre che stretto nel cappotto, e ovviamente Mokona giovava di questa bella cappa di calore. Anche Shaoran era bello bardato come se si prospettasse un'altra era glaciale e stava pure lui seduto a terra con le ginocchia al petto, il più possibile vicino al fuoco che un altro gruppo di spettatori aveva acceso.
Il grosso della gente si era accalcata sui pendii brulli che scendevano fino al canale. I fuochi artificiali partivano da lì, dalla riva dove c’era un molo lungo e stretto.
Attraverso il pendio era stata stesa una corda che avrebbe impedito agli spettatori di raggiungere l’area pericolosa, e lungo di essa, ogni sette otto piedi c’era un volontario con una torcia e, insieme a tutti gli altri, sorvegliava il perimetro.
Gli spettatori stavano lì seduti su coperte stese a terra o seggiole di legno, ridevano e scherzavano in attesa che lo spettacolo cominciasse. I bambini correvano ovunque con piccole girandole di fuoco, lasciando dietro di sé una scia luminosa di scintille. Di tanto in tanto un petardo esplodeva in mezzo agli alberi, facendo sobbalzare e brontolare gli anziani.
A poco a poco, mano a mano che si faceva più buio le ombre si addensavano e le sagome degli alberi e delle persone diventavano sempre più indistinte.
L’aria fredda pungeva il naso e, Kurogane l’avrebbe giurato, raggelava persino i capelli!
Inutile dire che grugniva, non gli andava affatto bene stare lì fuori ad aspettare che quei dannati mastri focai cominciassero la loro gara, almeno potevano guardarli al calduccio, davanti a una bella tazza di saké fumante oppure anche il latte gli sarebbe andato bene. Ma quell’idiota aveva tanto insistito, non dava nemmeno a vedere di avere un minimo di freddo, dannato!

Dopo più di un‘ora - sì, aveva resistito fino ad un‘ora! - Kurogane grugnì digrignando i denti come al suo solito. «Sarebbe ora di ripartire! Qui non sembra abbiano intenzione di cominciare e si gela!» argomentò.
Il mago ci pensò su e, sospirando, ma senza darlo a vedere, comprese che il giapponese non aveva affatto torto, meglio ripartire piuttosto che morire assiderati lì. «Bisogna trovare un posto appartato e andare via, ha ragione Kuro-rii».
«Ma Fay, ci tenevi così tanto a vedere i fuochi d'artificio!» bofonchiò Mokona, detto tra noi, non era solo il mago a voler vedere i fuochi, ma anche la polpettina.
Il biondo balzò in piedi. «Beh, sarà per un'altra volta!» sorrise porgendo la mano a Kurogane. «Su, andiamo, Kuro-rii!».
«Potremmo tornare a casa, bere qualcosa di caldo e guardarli da lì, se ci tieni così tanto.» grugnì il ninja.
«Non preoccuparti, Kuro-rii, possiamo ripartire.» sorrise il biondo stiracchiando il suo corpo allampanato in una strana e quanto mai innaturale posizione della schiena.
Non è che Kurogane si preoccupasse, o per lo meno, non è che lo avrebbe ammesso facilmente, era, piuttosto, che gli dava fastidio la sola idea che il mingherlino biondiccio potesse rinfacciargli qualche cosa, e poi sì, non voleva vedere un'altra volta il suo volto abbuiarsi.
Ma comunque non avrebbe insistito oltre, insomma, dopo averlo detto una volta, prese più che per buono, per assodato, che all'idiota interessasse solo farlo congelare lì fuori.
Shaoran balzò in piedi come una molla alle parole di Fay, l'idea di un bel bicchiere o tazza con qualunque liquido caldo a ribollire lì dentro non era proprio niente male.

Una volta tornati a casa, e ancora non si sentivano i fuochi piroettare in cielo, o la polvere da sparo invadere e inumidire l'aria con quell'odore acre, si sedettero tutti attorno al tavolo sgangherato sul quale c'erano ancora dei residui della cena.
Il profumo di saké tiepido si gonfiò nella stanza, prima ancora di sbuffare fiaccamente nei bicchierini di porcellana scadente che si portavano appresso dal paese sereno e caldo nel quale erano stati tempo addietro. Troppo tempo, pensava Kurogane mentre sorseggiava in silenzio la sua buona dose di caldo alcool di riso.
«Potremmo partire direttamente da qui, senza nemmeno cercare un posto appartato...» bofonchiò Shaoran.
«Non è un'idea così malvagia...» convenne Mokona annuendo.
«Sì, andiamocene da questo postaccio!» brontolò il moro per poi riempirsi di nuovo la gola di liquore e tutto dava a vedere che avrebbe continuato finché il saké non fosse completamente finito, solo per non farlo bere alla polpettina.

In fretta, effettivamente in assoluta lentezza, ma in fretta rispetto ai tempi soliti che ci mettevano a ripartire, recuperarono una sacca piena di chincaglierie destinate a Sakura che si trascinavano dietro da circa tredici dimensioni, e si prepararono a sbrigare le manovre di rito.
Ma appena un solo e unico briciolo di magia, un granello, saettò fuori dal corpo morbido e tondeggiante di Mokona, in quell'esatto momento la finestra saletta dove si trovarono si infranse.
Avvenne tutto all’improvviso, senza un vero motivo apparente.
Qualcosa aveva attraversato il vetro rompendolo e in meno di un secondo un lampo accecante avvolse ogni cosa, in una luce bianca, e sembrò che un gigante avesse sferrato un pugno al centro della stanza rivoltando tutto.


Le orecchie di Fay fischiavano impudentemente, tanto da precludergli la possibilità di udire il suo stesso respiro. Tutti i suoni, quei pochi che riusciva a carpire, giungevano ovattati e anche abbastanza ritardati.
Cercò di far giungere la mano al suo volto, ma con scarso successo. Ogni osso sembrava improvvisamente divenuto pesante e molle insieme.
Strinse forte le palpebre prima di aprire gli occhi e inquadrare minimamente la scena.
Era come se in quella stanza fosse scoppiato un devastante fuoco d'artificio, e avesse messo a soqquadro tutto.
Un tubo di rame spezzato gocciava acqua in una piccola pozza, il tavolo era rovesciato e spaccato in due, con tanto di schegge di legno scadente sparse in giro, più o meno ovunque, sarebbe stato anche abbastanza normale trovarsele addosso.
Dopo circa due tentativi di portarsi almeno a pancia in sotto, il mago riuscì a girarsi prono facendo scrocchiare tutte le ossa, dalla più piccola falange del piede, alle vertebre del collo, riacquistando definitivamente la mobilità.
Con le mani, poi, cercò di alzarsi in piedi, nella direzione di un'enorme ombra nera tutta accartocciata poco più in là.
Forse non aveva voce, o non si sentiva per colpa di quel maledetto fischio, eppure provava a chiamare i suoi compagni in quell'orribile marasma nel quale si era trasformato quell'appartamento.
Avanzava strusciando i piedi e le ginocchia a terra, facendo forza sulle mani, ferendosi in profondità con quelle schegge e quei detriti, abbastanza da farle sanguinare.
Finché non raggiunse quello che aveva tutta l'aria di essere il mantellone nero di Kurogane.
«Ngh... Kuro-rii?» sussurrò o più probabilmente urlò visto e considerato che aveva superato il fischio che inibiva il suo udito.
Spostò il mantello con cautela e vide che non doveva preoccuparsi di niente, sembrava abbastanza integro, anche se privo di conoscenza, forse anche lui non riusciva a sentirlo per quel maledetto rumore nelle orecchie che copriva tutto il resto. Posta questa eventualità, decise che era davvero meglio scoterlo con tutte le forze che aveva, ma prima si tirò su a sedere.
Gli sferrò un ceffone che probabilmente aveva fatto più male a lui e alla sua mano ferita più che al ninja che non sembrò molto propenso a svegliarsi, così provò con un ormai collaudato pugno sulla testa.
A quel punto Kurogane gli afferrò il polso poco dopo il colpo e ringhiò qualcosa che solamente chi aveva un buon udito poteva cogliere.
«Non ti sento Kuro-rii, il botto è stato troppo forte!» urlò il biondo.
«Che diavolo è successo?!» brontolò il giapponese digrignando i denti.
«Sei ferito, Kuro-rii?» Fay continuava ad urlare.
«Guarda che ci sento anche se non urli!» gli fece presente a tono.
Il mago inalò a fondo e stavolta riuscì a sentire anche il suo stesso respiro, il fischio era sparito, all'improvviso. «Non mi hai risposto, sei ferito?».
Oltre ad una sommaria aria malconcia, sembrava integro: qualche taglio qui e là ma nulla di profondo, un paio di lividi e un lieve gonfiore sul lato sinistro del labbro, niente di troppo grave. «Tu sanguini, idiota.» replicò.
L'espressione del biondo fu esplicativa di ciò che pensava: gliene fregava meno di niente. «Io l'ho chiesto a te. Sei ferito?».
«Nah, niente di incurabile. Il ragazzo e la polpettina?» fece.
«Riesci a muoverti? Più agilmente di me, almeno...» sussurrò il biondo. «Saranno qui intorno, io non sto usando i miei poteri, quindi, ipoteticamente, Mokona dovrebbe essere nelle vicinanze...».
«Li cerco io.» borbottò il ninja tirandosi su a sedere. «Cosa diavolo è successo, secondo te?».
«Non lo so... Forse c'è un blocco magico, eppure non lo percepisco...» farfugliò il mago.
«Tipo a Lecolt?» bofonchiò Mokona decisamente indenne, apparendo dal nulla, che potremmo identificare come da dentro la cappa indossata da Kurogane.
«Più violento, ma sì.» annuì il biondo.
«Voi due, pensate subito ad un modo per risolvere la cosa, io cerco il ragazzo e ce ne andiamo!» ringhiò il giapponese alzandosi in piedi e battendo rovinosamente la testa contro una trave che sporgeva dal soffitto crollato e costringendolo a ringhiare una specie di imprecazione.
Fay rivolse le sue attenzioni alla polpettina. «Hai presente quello che è successo oggi in quel negozio?».
«Quando la bambina si è spaventata per Mokona?» fece lei.
«Sì, non credo che qui sia proibita la magia, piuttosto è controllata... penso che abbiano sigillato tutto, cioè se qualcuno oltre alle solite persone designate usa un determinato tipo di magia succede qualcosa di simile... Io non mi stupirei se ora ci attaccasse una specie di squadra antimagia...» congetturò il mago. «Venendo qui ho visto dei fuochi accesi con uno schiocco di dita, oppure delle persone slitte che fluttuavano e prima dell'esplosione un lampo d'energia magica...».
«E se usassimo la magia che sfrutta il suono?» domandò la polpettina.
«È più difficile da intercettare... Ma forse basterebbe allontanarsi dal centro abitato... Magari lontano dalla città essendo minori i rischi, il sigillo non si attiva...» ipotizzò. «Preferirei evitare di farvi correre altri rischi tipo questo...» mugugnò mentre guardava Kurogane che ciondolava in giro a cercare Shaoran. «Non sono tutti indistruttibili come te e me, sai?» sorrise.
Mokona non sembrò poi tanto convinta di quanto il biondo stesse dicendo ma lasciò correre.
Kurogane sollevò un pezzo di tavolo e lì sotto trovò Shaoran, incolume e mezzo rintronato.
«Tutto intero ragazzo?» borbottò tirandolo su.
Quell‘altro annuì stropicciandosi gli occhi. «Andiamo via».
Fay si aggrappò allo scheletro che rimaneva della credenza.
«Ce la fai a camminare?» gli domandò il moro.
Il mago si stiracchiò facendo scrocchiare tutte le ossa, di nuovo. «Certo, per chi mi hai preso, Kuro-rii?» sorrise scrollandosi di dosso le schegge di legno e la polvere.

Forse un po' troppo indisturbati si allontanarono -inspiegabilmente- da quel poco che rimaneva della stanza nella quale avevano alloggiato fino ad allora.
Intanto il cielo buio aveva ricominciato a minacciare neve ed il freddo pungente gelava le orecchie.
Kurogane si era nuovamente avvolto nel mantello con la polpettina, ma con la mano destra stringeva l'impugnatura della sua adorata Ginryu e i suoi occhi scarlatti puntavano a destra e a sinistra qualcosa celato nell'ombra.
Aveva la certezza che qualcuno li stesse seguendo, ma chi?
Certo, anche Fay si era accorto che qualcuno, chissà quanto potente o minaccioso, li stava piantonando da più di venti minuti e di un'altra cosa era più che sicuro: si trattava di più di cinque paia di scarpe differenti.
Il ninja affiancò il mago. «Dividiamoci».
«Tu non vedevi l'ora di menare le mani, eh?» sussurrò l'altro senza fermarsi.
Mokona in quel momento sbucò fuori dal mantello nero per nascondersi nel cappuccio di pelo del mago.
«Vi raggiungo fuori dalle porte della città. Polpettina, ti affido l'idiota e il ragazzo. Sei sicuramente più affidabile di questo qui, tu.» brontolò.
«Va bene, paparino!» annuì quella ben mimetizzata tra i peli bianchi.
Proprio in quel momento, mentre Fay e Shaoran continuavano a proseguire nel fitto degli alberi, il giapponese si arrestò sguainando la sua enorme e minacciosa katana.
I nove avversari si mostrarono per ciò che realmente erano. Nove ombre incatramate in un mantello nero di fattura decisamente più scadente rispetto a quello del moro.
In neppure un secondo le loro armi sfavillarono in aria alla luce del primo fuoco artificiale che rischiarò il buio della notte ormai fatta.

Fay aveva continuato a sentire dei passi alle sue spalle che procedevano comunque a una decina di piedi di distanza. E non era il solito passo strascinato di Kurogane: le falcate erano meno ampie e la pianta del piede sembrava più piccola e meno goffa.
«Ci seguono ancora, Fay?» bofonchiò Shaoran.
«Mh, temo di sì.» sospirò. «Questo tizio non sembra voler demordere».
«Ci penso io!» fece il ragazzo, senza nemmeno dare il tempo al mago di rispondere e si voltò verso il buio.
«Shaoran, no. Precediamo il paparino, non è il caso di dividerci ulteriormente.» replicò Mokona.

Kurogane si muoveva come uno spettro, pericoloso e silenzioso.
Il filo lucente e temibile di Ginryu solcava l'aria nera e fredda, affettandola.
Aveva eliminato più della metà dei suoi avversari con una velocità impressionante, aveva migliorato grandemente il suo record, e come al solito, aveva solamente reso inoffensive queste ombre senza ucciderne alcuna.
Ora ne restavano solamente due.
Esplosioni sorde e fischi assordanti accompagnavano la detonazione di un razzo dopo l’altro, lo spettacolo era finalmente entrato nel vivo.
Sollevò l'arma ma una sorta di flash di qualche genere lo accecò. Così agitò la spada ad occhi chiusi.
Per cui non si accorse, se non quando il sangue del suo avversario zampillò sul suo viso, che aveva ucciso.
Nemmeno un istante dopo Ginryu cadde dalle sue mani. Si era indebolito, la maledizione della sua principessa era sciolta 1- anzi non c‘era proprio mai stata -, pertanto doveva esserci una specie di incantesimo su chi uccideva, che lo aveva piegato con una facilità paurosa.
Spalancò gli occhi solo in quel preciso momento, un istante prima che l'ultimo dei suoi avversari fischiasse una specie di olifante dalle minute dimensioni.
Il ninja recuperò in fretta e saldamente l'impugnatura della sua katana e colpì quell'uomo con un decimo della forza che gli restava. Questo bastò ad atterrarlo, disarmandolo.
A quel punto, una volta liberatosi di tutte le minacce immediate, seguì per la strada che aveva lasciato che si snodava nel folto bosco di conifere.

«Cos'era quel suono?» bofonchiò Mokona portandosi sulla spalla di Fay.
«Sembrava un corno da battaglia.» chiosò Shaoran.
Il mago non sembrava ascoltarli semplicemente perché, convulsamente, cercava un punto ben preciso della periferia più remota di quella città dove il sigillo magico non fosse presente o, per lo meno, fosse un po’ più debole.
«Sarà successo qualcosa a Kurogane?» domandò allora il ragazzo.
Fay scosse il capo. «Il tale che ci seguiva è tornato indietro, credo sia perché Kurogane ha sbaragliato gli altri».
«Il paparino è formidabile, Shaoran! Non devi certo preoccuparti per lui.» replicò la polpettina.

Il suono aspro e profondo dell'olifante vibrò nuovamente tra gli aghi di pino.
Kurogane camminava in silenzio facendo il minor rumore possibile, o per lo meno cercando di farlo.
Si accorse quasi subito che qualcosa non andava affatto come nei suoi piani, e se ne accorse proprio quando un fruscio ben diverso da quello del vento ghiacciato aveva curvato i rami degli alberi.
Un altro fruscio, più simile a un fischio si mescolò col boato roco dei fuochi artificiali, titillò il suo udito, provocandogli un leggero brivido.
Era un dardo, vibrato dal folto della foresta, e lo schivò senza alcun problema.
Ecco, aveva compagnia, di nuovo.
«Tsk, vigliacco!» commentò a denti stretti.
Non ebbe nemmeno il tempo di dire così che si ritrovò accerchiato, stavolta da troppi avversari, troppi per una persona normale, mica per un ninja!

«Questo posto non è tanto male.» decise Fay soddisfatto delle pendici di un'inquietante collina coperta di ombre di rachitici alberi ormai secchi, in effetti l‘aria gli pareva più leggera lì, evidentemente era sparita la cappa operata dal sigillo magico. «Voi due restate qui, cerco di recuperare Kuro-rii.» sussurrò.
In effetti la sanità di Kurogane era rimasta un chiodo fisso nella sua testa, il ninja non era certo uno sprovveduto, ma non potevano fidarsi di quei tizi che li seguivano, inoltre non era da Kurogane attardarsi così tanto coi suoi avversari, ragion per cui l'ideale era andargli incontro.

Il possente metallo temprato ed affilato, squarciava l’aria e si librava agilmente a dissolvere gli avversari che però si moltiplicavano ogni volta e raddoppiavano, triplicavano e quelli a terra si rialzavano e tornavano sotto. Inavvertitamente la guancia della sua lama sfibrò il collo di uno di quei guerrieri uccidendolo in pochi secondi.
Nuovamente quella specie di incantesimo sfiancò Kurogane. Ne aveva la certezza, per riuscire a cavarsela contro tutti quegli avversari doveva lasciarli in vita, tramortendoli magari: se c’era un sigillo magico anche sugli omicidi e avesse seguitato ad attaccare mortalmente, avrebbe rischiato di farsi ammazzare.
Abbassò un momento la guardia per poi sferrare un attacco abbastanza potente da spazzare via i suoi avversari.
Kurogane si scagliò contro l’ultimo avversario con un affondo straordinariamente rapido, ma quello si scansò con facilità, e con una bastonata lucente lo colpì ad un fianco.
Il sangue gli montò in gola, ringhiò con voce acuta, lacerante, inarcando il collo, ogni cellula del corpo squassata da un brivido. Mentre veniva ferito, il ninja girò su sé stesso, e con Ginryu sferrò un fendente che quello non fu abbastanza svelto da evitare.
Forse per uno strano sortilegio o per una specie di scudo magico - si ripromise di chiedere delucidazioni al mago - venne scagliato all’indietro e venne gettato in fondo alla radura sbattendo contro un grosso rovo aggrovigliato.
L’urto gli procurò un altro brivido che si propagava ora per tutto il corpo.
Ma il dolore vero arrivò solo dopo.
Aveva battuto la testa con forza, il che ora la faceva pulsare violentemente, oltre a provocargli un certo senso di nausea e disorientamento, c’era anche un ronzio potente che brontolava nei suoi timpani, e somigliava a un ruggito sordo come lo scrosciare di una cascata.
Con quel rumore nelle orecchie non poteva nemmeno percepire se qualcuno fosse o meno nelle vicinanze. Doveva cercare un modo di eliminare ogni pericolo e di portarsi alle porte della città, magari arrivandoci almeno parzialmente incolume.
Riuscì a tirarsi su, scrollando per quanto possibile i rovi rattrappiti dal mantello e dai capelli, pulendosi col dorso della mano inguantata il volto.
Gli ronzavano le orecchie e la testa gli martellava e solo allora, in piedi, cominciò a sentire dolore.
Non capì in che modo, forse era troppo spaesato, ma intorno a lui era come se ci fossero dei fuochi artificiali che esplodevano, razzi che uscivano dai cilindri di lancio e roteavano follemente nell’oscurità mandando scie di scintille verso gli alberi o il fiume. Doveva essere finito in una trappola, l’ennesima di quei maledetti avversari. Ma stranamente non sentiva calore, né l’odore acre della polvere da sparo, era come un altro, ennesimo, sortilegio.
Esplosioni sorde e fischi assordanti accompagnavano la detonazione di un razzo dopo l’altro, nell’abbagliante inferno che si era scatenato lì intorno, Kurogane non riusciva più ad agire lucidamente.
L’ennesimo abbacinante fuoco s’incendiò a meno di due piedi da lui, e fu tanto potente da destabilizzarlo.

Fay si girò di scatto vedendo il buio della foresta rischiararsi alla luce di quelli che avevano tutta l’aria di essere dei fuochi d’artificio, eppure lo spettacolo pirotecnico si teneva più a ovest, non nel fitto degli alberi.
Allungò il passo, sapeva che il giapponese era lì, da qualche parte, proprio da dove lampeggiava quella luce.
Lo sapeva, doveva essere lì.

Quando gli occhi di Kurogane si abituarono al buio profondo che aveva seguito la luce abbagliante dell’ultimo razzo che era rimasto lì, riuscì a distinguere qualcosa in mezzo ai tronchi degli alberi abbattuti.
L’essere che emerse dai resti di una grande quercia era così ripugnante da non poter essere paragonato a nulla di quello che Kurogane aveva visto fino ad allora. Uscì barcollando dal fumo e dalle schegge. Camminava su due gambe, ma stava curvo e aveva la schiena gobba, come se il peso di quelle enormi spalle non gli permettessero di stare dritto. La pelle, che baluginava ogni volta che un razzo rischiarava il cielo, era squamosa e qui e là spuntavano ciuffi di pelo ispido e nero; gli occhi erano gialli, come quelli dei gatti, e il muso era lungo, sottile, privo di connotati apparte gli occhi e la bocca dalla quale guizzava la lingua maligna.
Aguzzando di più la vista, il ninja poté distinguere un essere a cavallo di quella bestia orribile, alta almeno tre metri seppure curva, e impugnava una balestra.
Kurogane si avventò contro la bestia, cercando di trafiggerle il collo. Con molta riluttanza, convenne che non c’era nulla da fare, neppure i suoi attacchi più potenti sarebbero stati in grado di eliminare quella bestia in fretta e, soprattutto, senza procurarsi ferite troppo serie.
Ma poi concentrò tutte le forze che gli restavano nella possente lama temprata della Ginryu, forze che, malgrado tutto, erano molte, e colpì con la più perfetta e potente Hama Ryu-o-jin mai vista, tanto che suo padre in persona sarebbe stato davvero molto fiero di lui.
La bestia inciampò e cadde, giacque a terra, contorcendosi, cercando freneticamente di alzarsi, di liberarsi dalla lama che gli bruciava nel collo.
Mentre Kurogane estrasse la kissaki dal collo della bestia per piantarla in uno degli occhi, qualcosa lo colpì sulla spalla destra, trapassando il muscolo grande pettorale e squarciando l’arteria ascellare piantandosi nella scapola. Un dardo affilato l’aveva colpito e disarmato.
Aprì la bocca per prendere fiato e rivolse gli occhi al cielo, sentì sul suo viso i primi fiocchi di neve, proprio mentre il sangue caldo usciva lentamente, bloccato dalla punta di acciaio spinata.
Crollò in ginocchio, recuperò in fretta la spada e la piantò violentemente nel petto dell’arciere che gli si stava avventando contro con un coltellaccio tra le mani.
Sentì il sangue colargli sul petto dalla ferita, montargli in gola e con fatica riuscì a buttarlo fuori, sfilò Ginryu dal corpo esanime dell’arciere e cercò di tirarsi su.

I botti erano cessati, ora Fay aveva una certa difficoltà ad orientarsi nella foresta buia e fitta, non riusciva a sentire nulla, solo qualche suono ovattato e fruscio indistinto che si poteva facilmente ricondurre al vento.
Continuava a guardarsi intorno, pensando che magari un paio di occhi in più non sarebbero guastati in questa situazione.
Girava la testa in continuazione, aguzzava la vista e cercava, cercava insistentemente il ninja nel fitto della foresta.

Kurogane continuò a strascinare i piedi scivolando ogniqualvolta trovava un po' di neve che, già mezza sciolta, si mescolava alla terra e alle foglie secche, in una strana poltiglia grumosa.
Cercava, con le poche forze che aveva, di raggiungere il resto del gruppo, il più velocemente possibile, muovendosi in maniera tale da non farsi troppo male, del resto le due ferite che si era procurato in quel combattimento dannatamente impari, pulsavano in modo decisamente eccessivo, quasi innaturale.
All'improvviso, proprio a causa di uno di questi pantani di fango gelido, si sbilanciò in avanti, cercò in fretta di ritrovare il baricentro, ma senza successo, crollò a terra, gravando col peso non indifferente sulle ferite, o meglio sui mozziconi di dardo.
Imprecò a denti stretti, mascherando un gemito di stanchezza e dolore.
E la neve continuava a cadere, impigliandosi sui suoi capelli, bagnandogli il viso, impudente.
Con la forza del solo braccio sinistro cercò di rialzarsi, collaborando, per quanto possibile, anche con le ginocchia.
Di certo non sarebbe morto lì, chissà quanto l'avrebbe canzonato quel dannato mago.
Il mago.
Gli sembrava di sentire quella vocina fastidiosa proprio ora, o forse era il rumore di un fiocco di neve che si era infilato proprio nel padiglione auricolare.

Fay camminava in fretta a passi più piccoli del solito, chinato leggermente in avanti e con la testa bassa a guardare in terra.
Prestava attenzione al rumore del buio, ai passi sordi che sperava di sentire avvicinarsi da un momento all'altro. Ogni tanto chiamava il ninja, ma non troppo spesso, soprattutto perché qualcuno poteva trovarlo, sentirlo, attaccarlo.
Poi, avvolto nel buio che ogni tanto veniva rischiarato da un petardo, lo vide.
Una specie di enorme animale ferito che cercava di portarsi sulle zampe, che arrancava ed annaspava.
«Kuro-rii!» guaì abbreviando, stavolta in un rapido scatto, la distanza tra loro. «Kuro-» s'interruppe.
Era proprio come un animale ferito, era ferito, e smaniava, gemeva, non riusciva a tirarsi su.
«Kuro-gane?» sussurrò chinandosi per tirarlo su.

Quando Kurogane sentì qualcuno avvicinarsi di tutta fretta facendo vibrare il terreno morbido sul quale la sua faccia si era rovinosamente posata, aveva impugnato con la poca forza che risiedeva ancora nella mano destra la spada.
Però riconobbe subito la voce del biondo -allora non se l'era sognata! - e lasciò la presa.
«Kurogane?» ripeté Fay una seconda volta. «Non ti posso proprio lasciare solo, sei un vero disastro!» bofonchiò.
«Tsk!» sibilò il ninja cercando in qualche modo di avere una parvenza più vigorosa di quella che al momento mostrava.
Sentì entrambe le mani del mago arrivare alle sue spalle. «Ce la fai a tirarti su?».
Avrebbe voluto rispondere "Certo idiota che credi?" ma in certi momenti l'orgoglio serve solo a pulirsi le scarpe, quindi sbuffò e scosse piano la testa.
«Mi permetti di aiutarti?» domandò l'altro tirandolo su con un movimento stranamente fluido.
Gliel'aveva chiesto solo per cortesia, in effetti sapeva che questo non poteva che essere uno smacco per un ninja, per quella storia dell'onore, del coraggio e del vigore, eppure, non aveva nemmeno atteso una risposta.
«Riesci a camminare, se ti aiuto? Non preoccuparti, non farai la figura del debole se ti appoggi a me per camminare.» aggiunse. «Ti va di rispondermi?».
«Va bene.» accettò il moro, annaspando con le pinne nasali dilatate e la gola riarsa dalla sete.
«Okay, io mi alzo e tu punti i piedi a terra.» sussurrò il biondo passandosi il braccio artificiale del ninja attorno al collo e cingendogli le spalle con entrambe le braccia, sorreggendolo dalla fascia ascellare.
Si tirò su e in quel momento Kurogane piantò i piedi in terra, scivolando ma, sommariamente riuscendo a stare in una posizione vagamente eretta.
«Non siamo tanto lontani, bisogna camminare due miglia, pensi di riuscirci?» domandò Fay.
Kurogane per un momento non rispose.
«Lo so che ce la puoi fare, ma preferirei evitare di trascinarti mezzo dissanguato in giro, quindi ora se vuoi ci fermiamo, e cerco di almeno capire dove sei ferito.» bofonchiò cominciando a perdersi in certi ragionamenti astrusi che al ninja interessavano davvero molto poco, visto e considerato che, soprattutto, non avrebbero certo contribuito a migliorare la sua condizione fisica e mentale.
«Zitto, idio-» farfugliò il moro accasciandosi definitivamente con la testa sulla spalla del mago.
Fay lo scosse per un momento, più volte, preparandosi a schiaffeggiarlo quasi, ma non ci fu verso, aveva semplicemente perso i sensi.


















Prima delle note dell'autore una nota a margine inerente al testo:

1. Mi serviva creare un diversivo che permettesse ai miei adorati cattivoni *blink* di attaccare facilmente Kurogane, insomma è sempre un omone forte e vigoroso, e visto e considerato che la maledizione di Tomoyo non c'è mai stata, soprattutto per il fatto che effettivamente non è una maledizione, ma piuttosto un monito, il sigillo protettivo sugli avversari era la cosa più plausibile, perdonatemi se i passaggi del combattimento non sono proprio molto puntuali, non sono abituato a scrivere combattimenti xD


Okay, passiamo alle note dell'autore. Julia_Urahara, su, in realtà non me la sono mica presa, era per mettere le cose in chiaro, almeno sai che si tratta di un uomo a scrivere queste schifezze qui xD, grazie per aver recensito spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.

harinezumi, grazie mille per entrambe le tue recensioni, è stato molto gentile da parte tua e sono lieto che la storia ti piaccia, inoltre grazie mille di avermi fatto notare gli errori e spero che (sicuramente ci saranno anche qui visto e considerato che non è che stia tanto in me in questi giorni xD) continuerai a farmi notare gli orrori/errori che incontrerai in questo e nei prossimi capitoli, ancora ho un po' di problemi con la vostra lingua xD ad esempio punteggiatura ed ausiliari. Comunque grazie mille ancora.

yua, oddio mi si è ammattita una lettrice *scappa*, su sai che io sono un tipo cattivo -anche le mie altre storie dovrebbero averti dato una vaga idea di dove può arrivare la mia malvagità- però sarò ancora più cattivo! perfido! maligno! Mi piace un sacco essere perfido xD. Grazie mille per la tua recensione, mi fanno impazzire le recensioni folli v__v anche più folli di questa xD.

Shyray, beh, oltre a non piacergli non lo può bere proprio xD ed è motivo di scherno da parte di Mokona, è molto divertente quell'omake, se ti capita di avere un po' di tempo leggilo. Sì, è anche vero che le CLAMP non dicono esplicitamente come si svolgono le cose xD ma io sono un tipo un po' puntuale e puntiglioso quindi meglio pararsi la testa e fasciarla bene prima di scrivere scempiaggini, no? xD Grazie mille della recensione.

mago666, purtroppo non posso dirti se Kurogane ha o meno scampato la cena a base di latte, come hai potuto notare la cena è stata allegramente skipata. Però, mi spiace, la storia è divertente fino all'inizio di questo capitolo, non di più xD mi spiace. Ti ringrazio di aver recensito.


Ho tenuto a postare oggi visto e considerato che domani forse sarà una giornata molto lunga per me xD, se non avrete mie notizie nelle prossime settimane (oddio spero di no xD), vorrà dire che la storia resterà incompiuta, purtroppo la mia salute non mi sta aiutando in questo periodo, ma le cose sembrano andare per il meglio.
Inoltre oggi è il giorno in cui si conclude il Lucca Comics & Games, al quale avrei davvero voluto prendere parte ma non c'è stato verso xD quest'ospedale di Ginevra dove mi trovo ora non è poi così male come pensavo, alcuni amici mi hanno inviato foto (orripilanti alcune) della manifestazione e mi dovrò accontentare di questo xD.
Beh, oltre a questa prolissità in conclusione mi scuso se il capitolo è discontinuo xD ma ho scritto la storia in differenti stati umorali e di salute, quindi per favore non me ne vogliate se sto sporcando questa storia xD.
Uh, s'è fatto tardi l'infermiera cattiva tra poco mi passa a bastonare xD buonanotte e buon inizio di novembre, signori e signore, sentitevi liberi di leggere o di chiudere la storia qui se non vi piace, oppure di commentare se volete.

D.


   
 
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