Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: HOPE87    10/10/2010    6 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. MI SCUSO INFINITAMENTE PER IL DISAGIO, MA QUANDO LA VITA PRECIPITA LE SI DEVE DARE NECESSARIAMENTE LA PRECEDENZA. A PRESTO! ;)
“Goku e Crilin hanno il sangue rosso”.
Si era interrotta, irrigidendo la mascella, indecisa se continuare o meno.
“E il tuo com’è?” le aveva chiesto cauto, attendendo pazientemente l’arrivo di una risposta.
Lei allora aveva rivolto gli occhi verso l’orizzonte, per poi cercare sulla riva della spiaggia qualcosa che potesse tornarle utile. Individuato un frammento di vetro, lo aveva recuperato, ponendoselo al centro esatto della mano e stringendo quest’ultima sufficientemente da ferirsela, mostrandola poi successivamente all’anziano uomo.
“È rosso” aveva constatato il maestro Muten, sperando che quello fosse il modo giusto.
L’aveva vista scuotere la testa con rammarico.
“È nero”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un tuono squarciò il cielo, attraversandole i timpani come una stilettata

*Prologo*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un tuono squarciò il cielo, attraversandole i timpani come una stilettata.

Le prime gocce di pioggia che raggiunsero il suo volto la convinsero a riaprire gli occhi, seppur il resto del corpo non accennò a muoversi. Palpebre a parte, il corpo era fuori uso. Sarebbe morta assiderata.

Il solo pensiero le fece piegare gli angoli della bocca verso l’alto, per poi mostrare due file di denti rossi, imbrattati di sangue.

La leggera risata che le fuoriuscì le procurò un dolore atroce all’altezza del torace, facendole congelare l’espressione sarcastica sul volto.

Tossì, macchiando il candore della neve su cui era malamente adagiata con sprazzi di rosso vermiglio. Puntò lo sguardo su quello, ritornando con la memoria indietro nel tempo.

“Io non sono umana”.

Lui aveva sollevato lo sguardo dalle riviste sconce che era solito leggere, per rivolgerlo su di lei.

“No?”.

“No”.

L’aveva osservata a lungo, attraverso le lenti scure degli occhiali, prima di ripiegare ordinatamente la rivista e avvicinarsi a lei, che aveva lo sguardo rivolto verso il mare.

Goku e Crilin hanno il sangue rosso”.

Si era interrotta, irrigidendo la mascella, indecisa se continuare o meno.

E il tuo com’è?” le aveva chiesto cauto, attendendo pazientemente l’arrivo di una risposta.

Lei allora aveva rivolto gli occhi verso l’orizzonte, per poi cercare sulla riva della spiaggia qualcosa che potesse tornarle utile. Individuato un frammento di vetro, lo aveva recuperato, ponendoselo al centro esatto della mano e stringendo quest’ultima sufficientemente da ferirsela, mostrandola poi successivamente all’anziano uomo.

“È rosso” aveva constatato il maestro Muten, sperando che quello fosse il modo giusto.

L’aveva vista scuotere la testa con rammarico.

“È nero”.

L’eremita della tartaruga aveva rivolto gli angoli della bocca verso il basso.

Quanto poteva scavare a fondo il senso di disadattamento e solitudine di una bambina di cinque anni?

Sospirando profondamente, si era piegato sulle ginocchia, in modo da poterla guardare negli occhi. Poi le aveva sottratto il frammento di vetro dalla mano, ponendolo nella propria e imitandola. Era riuscito a scorgere i suoi occhi spalancarsi dallo stupore, prima di riaprire la mano e mostrarle il risultato.

O-ho. Mi sa che anch’io non lo sono”.

Lei si era limitata ad osservare la ferita che si era procurata il maestro, prendendo a confrontare il colore del proprio sangue col suo. Continuava a vedere il proprio diverso, solo che non lo espose, limitandosi a socchiudere gli occhi e a rivolgere lo sguardo altrove.

“Il tuo è rosso” aveva semplicemente pronunciato, tornando a rivolgere lo sguardo all’orizzonte. Lui allora aveva estratto un fazzoletto dalle tasche dei pantaloni corti che era solito indossare, avvolgendolo attorno alla propria mano, per poi recuperarne un altro dalla stessa tasca.

Anche il tuo lo è, Shizue” le aveva detto, afferrandole delicatamente ma con decisione l’arto ferito. “E anche se non lo fosse, non cambierebbe nulla”.

Lei lo avevo guardato coi suoi occhi grandi e profondi. Troppo profondi per una bambina.

“Sarei comunque orgoglioso di averti come allieva”.

Si ritrovò a sorridere mestamente.

Chissà se fosse stato ugualmente orgoglioso in quel momento, nel vederla ridotta in quelle condizioni.

Chissà se fosse stato ugualmente orgoglioso nel sapere cos’aveva fatto.

Chiuse gli occhi, avvertendo le poche forze rimastele scemare lentamente, la vista annebbiarsi, la volontà di sopravvivere abbandonarla.

Era così che doveva finire. Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.

Voleva solo che nessuno in futuro s’incolpasse di niente.

Non seppe dire se in quel momento l’immaginazione le stesse giocando brutti scherzi. Era escluso che qualcuno potesse essere ancora vivo… eppure erano quasi sicuramente dei passi, quelli che i suoi sensi sviluppati avvertivano avvicinarsi.

La neve produceva un rumore graffiante quando veniva pestata, aveva imparato a capirlo nell’arco di quella permanenza a cui si era costretta, durante le umiliazioni che giornaliermente vedevano affondarle la testa nel manto candido vellutato procurato dalle nuvole.

Si costrinse a riaprire gli occhi, pregando intensamente – per la prima volta in vita sua – che non fosse nessuno delle persone che si era ripromessa di uccidere.

Quando la sua visuale ebbe catturato nitidamente l’immagine di un paio di stivali familiari, spalancò gli occhi.

Cosa ci faceva lui lì?

Era abbastanza lontano da poterne scorgere l’intera elegante figura. Seppur controluce, il mantello che gli svolazzava alle spalle era la prova inequivocabile che si trattava di lui.

Si rese conto che, con un leggero sforzo, avrebbe potuto sollevare la testa sufficientemente da poterlo vedere in viso. Non lo fece.

Tenne ostinatamente lo sguardo rivolto ai suoi calzari singolari, provando a immaginare le diverse espressioni che potevano essergli dipinte sul volto in quel momento.

Divertimento? Soddisfazione? Pena?

Non volle saperlo.

Si arrese all’idea di vederlo avvicinare lentamente alla sua figura riversa a terra, agonizzante. Quando fu abbastanza vicino, inspirò profondamente.

-          Uccidimi - .

Il vento soffiò violentemente, graffiandole i pochi punti del corpo che non erano ancora stati coinvolti nel processo d’assideramento.

Era assolutamente certa che l’avesse sentita. Considerando la particolare peculiarità che contraddistingueva la sua razza, sarebbe riuscita ad udirla anche se l’avesse sussurrato, mentre era ancora distante.

Richiuse gli occhi, realizzando solo in quel momento cos’aveva fatto.

Morire in quel preciso momento, le avrebbe risparmiato di subire le pene che sarebbero seguite successivamente.

Gli aveva appena chiesto di avere pietà di lei.

Represse l’impulso di lasciarsi scivolare sul viso deturpato le lacrime che aveva accumulato al di sotto delle palpebre. Con un po’ di fortuna – solo un po’ – se ne sarebbe andato, lasciandola alla fine tanto agognata.

Invece qualcosa andò storto.

Avvertì il proprio corpo venir voltato, posizionato in modo supino. Poi una raffica di vento la percorse, investendola interamente, seppur diversamente dalle volte precedenti.

Si convinse ad aprire gli occhi, trovando una difficoltà immane a compiere il gesto a causa della velocità a cui era stata sottoposta.

Stava attraversando il cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Primo esperimento in questo fandom.

Siate buoni J

 

Note:

-          La storia è ambientata dopo gli avvenimenti di Freezer, esattamente da quando i namecciani – sbarcati sulla Terra per la gioia della Capsule Corporation ^  ^ - esprimono il desiderio di ritornare sul loro nuovo pianeta. Tutto ciò che viene dopo: cancellatelo J

 

Stavo riguardando le prime puntate della prima serie, quando tutti i personaggi erano ancora dei cuccioli senza la minima idea di ciò che papà Toriyama farà affrontare loro in futuro *___* E mi son detta: E se…?

Ecco dunque a voi questa “What if?” J a cui spero vorrete dare anche solamente una piccola chance.

Per correttezza, v’informo che gli aggiornamenti non saranno affatto frequenti. O forse sì. Dipende tutto da molti fattori. La cosa certa è che – indipendentemente da quanto tempo possa trascorrere tra un aggiornamento e l’altro – non amo lasciare le mie storie incomplete J e non avverrà di certo con questa.

 

Ringrazio sentitamente chiunque si accosterà a leggerla J

Senza alcuna pretesa.

 

 

 

HOPE87

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: HOPE87