SIORE
E SIORI, SI APRANO LE DANZE XDDDDDD!!!
Ria,
per favore datti una calmata… -___-“””
Ehm
^^”, sì, scusa Jolly ^o^!
Ehm,
ehm… (colpetto di tosse) salve a tutti e grazie a in anticipo a tutti coloro
che stanno leggendo ^^. Sn Jolly Mask, che dopo una serie di richieste e/o
preghiere da parte della mia ragazza (qsto
sottolinealo ^\\^ ndRia)
Ria, mi sn deciso a pubblicare insieme a lei questa fanfic.
Si tratta
di una serie di one-shot, tutte collocate + o meno nell’anno successivo alla
serie G-rev. Perché, ci chiederete, metterle tutte assieme?
Spiacenti,
ma questo è un segreto XD!
Della
serie siamo bastardi ^^… (e meno male che ve lo dite da soli!! NdTutti)
Vabbè,
cmq: ogni cap è scritto alternativamente da me e da Jolly e le storie sono “prendibili”
ognuna per i fatti propri, tranne qualche cosina ^^… Ma lo vedrete + avanti!
Solamente
una nota: questa fanfic contiene alcuni “seguiti” della fanfic di Ria Psaico (prima di mangiarmi ve lo dico, nn sn fumata nonostante il mio 6
tirato d’inglese, QUESTO E’ il titolo ed è scritto così x un motivo! NdRia – Quale? NdTutti – leggetevela e lo saprete ^^+! – Bastard… -____-***!!), ma nei capitoli in cui per
caso dovremo fare dei richiami, lo scriveremo ^^.
Va bene, basta chiacchiere! Diamo il
via alla prima storia, che ha come protagonista nientepopodimeno che il capo
della squadra dei Saint Shields, Ozumuccio ^O^!!!
Ozu-CHE
-___O””?! ndTutti
Ehmbè?
Asteniamoci dai commenti… -____-“”””” ndTutti
Era una limpida giornata, il sole baciava tiepido le valli
dell’entroterra giapponese.
Anche nel villaggio dei Saint Shields, sperduto in mezzo
alle montagne, si prospettava una mattinata fantastica, ma l’umore d’Ozuma era
più nero che mai.
- Non puoi farmi questo, padre! – disse, con stizza.
- Ozuma, ormai la decisione è stata presa, non
intestardirti. -
- Mi rifiuto di andare a addestrare dei mocciosi a diventare
possibili custodi dei Bit-Power, per il semplice fatto che non ne vedo la ragione!
– sbraitò, furioso.
- Certo che c’è una ragione: non è forse vero che i Saint
Shields si sono sciolti? – replicò l’uomo con astio.
- SMETTILA!
Il fatto che adesso siamo separati non significa che abbiamo
dimenticato il nostro ruolo o abbiamo smesso di adempierlo! –
Il ragazzo si girò, dando la schiena al padre, che alzò le
spalle e uscì dalla stanza. Ozuma batté un pugno sul muro, ben sapendo che
l’uomo non avrebbe mai cambiato idea.
“Testardo!”.
Eppure non era una cosa così difficile da capire, ma
probabilmente suo padre era duro di comprendonio; che razza di tipo!
Non aveva neppure accettato quando, tre mesi prima, Dunga
era partito per compiere un viaggio d’addestramento per il mondo da solo, nè
aveva tollerato che Mariam fosse partita per l’America per andare a trovare il
suo ragazzo, che tra l’altro non era della loro tribù, e che Jessie avesse
deciso di seguire la sorella per non dover andare ad accompagnare Ozuma.
A lui, però, non sembrava così strano che Dunga volesse
migliorare le proprie capacità, né che Mariam desiderasse rincontrare Max e
tantomeno che Jessie desiderasse svignarsela (se avesse potuto anche Ozuma se
ne sarebbe volentieri andato). Purtroppo, suo padre non voleva proprio capire.
Così ora, per colpa della testardaggine del padre, la
situazione per Ozuma era peggiorata: infatti l’avrebbe mandato al Campo sulla
montagna, dove avrebbe addestrato quindici ragazzi affinché fossero scelti dal
Consiglio dei nuovi Saint Shields.
“Ma se mi spedirà lassù – pensò, irritato, uscendo di casa –
non lascerò che quei bacucchi del Consiglio accordino il permesso di compiere
il Rito; i ragazzi non saranno sostituiti così! Tra l’altro, finchè non
torneranno a casa, non potranno affidare a nessun altro i loro Bit-power!”.
Il Rito, infatti, non era una cosa per niente semplice.
Nella tribù, quando si dovevano eleggere i nuovi Saint
Shields alla morte di quelli vecchi, si attendeva che fossero i Bit-power
stessi a scegliere i loro Custodi, a cui si affidavano alla loro nascita; i Bit
potevano anche essere assegnati a più fasi, com’era accaduto con Jessie, che
era nato dopo i suoi compagni, ma una volta che le Creature Sacre avevano preso
la loro decisione, nessuno poteva obbiettare né tantomeno sottrarre il Bit al
prescelto. L’unica possibilità in cui il Bit-power poteva ricevere un nuovo
Custode, era quella in cui fosse proprio il ragazzo scelto dal Bit a rifiutare
l’incarico di Saint Shield: in quel caso si sceglieva un nuovo candidato tra
quelli che erano stati mandati al Campo sulla montagna, un posto speciale dove
i più forti ragazzi della tribù si allenavano ogni anno, secondo la tradizione.
Quell’anno, però, sarebbe stato diverso: Ozuma, infatti,
sarebbe stato mandato lassù proprio perché, secondo suo padre, sarebbe avvenuto
il rarissimo caso in cui ben tre Saint Shields avevano abbandonato il loro
compito.
“Ma i ragazzi non
hanno rinunciato! – pensò stringendo i pugni con rabbia – E neppure io, padre.
E non permetterò che un branco di mocciosi, neanche addestrati da me, prendano
il nostro posto.”.
Il ragazzo continuò ad attraversare il villaggio a passo di
marcia, incurante di tutto ciò che gli succedeva di fianco.
Lo bloccò solo una scena, che non fece altro che aumentare
il suo malumore.
- Perché non posso andare assieme agli altri, madre?! –
sbraitò una ragazza dai capelli lunghi, gettando per terra il secchio vuoto per
l’acqua che reggeva in mano.
- Tesoro… - sospirò la donna al suo fianco, con tono
irritato – Sai bene che il Rito deve essere compiuto solamente dai maschi, tu
non puoi… -
- MA PERCHE ‘?! – urlò più forte la ragazza, puntandosi di
fronte alla madre –Mariam è una ragazza, eppure è un Saint Shield! E comunque,
ci sono sempre stati Saint Shields donna! Perché io non posso andare almeno al
Campo?! -
- Il Campo è solamente per i ragazzi. E lo stesso vale per
il Rito. – replicò severa, con tono che non ammetteva repliche – E comunque, la
signorina Mariam non è più un Saint Shield. -
Ma la figlia non aveva finito di sentire il discorso perché
era corsa via, furiosa. Ozuma, sempre più arrabbiato, fece lo stesso,
dirigendosi verso la capanna del Consiglio.
Che sciocchezze diceva quella donna! Mariam era ancora un
Saint Shield come tutti gli altri!
“La colpa è di mio
padre che mette in giro queste idiozie!”.
Oltretutto, credeva di capire un po’ quella ragazza; in
effetti, quelle regole erano proprio stupide!
Già la poverina, si ricordava, era stata sfortunata, perché
quando erano stai assegnati i Bit-power a lui e agli altri, le uniche bambine
del villaggio erano lei e Mariam; Squalo aveva scelto la sua amica come
Custode, ma Ozuma non ricordava che l’altra ragazza le avesse mai portato
rancore, ma, d’altra parte, non le aveva mai parlato. Il vero problema non era
tanto l’assegnazione del Bit, quanto quelle stupide regole sul Campo e sul
resto. La tribù dei Saint Shield, infatti, si basava su una gerarchia maschile,
quindi molte regole impedivano le attività alle donne, compresa la nuova
assegnazione del ruolo di Custode.
“Che cosa stupida! – rise amaro, camminando più calmo – Che
sia maschio o femmina, l’importante è che il prescelto sia in gamba!”.
Finalmente il ragazzo giunse alla capanna del Consiglio. Con
un gesto secco spalancò la porta, rimanendo immobile a fissare i presenti.
La capanna era circolare, con delle sedie lavorate poste a
semicerchio dirimpetto all’ingresso; su ognuna, un anziano stava seduto,
fissando arcigno Ozuma.
- Ti sembra il modo di entrare, giovanotto? – mugugnò
altezzoso il vecchio seduto all’estrema destra – Sarai anche il capo attuale
dei Saint Shield, ma abbi un po’ di rispetto! -
Per tutta risposta, Ozuma mandò un “tzs” scocciato,
avvicinandosi ai consiglieri. Mentre camminava, cercò il padre con lo sguardo,
notandolo in piedi in un angolo, a braccia conserte; sul viso gli si leggeva
inequivocabile l’espressione “non-piantare-grane”. Speranza vana!
- Signorino Ozuma – esordì quello che sembrava il più
anziano, seduto al centro, alzandosi – ci hanno riferito che lei rifiuta
l’incarico d’allenatore dei giovani al Campo sulla montagna, può dirci perché?
-
- Certamente! – esclamò, deciso – Vedete, io so benissimo il
motivo di questa scelta: voi del Consiglio volete che alleni quei ragazzi
perché vengano scelti quattro nuovi Saint Shields, ma c’è un problema: noi non
abbiamo mai rinunciato al nostro incarico. -
- Da quanto ci risulta – disse il primo che aveva parlato,
arrogante – dovremmo presupporre il contrario. -
- Signori – continuò Ozuma, tentando invano di sembrare
educato – il fatto che alcune nostre decisioni vi siano sembrate una rinuncia
al nostro incarico, non significa nulla: vedete – non riusciva più a
trattenersi: fissò i consiglieri ad uno ad uno, con lo sguardo più minaccioso
che riusciva a fare - io e i miei compagni non abbiamo alcun’intenzione di
lasciare il nostro posto a nessuno! Neppure se siete voi vecchi a dircelo! -
- OZUMA! – esclamò il padre uscendo furibondo dall’ombra –
Perdonate mio figlio, signori, ma lui non… -
Il Capo dei consiglieri sollevò la mano per zittirlo; l’uomo
si ritirò appena, contrariato.
- Dunque, Ozuma… - disse, con voce roca – Le tue parole sono
molto taglienti, ma noi non avremmo un motivo per non dover scegliere dei nuovi
Custodi per i Bit-power, anche se il Gorilla, lo Squalo e il Mammut sono ancora
in mano ai tuoi compagni. -
- E invece sì! – esclamò, guardando di soppiatto il padre
con rabbia – Per quanto si allenino, nessuno di quei mocciosi sarebbe in grado
di eguagliare né me né i miei compagni! -
- E allora dimostracelo. -
Quella frase, detta a bruciapelo, gelò sia Ozuma che suo
padre; il ragazzo fissò il primo anziano senza capire.
- Vai lassù. – continuò - Allena quei ragazzi, tanto, poco,
come vuoi, e guarda i loro progressi; hai carta bianca. -
- Ma signori! Così potrebbe anche lasciarli semplicemente a
loro stessi! Voi non conoscete bene questo ragazzo… -
- Poi – proseguì, ignorando delle proteste del padre del
ragazzo – Scegline uno, e allenano come si deve. -
- Cosa? -
- Esatto, come si deve. Sottoponilo allo stesso
addestramento che hai fatto tu, raddoppialo, triplicalo, scegli tu. Ma alla
fine del campo, dovrai portarci un prescelto che abbia la stessa forza di voi
attuali Saint Shields.
Se lo giudicheremo tale, la tua squadra rimarrà intatta.
Altrimenti, preparati a riconsegnare il tuo Leopard. -
Il ragazzo rimase a fissare l’uomo, senza mutare
espressione, mentre suo padre usciva, sorridendo.
“Ora sono nei
guai…”.
- Maledetto vecchio! – sibilò tra i denti, uscendo di casa –
Che compito assurdo!
La proposta dell’Anziano era una trappola, Ozuma lo sapeva:
era praticamente impossibile che tra quei ragazzi ci fosse un prescelto di quel
genere! Erano tutti mocciosi che andavano al Campo più per forza che per
volontà, quando mai si sarebbero impegnati in un allenamento come quello
d’Ozuma?!
“Però ho una
speranza. – riflettè il moro, sistemandosi la sacca sulla spalla – I vecchiacci
sono tutti persone di parola, volenti o nolenti. Se riuscissi in quello che mi
hanno chiesto, forse…”.
- Ehi! – la voce di un ragazzo lo fece voltare: di fronte a
lui si erano radunati quindici ragazzi, della sua età o appena più giovani –
Sei tu Ozuma? -
- Sì, perché? – chiese, indifferente, avvicinandosi.
- Beh, benvenuto, allora, “allenatore”. – disse, con tono un
po’ sprezzante – Io sono Oishi, e loro gli altri brocchi che allenerai. -
- Vedi di regolare i termini. – disse stizzito un altro
ragazzo, guardandolo male come tutti – Qui siamo tutti allo stesso livello. -
- Ma io sono più in gamba. – ghignò superbo.
- Mettiamo subito in chiaro una cosa. – disse Ozuma
lapidario – Gli sbruffoni non mi piacciono, tantomeno gli sbruffoni
mezzetacche. Perciò vedi di abbassare la cresta, o ti farò ingoiare il tuo bey
a suon d’allenarti. -
- Cos… - Oishi lo fissò come avesse voluto trapassarlo;
Ozuma non si mosse – Tzs, non darti delle arie perché eri i capo dei Saint
Shields! Posso spaccarti la faccia quando voglio. -
- Per tua informazione – disse un’altra voce, dal gruppo –
lui è il capo dei Saint Shields,
nonché il tuo capo; perciò, se posso darti un consiglio, calmati, anche
perché mi stai irritando. -
Dal fondo era spuntato un altro ragazzo, che fissava Oishi
con sufficienza.
- Ma tu che vuoi?! – sbraitò Oishi, facendo per prenderlo
per il colletto – Vuoi essere tu il primo ad essere menato?! -
- Pensa un po’ a te, ho l’impressione che se continuerai
così, saranno in molti a volerti spaccare la faccia. -
Ozuma fissò quel ragazzo, certo aveva la lingua tagliente!
Anche se non sembrava per nulla minaccioso, con quella maglia smanicata troppo
larga e i pantaloni che gli ricadevano, anch’essi troppo larghi, sulle scarpe,
né con quei capelli lunghi tirati indietro e legati in una coda bassa; ma gli
occhi verdi erano duri e battaglieri, di uno che non si lasciava mettere i
piedi in testa da nessuno.
- Maledetto moccioso! – urlò, alzando il pugno – adesso le
buschi! -
Prontamente, fu quell’altro a colpirlo per primo,
centrandogli in pieno il viso con un bel diretto; tutto il gruppo mormorò
colpito e preoccupato.
- Bastardo! – piagnucolò, reggendosi la guancia; subito si
rialzò, gettandosi sul compagno, e i due cominciarono a picchiarsi con tutta la
foga che potevano.
- ORA BASTA! –
urlò Ozuma, afferrando Oishi per la maglia e quell’altro per un braccio – Vi avviso
che non tollererò altri episodi del genere! Questa scenata la sconterete quando
arriveremo al campo!
Oishi, stizzito, si liberò dalla presa d’Ozuma, avviandosi
su per la montagna; l’altro, invece, rimase lì finchè il moro non lasciò la
presa.
- Mi basterà lui come testa calda, vedi di non beccartici
più. -
- S-sì… Scusa. -
- Pazienza. E anche voialtri – disse, a voce più alta –
vedete di non rispondere alle provocazioni, sono stato chiaro? -
Tutti annuirono.
- Sei stato comunque in gamba. – disse, sorridendo – Hai un
bel carattere. Come ti chiami? -
L’altro parve pensarci un po’; Ozuma si convinse che fosse
stata solo un impressione.
- Sono Yoshiki. -
Il gruppo di ragazzi camminò lungo il crinale del monte per
molto tempo; mano a mano che il tempo passava, la pendenza aumentava, tanto da
passare dal sentiero alla parete da scalare. Verso la fine del percorso,
solamente Ozuma continuava ad avanzare tranquillo, mentre gli altri gli
arrancavano dietro col fiatone.
- Panf… Ma perché… - sbuffò uno dei ragazzi, fermandosi un
istante – Dobbiamo fare… Una, puff, sfacchinata simile?! -
- Perché da qui comincia l’allenamento. – rispose Ozuma,
tranquillo – Chiunque non riesca ad arrivare in cima a questo percorso, può
anche andarsene. -
Molti, in effetti, sembravano tentati di farlo, ma non
avevano il coraggio di tornare a casa a quel modo. L’unico che non sembrava
troppo affaticato era Oishi, che stava pochi metri dietro Ozuma.
- E allora, schiappa – disse Oishi rivolto a Yoshiki – sei
già stanco? -
Effettivamente il ragazzo sembrava il più stravolto.
Nonostante avesse sempre camminato praticamente allo stesso passo d’Ozuma, ora
che si doveva arrampicare era rimasto molto indietro ed avanzava pesantemente;
evidentemente, nelle braccia non aveva molta forza fisica.
“Ma bene! – pensò,
amareggiato – Cominciamo davvero bene…”.
Dopo un’altra ora di difficoltosa marcia, il gruppo giunse
al Campo. Un posticino davvero niente male, Ozuma doveva ammetterlo.
Si trattava di un grandissimo altopiano sulla cima della
montagna, circondato ad ovest e a nord da un bosco poco fitto, adatto anche per
gli allenamenti, ad est dal crinale della montagna e da una spianata a sud,
dove erano stati posti vari campi da gioco in legno per allenarsi; riparate tra
il boschetto e la montagna, poi, c’erano otto capanne, che potevano ospitare al
massimo due persone alla volta, ed una più piccola, per colui che era inviato
come allenatore.
- Perfetto. – borbottò Ozuma senza entusiasmo, salendo sulla
soglia della capanna – direi che ci siamo. Avanti, vi do cinque minuti per
scegliere dove dormirete, poi cominceremo subito l’allenamento. -
- COOSA?! – fu il lamento generale – Ozuma, ma noi siamo
stravolti. -
- Posso essere sincero? Non m’interessa minimamente. – i
ragazzi si irrigidirono – Siete qui per un motivo, no? Non certo in vacanza! -
- Che noioso che sei! – disse Oishi, sprezzante – Cos’ hai
paura, che non riuscirai a prepararci per l’esame del Consiglio? -
Ozuma non rispose; scese lentamente dal gradino d’ingresso,
avvicinandosi ad Oishi, senza mutare minimamente espressione. Quando gli fu a
tiro, però, lo prese per il colletto e lo sollevò da terra come fosse un
fuscello. Oishi impallidì visibilmente.
- Non ho paura, Oishi. – disse, a denti stretti – Non ci
spero neppure! -
Con un gesto secco mollò la presa; Oishi traballò un po’
tentando di mantenere l’equilibrio.
- Se le premesse sono queste, nessuno di voi riuscirà
neanche a rompere un filo d’erba col suo beyblade! Vi avverto – fissò ciascuno
dei presenti con uno sguardo dardeggiante – quello che farete voi i prossimi
due giorni sarà appena un decimo dell’addestramento fatto da coloro che sono
eletti Saint Shields dalla nascita, me compreso; se non riuscirete a
sopportarlo, vi converrà sparire dalla mia vista, sono stato chiaro?! -
Senza aspettare risposta, il moro entrò nel suo capanno,
chiudendo la porta con un colpo secco e gettandosi sul letto muffito,
sospirando.
“E’ un’impresa
impossibile con questi brocchi!”.
- L… L’avete visto? – balbettò uno dei ragazzi, a bassa
voce.
- A-altrochè! – rispose un altro, tra l’ammirato e il
terrorizzato – Ozuma ha davvero una forza incredibile! -
- Tzs! – digrignando i denti Oishi si sistemò il colletto,
furente.
- Sentite – fece un ragazzo dai capelli mori, con un po’
d’ansia nella voce – Ci converrà sbrigarci a fare questa cosa, o temo che
quando uscirà da lì dentro ci rispedirà tutti a casa di filato. -
- Per quanto mi riguarda – fece acido Yoshiki– non ho la minima
intenzione di andarmene. -
Tutti annuirono, convinti: a quel punto, nessuno avrebbe più
rinunciato.
- Però c’è un problema. – disse uno, riflettendo – Ossia,
siamo dispari. -
- Qualcuno dovrebbe dormire da solo? -
- Io, - li seccò senza preamboli Yoshiki - prendo quella
capanna laggiù. -
- Ehi, ehi, aspetta un secondo! – lo interruppe Oishi ancora
irritato dalla strigliata ricevuta da Ozuma – Chi ti credi di essere per
scegliere da solo?! -
- Sono uno a cui non piace stare troppo appiccicato agli
altri. -
- Aspetta, perché non dividiamo una capanne in tre? Oppure
perché non chiedi ad Ozuma di dormire con lui? -
- NO! – esclamò,
agitato; tutti lo fissarono senza capire. – E-ecco, io… -
- E perché? – ghignò Oishi, maligno – Cos’è, hai paura che
ti mangi nel sonno? O hai tendenze strane? -
- No – rispose, freddo – quello sei tu, idiota. -
- COS’ HAI DETTO?! -
- Che se tu di notte fai sogni un po’ particolari, non sono
certo popolati da belle ragazze. -
Oishi si trattenne dallo scatenare un’altra rissa,
gettandogli le mani al collo.
- Ma se non ti sta bene che stia da solo… - il ragazzo si
frugò in tasca, estraendo qualcosa – Sfidiamoci. -
Yoshiki mostrò al compagno un bey violaceo lucente.
- Ce l’ hai un bey, vero? -
- Tzs! Certo che ce l’ ho! – sbraitò Oishi, estraendo la sua
trottola – Fatti sotto! -
Ozuma sentì un gran trambusto da fuori, ma cosa diavolo
stavano combinando quelli là?!
“Dal rumore mi
sembra… No, non ci credo…”.
Ma uscendo, Ozuma dovette crederci: quegli idioti di Yoshiki
e Oishi si stavano sfidando a bey!
- AVANTI!!! -
- DISTRUGGILO!! -
Le due trottole si scontravano violentemente, segnando il
campo di gara con profondi solchi.
- Aha, vedrai, moccioso - rise Oishi minaccioso - di te non
rest… UH? -
Un lampo nero sfrecciò sul campo, spedendo con violenza i
due bey contro gli alberi.
- COSA – ACCIDENTI –
VI – E’ – SALTATO – IN – TESTA?!?! – sbraitò Ozuma furibondo, sbucando alle
spalle dei ragazzi.
Nessuno rispose; Yoshiki guardava spaventato l’espressione
furente d’Ozuma, mentre Oishi e gli altri fissavano i beyblade dei ragazzi, che
avevano lasciato due segni profondi nella corteccia degli alberi su cui erano
stati schiantati.
- Ho l’impressione che qui vogliamo comandare tutti, vero?!
– continuò, velenoso, richiamando Leopard – Cosa cavolo è successo?!? -
- B-beh… - balbettò uno dei ragazzi – D-dovevamo decidere
per i posti, Oishi e Yoshiki hanno cominciato a litigare e… Si sono sfidati… -
Ozuma squadrò i due con severità; Yoshiki non battè ciglio.
“Visto che avete ancora tanta energia, ora vi sistemo per le
feste…” VOIALTRI! – fece, indicando il gruppo – Cominciate ad andare in quello
spiazzo, cominciamo l’allenamento. -
Gli altri si avviarono, un po’ confusi.
- Voi due no. – disse, facendo segno ad Oishi e Yoshiki di
fermarsi – Per voi ho in mente qualcos’altro. -
I due si guardarono straniti.
- Vedete quel sentiero che sale su per il bosco? – disse,
indicandolo; i ragazzi annuirono – Bene. Correte.
- Che?! -
- Ve lo fate di corsa, Oishi. – ripetè con la massima
freddezza di cui era capace - Fino in cima al monte e ritorno. E badate che se
camminate lo saprò, perché non farete in tempo per la cena; in quel caso,
restate digiuni.
- COSA?! – esclamò, spaventato – Dì, ma sei ammattito?!
- Mi sembra una soluzione esagerata. – mormorò Yoshiki,
acido.
- Zitto. E comincia – a – correre. – sillabò il moro a bassa
voce.
Yoshiki capì che non c’era più niente da discutere, ma guardò
il moro con tutta la rabbia che aveva: odiava dover sottostare agli ordini.
Senza aggiungere altro cominciò a correre per il monte,
seguito a ruota da Oishi, che si sentiva ancora lo sguardo gelido d’Ozuma sulla
schiena.
Il moro guardò i due allontanarsi nel fitto del bosco,
fissandosi fino all’ultimo negli occhi con Yoshiki.
Perfetto!
Adesso di teste calde n’aveva due.
Se i rapporti col ragazzo dai capelli lunghi erano
peggiorati in un pomeriggio, nel giro di una settimana divennero insostenibili.
Mentre, infatti, Oishi sembrava aver capito che con Ozuma
era meglio non essere troppo cocciuti, Yoshiki trovava sempre qualcosa per
irritarlo. La verità era che i due erano caratterialmente troppo simili e non
sopportavano gli ordini degli altri, perciò non c’era mai occasione in cui uno
perdesse l’opportunità per sgridare o l’altro per punzecchiare il compagno.
Oltretutto, Yoshiki era un tipo molto strano: più sfuggente
di un folletto, gli altri lo vedevano solo ai pasti e gli allenamenti. La sera
era l’ultimo ad andare a dormire e la mattina il primo ad alzarsi, a volte
spariva, anche per ore, e poi ricompariva dal nulla, e questo era anche uno dei
motivi delle strigliate d’Ozuma; anche quando tutti facevano il bagno o si
riunivano per riposarsi Yoshiki mancava, sembrava che gli interessassero solo
gli allenamenti. Effettivamente, anche se decisamente più debole degli altri,
s’impegnava cinque volte più di loro ed ascoltava ogni sillaba d’appunto di un
esercizio o di una mossa che Ozuma diceva.
Per questo, alla fine della prima settimana di lavoro, Ozuma
cominciò a pensare che Yoshiki sarebbe potuto diventare il suo “addestrato
speciale”.
“Ma è troppo
cocciuto. – pensò, la notte dell’ottavo giorno, sdraiato sul letto – E poi il
suo comportamento troppo poco chiaro. No, è impossibile iniziare un allenamento
serio con…”.
Uno strano movimento all’esterno lo ridestò dai suoi
pensieri. Incuriosito, il ragazzo si avvicinò piano alla finestra, sporgendosi appena
da un lato: fuori, all’ombra dei cespugli, c’era proprio Yoshiki.
“Tzs, parli del
diavolo…”.
Yoshiki si guardò un po’ attorno, poi sgattaiolò nel bosco,
dirigendosi verso ovest.
“Eh, no! – pensò, uscendo con un balzo dalla finestra –
Stavolta voglio vederci chiaro, caro mio! Aspetta e vedrai.”.
Senza fare il minimo rumore, Ozuma si mise a seguire il
ragazzo, ben deciso a scoprire cos’avesse da nascondere.
Ozuma seguì agilmente Yoshiki per una buona mezz’ora, ma poi
il bosco, seguendo il crinale del monte, s’infittì; Yoshiki, che sembrava
esperto del posto, ci s’inoltrò senza problemi, ma il moretto ebbe qualche
difficoltà: alla fine, lo perse di vista.
“Maledizione! – strinse i pugni rabbioso – E adesso?”.
Cercando di non innervosirsi, Ozuma si guardò attorno,
cercando il sentiero, o qualcosa che gli assomigliasse, seguito da Yoshiki;
quando l’ebbe trovato, accelerò il passo, deciso a fare una bella lavata di
capo a quello stupido.
Man mano che Ozuma procedeva, il bosco diventava più rado;
alla fine sembrò sbucare in una radura, circondata dalle nubi di una sorgente
termale naturale.
Ozuma si avvicinò, guardingo, appostandosi dietro ai
cespugli, ed osservò incuriosito ciò che appariva ai suoi occhi: i vestiti di
Yoshiki erano abbandonati su di un masso vicino all’acqua e tra i vapori si
scorgeva una figura di tre quarti, ma, alla prima occhiata, non sembrava per
niente la corporatura maschile che Ozuma era abituato a vedere nel compagno,
piuttosto era una figura con più “rotondità”. Quando le nubi di vapore si
diradarono, Ozuma riuscì a distinguere meglio la figura immersa nell’acqua,
sobbalzando un poco: appena sotto la superficie s’intravedeva l’inizio dei
fianchi, che continuavano fuori dell’acqua, formando una dolce e armoniosa
curva con la vita sottile e al di sopra le forme s’incominciavano a percepire
dalle bende che prima cingevano il petto a quella figura, che, senza dubbio,
era una ragazza, e che adesso le stava man mano allentando; Ozuma era bloccato,
quasi ipnotizzato dalla scena: ma, quando le fasce cominciarono ad essere
spostate e s’incominciò ad intravedere la chiara pelle del seno, il ragazzo
fece uno scatto, rompendo il ramo su cui era appoggiato e finendo con la testa
fuori del cespuglio.
La ragazza, spaventata, vedendolo si coprì il petto mezzo
scoperto e, incrociato il suo sguardo, gettò un urlo, colpendo l’acqua col
braccio e lanciandogliela addosso.
Il moretto, colpito in pieno, scattò indietro dolorante,
allontanandosi il più in fretta possibile, quasi in trance.
“Che… Accidenti…!”.
Arrivato in un punto in cui il bosco era meno fitto si
dovette fermare, ansante, cercando di fare mente locale.
D’accordo, aveva seguito un suo compagno fin sul monte per
scoprire dove sparisse tutte le volte, e andava bene. Ma quando era certo di
averlo scoperto, si era trovato davanti una ragazza in una sorgente che, anche
giustamente, l’aveva preso a getti d’acqua calda in piena faccia. E questo,
anche per qualcuno che aveva combattuto con Bit-power e Bestie Sacre varie, era
abbastanza insolito!
“Tra l’altro – pensò, un po’ stranito – era anche una
ragazza… Davvero bella…”.
- TI HO TROVATO! -
Un esclamazione improvvisa fece sobbalzare Ozuma, che si
ritrovò faccia a faccia con la ragazza della sorgente. O meglio, con Yoshiki in
versione femminile.
- Tu… -
- Spero tu sia soddisfatto! – sbraitò quella, rossa in viso,
cercando di sistemarsi meglio i vestiti, indossati in tutta fretta senza
asciugarsi bene.
- Cosa? -
- Hai avuto la grand’occasione di vedermi nuda, per giunta
gratis! Ma adesso me la paghi, maledetto! – continuò, stritolando con tutta la
forza che aveva le bende nella mano.
- E-ehi, aspetta un secondo! – rimbeccò l’altro, un po’ in
imbarazzo – Guarda che non ho visto un accidente! (See, come no! NdAutori –
zitti voi! NdOzuma) e in ogni caso, grazie tante, che ne sapevo che eri una
ragazza?! -
- Beh, bastava che ti facessi i fatti tuoi! -
I due si squadrarono, arcigni. Sì, non c’erano dubbi, quella
era proprio Yoshiki; almeno, i vestiti erano indubbiamente i suoi.
Anche il colore dei capelli era lo stesso, con quei bei
riflessi verdone, ma ora la frangia non era più tirata indietro e ricadeva
dolcemente sulla fronte.
- Un momento! – esclamò, illuminandosi – Tu sei la ragazza
che prima di partire ho visto litigare con la madre! -
Lei sobbalzò.
- Alla fine al Campo sei riuscita a venire lo stesso, eh? –
ridacchiò, tornando spaccone come sempre.
- Ma sta zitto! – fece, stizzita, legandosi i capelli in una
coda bassa.
- Si può sapere come mai una come te è venuta fin quassù? -
- Primo, non sono “una”, ho un nome; secondo, semplicemente
non volevo essere esclusa. -
La ragazza si sedette su di un sasso, mentre Ozuma
incrociava le braccia, fissandola.
- Sapevo che qualcuno l’avrebbe scoperto, accidenti… -
- Perché volevi partecipare così tanto al Campo
addestramento? Perché si potrebbe decidere un nuovo Saint Shield? – chiese un
po’ amaro; ma lei scosse la testa.
- Non m’interessa prendere il vostro posto, io volevo
solamente allenarmi a beyblade. -
- Uh? -
- Amo questo gioco; inoltre, considerato che siamo la tribù
dei Saint Shields, coloro che devono proteggere le Creature Sacre, sono sempre
molto fiera di praticarlo.
Ma siccome sono una ragazza e non ho un Bit-power, mi è
sempre stato impedito di farlo. Il bey che ho l’ ho costruito usando le parti
scartate dai vostri o da quelli che gli altri ragazzi al villaggio non
utilizzavano.
Nonostante questo ho sempre cercato di non fare scemenze, ma
quando ho saputo che tu saresti venuto qua ad allenare… -
- Mi ci hanno spedito. – disse, acido – Io quassù con voi non ci
venivo certo di mia volontà! -
- Vabbè. – lei fece spallucce – Comunque sia, non potevo
certo permettermi di perdere quest’occasione, così… -
- Ti sei travestita da ragazzo e ti sei unita a noi poco
prima che cominciassimo a salire, vero? -
Lei annuì, un po’ seccata che lui continuasse ad
interromperla.
Il ragazzo cominciò a passeggiare su e giù, concentrato,
forse, in qualche ragionamento, e lei fu scossa da un brivido: le ragazze non
potevano stare lassù, cosa avrebbe fatto Ozuma?
- Bene. – disse, fermandosi – Adesso, per regola, dovrei
rispedirti giù al villaggio, giusto? -
La ragazza impallidì come un cencio.
- Ma non lo farò. -
- Come? -
- Sei in gamba. L’addestramento che abbiamo fatto fin’ora
era pesante per una ragazza, eppure tu sei sempre stata al passo. – lei annuì –
E, immagino, ti sai allenata anche tutte le volte che sparivi, vero? -
- Quasi. – rispose, sospirando – A volte non ce la facevo e
scappavo per riposarmi un po’. – lo guardò grata – Allora non lo dirai a
nessuno? -
- Ad una condizione. -
- Cosa? -
- Vedi, i vecchi del consiglio mi hanno chiesto di portargli
giù un moccioso che sia allenato come lo siamo io e gli altri Saint Shields;
data la situazione, e visto che mi sembri in gamba, ho deciso di scegliere te.
– la ragazza lo guardò sorpresa, era più gentile di quello che sembrava! - Ci
dovremo allenare in segreto, proprio come avremmo fatto se fossi stata un ragazzo.
-
- Per me va bene ^^! -
- Uhmp… - sorrise, allontanandosi – Fai meno l’entusiasta,
ci sarà da spaccarsi la schiena. E non sarò così indulgente come al solito. -
- Perché, di solito lo sei? – fece, guardandolo ironica;
Ozuma notò che, quando era tranquilla, aveva una voce molto dolce.
- In compenso tu sei una con la lingua tagliente, vero? -
- Te l’ ho già detto – sbottò, irritata – non sono “una”, ho
un nome! -
- Però dovresti dirmelo se vuoi che ti chiami con quello,
non ti pare? -
La ragazza sorrise, trattenendo un risolino.
- Vero… Comunque, è solamente un altro modo per leggere
“Yoshiki”. -
Ozuma parve riflettere.
- Yuki. -
- Esatto ^^! – sorrise, incrociando le braccia al petto – Mi
chiamo Yuki. -
(nota: in Giapponese l’ideogramma per i nomi “Yuki” e
“Yoshiki” è lo stesso, ma si legge in 2 modi diversi – femminile e maschile.).
Il mattino successivo Ozuma si svegliò come sempre all’alba;
come sempre indossò la sua giacchetta, s’infilò i guanti grigi e gli scarponi,
poi uscì, respirando a fondo l’aria fresca e, come sempre, si avviò allo
spiazzo coi beyblade stadium, aspettando che arrivassero gli altri. Dopo pochi
istanti, come sempre, un ragazzo dai capelli lunghi tirati all’indietro spuntò
alle sue spalle, sorridendo allegro e augurandogli “buongiorno”, seguito poco
dopo, come al solito, dagli altri ed Ozuma cominciò a dare istruzioni
sull’allenamento del giorno.
Tutto, insomma, sembrava procedere come ogni giorno, ma
Ozuma sapeva bene che in mezzo a quel gruppo c’era qualcuno che non avrebbe mai
dovuto trovarsi lì e quella persona era Yuki.
Il moretto la guardò da lontano, gli sembrava ancora
impossibile che quel ragazzo magrolino e arrogante che aveva allenato per una
settimana intera fosse in realtà una femmina. In effetti, però, nonostante la
maglia e i pantaloni larghi e le fasce strette al petto, si vedeva che in
Yoshiki c’era qualcosa di strano: sia le braccia sia le spalle erano troppo
affusolate per un ragazzo della loro età, anche il più gracilino, ed era anche
troppo basso; le mani erano eccessivamente minute, i polsi sottili sembravano
faticare a reggere le flessioni che la ragazza stava facendo, ed anche quel
viso sempre corrucciato, Ozuma lo notava stranamente solo ora, aveva tratti
delicati, decisamente effeminati per un maschio, e pure gli occhi erano
particolarmente allungati e con le ciglia lunghe.
La caduta di uno dei ragazzi scosse il moro dai suoi
pensieri; non era proprio il caso d’incantarsi in ragionamenti così futili in
quel momento.
- Cosa stai combinando?! – sgridò il compagno, che si
sedette tremante – Tieni le braccia più sotto al petto, non ti ho detto mica di
sdraiarti! -
Il ragazzo annuì, agitato, ricominciando a lavorare. Ozuma
cominciò a passeggiare tra i ragazzi, fermandosi proprio al fianco a Yuki; si
levò un mormorio divertito, ma la ragazza parve non essersene accorta,
ignorando anche Ozuma.
- E tu staresti facendo delle flessioni? – disse freddo
guardandola – Giù quella schiena, Yoshiki! -
Senza preavviso poggiò la mano proprio al centro della
schiena della ragazza e la spinse verso il basso, facendole sfiorare il
terreno.
- AHI! – si lamentò lei, cercando di non accasciarsi del
tutto; Ozuma notò che parlava con una voce diversa rispetto alla sera prima.
- Cerca d’impegnati – continuò, allentando la pressione –
altrimenti ti sforzi inutilmente, idiota. -
- Ma cosa diavolo fai?! – gli sussurrò, con la sua voce
normale, cercando di non smettere l’esercizio.
- Se sono troppo indulgente con te capiranno che c’è
qualcosa di strano. – rispose, a voce bassissima – Se qualcuno di loro ti
scoprisse e facesse la spia al Consiglio saresti nei guai, non credi? -
La ragazza lo guardò rabbiosa, fermandosi.
- Lo so benissimo. – sibilò.
- E allora forza! – con un gesto secco Ozuma spinse di nuovo
con la mano, ma stavolta Yuki piombò a terra come un sacco di patate, mandando
un lieve lamento.
- Avanti, ricomincia, Yoshiki. – disse, atono,
allontanandosi – Altrimenti ti rispedisco a casa. -
Tutti gli altri ridacchiarono sommessamente. Yuki si alzò,
levandosi la polvere dal viso: accidenti, che scema era stata! Ora che Ozuma
sapeva la verità, lei aveva le mani legate, perché rischiava ogni istante di
perdere la sua copertura.
“E lui lo sa benissimo! – pensò, furiosa – Maledetto…
(censura)!”.
I dubbi di Yuki aumentarono nel corso della giornata,
convincendola sempre di più che Ozuma si stesse approfittando della situazione.
Sembrava essersi inacidito nei suoi confronti: la sgridava, le faceva fare
esercizi in più, insomma la tormentava.
A fine giornata, poco dopo cena, Yuki si avviò, come tutti,
alla sua capanna, completamente stravolta, ma prima che il gruppo si
disperdesse, Ozuma la fermò.
- Ti aspetto alla fine del sentiero del bosco. – le
sussurrò, poggiandole una mano sulla spalla – Fai attenzione a non farti vedere
da nessuno stavolta. -
Senza aggiungere altro se n’andò; Yuki rimase bloccata.
“M-ma è fuori?! Oggi mi avrà fatto fare il doppio del lavoro
degli altri e adesso pretende che gli dia retta?! Ma scherza?!?”.
Yuki fu tentata di rincorrerlo e prenderlo a schiaffi, ma
cercò di trattenersi, almeno finchè non fosse andata all’incontro.
Alcune ore dopo, sicura che tutti stessero dormendo, Yuki
sgusciò fuori dalla capanna e corse nel bosco. Alla fine del sentiero, seduto
tranquillo su una roccia, Ozuma la stava aspettando, le braccia conserte e gli
occhi chiusi. (Questa descrizione potevo saltarla… Gente, ‘sto qui da quando
appare fino alla fine della serie si siede sempre così, o al max un braccio sul
ginocchio, ma sempre così! Una gamba al petto e l’altra a penzoloni!
Ecchepizza!!! NdRia – scusatela, nn ha preso le medicine stamattina… ndJM).
- Ti aspettavo. – disse semplicemente, sentendola arrivare.
- Ora mi spieghi – esplose subito, senza lasciargli il tempo
d’alzarsi – cosa diavolo ti è saltato in mente oggi! -
- Uh? -
- Non pensare di approfittarne perché conosci il mio
segreto! Cos’è, volevi ammazzarmi con tutto quel… -
- Oggi mi sono dovuto comportare così. -
- Cosa? – si bloccò, senza capire la frase. Ozuma tirò un
sospiro.
- Ieri alcuni dei ragazzi hanno visto che tu eri sparita e
che io correvo ad inseguire qualcuno nel bosco; ovviamente hanno pensato che io
avessi scoperto il motivo delle tue sparizioni e ti avessi inseguito per dirti
di tutto. -
Yuki lo fissò inespressiva.
- Se io e Yoshiki di solito litighiamo – continuò – è ovvio,
perché la commedia regga, che se lo colgo a combinare qualche casino debba
essere più cattivo con lui. -
Lei non rispose. Perciò… Sostanzialmente l’aveva coperta?
- Dici che ho esagerato? -
- C-certo! – fece, ancora un po’ confusa dall’atteggiamento
del ragazzo – Adesso pretenderesti che io mi allenassi ancora?! -
Lui la guardò serissimo.
- E’ ovvio. -
- COSA O_o”?! -
- Yoshiki è Yoshiki – disse tranquillo – E Yuki è Yuki.
Quello che succede durante la giornata non deve coinvolgere gli allenamenti
serali. -
- C-che… - lo guardò a bocca aperta.
- Se vuoi evitare lavoro extra, però, potersi anche mostrarti
meno “ribelle” quando sei Yoshiki, non credi? -
Disse l’ultima frase con calma, ma il sorrisetto sul suo
volto non lasciava dubbi: si stava vendicando!
“Che razza… Di…!”.
- Avanti, vieni. – le disse, estraendo Leopard – Ma se non
ce la fai, puoi tornare a casa. -
- Certo che no! – sbraitò decisa.
Accidenti a lui… Si stava approfittando della situazione per
dimostrare la sua superiorità.
“Maledetto… Ozuma, sei un bastardo, ti odio!”.
In effetti, almeno all’inizio, l’idea di Ozuma era proprio
quella. Non gli era mai andato a genio che Yoshiki avesse quell’atteggiamento
arrogante nei suoi confronti, e quella situazione era perfetta per vendicarsi
un po’; oltretutto, aveva in conto anche l’acqua bollente che gli aveva tirato
contro la sera alla sorgente (anche se quello era successo più per colpa sua
che di Yuki).
Alla fine, però, aveva lasciato perdere: a cosa sarebbe
servito, se non a stancare di più la ragazza? Non ci avrebbe guadagnato niente.
Invece, cercando di non “infierire troppo” e continuando a mantenere la
copertura di Yuki, si stavano aiutando a vicenda: lei si allenava col migliore
dei Saint Shields, lui otteneva l’allievo che voleva. E doveva ammettere che la
scelta era stata fortuita quanto ottima.
Yuki era una bravissima blader, nonché instancabile: certe
volte era Ozuma steso a doverla fermare, prima che si facesse del male; anche
caratterialmente, nonostante la lingua lunga, era simpatica e la sua compagnia
era piacevole. (E te credo! L’avete vista *ç*?! NdJM – Jolly >\\\<***!! NdRia).
Anche la ragazza non si trovava male con il suo “nuovo
allenatore”, ma non l’avrebbe mai ammesso: infatti, già il fatto di dover
sottostare agli ordini di qualcuno la rendeva abbastanza acida, ma a volte era
proprio il comportamento del ragazzo ad infastidirla, più che altro perché lei
fraintendeva le sue intenzioni, e continuava a considerarlo un arrogante ed un
dispotico; in realtà, era solo una sua autoconvinzione.
Nel bene e nel male, gli allenamenti notturni continuarono
tranquillamente per due settimane.
- Ottimo. – disse una sera, mentre Yuki si stava allenando
coi lanci – Sei migliorata moltissimo, forse potresti davvero raggiungere il
risultato che spero prima della fine del mese.
Il Campo sulla montagna, infatti, durava solitamente tre
mesi, ma quell’anno, probabilmente per mettere in difficoltà Ozuma, suo padre
ed alcuni del Consiglio avevano deciso di limitarlo ad un mese.
“Veramente
simpatici…”.
- Eh, eh, hai visto ^^? – sorrise lei, ricaricando il bey –
Io sono molto più in gamba di quello che… AHIA! -
All’ennesimo lancio, Yuki lasciò andare il caricatore,
reggendosi la mano, che tremava lievemente.
- Che succede? – chiese, inginocchiandosi al fianco della
ragazza.
- N-niente… - balbettò, cercando di farsi passare il dolore
– E’ solo un po’ la mano… -
- … … Fa vedere. -
- EH? –
Con calma, il ragazzo le prese la mano, premendole appena
sul dorso, all’altezza del polso; Yuki mandò un singhiozzo soffocato.
- Al solito… - sospirò rassegnato – L’ hai sforzato troppo.
Aspetta… -
Pian piano cominciò a massaggiare il punto dolente, in modo
che il muscolo si sciogliesse; all’inizio Yuki dovette stringere i denti,
perché le faceva malissimo, ma mano a mano sembrò passarle.
“Però… Questo è un tipo davvero assurdo! Non lo capisco:
prima mi tratta male, fa l’allenatore severo e intransigente, poi se mi faccio
male diventa gentile. Non lo capisco proprio…!”.
Soprappensiero guardò la mano che Ozuma le stava curando:
che strano, accanto alla sua, quella del moretto sembrava molto più grande,
eppure non le stava facendo male, anzi, la stringeva delicatamente…
Involontariamente Yuki alzò lo sguardo, passando al profilo
del ragazzo, concentrato su quello che stava facendo.
- Cosa c’è? – le chiese, senza spostare gli occhi dal suo
lavoro.
- Eh? – si accorse della domanda solo qualche secondo dopo –
Ah…! I-io… Niente, niente… - “S’è accorto che lo fissavo?!”.
- Fatto. Adesso non dovrebbe più farti male. -
La ragazza, cercando di non sembrare impacciata, mosse la
mano due o tre volte, stringendola a pugno.
- Sì… -
- Per stasera basta, vai a riposarti adesso. – le disse,
allontanandosi – Ci vediamo domattina. -
Senza guardare che la ragazza lo stesse seguendo, Ozuma si
avviò verso il Campo; lei, invece, rimase inginocchiata a terra, tenendosi la
mano sul petto.
“Co-cosa mi è successo? – pensò, confusa – Perché mi sono
bloccata a fissarlo?”.
Le tornò in mente il suo profilo e deglutì a vuoto.
“No, no, no! – pensò, scuotendo forte la testa – devo essere
stanca, piantala con le sciocchezze, Yuki!”.
“ Non avevamo detto di piantarla con le sciocchezze, Yuki? –
si disse, innervosita, nascosta dietro gli alberi – Non vorrai mica presentarti
all’allenamento così!”.
Quella sera, infatti, non aveva il solito completo di maglia
e pantaloni, ma aveva messo il vestito che usava al villaggio, senza sapere
bene il motivo.
Adesso, quasi svegliatasi dalla trance, si era rannicchiata
dietro agli alberi della radura dove Ozuma l’allenava, ben decisa a non farsi
vedere dal ragazzo, che la stava aspettando.
“Ma io da quel deficiente di Ozuma conciata così
non ci vado! Adesso torno indietro, mi cambio e poi se mai…”.
- Yuki, allora, ti muovi? – disse, rivolto nella sua direzione
– O hai intenzione di restare lì nascosta per tutta la notte? -
“Mi ha vista?! – pensò, quasi nel panico (se ti chiama,
genietto, di certo ti ha vista -___-“ ndRia) – Ma porca miseria…!” – V-va bene…
-
- Che hai? – fece, un po’ stupito da quel tono strano.
- N-niente… P-però non dirmi niente, ok? N-non so perché, mi
è venuto lo schizzo stasera… -
Stranamente titubante, Yuki uscì dal suo nascondiglio; Ozuma
la fissò un po’ stupito.
- Come… Sei… Vestita? –
Certo, abbigliata a quel modo, Yuki era irriconoscibile.
Indossava un vestito giallo-beige a maniche corte con uno
spacco fin dalla coscia, divisa in due parti che le ricadevano davanti e dietro
alle gambe; i bordi delle maniche e della scollatura erano rossi, come il
colletto tenuto alto, mentre la minigonna che spuntava da sotto il vestito era
grigia come le scarpe, chiuse morbide alla caviglia. La ragazza si era anche
riacconciata i capelli: adesso erano legati in una coda bassa con un fermaglio
dorato, con una frangia elegantemente tripartita, e due ciuffetti lisci erano
lasciati liberi sulle orecchie.
- Beh, cosa c’è?! – sbottò, stizzita al suo silenzio – E’
vietato vestirsi così?! –
- Non è quello… - mormorò, scuotendo un po’ la testa – E’
che di solito vieni sempre vestita come Yoshiki, anche se senza fasce, quindi…
-
- Te l’ho già detto, non so cosa mi è preso, stasera! –
fece, sempre più innervosita – Comunque, se t’infastidisce tanto, me ne torno
indietro e per stasera buonanotte!!! – “Ma perché mi arrabbio tanto? Come sono
scema!”.
- Non fare la stupida. – disse, atono, alzandosi –
Semplicemente, vestendoti così rischi di più di essere scoperta. – le si
avvicinò, guardandola serio – E lo sai bene che in quel caso non potrei
proteggerti. -
- Come o\\o? -
- Dai – continuò, senza scomporsi – oggi ci affrontiamo,
vediamo come te la cavi. -
- O-ok o\\o… -
La ragazza lo seguì piano, tenendosi una mano sul petto.
“Il cuore… Mi sta battendo troppo forte… Perché?”.
Ad un certo punto, Ozuma si girò e si bloccò, guardandola;
Yuki ebbe un forte sussulto.
- Co-cosa c’è o\\\o?
-
– Sei tutta rossa… - disse, poggiandole tre dita sulla
fronte – Non è che ti è venuta la febbre? –
Yuki rimase immobile, senza rispondergli; poi sembrò
arrabbiarsi da morire.
- SI’, STO BENISSIMO >\\\\\
Con stizza diede un colpo alla mano di Ozuma, che la guardò
senza capire.
- AVANTI, ALLENIAMOCI >\\\\\\
Per tutto il resto dell’allenamento la ragazza non rivolse
più la parola ad Ozuma, e lo stesso avvenne per le sere successive. Lei
continuò a venire agli allenamenti vestita da ragazza, indifferente alle
raccomandazioni di Ozuma, ed ogni volta che arrivava si arrabbiava, senza
neppure capire il motivo; e la sua rabbia aumentò ancora di più quando, dopo un
paio di volte, Ozuma smise pure di sgridarla.
“Ma perché?! Accidenti!! – pensava, inviperita – Sembra che
per lui non faccia differenza se sono vestita da ragazzo o da femmina… Razza
d’insensibile! - si bloccò a quel pensiero – M-MA COSA STO… Omamma, sono
impazzita!!! Basta, basta, svegliati Yuki >\\\\\\\\
Nonostante l’arrabbiatura e gli sbalzi d’umore di Yuki, lei
e Ozuma continuarono gli allenamenti ancora per due settimane. Poco prima
dell’inizio dell’ultima settimana del Campo, la tecnica della ragazza era
migliorata in maniera esponenziale e forse per questo, alla fine, benchè sempre
acida, Yuki aveva ricominciato a parlare ad Ozuma.
Tre sere prima della fine del Campo, i due si stavano
riposando un attimo, seduti su un tronco coperto di muschio.
Stanca, la ragazza si stava risistemando i braccialetti che
portava sul polso, mentre lui sospirava affaticato: riuscire a combattere alla
pari con lei non era più tanto semplice!
Mentre spostava su e giù i suoi bracciali, Yuki alzò
involontariamente lo sguardo, posandolo senza rifletterci sul ragazzo. Chissà
cosa stava pensando, con quel profilo serio e le ciglia aggrottate; forse si
stava chiedendo se sarebbe riuscito a superare l’esame del Consiglio… O forse
dell’altro, chi poteva dirlo? Yuki lo fissò ancora qualche istante,
concentrandosi su quegli occhi verdi come i suoi, appena più scuri, e il cuore
riprese a batterle troppo forte.
Un sordo tintinnio la fece riprendere: senza badarci, si
stava quasi levando i braccialetti dal polso.
- Accidenti…(gocciolone)! –
- Tutto a posto? –
- S-sì… mi sono solo distratta un secondo… - rispose, un
poco agitata.
- Sono molto belli. – disse lui, indicando i monili.
- Già, mi piacciono molto… - fece, cercando di riprendere il
suo tono spavaldo.
- Però quello è strano, di cos’è fatto? – ed indicò un
bracciale grigio scuro, che stonava fortemente con gli altri dorati. Lei
sorrise.
- Non ci crederesti ^^… - ridacchiò, mostrandoglielo – La
Roccia.
- La Roccia? -
- Sì, esatto ^^! La Roccia Sacra! -
- Come O__o?! – esclamò, sobbalzando – Quella Roccia Sacra?! Quella dove dovevamo sigillare i quattro
Bit-Power?! -
- Eh, eh, non proprio ^^. Era un frammento di un’altra
Roccia Sacra, ritrovata in Europa; si è staccato durante il ritrovamento, ma
visto che non c’è dentro nessun Bit-Power, mio padre l’ha trasformato in un
braccialetto. -
- Ho capito. -
Lei guardò l’oggettino, sorridendo.
- Mi piace davvero tanto ^^, specie per questi segni qui,
sembrano ideogrammi. -
Ozuma non disse altro, ma Yuki non ci fece caso, almeno
all’inizio. Dopo qualche secondo, però, sentì due dita sfiorarle la guancia;
sorpresa girò il viso verso il ragazzo e si bloccò: perché la stava guardando
in quel modo strano?
- Ozuma…? –
Lui lasciò due dita sulla sua gota e a Yuki sembrò che le si
stesse avvicinando. Avvicinando troppo.
“C-che… Che… O\\\\o…?!”.
Cominciò a vedersi riflessa nei suoi occhi, sentendosi il
cuore pulsarle come un tamburo, e la prese il panico: non andava bene, non
andava bene…
- NO! -
Con uno schiaffo fulmineo, Yuki colpì in pieno Ozuma,
ritraendosi con gli occhi spalancati.
- I-io… Io… -
Yuki si portò la mano alla bocca, senza sapere cosa fare,
poi scappò via, rossa in viso e con gli occhi lucidi. Ozuma si massaggiò un
istante la guancia, appoggiando dopo la testa sulle ginocchia.
- Complimenti Ozuma… Maledizione, sono un idiota! -
Nel frattempo, la ragazza continuò a correre, finchè dovette
appoggiarsi ad un albero, completamente senza fiato. Si lasciò scivolare per
terra, la testa all’indietro, tenendosi una mano sul cuore.
Non era possibile, non ci credeva! Eppure non lo poteva
negare: Ozuma… Aveva provato a baciarla.
“E io l’ho schiaffeggiato… - si guardò la mano imputata,
ancora arrossata e tremante – Beh, era normale… Però… - due lacrime lucenti le
si formarono tra le ciglia, contro la sua volontà - Io…”.
Al mattino, quando Yuki si svegliò, il sole era già sorto.
- Yoshiki! – bussò qualcuno alla sua capanna – Ehi, è tardi!
Ti sbrighi? -
- Eh? – biascicò Yuki, ancora mezza addormentata – Ah… Ah,
sì, sì! Arrivo! –
Senza chiedere altro il ragazzo fuori dalla porta si
allontanò, bofonchiando che il compito di chiamare i ritardatari toccava sempre
a lui, e Yuki cominciò a vestirsi in fretta e furia, controllando solamente di
aver stretto le fasce. Aveva un sonno incredibile: a causa di quello che era
successo la sera prima, non aveva praticamente chiuso occhio, e nonostante
questo non era ancora riuscita a trovare una soluzione al problema.
Perché Ozuma aveva tentato di baciarla? Una domanda tanto
stupida quanto la risposta, che la ragazza quasi si rifiutava di accettare,
tanto le sembrava assurda. E perché lei l’aveva schiaffeggiato? Questa era già
una domanda più tosta.
La verità, era che non sapeva rispondere.
- YOSHIKI! – battè di nuovo qualcuno alla porta – Guarda che
ora entro, vuoi muoverti?! Altrimenti fanno una testa così anche a me! -
- Non t’azzardare! – sbraitò, con la voce “maschile”,
uscendo – Odio chi entra dove dormo senza permesso!
- D.. D’accordo… - balbettò quello, spaventato “Accidenti,
tra questo qui e Ozuma, non so chi sia peggio!”.
I due si avviarono verso il resto del gruppo, da cui
proveniva un animato chiacchiericcio: sembrava proprio che l’idea di tornare a
casa piacesse a molti.
- Allora, ragazzi – esordì, facendo calare immediatamente il
silenzio; era un’impressione di Yuki o il suo tono era stranamente basso? –
Oggi è l’ultimo giorno di allenamento ufficiale. Domani, diciamo come premio
per il vostro discreto lavoro, avrete tutto il giorno libero. -
- Ma com’è gentile! – disse sarcastico uno dei ragazzi.
- Ti prego, facci tornare giù un giorno prima! – urlò
scherzosamente un altro.
- Non sperarci. – rispose Ozuma con un mezzo sorrisetto –
Comunque sia, non torneremo a casa prima di dopodomani, quindi al lavoro!
Forza! –
Ci fu qualche sbuffo, ma tutti si misero al lavoro di buona
lena, compresa Yuki, anche se non era decisamente dell’umore adatto per
allenarsi, né per fare qualcos’altro: l’unica cosa che voleva era mettere
quanti più chilometri tra lei ed Ozuma. Desiderio che crebbe non appena incrociò
lo sguardo del ragazzo, che evitò accuratamente, mettendosi anche a debita
distanza.
“Non voglio parlargli… Non voglio neppure vederlo!”.
Per tutto il giorno Yuki evitò Ozuma, sempre con più
difficoltà, dimostrandosi ancora più antipatica nei suoi confronti di quanto
avesse mai fatto. Qualcuno dei ragazzi pensò semplicemente che fosse stato
l’ennesimo capriccio di Yoshiki nei confronti del moretto, e la cosa fu anche
abbastanza una fortuna per Yuki, perché tutti le stavano alla larga, temendo di
venire coinvolti in una rissa.
“Eh, eh, mi sono proprio fatta la fama di rissosa, qui!”.
La sua vera salvezza arrivò però alla sera, quando tutti il
gruppo, per celebrare la fine della fatica, si mise a far festa, lasciandole la
possibilità di eclissarsi dal raggio d’azione di Ozuma.
La festa durò a lungo. Quando tutti finalmente si decisero
ad andare a dormire, era già notte fonda.
Yuki augurò svogliatamente la buonanotte ad un paio di
compagni, poi si avviò come uno zombie verso la sua capanna, stanca e confusa.
Ma qualcuno la bloccò, afferrandole delicatamente un braccio.
- Aspetta… - le sussurrò, con calma. Yuki, però, lo guadò
storto.
- Cosa diavolo vuoi?! – fece, stizzita.
- Solo parlarti. – disse, lasciando la presa – Ascolta, io…
-
- No. – disse, secca – Non voglio ascoltarti, voglio solo
che mi lasci stare! –
- Yu… -
- E NON CHIAMARMI COL MIO VERO NOME QUI, STUPIDO!! –
Così dicendo si avviò a passo marziale verso il capanno,
mordendosi il labbro. Entrò chiudendosi la porta alle spalle e, sospirando
tristemente, si appoggiò sul letto, facendo per sciogliersi i capelli.
“Ho di nuovo reagito da schifo… - pensò, malinconica – Però…
Non so come fare altrimenti…”.
Non riusciva a mettere in ordine le idee. Fin dal principio,
non aveva mai minimamente pensato ad Ozuma come ad “un ragazzo”, ma come ad “un
compagno”, nel suo caso “un allenatore”, o qualcosa del genere; poi, sì, in un
qual modo ci si era affezionata, era un arrogante, ma simpatico, ma basta.
Punto. Nient’altro! Certo, dire che non aveva mai pensato che fosse un bel
ragazzo sarebbe stata una bugia, ma… Insomma, lui aveva provato a baciarla!
Voleva dire, sì… Che c’era qualcos’altro, qualcosa, forse, simile a quel
qualcosa che l’altra sera l’aveva bloccata. E questo “qualcos’altro” la metteva
in agitazione.
- Tzs, tzs, tzs… - fece una voce, nell’ombra – Povero
Yoshiki, stasera siamo nervosetti, vero? -
Yuki sobbalzò, alzandosi dal letto.
- Chi sei?! – chiese, spaventata; per tutta risposta,
qualcuno si allontanò dal muro, guardandola con un ghigno – OISHI!
- Ehilà ^^! Come va? – stava sorridendo, ma aveva un tono
che a Yuki non piaceva proprio.
- C-che ci fai qui?! – gli domandò, modificando il tono
della voce – Sei diventato idiota completamente?! –
- Cosa c’è? Non posso neanche venire a salutare un amico? –
- Non mi risulta che noi siamo mai stati amici… - disse, in
un sibilo gelido; quell’altro rise.
- Effettivamente, hai ragione… - ridacchiò Oishi falso.
- Forza – disse, mentre si avviò verso la porta, facendo per
afferrare la maniglia – Ti do tre secondi per uscire, prima che perda la
pazienza. -
- Oh, ma che sgarbato! – fece, con finto tono deluso – E
pensare che ora, noi, potremmo parlare di molte più cose! Che ne dici… YUKI? -
Sentendosi chiamare per nome, la ragazza si paralizzò
dov’era, sbiancando come un lenzuolo.
- T-tu…! C-come...
–
- L’ ho scoperto? – disse, candidamente – Oh, pura fortuna,
credo! Dovevi essere proprio arrabbiata con Ozuma ieri sera, per scappare via a
quel modo… -
“Ieri?! – pensò, agitata – Maledizione, è vero, sono corsa
fin qui senza neanche guardarmi in giro… - Strinse i pugni – Accidenti!”.
- Era da un po’ che sospettavo che Ozuma ti allenasse di
nascosto. – disse, avvicinandosi – Ma il fatto che fossi una ragazza… Devo
ammetterlo, mi ha lasciato di stucco! – la guardò dalla testa ai piedi con un
sorriso perfido – Una bella ragazza, non c’è che dire… -
- E… E ora… - indietreggiò un poco, per allontanarlo – Cosa
farai? Non vorrai mica spifferare tutto, vero? –
- Mah, chi lo sa! – fece, innocente, avvicinandosi di più –
Ci sono tante possibilità… -
- Per favore – disse, con tono basso – Non dire niente, per
favore! – “Non ci credo, sto supplicando quest’idiota! Ti prego, fai che sia un
incubo…!”.
- Mah, chi può dirlo. - disse di nuovo, avvicinandosi ancora
– sarebbe come farti un favore. Però – la guardò con uno sguardo pericoloso –
se io faccio un favore a te, tu potresti farne uno a me… -
Yuki vide la sua mano avvicinarsi al suo viso; strinse i denti
disgustata.
- Non osare toccarmi! – urlò, tirandogli uno schiaffo – Non
ti sfiorerei neppure con la canna da pesca, lurido verme! – (Oilà, ci va
pesante!! NdTutti – Vorrei vedere! ndRia).
Oishi si massaggiò la guancia, guardandola storta.
- Maledetta stronza… -
Con uno scatto Oishi si avventò sulla ragazza che, senza
accorgersene, era finita vicino al bordo del letto e la buttò sul materasso,
mettendosi sopra di lei; velocemente le bloccò le mani sopra la testa e le
gambe con le sue, guardandola maligno.
- Vediamo se riesci a respingermi come hai fatto a parole… -
Così dicendo la baciò a forza, ma Yuki, per respingerlo, gli
morse il labbro, presa da un conato di disgusto.
- Brutta bastarda – urlò, tirandole uno schiaffo – ora ti
faccio vedere io! –
Yuki lo fulminò con uno sguardo lievemente spaventato, senza
sapere come scrollarselo di dosso; con il colpo di Oishi adesso i suoi capelli
si erano sciolti disordinatamente e la sua femminilità era ancora più
risaltata: il ragazzo, stuzzicato, afferrò con la mano libera la maglietta di
Yuki e gliela strappò, lasciando solo le fasce a coprirle il petto. Oishi,
sempre più elettrizzato, le afferrò le bende cominciando a tirarle in modo da
scoprirla.
Yuki era ormai nel panico, non riuscì neppure più ad emettere
il più piccolo grido.
“No… No, no, NO!!”
Il panico diventò puro terrore quando avvertì che le bende
stavano per strapparsi, ma proprio in quell’istante sentì la porta spalancarsi
con uno schianto; Ozuma, non si sa da dove, si era fiondato dentro la capanna,
e veloce com’era entrato afferrò Oishi per il colletto, scaraventandolo per
terra con tutta la forza che aveva.
- COSA PENSAVI DI FARE?! COSA – PENSAVI – DI – FARE?!? –
Senza dargli il tempo di reagire il moro cominciò a
prenderlo a pugni, tenendolo bloccato a terra; Yuki guardava la scena con
sguardo vacuo, tenendosi le mani al petto: non aveva mai visto
quell’espressione ad Ozuma, sembrava che volesse incenerire Oishi fissandolo.
Nel frattempo, a causa del fracasso, gli altri ragazzi erano
corsi alla capanna di Yuki, rimanendo allibiti dalla scena; due di loro, più
robusti, afferrarono Ozuma per le braccia e lo allontanarono a forza da Oishi,
che si alzò tremante, pulendosi il sangue che gocciolava dal labbro rotto. (SI,
VAI OZUMA, PESTALO!!! Fallo nero!!! XDDDD ndRia – Oddio, è partita… O_o” ndJM).
- M-ma che sta succedendo?! – balbettò uno dei ragazzi,
voltandosi verso Yuki – Yoshiki… -
- E’ UNA RAGAZZA! – sbraitò Oishi, tenendosi il braccio
dolorante; gli sguardi confusi dei ragazzi diventarono increduli – Ci ha
contato un sacco di balle, è una ragazza! E Ozuma l’ ha coperta fin’ora! –
Tutti fissarono scioccati prima Yuki, ancora immobile sul
letto, poi Ozuma, che si liberò stizzito dalla presa degli altri due;
vedendolo, Oishi indietreggiò visibilmente.
- Possiamo uscire? – chiese Ozuma, piatto, mentre faceva un
cenno eloquente verso Yuki. Gli altri annuirono.
I ragazzi uscirono, guardando Yuki inespressivi, che di
rimando li fulminava, rannicchiandosi di più sul materasso.
- Ozuma… - chiese un brunetto, chiudendosi la porta alle
spalle – Ci potersi spiegare? -
- E’ un traditore! – urlò nuovamente Oishi, tenendosi a
debita distanza da lui (Basta, possiamo ucciderlo +___+**?! NdTutti – Tra un
po’… Uh, uh, uh… +____+ <-
ghigno di Ria – Brrrr…. Ç__ç ndOishi) – Ha coperto quella schifosa per tutto il
tempo, violando le leggi! Oltretutto, l’ ha allenata di nascosto da tutti noi!
È uno sporco bastardo! –
Ozuma lo incenerì con un’occhiataccia e Oishi sbiancò come
un lenzuolo, temendo di vederselo di nuovo balzare al collo, e ammutolì.
- In parte ha ragione – disse, atono – ma Oishi ha capito
male. Vedete, il Consiglio mi aveva ordinato di scegliere uno tra voi da
allenare in maniera particolare, perché potessi dimostrare che col nostro
allenamento io e gli altri Saint Shields, siamo assolutamente insostituibili;
il fatto che Yoshiki fosse in realtà una ragazza non ha influito sulla mia
decisione, perché avevo già intenzione di scegliere lui, anzi, lei. –
- BALLE! – si sgolò quell’altro, furibondo, cercando di
portare tutti dalla sua parte – Sei doppiamente bastardo, hai approfittato
della situazione per il tuo tornaconto! –
- Qui il bastardo sei solo tu. – sibilò Ozuma, facendo
scrocchiare le nocche mentre stringeva il pugno –E’ inutile che fai il
difensore dei deboli… SE NON AVESSO
VOLUTO APPROFITTARTI DI YUKI, NON MI SAREI MAI ABBASSATO A PESTARE UN IDIOTA
COME TE!!! –
Oishi digrignò i denti, balbettando frasi confuse che
suonavano come “non dire scemenze”, e si guardò attorno alla ricerca di un
sostenitore, ma non ne trovò: tutti avevano capito cos’era successo e cosa
avrebbe voluto fare, e ora lo fissavano disgustati.
- Senti, Ozuma – fece il brunetto di prima, con tono grave –
noi non ci fidiamo delle parole di Oishi, ma di fronte all’evidenza dei fatti
non sappiamo neppure se fidarci delle tue.
Sii sincero, è vero quello che hai detto sul Consiglio? –
Ozuma annuì solamente, serio.
- Bene. -
- Allora, per risolvere questo casino, avrei una proposta. –
disse un altro, con sguardo scettico – Se, dico se, davvero hai allenato quella
ragazza in maniera speciale come dici, devi farcelo vedere: lascia che sfidi
uno di noi, se ci batterà, lasceremo che il Consiglio decida della sua sorte,
altrimenti andremo a riferite tutto. -
- COSA?!? – latrò Oishi scioccato – Ma cosa state dicendo?!?
–
- Se davvero ha fatto come dice – continuò il ragazzo di
prima – ha semplicemente eseguito un compito che gli era stato affidato e,
visto che tra l’altro ci ha allenati bene, io non ho altra richiesta se non che
ci dimostri il risultato del suo lavoro. Voi che dite? -
Il gruppo annuì.
- Per me è ok… - fece Ozuma incrociando le braccia.
– E va bene! – disse, un’espressione furibonda sul viso – Ma
sarò io ad affrontarla!! –
- No, aspetta Oishi – lo bloccò uno dei ragazzi – non credo
proprio che noi ti… -
- Va bene. – chiuse semplicemente il discorso il moro,
gelando tutti: scrutò Oishi con odio, ma quello rise, tornato spavaldo.
- La ridurrò in briciole!! –
Sempre ridendo Oishi tornò nella sua capanna, massaggiandosi
il viso contuso, seguito a ruota dagli altri, che tornavano a dormire, non
molto convinti di lasciarlo combattere l’indomani.
Anche Ozuma era preoccupato, benché non lo desse a vedere;
nonostante fosse uno sbruffone, Oishi era veramente un bravo blader ed il suo
gioco seguiva molto il suo stato emotivo: se avesse combattuto contro Yuki,
l’avrebbe attaccata con tutta la forza che aveva in corpo, per tutta la rabbia
che provava.
“Gran brutto affare…”.
Pensieroso si diresse verso la capanna di Yuki, da cui non
era più venuto il minimo rumore.
- Yuki…? Sono Ozuma, posso entrare? – chiese, bussando
piano; ma non ebbe risposta.
Lentamente, in modo che potesse ancora richiuderla in tempo,
aprì la porta, facendo entrare nella stanza un fascio di azzurra luce lunare.
Yuki sobbalzò, vedendolo: era ancora sul letto e aveva
indossato, per coprirsi, il suo vestito sopra i pantaloni, mentre ripiegava le
sue fasce ormai distrutte.
- Ormai sono inutilizzabili. – constatò Yuki, senza
guardarlo.
Ozuma non disse nulla, sedendosi lentamente sul bordo del
letto.
- Che fai?! - scattò furiosa – Vattene, esci subito! –
Ma Ozuma non si mosse, se non per avvicinarsi un poco.
- Tutto ok? – le chiese gentilmente.
- BENISSIMO! – urlò, la voce lievemente tremula – Mai stata
meglio!! –
- Sei sicura? – domandò, sottovoce.
Yuki annuì, decisa e pallida in viso. Ozuma però non smise
di fissarla e lei sentì di cominciare a tremare convulsamente; senza neppure
accorgersene si protese verso il ragazzo, scoppiando a piangergli addosso: si
era spaventata da morire, era stata la cosa più orribile che le fosse mai
capitata! Più cercava di non pensarci, più sentiva di nuovo le mani di Oishi
stringerle i polsi fino a lasciarci il segno, più ricordava l’orribile
sensazione della sua bocca che la baciava, una cosa calda, umidiccia ed
esasperata, da dare allo stomaco. Doveva ringraziare solamente Ozuma se non le
era successo di peggio.
Yuki continuò a piangere per molto tempo e, lasciando che il
ragazzo l’abbracciasse, si sentì sempre più tranquilla: quella stretta la
faceva sentire bene, tanto che anche quando si fu calmata rimase lì, l’orecchio
appoggiato sul cuore di lui, che batteva calmo e regolare; il suo, invece,
stava ricominciando ad accelerare.
Ad un certo punto sentì che Ozuma spostava un braccio,
appoggiandovisi, mentre abbassava l’altro quanto bastava per prenderle tra
indice e pollice il mento ed alzarle il viso, per poterla guardare in faccia.
- Ah… -
Imbarazzata cercò di allontanarsi, poggiandogli le mani sul
petto e spingendosi via, ma Ozuma sembrava non avere intenzione di lasciarla
andare: col braccio libero le cinse le spalle e se l’avvicinò.
Per Yuki fu come se il mondo intero si fosse fermato, anche
nella sua testa era tutto immobile: sentì il freddo lasciato sul suo viso dallo
spavento sparire, per via del tepore delle sue guance che arrossivano,
diventando sempre più colorite.
Non stava sognando, no…
Ozuma… Anzi, lei
ed Ozuma… Si stavano baciando…
“Ozuma…”.
La ragazza provava una sensazione mai sentita prima: il suo
cuore batteva all’impazzata, ma era tranquilla; la sua pelle bruciava, ma era
il calore più piacevole che avesse mai avvertito; percepiva una strana vampa
provenire dal suo petto, all’altezza del cuore, e una stretta allo stomaco, ma
era felice; insomma, era una sensazione bellissima.
I due, dopo aver
vissuto intensi attimi baciandosi, si allontanarono leggermente l’uno
dall’altra: la ragazza, incrociando lo sguardo di Ozuma, si perse nei suoi
occhi; solo il ragazzo, cingendole le spalle, tirandola a se e abbracciandola,
aveva rotto l’incanto e l’aveva indotta a stringerlo con le sue braccia e ad
affondare il viso tra il collo e il petto di lui.
Passarono alcuni minuti, dopodichè Ozuma staccò leggermente
la ragazza quanto bastava per vederla in volto e spostò una mano lateralmente
sul collo della ragazza.
- Ti amo. – disse passandole la mano dietro la nuca. Yuki
arrossì visibilmente e si nascose di nuovo contro il petto di lui.
- M-ma sei scemo?! Mi sembrava abbastanza evidente, mi hai
baciata! –
- Potrei averlo fatto perché mi andava… - disse per
prenderla in giro.
- No, non l’avresti…! Ma voi ragazzi fate queste cose?! –
- A volte. –
- Ma che vuol dire?! Sei cretino o cosa?! Scemo! –
- Yu…non sei molto convincente se mi sgridi abbracciandomi,
sai? (gocciolone) – ridacchiò stringendola.
- Uffa! Come faccio altrimenti?! – protestò con il viso
nell’incavo tra il collo e la spalla di lui – Antipatico >/////< !! –
Ozuma scoppiò a ridere, una risata bassa e calorosa che fece
arrossire ancora di più la ragazza.
- Perché ridi?! Sei proprio cattivo!! – mugugnò – Mi hai
fatto piangere e arrossire in una sera e mi prendi pure in giro?! Non sei già
contento di avere questo primato?! –
- Uh? (gocciolone) –
- … >///< Non ero mai arrossita né avevo mai pianto
davanti ad un ragazzo… -
- E baciato un ragazzo? – le chiese guardandola dolcemente.
- …Dipende. – rispose con sguardo furbo: Ozuma si accigliò.
- Se mi dici che il primo è stato quel porco di Oishi giuro
che esco e lo picchio di nuovo. – sussurrò arrabbiato.
- Teoricamente sì. – rispose, quasi apposta con noncuranza.
Ozuma sembrò arrabbiarsi: Yuki lo guardò voltarsi dall’altra
parte ed incrociare le braccia furioso.
- Cosa c’è? – il ragazzo, però, non rispose – Non dirmi che
sei geloso…? –
Ancora una volta lui non disse nulla, emettendo solo un
piccolo grugnito: stavolta fu Yuki a scoppiare a ridere.
- Cosa vuoi?! – chiese stizzito voltandosi di scatto – Non
mi sembra così strano! –
La ragazza, sorridendo, gli prese il viso tra le mani e lo
baciò di nuovo: lui la guardò un po’ stranito, preso alla sprovvista.
- Ho detto “teoricamente” – disse, mettendosi in ginocchio
di fianco a lui e appoggiandogli un dito sulle labbra – Ma in pratica, il primo
ragazzo di cui mi sono innamorata e che ho baciato…sei tu. –
Ozuma la fissò ancora un istante, poi sorrise e le accarezzò
una guancia, fermandosi sulla gota.
- …Cosa…Cosa avete deciso prima? –
Il ragazzo si fece serio: si puntellò con un braccio sul
letto, posando l’altro sul ginocchio piegato.
- Domani vogliono che affronti Oishi in un duello di bey: se
vinci non andranno a dire nulla al Consiglio. –
- Come…?! – mormorò preoccupata – M-ma perché?! Cosa
cambia?! Tanto dopodomani torneremo al villaggio e dovrò affrontare comunque il
Consiglio! –
A quel pensiero la ragazza s’irrigidì: era vero, avrebbe
dovuto affrontare tutti gli anziani in ogni caso, e probabilmente avrebbe messo
nei guai anche Ozuma..
- Lo so. – continuò atono – Ma se ci andiamo prima noi e non
ricevono la notizia per vie traverse, i vecchi me li rigiro come voglio. –
(Modesto… -____-“ ndRia)
- Pe…P-però contro Oishi… -
- Ce la farai, sei molto brava. L’importante è che tu
rimanga concentrata. –
Yuki annuì, ma non sembrava molto convinta, né per lo
scontro né per il Consiglio.
Ozuma le scostò la frangia guardandola serio.
- Non lascerò che ti facciano del male né che tu finisca nei
guai. Te lo prometto. –
La ragazza , nonostante fosse poco convinta inizialmente,
sentendo quelle parole pronunciate dal ragazzo che l’amava, capì che non doveva
preoccuparsi: lei era stata allenata dal più forte blader del villaggio e
sapeva di poter vincere, e, anche se avesse perso, era consapevole che Ozuma
non l’avrebbe abbandonata e avrebbe mantenuto la promessa.
“Se è così non c’è da preoccuparsi” pensò sorridendo
teneramente al ragazzo
- Vedo che ti fidi… - disse dolcemente il moretto
Yuki gli gettò le braccia al collo e tornò a rintanarsi
contro il suo petto
- Certo che mi fido, me lo hai detto tu… ^////^ - disse
stringendolo ancora di più
Ozuma abbracciò la ragazza, e, dopo averla allontanata da
sé, la baciò nuovamente.
- Ora è meglio che tu vada a letto: domani sarà una giornata
molto pesante – disse lui guardandola negli occhi - adesso me ne vado, tu cerca
di dormire…Buonanotte –
Detto questo il moretto si alzò dal letto e si diresse verso
la porta.
- M-ma io… - disse con voce tremula guardando il ragazzo
voltato di spalle.
- Non ti preoccupare, starò io a fare la guardia alla tua
porta: nessuno entrerà a farti niente. –
- N-non è qu-quello…è c-che… - rispose imbarazzata - …N-non
è che tu… Puoi r-rimanere qui finchè non mi ad-adddormento? >////< -
Ozuma la osservò con sguardo stranito, come per dirle:
“Scusa non ho capito…”
- C-cosa c’è?! Se ti sembra una cosa tanto stupida vattene
pure! >////<* - disse stizzita – scusami se dopo quello che ho passato ti
volevo vicino prima di addormentarmi! >/////<*** - continuò sempre più
arrabbiata.
Il ragazzo allora tornò indietro, si avvicinò al letto e,
prendendo il volto di lei, la baciò.
- Va bene. – disse dolcemente – Ora però sotto le coperte e
dormi. –
Yuki si alzò dal letto, tirò via le coperte per potervisi
infilare sotto e, senza pensarci, afferrando i lembi del vestito, se lo stava
per sfilare, quando , girando lo sguardo, si accorge che Ozuma la stava
guardando con un sguardo misto tra lo stupore e un’espressione strana che
non riusciva a decifrare.
- DOVE STAI GUARDANDO?! >/////<** - si mise a urlare –
VOLTATI DALL’ALTRA PARTE, MANIACO! >/////<*** -
Il ragazzo si voltò rapidamente leggermente imbarazzato.
- S…scusa. – (Maniaco, maniaco ^^! ndJM – Mi crolla un mito…
ç___ç ndRia – FATELA FINITA >////<*!!!! NdOzuma – voi due autori siete
dei torturatori comunque… ndTutti_pers – chiudete il becco quando tocca a voi piangerete lacrime
amare!!).
- Non fa niente… - disse con tono tranquillo - … Però non
cercare più di guardarmi…non ti è bastata quella volta alla fonte termale? –
chiese scherzosa.
- Ti ho già detto che è stato un incidente…! – rispose
irritato - …Comunque vedi di far meno la spiritosa signorinella…! –
- Dai sto scherzando… ^^ -
- Allora ti sei cambiata? Mi sono stufato di aspettare… -
- Che impaziente: impara a sapermi aspettare, sono una
signorina ho bisogno di tempo per prepararmi… - rispose giocosa – Comunque
girati pure, sono a posto. –
Ozuma si voltò e la vide già sotto le coperte: le forme
della ragazza si notavano grazie alla sagoma risaltata dai lenzuoli bianchi,
lui le fissava con una strana sensazione; quando poi notò il vestito e i
pantaloni che lei indossava abbandonati sulla sedia realizzò che la ragazza non
dovesse avere molto addosso sotto le coperte, con questo pensiero che gli si
agitava in testa la sensazione di prima aumentò.
“ Ma cosa mi prende?! – pensò scrollando la testa – Cos’è
questa sensazione? “
Avvicinandosi al letto, il ragazzo decise di non pensare più
a ciò che gli frullava in testa e si sedette tranquillo sul bordo del letto.
- Adesso cerca di riposarti. –
- Va bene…f-fai una co-cosa? >///< -
- Cosa? –
- M-mi dai la mano? –
- Certo Yu… -
Ozuma prese la mano della ragazza tenendola delicatamente
con la sua: la ragazza arrossì lievemente, ma era tranquilla e felice; i due si
guardavano amorevolmente, quando la ragazza, riflettendo, parve rendersi conto
di una cosa.
- Cos’è questa storia che mi chiami Yu? –
- Che cosa c’è di male? – rispose tranquillamente – Non
posso chiamare come mi piace la mia
ragazza ? –
- C-come?! o////o – la ragazza arrossì evidentemente: non
aveva mai pensato a lei e Ozuma come a fidanzati, certo aveva riflettuto sul
fatto che si amavano entrambi e si erano baciati, ma non aveva minimamente
riflettuto sulla conseguenza di quelle cose: lei e il ragazzo…si erano messi
insieme.
- Cosa c’è? – chiese con aria scherzosa ma un po’ stupita –
Non lo sei forse? –
- N-no… è c-che non ho m-mai riflettuto sul fatto che i-io e
te e-eravamo una… Coppia…>/////< - rispose sempre più in imbarazzo
- Questo significa che non vuoi che sia il tuo ragazzo? -
- No! Voglio stare con te…C-cioè i-io…- disse molto
imbarazzata - …i-io t-ti…Ti amo! >/////< - continuò agitatissima
piantando la faccia nel cuscino. “Aaah, che sto facendo?! Balbetto come una
mocciosa, non mi riconosco più!”. (L’amore fa anche qsto ^^ ndRia – Tu ne sai
qualcosa ^^? ndJM - ^\\\^! ndRia – Bleah, disgustosi… XP ndTutti).
Il ragazzo, mettendole una mano sulla spalla, la fece
voltare e la baciò.
- Calma, non devi agitarti così, anch’io ti amo. –
Appena sentì queste parole Yuki si calmò e, riappoggiando la
testa al cuscino, diede nuovamente la mano a Ozuma, dopodichè chiuse gli occhi
e si rilassò sentendo il ragazzo vicino.
- Buonanotte – disse con voce stanca e tono rilassato
Ozuma continuò ad accarezzarle una gota, finchè la ragazza
si addormentò: a quel punto, avvicinandosi al suo volto, la baciò la guancia,
staccò la sua mano da quella della ragazza e, scostandole un ciuffo di capelli
sussurrò al suo orecchio “buonanotte”. Il ragazzo uscì quindi dalla capanna,
chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle, si sedette a terra
appoggiandosi allo stipite esterno della porta e stette lì, guardando in
silenzio il cielo.
La ragazza si svegliò una mezz’ora prima dell’ora stabilita
per l’incontro, ma si preparò più lentamente di com’era abituata a fare: era
agitata, tutte le preoccupazioni che la colpivano erano mischiate confusamente
nella sua testa, aveva paura.
Una volta pronta prese il suo bey e, mettendolo in tasca, si
diresse verso la porta, la aprì e, appena mise un piede fuori notò una cosa:
Ozuma era seduto per terra, la schiena contro lo stipite della porta, la testa
e il collo piegati sul torace, tranquillamente addormentato. La ragazza si
accucciò di fianco a lui, probabilmente il ragazzo era rimasto sveglio fino a
notte fonda per sorvegliare la capanna, come da lui promesso, finchè non era
crollato per il sonno; guardandolo lei sorrise dolcemente, era proprio carino,
inoltre era il suo ragazzo e aveva giurato di proteggerla, e quest’idea la
tranquillizzò. Lentamente si avvicinò al ragazzo dormiente, gli appoggiò una
mano sulla spalla e gli diede un bacio sulla guancia.
- Ehi principino, sveglia è mattina… C’è l’incontro, è ora
di andare… - disse dolcemente.
Scosse delicatamente il ragazzo che, aperti gli occhi,
sbadigliò visibilmente assonnato.
- Buongiorno, è già ora? – chiese strofinandosi gli occhi.
- Sì, fra dieci minuti bisogna essere al campo. –
- Ok… – Disse alzandosi in piedi - …andiamo –
“…Eh?”
Il ragazzo cominciò ad incamminarsi, ma, voltandosi, vide
che la ragazza era rimasta ferma: tornò indietro e le si avvicinò.
- Cosa c’è? – chiese preoccupato
Yuki non rispose e rimase ferma con lo sguardo basso.
- Cos’hai, sei preoccupata per lo scontro? – domandò sempre
più preoccupato.
- Un po’, ma non è quello… - disse con tono triste.
- Allora cosa c’è? Non stai bene? –
- Ieri sera dicevi di amarmi e che ero la tua ragazza –
rispose un po’ malinconica – e ora mi dai un Buongiorno così freddo e mi volti le spalle dicendo un gelido Andiamo… – continuò, per poi tornare a
fissare il suolo; si sentiva un po’ scema ad essere così “sensibile”, ma non
riusciva a farne a meno, specie in quel momento in cui sentiva di avere bisogno
di tutto il suo appoggio, ora che poteva averlo.
Il ragazzo le si avvicinò, le prese le mani con una delle
sue e con l’altra le afferrò il viso.
- Scusa, è che sono un po’ preoccupato. Mi puoi perdonare? –
Detto questo la baciò: alla ragazza sembrò di volare, liberò
le sue mani dalla presa di lui e lo abbracciò, tutte le sue preoccupazioni
sembrarono svanire, ora era tranquilla.
- Per questa volta ti perdono – rispose scherzosa.
Ozuma sorrise, la ragazza aveva ripreso il suo solito modo
di fare e questo lo rendeva felice; adesso era veramente ora di andare, i due
si scambiarono un altro tenero bacio e si diressero verso il campo.
Quando arrivarono trovarono tutti già schierati attorno a
uno dei campi da gioco, Oishi era già in posizione.
- Finalmente sei arrivata…pensavo fossi scappata per paura!
- esclamò Oishi con tono di sfida.
- Ti conviene tacere se non vuoi fare una brutta fine! – lo
squadrò Ozuma minaccioso.
Tutti erano in silenzio, ma, quando videro la ragazza,
qualcuno cominciò a borbottare degli apprezzamenti, quando il moretto li sentì,
fulminò tutti con sguardo minaccioso; vedendo quell’espressione sul suo volto
tutti tacquero.
- E’ ora di
cominciare… - disse uno dei ragazzi ad Ozuma
- Va bene. - rispose tranquillo – Tu farai da arbitro… -
- Io?! O__o – rispose titubante il ragazzo
- Sì! – Disse con un tono che sottintendeva un ordine -
…ora: Yuki, Oishi, preparatevi! –
I due contendenti si disposero l’uno di fronte all’altra sui
due lati del campo, il ragazzo designato come arbitro tra i due, mentre tutti
gli altri ragazzi formavano un cerchio intorno a loro, Ozuma era tra questi.
- Allora, siete pronti? –
I due annuirono.
- Bene… In posizione!
3…...2……1……Proooontiii………LANCIO ! ! ! –
Entrambi i blader lanciarono con tutta la forza che avevano,
i bey roteando arrivarono sul campo e cominciarono a percorrerlo: il bey bianco
e rosso di Oishi attaccò per primo scontrandosi violentemente contro quello
viola e verde di Yuki, l’impatto fu molto forte e spinse le trottole ai lati
opposti del campo; la trottola del ragazzo tornò subito all’attacco e,
continuando a martellare l’avversario, non diede tempo alla ragazza di reagire
e la costrinse a restare in difesa.
- Vedo che gli allenamenti speciali ti sono serviti a poco:
sei solamente una donnetta! –
A queste parole Yuki scattò e la trottola violacea si gettò
contro l’avversario respingendolo; per molti minuti i due bey continuarono a
equivalersi per potenza e per attacchi, ma, quando quello bianco schivò un
attacco dell’avversario relegandolo quasi sull’orlo del campo, lo attaccò per
spingerlo fuori: la ragazza vedeva la sua trottola fuori dal ring e cominciò a
perdere la speranza.
“Oh no… No, ti prego… Avanti, forza!”.
- Sei una perdente: ora vedrai come ti sistemo! –
Yuki non sentiva più le parole del suo avversario, non
osservava il campo da gioco. Cercò di scuotersi, ma era inutile; aveva una
paura matta delle conseguenza della sua sconfitta e non riusciva assolutamente
ad essere incisiva, inoltre rendendosene conto peggiorava ancora di più la
situazione.
“Ma… Che sto facendo…?”
- Forza Yuki, ce la puoi ancora fare! Io credo in te! – urlò
il ragazzo per incitarla
Le parole di Ozuma risvegliarono la ragazza dallo stato
catatonico in cui era immersa: si sentì pervadere da una nuova energia.
“ Sì, ce la posso fare! Lo farò per me, devo farlo! Ma,
soprattutto lo farò per lui! ”
Il suo bey cominciò a spingere l’avversario, caricato dalla
forza di volontà e dall’amore della ragazza: purtroppo la forza Oishi era
tenace e, quindi, le due trottole rimasero in fase di stallo per alcuni minuti;
man mano, però, la forza del bey viola sembrò cedere di fronte alla spinta di
quello bianco.
- Ormai è la tua fine! –
- NO! – urlò la ragazza – VAI, DISTRUGGILO! –
Improvvisamente il bracciale di pietra di Yuki iniziò a
risplendere e le incisioni a illuminarsi di verde: una sagoma indefinita verde
e nera cominciò a fuoriuscire dal monile, man mano la forma assunse più
precisione; all’improvviso un ruggito interruppe il silenzio che si era creato
e dal bagliore accecante spuntò un ghepardo nero: il bey di Yuki cominciò a
risplendere anch’esso della stessa luce che avvolgeva quello che, tutti lo
avevano capito, era un Bit-Power.
- No! Non può essere… -
- Ma cos… -
- Forza Yuki, attacca! Non capisci? E’ il destino, tu devi vincere! –
Queste parole spronarono la ragazza che sentì finalmente di poter vincere:
lo sentiva, il potere di quell’animale sacro scorreva ormai dentro di lei e
questo significava solo una cosa: lei era destinata a vincere l’incontro,
proprio come aveva detto Ozuma.
- VAI! SPAZZA VIA IL
BEY DI OISHI! –
La trottola viola, caricata di una nuova energia, cominciò
ad aumentare la rotazione e con un colpo solo spedì l’avversario al centro del
campo: dopodichè, senza lasciare all’avversario il tempo di reagire, caricò verso
di lui, ma, quando era ormai a pochi centimetri dal nemico, scomparve
improvvisamente.
- Cosa…? –
Nessuno vedeva il bey della ragazza, se ne percepiva solo il
suono: Oishi era terrorizzato, non sapeva cosa fare, si sentì completamente
disorientato, ma osservando il suo bey notò che pian piano stava perdendo pezzi
e si stava cominciando a danneggiare in diversi punti.
- DAGLI IL COLPO DI GRAZIA! –
La trottola riapparve all’improvviso di fronte al bey
bianco, accompagnata dal ruggito del Ghepardo, e, con un singolo colpo, lo
gettò in aria: questo, mentre volava
fuori dal campo, cominciò a disfarsi e polverizzarsi così che caddero a terra
solo dei frammenti.
- SI! –
- Ma cos…il mio bey! – piagnucolò Oishi allibito; poi,
guardandola male, cominciò ad avanzare minaccioso verso Yuki – TU BRUTTA… -
Il ragazzo non poté finire la frase perché Ozuma lo fermò,
tenendogli un braccio.
- Cosa vuoi fare?! –
Il moro lo voltò e lo afferrò per il colletto.
- Sarà meglio che tu
non faccia niente se non vuoi fare una brutta fine. -
Detto questo lo sollevò da terra e lo lanciò via; alcuni
ragazzi si scostarono per non venire investiti, così lui cadde a terra
rovinosamente: appena si fu ripreso, si alzò e tentò di andare contro Ozuma, ma
tre ragazzi lo bloccarono e lo gettarono nuovamente a terra.
- Tu ne hai già fatte abbastanza. –
- Cosa fate?! – cominciò a dimenarsi furioso.
- Hai perso, accetta la tua sconfitta! –
- Ora basta lasciatemi! Il mio bey…gliela devo far pagare a
quella! –
- Adesso basta! Hai cercato di violentarla, hai perso e stai
cercando di aggredire lei e Ozuma! Sei colpevole di parecchie cose, ora starai
bravo e, domani, andrai davanti al Consiglio e accetterai la tua punizione! Nel
frattempo… - il ragazzo però continuò ad agitarsi e a strepitare – Basta, ci
hai stufato, ora ti calmiamo noi! –
Così lo sollevarono di peso e lo portarono da un albero lì
vicino: una volta lì due lo tennero spinto con le spalle al tronco, mentre il
terzo lo legò con una corda.
- Ecco fatto, così non darai più fastidio. –
- Cosa fate, brutti idioti! Slegatemi subito!! –
Yuki, raccolto il suo bey, gli si avvicinò, con un sorriso
soddisfatto.
- Ma come, parli ancora? – disse piegandosi su di lui ,
dopodichè prese un fazzoletto dalla tasca e lo imbavagliò – Ecco così starai
buono. ^^ -
Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere (bastaaaardi! ndRia –
Perché ti sta simpatico Oishi? ndJM – NO, infatti sto ridendo Buahahahahah !
ndRia); dopo, ignorando ormai Oishi, si radunano intorno a Yuki, cominciando a
ripresentarsi uno per uno e a chiacchierare allegramente.
Il gruppetto continuò per un po’ a parlare tranquillamente,
Ozuma, guardando la ragazza le sorrise.
“ Visto che è andato tutto bene? ”.
La ragazza gli rispose con un sorriso.
Dopo alcune ore di spensieratezza e di allegria di gruppo
andarono tutti a mangiare, dopodichè, svolti ognuno i propri compiti, l’intero
gruppo si disperse, creandone altri più piccoli, solo due elementi rimasero
completamente isolati: Yuki e Ozuma, infatti, si erano separati dagli altri e
si erano addentrati nella foresta; la ragazza seguiva il ragazzo, che tenendola
per mano, la stava conducendo tra gli arbusti.
- Dove mi stai portando? –
- Vedrai, ti voglio far vedere una cosa. – le ammiccò con
fare misterioso.
I due camminarono ancora per un po’, quando arrivarono in
una radura attraversata da un fiume con un campo fiorito che occupava la gran
parte del prato: Yuki rimase incantata, quel posto le sembrava un mondo
incantato.
- M-ma è bellissimo… - disse meravigliata – Quando l’hai
trovato? –
- Allenandomi da solo alcuni anni fa corsi fin su questa
montagna e ci finii per caso. – spiegò alla ragazza – Allora, ti piace? -
Per tutta risposta la ragazza gli saltò al collo facendolo
finire a terra, quindi lo baciò.
- E’ stupendo ^^! – rispose entusiasta – Grazie per avermici
portato. –
I due si baciarono nuovamente, per poi spostarsi sul campo
fiorito sulla riva del fiume: la ragazza si sedette con le gambe raccolte, lui
si coricò e appoggiò la testa sulle gambe di lei; i due continuarono a parlare
a scambiarsi baci per parecchio tempo, lei continuava ad accarezzare dolcemente
il ragazzo sul viso e sulla testa.
- Stavo pensando: il tuo braccialetto non doveva essere
vuoto? (gocciolone) –
- Beh, chi lo ha controllato si deve essere sbagliato. ^^” –
- ……devo commentare? –
- …Eh he... ^^” (goccia) –
I due rimasero ancora un po’ di tempo senza parlare, finchè
Yuki interruppe il silenzio con la vivacità di un bambino che ha qualche nuova
da raccontare.
- Ti devo raccontare una cosa! ^^ - disse con entusiasmo –
Ho trovato il nome per il mio bey! –
- Ah sì? E come hai deciso di chiamarlo? –
- Ghepard! ^^ -
Silenzio di tomba.
- …Come?! – chiese stupito – Molto fantasioso… - continuò
sarcastico.
- Ma che simpatico! – fece, stizzita, e senza preavviso
spostò le gambe dall’altra parte, facendo prendere al ragazzo una craniata per
terra.
- AHIA! Ehi, scherzavo! –
- Ma davvero? – chiese, dubbiosa; lui non rispose, sedendosi
con espressione indecifrabile.
Ozuma si mise a gambe incrociate, massaggiandosi la testa
borbottando; Yuki ridacchiò e lo abbracciò per le spalle, poggiando la testa
alla sua schiena.
- Scusa… -
Il ragazzo non rispose, ma sorrise, senza girarsi,
stringendole la mano.
La coppia rimase in quel luogo ancora per alcune ore,
dopodichè tornò al campo per la cena; ognuno, dopo aver mangiato, tornò alla
propria capanna per riposarsi in vista del viaggio di ritorno che li aspettava
la mattina seguente. Anche Yuki, accompagnata dal ragazzo, si avviò al suo
alloggio: dopo essersi dati la buonanotte lei si preparò per andare a letto,
guardando dalla finestra Ozuma che tornava alla sua capanna.
Yuki, nonostante la stanchezza che aveva accumulato durante
la giornata, non riusciva a chiudere occhio: stava sdraiata sotto le coperte e
fissava il soffitto pensando a tutto quello che sarebbe accaduto il giorno
seguente.
“ Domani quando torneremo al villaggio dovrò affrontare la
mia famiglia e il Consiglio degli anziani…Ozuma mi ha detto di fidarmi di lui,
ma ho paura: se non riuscisse a convincere gli Anziani anche lui subirebbe
delle conseguenze… “ - No! Non voglio
metterlo nei guai! –
La ragazza cercò di scacciare quelle supposizioni dalla sua
testa, ma, nonostante cercasse di pensare ad altro, la sua mente tornava sempre
su quel punto; capendo che, agitata com’era, non sarebbe riuscita a dormire,
decise di andare dall’unico che era in grado di consolarla, Ozuma.
Quando Yuki arrivò presso la capanna del ragazzo lo vide
seduto sui gradini d’ingresso a guardare il cielo con sguardo serio: lei si
avvicinò silenziosamente, tanto che il moretto non se ne accorse finchè non la
ebbe a pochi metri di distanza
- ‘sera… - disse timidamente
- Yu, cosa ci fai qui? Dovresti essere già a letto. – disse
impensierito
- Non riuscivo a dormire… -
Il ragazzo si alzò e le andò incontro e, una volta vicino,
le mise le mani sulle spalle.
- Sei preoccupata per domani? – le chiese dolcemente.
La ragazza, senza parlare, si rannicchiò contro il petto di
lui cominciando a singhiozzare: neanche Ozuma parlò, ma si limitò a stringerla;
lei, sentendo quell’abbraccio, si tranquillizzò e riuscì finalmente a dire cosa
provava
- S-se do-domani andrà m-male…saranno guai a-anche per t-te…
- disse singhiozzando
- Ti ho già detto di non preoccuparti. Ai vecchi ci penso
io: ti fidi di me? – chiese gentilmente
Yuki annuì senza staccarsi dal ragazzo: tra le sue braccia
tutte le sue preoccupazioni svanirono, quelle parole le avevano dato coraggio,
era una promessa e sapeva che lui l’avrebbe mantenuta a qualsiasi costo; ormai
la sua ansia era sparita, stava decisamente meglio, si staccò dal petto di lui
e lo baciò.
- E’ ora che torni alla tua capanna e riposi: domani ci aspetta
la discesa del monte, ti serviranno tutte le tue forze. –
- I-io n-non…c-cioè, è c-che… - cominciò a balbettare,
imbarazzata – “Ma che sto facendo?! No, non glielo posso chiedere…”.
- Cosa succede: vuoi che stia con te prima che ti
addormenti? – chiese dolcemente
- B-Beh ecco…i-io, n-non… - disse imbarazzatissima -
…p-posso…posso dormire con te? >////< - “No, l’ ho detto!”.
- Eh…?! O____O –
- C-cosa c’è…n-non vuoi? –
- …No, - fece, con calma - se ti fa stare meglio, resta pure
con me stanotte. –
- G-grazie… -
I due si scambiarono un altro tenero bacio e si avviarono
verso la capanna, Ozuma aprì la porta e fece entrare Yuki: quando furono dentro
il ragazzo si diresse verso il letto e, dopo aver sollevato un lembo della
coperta, vi si sedette.
- Se ti vuoi cambiare fa pure. – disse tranquillamente
togliendosi la maglia e rimanendo a torso nudo –Vuoi che mi volti? –
- ……… o////o (<- silenzio iper-imbarazzato – Ehi, guarda
che si è solo levato la maglia, mica si è spogliato del tutto! ndRia – pensa ai
fatti tuoi >////
- Cos’hai? –
- N-niente >/////< - disse farfugliando – N-non serve
c-che ti v-volti, resta p-pure c-come pr-preferisci… -
Appena finita la frase la ragazza afferrò i lembi del
vestito e cominciò a sollevarlo: Ozuma, che non si era voltato, quando cominciò
a vedere la pelle dove l’indumento era stato spostato, cominciò ad riprovare la
sensazione che aveva avvertito la sera precedente e, vedendo che più il tessuto
si alzava più pelle veniva scoperta, cominciò a nascere in lui un dubbio; però,
quando lei fece passare la maglia oltre il petto, una canottierina, che era
rimasta impigliata nel vestito che si alzava, ricadde fin sopra all’ombelico, e
a quel punto il ragazzo sospirò sollevato.
“ E’ logico che abbia qualcosa sotto…cosa mi aspettavo?”
(Nessuno intenda male… ndRia – Fatelo tutti! ndJM – JOLLY!! ndRia).
La ragazza, rimasta con la gonna e la canottiera, dopo
essersi tolta le scarpe, si diresse verso il letto e vi si coricò: Ozuma era
già sotto le coperte, lei si mise accanto a lui ricoprendosi, il ragazzo la
abbracciò e i due si baciarono.
- Buonanotte Yu. –
- ‘Notte –
Yuki si voltò dandogli le spalle, lui l’abbracciò da dietro
e la tenne stretta fra le sue braccia; i due rimasero in silenzio, ma dopo una
decina di minuti Ozuma era ancora sveglio: era agitato, quella sensazione
continuava a tormentarlo, d’altro canto
la ragazza sembrava già dormire da un po’, ma lui decise lo stesso di tentare
una cosa.
- Yuki – la chiamò dolcemente – sei sveglia? –
Non vi fu risposta: Ozuma allora decise di lasciar perdere
tutto e si autoconvinse a dormire, si stava per rilassare completamente, quando
un sussurro della ragazza lo fece voltare.
- Sì. – rispose timidamente la ragazza – Non riesci a
dormire nemmeno tu? –
- Già… -
La ragazza si voltò verso di lui rannicchiandosi contro il
suo petto ma tenendo lo sguardo fisso negli occhi di lui: i due continuarono a
guardarsi per diversi minuti, quando Ozuma cominciò a baciarla, erano baci
diversi , più passionali rispetto a quelli che c’erano già stati, Yuki lo capì,
ma spinta da una sensazione che non conosceva decise di ricambiarlo; però,
improvvisamente, il ragazzo abbassò la mira dei baci, cominciando a baciarla
sul collo.
- Che fai? o////o –
Ozuma non rispose e continuò a darle baci: la ragazza decise
di lasciarlo fare, spinta dal nuovo sentimento e, quando il ragazzo spostò le
sue mani sul seno di lei, lo lasciò continuare sentendo quella sensazione
aumentare; i due spinti dal stesso amore e dalla stessa passione cominciarono a
sfilarsi istintivamente i vestiti, a baciarsi e ad accarezzarsi passionalmente,
consumando il loro amore e dimenticandosi delle angosce che li attanagliavano:
i due esaurita la fiamma della passione si addormentarono, l’una fra le braccia
dell’altro.
“Lo amo… Che strano, anche pensando a domani, quando mi
stringe non ho più paura, se sono tra le sue braccia… Non ho paura di niente.
Sono certa… Sì, lo so che c’è lui con me non dovrò averne mai.”
(…. … Scusate, una domanda. ndJM – Che c’è? ndRia - … Ma
Oishi è ancora legato all’albero? ndJM – Ah… o___o” ndRia – Ehiiiii!!! Mi
liberate o no T______T ?!? <- traduzione del borbottio di Oishi imbavagliato
– Ops… O___O”” ndAutori – Come rovinare una scena con atmosfera a d.o.c.
… -___-“ ndNeurone_Alfonso_unico_neurone_di_Ria – A “d.o.c.”? a me sembrava si
dicesse diverso… >___-“ ndNeurone_Innominato_che_poi_è_quello_di_JM )
Il mattino successivo Ozuma si svegliò che il sole era già
alto; il Campo era ancora avvolto nel silenzio, segno che tutti avevano
intenzione di prendersela comoda, almeno l’ultimo giorno.
Il ragazzo si girò a pancia in su, sospirando, poi girò la
testa di lato, ma accanto a lui non c’era nessuno.
“Yu…?”
Si appoggiò sui gomiti, vedendola seduta sul rientro della
finestra, fissando fuori con aria assorta.
La ragazza sospirò, stringendosi le gambe al petto e
poggiando il viso contro le ginocchia, rigirandosi un ciuffo tra le dita.
“Ci siamo…”
- Yuki…? –
- Uh? Oh, ciao… - senza che se ne accorgesse il ragazzo si
era già alzato e vestito, arrivandole dietro e chiamandola toccandole la spalla
– Oggi torniamo a casa… -
- Sì. –
- … … Lo so che posso fidarmi di te… - mormorò, stringendo i
lembi del vestito – Però io… io… -
Le sfuggì un singhiozzo soffocato; Ozuma le prese la mano,
sorridendole.
- Andrà tutto bene. – disse, con tono deciso – Coraggio,
andiamo. –
Yuki lo fissò, fregandosi gli occhi, poi annuì con forza;
presa la mano ad Ozuma e uscì con lui, rimanendo qualche secondo abbagliata dal
sole.
Fuori tutti si stavano radunando, pronti a tornare a casa.
- Forza, Oishi. – disse uno dei ragazzi strattonandolo – Per
scendere camminerai con le tue gambe, ma se provi a fare qualcosa di strano ti
leghiamo di nuovo, intesi? -
Gli altri ragazzi risero ed Oishi li fulminò con lo sguardo,
ma annuì in segno d’accordo.
Il gruppo cominciò lentamente a scendere a valle, qualcuno
parlottando con gli amici su cosa avrebbero deciso gli Anziani, qualcun altro
guardando di soppiatto Yuki con una certa indulgenza, pensando che non sarebbe
stata accolta propriamente con una festa; la ragazza, però, li fece demordere
dal continuare gettando occhiate gelide: come si comportava con Ozuma era una
cosa, ma con gli altri non aveva intenzione di perdere il suo carattere ribelle
e un po’ riottoso.
La discesa dal monte fu meno facile del previsto, Yuki
dovette farsi aiutare da Ozuma in più punti per non cadere.
“Non è stata una grande idea scendere da lì col vestito… (gocciolone)”.
Alla fine, giunsero al villaggio che era ormai pomeriggio
inoltrato. Tutti erano in attesa del ritorno dei ragazzi, il gruppo degli
Anziani in testa, affiancati dal padre di Ozuma.
Quando Yuki, prendendo l’ultima parte di sentiero, vide
tutta quella gente, tremò lievemente, avvicinandosi ad Ozuma.
- Ci sono proprio tutti… - mormorò; poi ebbe un sussulto più
forte – E quella là è mia madre… Sono una ragazza morta…! –
Il moro le prese la mano, lasciando andare più avanti gli
altri e guardandola con un’espressione eloquente; Yuki prese un bel respiro e,
capendo, annuì.
- Forza. –
Sempre tenendole la mano Ozuma raggiunse i ragazzi assieme a
Yuki, facendosi strada tra il gruppo. Quando gli abitanti del villaggio lo
videro arrivare dal Campo mano nella mano con una ragazza, un guizzo di stupore
gli attraversò come un lampo. Il padre di Ozuma rimase a bocca spalancata.
- O-Ozuma… - biascicò suo padre, avvicinandosi un poco – C-che…
Cosa significa?! –
Ma il ragazzo lo ignorò; strinse più forte a sé la ragazza,
continuando a camminare verso gli Anziani, incurante di sguardi o mormorii.
Solo l’urlo della madre di Yuki, che li bloccò a metà strada, lo fece fermare.
- Figlia disgraziata! Ero così in ansia per te… – sbraitò,
con gli occhi lucidi – Ma dov’eri finita?! Sei salita fin lassù, non è vero?!
Al Campo… -
- Mamma, aspetta, lasciami…! -
- Oh, ma come hai potuto?! – continuò, fuori di sé - Mettere
così in difficoltà tua madre e tuo padre! Altro che preoccupata, cielo, dovrei
solo vergognarmi! Prega che il Consiglio chiuda un occhi, razza di… -
Con un gesto tranquillo, Ozuma si mise tra la ragazza e la
madre, guardando la donna severo; lei si ritrasse appena.
- La responsabilità non è di Yuki, è mia. E il giudizio
potrà darlo solo il Consiglio, non lei. –
Yuki lo guardò un po’ preoccupata, non aveva mica intenzione
di prendersi tutta la colpa?! No, non era così stupido…
- Ozuma. – esordì severo il Capo Anziano – Ci devi decisamente
delle spiegazioni. Come mai c’era una ragazza al Campo, quando le nostre leggi
danno chiare istruzioni di non condurcene neppure una? –
- Lo so, signore, ma… -
- La colpa è mia. – lo interruppe Yuki senza tanti
preamboli. Ozuma la guardò, ma lei rispose con un occhiata decisa, senza farlo
replicare – Signore, e voi tutti del Consiglio, io appartengo a questa tribù
tanto quanto Ozuma e gli altri ragazzi, e ne sono orgogliosa; allo steso modo,
sono orgogliosa del compito che hanno i Saint Shields e amo il beyblade come
gioco: proprio per questo trovo ridicola una regola che impedisca alle ragazze
di allenarsi e di diventare Saint Shield quando non sono scelte dai Bit-power!
–
- Ma sentite che impudenza! – sbraitò il padre d’Ozuma –
Signori, questa ragazza ha trasgredito a più di una nostra legge, merita solo
una punizione! –
- Io sono d’accordo con Yuki. –
- OZUMA! –
- Anche io sono d’accordo! – esclamò un dei ragazzi.
- Sì, vale anche per me! -
- E anche per me! -
- L‘abbiamo vista in azione, Yuki è forte come noi se non di
più! -
Yuki guardò i compagni, che ammiccarono furbi; lei ed Ozuma
si scambiarono un sorriso complice.
“Grazie ragazzi…”.
- Signori, -proseguì Ozuma con fare solenne - voi mi avevate
chiesto di portare dal Campo un ragazzo da me addestrato, per dimostrarvi che
noi attuali Saint Shields siamo assolutamente ineguagliabili. Ebbene, io, anzi,
Yuki ed io possiamo dimostrarvi sia questo sia che la regola della restrizione
sul Campo e sull’elezione dei Saint Shields per le ragazze è sbagliata. –
Il Capo anziano lo guardò senza mostrare alcuna emozione.
- Davvero siete in grado di farlo? – entrambi annuirono. –
Molto bene, allora… Procedete. –
Yuki guardò Ozuma, che le fece segno di mettersi di fronte a
lui; poi il moro estrasse Leopard, mettendosi in posizione.
- Stai attenta! 3…... 2…… 1…… -
- Proooontiii……… LANCIO!!! –
Il bey nero e rosso di Ozuma e quello viola e verde di Yuki
partirono come razzi sulla terra battuta del villaggio, cominciando a
rincorrersi e a cozzare tra loro con tutto il fragore che potevano. Tutti li
guardavano ammirati.
- Preparati, questa è una dimostrazione ufficiale, non ci
andrò leggero neanche se sei tu… Avanti Leopard, FUOCO INCROCIATO!!! –
- Tzs! – lei fece un
sorrisetto di sfida, era così che si era sempre immaginata un incontro di bey,
senza imbrogli, senza distinzioni, senza riserve per nessuno dei due – Adesso
vedrai quanto l’allieva superi il maestro… GHEPARD!!!! – il bey cominciò a
ruotare ancora più veloce, sparendo alla vista.
- COSA?! –
- Avanti… ATTACCO ARTIGLIO NERO!!! –
Come una saetta, Ghepard ricomparve proprio accanto a
Leopard, colpendolo a ripetizione con una velocità che Ozuma non aveva mai
visto neppure in Driger, il bey di Rei; alle strette, il moretto colpì la
ragazza con tutta l’energia del suo Bit e i due bey, in un bagliore accecante,
ritornarono nelle mani dei proprietari.
- … … E’… Incredibile…. – tartagliò il padre del blader del
Ghepardo, scioccato.
- Notevole, davvero notevole… -
- Complimenti, Yu. – le sorrise Ozuma, riponendo a posto
Leopard – Riesci già a padroneggiare la potenza del Bit-power. –
- Sembra strano anche a me. Mi viene,… Naturale, direi. –
Ozuma sorrise.
- Se lui ti ha scelta, un motivo c’è. – si rivolse agli
Anziani, che lo guardavano ancora attoniti – Allora? Vi è bastata come
dimostrazione? –
Gli uomini lo guardarono storto, infastiditi da
quell’atteggiamento arrogante, ma non risposero. Solo il capo Anziano interruppe
il silenzio con un lieve colpo di tosse.
- Hai mantenuto la promessa, Ozuma, e anche la signorina
Yuki mi pare che abbia, in un modo o nell’altro – le fece l’occhiolino in segno
di cordialità – ottenuto il risultato voluto. –
L’uomo si portò più avanti, facendo un annuncio a tutto il
villaggio.
- Dichiaro a nome del Consiglio che la signorina Yuki,
accusata di aver violato la legge sulla restrizione alle donne del Campo, è
considerata innocente, e la legge abrogata. Inoltre, non sarà più necessario
eleggere dei nuovi Saint Shields, poiché quelli attuali sono in grado di
mantenere perfettamente il loro compito. –
Ci fu un esplosione di applausi da parte dei ragazzi del
Campo, mentre Ozuma rimase qualche secondo imbambolato, sorridendo poi come un
bambino: lui e i ragazzi… Non si sarebbero sciolti!
Yuki, che stava esultando come gli altri, gli gettò le
braccia al collo, saltellando.
- Ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta ^^! – rise, quasi
alle lacrime dalla gioia.
- Ci fidiamo del tuo giudizio, Ozuma. – disse il Capo
Anziano, avvicinandosi al ragazzo – Se avete deciso di lasciare le Creature
Sacre a coloro che ora le custodiscono, significa che esse sono in buone mani.
–
- E’ così, signore. –
- Molto bene ^^. Voglio sperare, comunque, che presto
tornino anche i tuoi compagni a casa. –
- Oh, lo spero anch’io! – disse, prendendo la mano di Yuki –
Devono conoscere la loro nuova compagna. -