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Autore: KairiXDD    02/11/2010    0 recensioni
Cosa succede quando non si ha più voglia di vivere? Sarà il destino favorevole all'incontro di Nao e Mana? Cosa accadrà alla fine di tutto... fra di noi?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi Mana, oggi è il tuo ultimo giorno di permanenza qui! Perché non andiamo a salutare la signora Yoko?
Ultimamente mi sentivo più debole del solito, ma cercavo di non darlo a notare.
-Sì – sussurrai lievemente.
Mamma mi prese la mano.
-Non sei felice? Finalmente potremo tornare a casa! – annunciò lei sorridendo.
Vivevo in quelle condizioni da parecchi anni. Prima, ero una ragazza normale, una come le tante altre. Non che ora sia davvero diversa, mi è stato semplicemente riservato un particolare destino.
Sono rinchiusa in questo ospedale dalla prima volta che sono svenuta. I medici non mi hanno spiegato bene la situazione, ma da quel tanto che avevo capito non ero in ottime condizioni fisiche. Ed infatti, ecco il giorno dopo, distesa su un lettino, accanto a me una fastidiosa flebo. Puzza di morte, puzza di malattia, tanfo di alcool misto a quello delle minestrine di verdura. Un vero schifo.
Le prime volte mi lamentavo di ogni cosa che non m’andava bene. Non sopportavo il fatto di stare ferma, di essere debole, o qualsiasi altra patetica scusa che non mi lasciasse nemmeno la forza di muovermi da lì. I miei cercavano di rendermi felice nel migliore dei modi possibili. Mi facevano un sacco di regali, che a me non servivano affatto,  facevano i turni per venire a visitarmi… Ed io di giorno in giorno diventavo sempre più viziata ed insopportabile. Pensavo che a loro non importasse nulla di me, che non capissero davvero in che situazione mi trovavo.
-Tick, tick..-
Il suono della pioggia che accarezzava il vetro in quella triste giornata di Settembre.
Percorsi i corridoi dell’ospedale mano nella mano con mia madre. Tenevo lo sguardo puntato per terra. Odiavo quando la gente, fissandomi, sorrideva. Non volevo provassero pietà per me. Non volevo pensassero che io fossi davvero così debole.
Strinsi leggermente la mano di Mamma.
-Ehi, Mana, qualcosa non va?-
Beh ‘ma, niente va bene.
-No… Nulla- mentii.
In breve tempo raggiungemmo la stanza nella quale si trovava la Signora Yoko. La porta verde davanti alla quale ci trovammo era rovinata, una targhetta di finto oro con inciso il numero 615 la differenziava dalle altre. Avvicinandomi all’anta, mi accorsi che in realtà era socchiusa.
“Tipico di Nao, detesta dormire lasciando la porta aperta”.
Nao era la figlia della Signora Yoko.  Da quando era entrata in ospedale, ero cambiata. Non so cosa aveva innescato in me quella tipa, resta il fatto che ho iniziato ad essere meno egocentrica. Se ne stava tutto il giorno distesa su un lettino; piccolo, angusto. Non apriva mai gli occhi. Yoko diceva che aveva perso la voglia di vivere. Mamma, chiedevo, cos’è la voglia di vivere? Una cosa che non bisogna perdere mai, figlia mia, diceva, altrimenti si è costretti ad un eterno riposo. Allora mi sedevo sulla sedia, accanto a Nao, e la fissavo per un po’ di tempo. Quando ero sicura che fosse davvero addormentata, iniziavo a raccontarle della mia vita. Nao non mi interrompeva, non parlava, non mi giudicava. Certe volte, sembrava invece quasi accennasse un sorriso! Era la prima persona che si fosse interessata a me, e alla mia vita. Gli altri, quando parlavo con loro, facevano finta che non esistessi. Non perché fossi sgarbata o chissà cosa, ma più che altro perché non seguivo le mode dei miei coetanei. Durante quel periodo i miei non erano messi economicamente bene, ed io ero costantemente tagliata fuori dal gruppo, trattata come una estranea – e forse è per questo che ora ero diventata così viziata, per non essere più snobbata dagli altri. Nao ascoltava con interesse le avventure di me e Hachi, il mio cane defunto; e delle peripezie affrontate con Rocky, il mio amico immaginario. Non guardava che vestiti indossavo - non ne era capacitata – né tantomeno commentava i miei racconti o mi guardava con quello sguardo intriso di pietà. In breve tempo diventammo amiche per la pelle, e andavo a farle visita ogni giorno, certe volte anche scappando dalle visite mediche pur di incontrarla.
Oggi era il compleanno di Nao. Doveva compiere precisamente 8 anni, la mia stessa età.
-Nao? … Buon Compleanno… - sussurrai.
La signora Yoko si voltò verso di me e fece un lieve cenno col capo, come per salutarmi.
-Allora oggi tu ritorni a casa? – mi chiese.
-Sì però volevo fare un regalo a Nao prima di andarmene…
Tirai fuori dalla tasca un braccialetto e lo misi al polso di Nao.
-È l’amuleto delle streghe – dissi – ti porterà fortuna, c’era scritto così sul libro!
Yoko e Mamma ci fissarono. Poi scesero alcune lacrime dai loro occhi.
“Ancora piangere? E basta, andiamocene via da qui!”
Con la testa bassa, presi la mano di Mamma e la obbligai ad andarcene.
-Arrivederci signora Yoko, arrivederci Nao…
Voltai lo sguardo verso di lei; ma Nao non si mosse, anzi, sembrava un po’ turbata.
Forse non le piacevano i compleanni.
-Quando ritorno ti racconterò le altre avventure di Rocky ed Hachi!- le promisi, cercando di vederla sorridere.
Ancora nessuna emozione.
Uscimmo allora dalla stanza, Papà con le valige in mano.
-Ehi Mana!!! Allora come stai? Sei contenta? – disse, prendendomi in braccio -Oggi sono venuto a prenderti pure io!
Papà sorrideva, con le lacrime agli occhi.
-Ciao… Papà.
-Oh caro… - disse mia madre, abbassando la testa.
Papà mi rimise giù, ed io lo lasciai fare.
-Su andiamocene via da questo luogo triste e buio… Oggi rivedrai le stelle, Mana! Le stelle! Ho imparato tutte le costellazioni in questi ultimi mesi, sai? Così mi puoi fare qualsiasi domanda di astronomia!
Rimasi esterrefatta.
-Dici davvero, Papà?
Lui sorrise fiero di sé.
-Ma certo tesoro mio!
-E potremmo cantare anche la canzone di Yves Larock?
Papà annuì.
-Ho scaricato la canzone ed anche il suo album, quando usciamo te lo faccio sentire!
Esultai.
-Che bello, grazie; mamma, papà! – dissi loro abbracciandoli.
-Ora però dobbiamo andare, sennò non riusciamo a vedere le stelle! – ci interruppe Mamma.
-Ok va bene!
Presi per mano i miei genitori e li seguii, fuori dall’ospedale; in mano le valigie ed il desiderio di ritornare finalmente libera.
 

"My dream is to fly
Over the rainbow so high

My dream is to fly
Over the rainbow so high

My dream is to fly
Over the rainbow so high

eh.. eh.. eh..
over the rainbow so high.

My dream is to fly
Over the rainbow so high

Rise Up
don't falling down again

Rise Up
long time I broke Its hands.

I try to fly a while so high
direction's sky

I try to fly a while so high
direction's sky

My dream is to fly
Over the rainbow so high"

 
-Wow…
Il cielo era illuminato da innumerevoli stelle brillanti. Non mi ricordavo di aver mai visto un paesaggio più bello di quello. Ci si poteva perdere nell’immensità di quel blu scuro. Allungai un braccio verso la stella che mi pareva più luminosa ed inspirai l’aria. Se anche fossi dovuta morire in quel preciso momento, io…
 
---- A shining smile in the darkness.
 
-Hmm… - mugolai, aprendo leggermente gli occhi.
Qualcuno chiamava il mio nome.
Mossi leggermente la mano, come per provare a vedere se quella fosse davvero la realtà.
Sotto di me c’era qualcosa di morbido, e sul polso della mano…?
Aprii un occhio.
-Nao? Nao?! Nao??!!!
Ma chi è..?
-N-Nao!!! U-un miracolo!
Osservai meglio la figura di fronte a me.
-Mamma…?
Qualcosa di caldo mi avvolse.
-Grazie al cielo, sei viva! Sei finalmente viva!!
Abbassai lo sguardo verso la mia mano, e vidi uno strano braccialetto.
-Hachi... Rocky…?
-Oddio, come sono felice! – Mamma non mi ascoltava.
-Yoko…
Quando la chiamai per nome, alzò finalmente lo sguardo. Ora mi fissava con gli occhi pieni di lacrime.
-Dove è Mana…?
Esitò un attimo. Poi si staccò leggermente da me e si voltò verso la finestra.
-Fuori. – disse.
-Mamma, posso andare a vederla?
Yoko si voltò nuovamente verso di me.
-Sì Nao, fai pure quello che vuoi ora… - accennò con un sorriso.
Con un po’ di fatica, mi alzai dal lettino e presi con me un giaccone pesante: non volevo ammalarmi nuovamente, e poi dovevo rimanere in forma, perché dovevo andare a trovare Mana!
-Mana, Mana! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Ma nessuno rispose, solo uno stormo di uccelli si levò in aria.
Mi guardai attorno e riprovai.
-Manaaaaa!!!

Niente da fare.
Abbassai lo sguardo, e mi sedetti sui gradini dell’ospedale.
-Crunch!
Il rumore di un qualcosa che sta per rompersi.
-Cosa…?
Alzai il piede e vidi con mia sorpresa un braccialetto simile al mio per terra.
Era senza ombra di dubbio di Mana.
Appoggiai una mano sull’erba, con l’altra stringevo il prezioso amuleto.
Una lacrima mi rigò la guancia.
-Ora sono fra le stelle!
Era la sua voce, si distingueva dalle altre.
Alzai lo sguardo verso il cielo stellato.

Gli astri erano tanti, ma uno brillava più degli altri.

Grazie per la lettura.
KairiXDD

 

   
 
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