I.
-
Sei strana. - .
Aveva
sollevato seccamente lo sguardo verso di lui, rivolgendolo – scettica – alla
coda scodinzolante del ragazzino, chiedendogli implicitamente cosa lo
convincesse a sentirsi in diritto di utilizzare un termine del genere.
-
Perché non sorridi mai? –, le aveva chiesto
con la tipica ingenuità che lo contraddistingueva.
-
E tu perché accidenti sorridi sempre? – aveva ribattuto con sdegno, decisa a chiudere il discorso sul nascere,
portandosi poi in piedi sul ramo sul quale si era momentaneamente seduta per
riposarsi, dandogli le spalle.
-
Perché sono contento! - .
Aveva
impiegato un po’ di tempo ad immagazzinare quelle parole, poi si era voltata
nuovamente verso di lui, tra l’incredula e la frastornata, e aveva
assottigliato lo sguardo.
-
Cosa diavolo hai da essere contento?! Sei uno stupido ragazzino
completamente solo, lasciato a crescere come un animale! - .
-
Animale? - .
Trattenne
l’impulso di colpirlo con un pugno in pieno viso, mandandolo a sbattere contro
l’albero alle sue spalle. Come al solito, in una
qualsiasi frase Son Goku
riusciva ad afferrare sempre il senso più inutile.
Quando la venetta sulla fronte ebbe smesso di pulsarle
freneticamente, si piazzò davanti al ragazzino con impeto, stringendo forte i
pugni.
-
Sei solo, Goku! Tuo nonno è o non è morto? - .
Potè
giurare di aver visto passare qualcosa d’incredibilmente simile ad un’ombra nello
sguardo sempre spensierato del suo compagno di allenamenti,
ma ciò non la scoraggiò. Aveva toccato le corde giuste. Forse.
-
Sei o non sei cresciuto
completamente solo fino a quando per puro caso non ti
sei imbattuto in Bulma e Oolong?
- , il suo sguardo si spostò nuovamente sul
particolare fisico che caratterizzava il bambino. – Hai o non hai una coda? Sai
o non sai che non è normale possederne una?! -.
Goku
aveva abbassato lo sguardo, ammutolendosi.
-
Che male c’è nell’avere una coda? –, le aveva poi chiesto, risentito, afferrandosi la parte del corpo
chiamata in causa, prendendo ad accarezzarne il pelo scuro che la ricopriva.
Si
era ritrovata leggermente spiazzata nel sentirsi rivolgere una domanda del
genere, non era quella la direzione verso cui voleva far dirigere la
conversazione.
Non
era sicurissima di essere riuscita davvero ad offenderlo e nemmeno le importava – anche se l’improvviso stringersi dello stomaco
successivamente le suggerì il contrario – voleva solo avere una dannata
risposta a quella domanda che ogni tanto le capitava di porsi, con la stessa
frequenza con cui probabilmente Goku doveva chiedersi
il contrario.
-
Dimmi cosa diavolo hai da essere così tanto contento. - ,
aveva replicato, ritornando al punto ed esigendo una risposta.
Aveva
osservato il ragazzino continuare ad osservarsi la
coda per un po’, prima di riavere l’attenzione dei suoi occhi.
-
Non è colpa mia se
ho la coda, non credo di poterci fare molto. - .
Ancora
una volta, si ritrovò spiazzata dalla risposta.
-
Il nonno è morto… - aveva poi quasi sussurrato Son
Goku, abbassando per un attimo lo sguardo. – … ma non sono solo! –, aveva ripreso con entusiasmo, sorridendo
come suo solito. Lei si era semplicemente limitata a spalancare gli occhi
ambrati, interdetta… per poi sussultare.
-
Ci sei tu! - .
-
Io? - .
-
Sì, tu! E poi Crilin, il maestro Muten, Bulma, Oolong… - .
In un
attimo si ritrovò sommersa da un fiume di parole entusiasmanti…
che le fecero mancare l’aria.
Fu il
suo turno di abbassare lo sguardo, sicura di renderlo invisibile grazie ai
folti capelli neri che le ricadevano sul volto, inducendo Goku
a fermarsi e ad osservarla con espressione interrogativa.
-
E tutto questo ti basta? - .
-
Uh? - .
Si
umettò le labbra, cercando di trovare le parole giuste.
-
Non hai mai
desiderato… avere una famiglia? Una madre, un padre… dei fratelli. - .
Osservò
sottecchi Goku guardarsi attorno smarrito, come a
voler cercare altrove una riposta che non riusciva a trovare.
-
Non saprei. - .
La venetta tornò a pulsarle nuovamente sulla fronte.
Cosa
diavolo si sarebbe inventato, questa volta?
-
C’è Crilin. Ci sei tu. - .
-
Io non sono tua
sorella! Come accidenti devo fartelo capire?! – aveva esclamato lei, furibonda, non capacitandosi di come lui non
arrivasse a comprendere una cosa tanto banale.
-
Vuoi esserlo? - .
Restò
in silenzio, impietrita, avvertendo man mano un lieve calore avvolgerle la
bocca dello stomaco. Non si accorse di essere arrossita all’ennesimo sorriso
disarmante di Son Goku.
…
L’essere
che si era autodefinito sayan sollevò un angolo della
bocca, in quello che in ben altre circostanze si sarebbe potuto definire un
sorriso.
-
… e se proprio vuoi saperlo io sono Radish,
tuo fratello maggiore! - .
-
Che cosa?! -.
Sgomento.
Terrore. Non una risposta.
Quella,
semplicemente, non era accettabile.
Riaprì gli occhi con ancora vari stralci
del sogno a rievocarle brutti ricordi.
Rivide per un attimo il volto dell’alieno
che aveva cambiato loro completamente la vita sulla superficie rocciosa
spigolosa dove, prima che perdesse i sensi, vi era il cielo.
Quando sentì nuovamente i
dolori procurateli dalle ossa rotte, il sogno fece prontamente spazio alla
realtà, facendole stringere i denti con stizza.
Se doveva morire,
voleva almeno poterlo fare sotto un manto stellato.
Il vento che avvertì provenirle dal lato sinistro le fece rendere conto di aver riacquisito
parzialmente la sensibilità venutale a mancare a causa dell’assideramento, ma
non ebbe il tempo di voltarsi a capire di cosa si trattasse che avvertì una
mano afferrarle la mascella, inducendola ad aprire la bocca. Successivamente,
ebbe modo di vedere l’altra mano di Piccolo avvicinarsi alle labbra con
qualcosa che conosceva molto bene.
Impedita nell’opporsi a causa delle
condizioni in cui riversava il suo corpo, l’unica cosa che le restò da fare fu stringere i denti, impedendo di portare a termine
il soccorso che le stava offrendo il namecciano.
Per un attimo i suoi occhi ambrati
s’immersero in quelli neri dell’alieno, scorgendo in essi
uno sguardo calmo, fermo, sicuro. Tenne ostinatamente le labbra sigillate,
sfidando con lo sguardo il suo soccorritore improvvisato.
-
Non
morirai. Non oggi. Non a causa mia. – la informò lapidario, attendendo che demordesse.
Lei gli lanciò uno sguardo minaccioso,
maledicendolo mentalmente in tutti i modi che le venivano in mente, cosa che,
naturalmente, non lo impressionò minimamente.
Si sentì spingere fino alla gola il fagiolo
magico di Bazar contro la sua volontà, sentendosi attraversare il corpo da un
calore che andò a intensificarsi subito in tutti i
punti in cui aveva le ferite peggiori.
Avvertì nitidamente le ossa ricomporsi, i
tagli rimarginarsi, il sangue riprendere un percorso regolare, la temperatura
corporea alzarsi, la vista acuirsi, gli altri sensi risvilupparsi
uno dopo l’altro.
Il volto pallido della giovane donna
riacquisì colore, facendo piegare gli angoli della bocca di Piccolo verso
l’alto, in una pseudo espressione soddisfatta.
Espressione che non si scalfì nemmeno quando un pugno di Shizue
andò a colpirgli violentemente lo sterno, facendogli sollevare un mucchio di
polvere a causa dell’impatto.
-
Prego.
-, rispose sarcasticamente l’alieno alla reazione della donna, ormai in piedi
davanti a lui, furente. – Anche se credo te ne serva un altro.
– aggiunse provocatorio, riferendosi alla scarsa forza
che aveva impiegato la donna nel colpirlo.
-
Lurido
bastardo! – urlò lei in preda all’ira, avventandosi nuovamente su di lui con
una serie di attacchi a distanza ravvicinata che,
questa volta, s’impegnò ad evitare per precauzione, fino a che un calcio in
pieno stomaco – completamente inaspettato – non gli fece abbattere la parete
rocciosa della caverna in cui aveva deposto precedentemente il corpo della
ragazza, costringendolo ad alzarsi in volo per distanziarsi da lei.
Shizue lo raggiunse
velocemente, ritrovandosi faccia a faccia con lui,
prendendo nuovamente ad eseguire una serie di mosse che potessero tentare di
metterlo in difficoltà, ma la rabbia cieca che l’attraversava le offuscava i
sensi, impedendole di concentrarsi sufficientemente da creare una strategia,
tanto che questa volta fu il suo turno di ricevere un calcio in pieno stomaco.
Precipitò rovinosamente al suolo,
provocando una profonda voragine dalla quale uscì con difficoltà, riprendendo a
fissare con astio il namecciano, che ora troneggiava
su di lei, sospeso a mezz’aria e a braccia incrociate, nella sua consueta
postura elegante e altezzosa.
Ridusse nuovamente le distanze che li
separavano, trovandosi ancora una volta ad avere la peggio. Prima ancora che potesse rendersene conto, Piccolo le aveva afferrato entrambe
le braccia, costringendole gli arti dietro la schiena.
-
Sei
patetica! – esclamò sprezzante, osservando la donna – di cui ora poteva vedere
solo la schiena - sussultare.
Era perfettamente consapevole che quello
non era il reale potenziale di Shizue, così come
sapeva perfettamente che la donna non si sarebbe impegnata più di tanto, continuando
ad avventarsi su di lui solo e unicamente per stramazzare nuovamente a terra.
Non riusciva a tollerarlo.
Un tuono squarciò il cielo, illuminandole
il profilo del volto, bagnato dalle lacrime.
-
Non
ne avevi il diritto… né il dovere… -, riuscì a
formulare con voce ferma, approfittando della posizione che la vedeva rivolgergli
le spalle, sottraendo il volto alla sua vista.
-
Non
venire a parlare di doveri a me, non sono stato io ad aver fatto una promessa a
qualcuno decidendo poi di dimenticarmene! – ribattè lui, stringendole i polsi con violenza.
Shizue si ritrovò a
stringere i denti – questa volta – per non urlare.
Non per il dolore fisico, quello ormai le
era completamente indifferente.
-
Guarda.
- .
Era stato poco più di un sussurro,
ma Piccolo era riuscito ugualmente ad udirlo.
-
Guarda
le mie mani, Piccolo. -.
Gli occhi del namecciano
corsero di conseguenza a quelle, riuscendo a scorgerne i palmi, incrostati di
rosso. Quasi automaticamente le lasciò andare i polsi,
attendendo che lei trovasse il coraggio di voltarsi. Lo sguardo che
scorse dietro alle lunghe ciocche di capelli corvini gli fece accapponare la
pelle.
-
Guardale.
- , ripetè ancora,
sollevando i palmi davanti al volto dell’alieno. - E
dimmi come potrei mai tornare indietro. - .
Gli occhi neri si specchiarono in quelli
ambrati, ormai spenti, non trovando risposta.
Angolo
dell’autrice…
Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno deciso di dare una chance a questa storia!
In particolar modo a sese87, Giulz87, silvergirl90, yori, Lirin Lawliet (che mi ha commossa
particolarmente, perché ormai ci becchiamo praticamente ovunque <3 ) e owll, che mi
hanno accolta nel modo migliore che una fanwriter
possa sperare, recensendo il capitolo e facendomi sapere di apprezzare ciò che
scrivo… signore, sul serio, sono imbarazzata ^///^ ° non credevo di ricevere
tutti questi riscontri positivi, anche – e soprattutto – perché questo fandom è davvero popolatissimo,
quindi più soggetto ad attenzioni e confronti con autori davvero degni di nota.
*s’inchina ripetutamente, imbarazzata*
Prima di andare volevo rispondere
all’osservazione di Giulz87, in merito al discorso diretto: sì che ci vuole la
punteggiatura all’interno! Sono io la somara sbadata e strafottente che il più
delle volte la lascia così com’è, senza! Spero quindi vorrai scusarmi, qualora
accada nuovamente in futuro >__< ora ho tentato di non mancarla da
nessuna parte, ma in seguito… >__> Ti ringrazio comunque
per avermelo fatto notare! Spero mi farai notare altre imprecisioni in seguito,
cosicché possa migliorarmi! Un bacio J
Ringrazio inoltre Silvergirl90 che l’ha
aggiunta tra le preferite e Lirin Lawliet
che ha aggiunto la storia tra le seguite. Infine, ma
non certo per importanza, ringrazio tutti i silenziosi lettori, sperando di
leggere una loro opinione in futuro J *inchino*
HOPE87