Ho scritto questa storia forse in troppo poco tempo, ma mi è venuta di getto
Cryokinesis
C'era chi la chiamava irresponsabile, chi pazza, ma non tutti sapevano, nemmeno lei, che stava solo riscoprendo la sua natura e le sue origini in un luogo che aveva perso la sua Regina.
Janice non era stata mai fidanzata, ma quella mattina aveva accettato l'invito di Cristal: avrebbero saltato la scuola per passare una tenera mattinata insieme.
Si incontrarono sulla scalinata del parcogiochi vicino alla scuola. Iniziò a nevicare appena lei lo vide, il cuore sussultò pompando sangue più velocemente. Le piaceva un sacco!
Anche a Cristal le piaceva, sia chiaro, ma lui odiava ciò che lei amava: il freddo. Aveva almeno tre maglie interne, un cappello che lo copriva fino alle sopracciglia, una sciarpa che sembrava togliergli il respiro e due scomodissimi guanti di lana. Si salutarono senza toccarsi ed entrarono direttamente nel parcogiochi deserto.
Le varie strutture erano ricoperte di ghiaccio e dalle altalene pendevano stalattiti trasparenti che riflettevano la luce proveniente da un pigro sole.
I due passarono almeno due ore a parlare. Janice adorava vedere la nuvola di vapore che usciva dalla bocca di Cristal condensarsi e cadere giù per poi dissolversi durante il tragitto.
Lui le spostò un capello dalla guancia e lei fremette di imbarazzo, l'adrenalina iniziò ad aumentare così come il freddo. La neve cadde più violentemente e ben presto fuorno costretti a rifugiarsi dentro una casetta di plastica.
Ben presto tutto fu ricorperto da un dolce strato di una neve che non accennava a scemare. Lei stava bene, ma lui stava letteralmente tremando. Si affacciò alla finestra e vide sull'insegna di una farmacia la scritta
-10°. Decise comunque di non dirglielo perché voleva evitare una sua crisi di panico.
Janice decise di sedersi affianco a lui, così si sarebbero riscaldati di più, ma Cristal sentì solo più freddo. Iniziava a tremare senza controllo e si allontanò da lei. Come osava? Come osava allontanarsi?.
La tempesta aumentò e ben presto si creò una coltre di ghiaccio sopra la plastica, sopra i cellulari che si sbriciolarono e sopra Cristal.
Era vivo, ma non riusciva più a parlare.
A discapito di tutti quegli avvertimenti di non addormentarsi in un luogo gelido, Janice decise comunque di chiudere gli occhi, tanto per rilassarsi.
La svegliò una mano seguita da una voce mascolina ancora infreddolita. Aprì gli occhi, la tempesta era finita e Cristal aveva tolto sciarpa e cappello a causa dell'improvviso rialzo della temperatura. Il momento era troppo perfetto per lasciarselo sfuggire. Lui guardò i suoi occhi color celeste pallido ed ebbe un brivido gelido che percosse la sua schiena. Poi, lentamente si avvicinò alle sue labbra. Le poggiò.
Il cuore di Janice sobbalzò ed era troppo scioccata per notare lo sguardo terrorizzato del ragazzo.
Cristal iniziò a muggire dal dolore ma ancora non si staccava dalle labbra di Janice la quale aprì gli occhi e vide una tonalità viola che andava periocolosamente a diffondersi per il viso di Cristal. Il punto in cui il viola diventava quasi blu elettrico erano le sue labbra.
Janice si staccò di colpo. Cristal rimase nella stessa posizone. Ora era tutto viola: mani, orecchie, collo...
Continuava a urlare per il dolore ma Janice non sapeva cosa fare. Velocemente si formarono granelli trasparenti che si espansero per tutta la pelle, coprendo persino il giubbotto e le scarpe.
Le sue urla furono strozzate da una lama invisibile e anche i suoi occhi furono ricoperti dalla patina trasparente. Janice urlò. Toccò Cristal e urlò ancora.
Deglutì. Toccò ancora ma involontariamente gli fece perdere l'equilibrio e Cristal andò in frantumi non appena toccò il suolo.
Janice rimase con la mano sospesa a mezz'aria e lo sguardo spalancato. La sostanza che ricopriva Cristal era ghiaccio. Era stato congelato.
Ma da cosa?
Dal bacio della Regina del Ghiaccio.